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Proposizione 2
Mè un polinomio di grado n nell'indeterminata λ. Gli autovalori di M sono le radici di questo polinomio. In particolare, gli autovalori di M sono al massimo n.
La seconda parte della Proposizione 2 segue direttamente dalla Proposizione 1.
La prima parte non è difficile da dimostrare, ma qui non ne diamo alcuna dimostrazione. Provate a capire perché è vera in generale, dopo avere letto l'esempio seguente.
Esempio 1
Sia M =
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Allora
-1 2 3 λ 0 0 1 λ 2 3 4 5 6 0 λ 0 4 5 λ 6 -7 8 9 0 0 λ 7 8 9 λ
Con lo sviluppo di Lalace rispetto alla prima riga otteniamo:
χ(λ) = (1 λ)[(5 λ)(9 λ) - 48] - 2[4(9 λ) - 42] + 3[32 - 7(5 λ)].
Mè chiaro che non vi sono termini di grado maggiore 3 e che solo il primo
-1 è la matrice di cambiamento di base, allora il polinomio caratteristico di CMC è -det(CMC - λI) = -det(C(M - λI)C). Utilizzando il Teorema di Binet, otteniamo che il determinante di questa matrice è det(C)det(M - λI)det(C) = (det C) det(M - λI)det C = det(M - λI). Otteniamo quindi il risultato seguente. Proposizione 3: Se M e C sono matrici n x n e C-1 è la matrice di cambiamento di base, allora il polinomio caratteristico di CMC è det(M - λI).è invertibile, allora M-1CMC hanno lo stesso polinomio caratteristico.
Quindi se le matrici M e M rappresentano il medesimo endomorfismo f di V rispetto a due basi diverse, allora M e M hanno lo stesso polinomio caratteristico.
Grazie alla Proposizione 3, possiamo definire il polinomio caratteristico di un endomorfismo.
Definizione 3. Il polinomio caratteristico di f è il polinomio caratteristico della matrice di f rispetto a una qualunque base di V.
La Proposizione 1 può essere ri-enunciata nel modo seguente.
Teorema 1. Gli autovalori di f sono le radici del suo polinomio caratteristico.
Gli autovettori di f relativi all'autovalore α sono gli elementi non nulli del sottospazio vettoriale ker(f - αId), dove Id è l'applicazione identità di V in se stessa.
Esempio 1. Sia
x 2x + z
3 3
→ 7
→ f : y 2y + 3z
R R
−z x
3
La matrice di f rispetto alla base canonica di ℝ è
2 0 1
M = 0 2 3
−1 0 3
Quindi il polinomio caratteristico di f è: -2λ^3 + λ^2 + 2λ - 1
Quindi f ha come autovalori -1 e 2.
Per calcolare gli autovettori di f dobbiamo calcolare esplicitamente gli spazi nulli delle matrici M(-1I) e M(2I): gli elementi non nulli di questi spazi sono gli autovettori.
Calcoliamo prima gli autovettori relativi a -1. Risolviamo quindi il sistema omogeneo (M + I)x = 0.
La matrice dei coefficienti è:
[3 0 1; 0 3 3; 0 0 0]
Quindi risolvendo il sistema si trova:
x = -z/3
y = z
Quindi l'insieme degli autovettori relativi a -1 è:
{[1; -z/3; z] | z ∈ R}
Calcoliamo ora gli autovettori relativi a 2 risolvendo il sistema omogeneo (M - 2I)x = 0.
La matrice dei coefficienti è:
[1 0 1; 0 1 3; 0 0 -2]
Quindi risolvendo il sistema si trova:
x = -z/2
y = -3z
Quindi l'insieme degli autovettori relativi a 2 è:
{[1; -z/2; -3z] | z ∈ R}
- Il sistema di equazioni può essere formattato utilizzando il tag
<table>
per creare una tabella:
| 0 | 0 | 1-M | 2I |
| -3 | 0 | -30 | 6 |
- Il sistema risolto può essere formattato utilizzando il tag
<div>
per creare una sezione:
- L'insieme degli autovettori relativi a 2 può essere formattato utilizzando il tag
<div>
per creare una sezione:
- (x, y) = (0, 0)
- La sezione "Algebra: fatti da ricordare e complementi" può essere formattata utilizzando il tag
<div>
per creare una sezione:
Algebra: fatti da ricordare e complementi.
