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La lunghezza del tempo

Ma come può essere lungo o breve il tempo? La sua natura è data dal non essere, quindi come possiamo determinare o individuare o definire un tempo lungo o breve? Se il non essere è la sua natura, non si può attribuire al tempo né brevità né lunghezza. Il passato non è più, il futuro non è ancora. Dunque non dovremmo dire di un tempo che è lungo, perché affermare che un tempo è lungo vuol dire affermare l'essere del Tempo. Ma visto che al Tempo appartiene il non essere, non si può attribuire al Tempo una lunghezza o brevità. Dovremmo dire del passato che fu lungo, del futuro che sarà lungo, ma sono entrambi passati che non sono più e che riguardano anche in questo caso il tempo.

del futuro ma ovviamente il FU e il SARÀ sono due determinazioni del Tempo riguardanti, il fu il non più; il sarà il non ancora.

“Ma io mi domando: un tempo passato che diciamo lungo, fu lungo quando era già passato, o quando era ancora presente?” – quindi l’attribuzione della lunghezza al tempo riguarda il tempo che è già passato e che non è ancora o al tempo che è già presente?

“Poteva essere lungo solo nel momento in cui esisteva una cosa che poteva essere lunga” – ma che poteva essere lunga vuol dire che si attribuisce la possibilità della lunghezza ma la possibilità della lunghezza ovviamente implica anche la sua impossibilità quindi la determinazione della possibilità riguardo la lunghezza risulta anche in questo caso contradditoria rispetto all’essere del tempo.

“Una volta passato, non era più e quindi non poteva nemmeno essere lungo, perché non era