Sia p(x) un polinomio a coefficienti reali nell'indeterminata x. Indichiamo con deg p(x) il grado di p(x).
- Definizione A: Una radice reale di p(x) è un numero reale α tale che p(α) = 0 (dove p(α) è il numero reale ottenuto sostituendo α all'indeterminata x).
- Teorema A: Il numero reale α è una radice di p(x) se e solo se p(x) è divisibile per (x - α), cioè se e solo se esiste un polinomio a coefficienti reali q(x) (di grado n-1) tale che -p(x) = (x - α)q(x). (*)
Supponiamo che α sia una radice di p(x) e...
Consideriamo la fattorizzazione (∗). Se α è radice anche del polinomio q(x), allora possiamo fattorizzare anche q(x) in accordo con il Teorema A, diciamo q(x) = (x α)q (x) (con deg q (x) = n 2). Induttivamente otteniamo la fattorizzazione m−p(x) = (x α) s(x), dove m è un intero positivo e s(x) è un polinomio, di grado n m, non divisibile per (x α). L'intero m si chiama la molteplicità della radice α del polinomio p(x).
Definizione B. La molteplicità della radice α del polinomio p(x) è il massimo degli interi m tali che p(x) è divisibile per (x α).
Esempio 2. Consideriamo il polinomio p(x) = (x 1)(x + x 2)(x + 1). Il fattore x +x−2 ha come radici reali 1 e quindi si fattorizza come (x−1)(x+2), mentre il fattore x + 1 non ha radici reali e quindi è irriducibile. Ne segue che p(x) = (x 1) (x
+ 2)(x + 1)−2,e che le radici di p(x) sono 1, con molteplicità 2, e con molteplicità 1.• Terminologia: quante radici reali ha un polinomio. Di solito, quandodiciamo che il polinomio reale p(x) ha k radici reali sottintendiamo che contiamo leradici con la loro molteplicitá. Ad esempio per il polinomio dell’Esempio 2 diciamo−2che ha 3 radici reali (1 contata due volte, e contata una volta). Se invececontiamo la radici senza tenere conte della molteplicità, allora specifichiamo chestiamo contando le radici distinte. Ad esempio il polinomio dell’Esempio 2 ha 2radici reali distinte.• Teorema B. Se deg p(x) = n, allora p(x) ha al massimo n radici reali (contatecon molteplicità).Torniamo agli autovalori.Definizione 4. Sia α un autovalore dell’endomorfismo f . La molteplicità algebricadi α è la molteplicità di α come radice del polinomio caratteristico di f .Abbiamo un’altra nozione di molteplicità di un
- Definizione 5. Sia α un autovalore dell'endomorfismo f. La molteplicità geometrica di α è la dimensione del sottospazio vettoriale ker(f αId). Per definizione di autovalore, se α è un autovalore di f allora ker(f αId) è un sottospazio non nullo, quindi la molteplicità geometrica di α è necessariamente un intero strettamente positivo.
- Definizione 4. Sia α un autovalore della matrice M. La molteplicità algebrica dell'autovalore α è la sua molteplicità come radice del polinomio caratteristico det(M λI). La molteplicità geometrica di α è la dimensione dello spazio nullo (M αI).
- Esempio 3. Sia
[ 2 1 0 ] [ 0 2 0 ] [ 0 0 2 ]
La matrice di f rispetto alla base canonica di ℝ è M.
Il polinomio caratteristico di f è:
-2λ 1 0
3 -λ -2λ
Quindi f ha come unico autovalore 2, con molteplicità algebrica 3.
La molteplicità geometrica di 2 è la dimensione dello spazio nullo della matrice
x 0 0 1 0
0 0 0 y = 0
0 0 0 z 0
N - Sappiamo che in generale, se A è una matrice n x n, allora dim(A) = n - rk(A), quindi la molteplicità geometrica di 2 è:
-3 - rk(M - 2I) = 3 - 1 = 2.
Esercizio 1. Considerate le due matrici
2 1 0
2 0 0
0 2 0
M = 0 2 1 ; M =
0 0 2
0 0 2
9
Verificate che entrambe hanno lo stesso polinomio caratteristico della matrice M dell'Esempio 3 e che la molteplicità dell'autovalore 2 è 1 per la matrice M e 3 per la matrice M.
Una matrice quadrata si dice diagonale se ha tutti gli elementi nulli tranne al più quelli della diagonale principale. Supponiamo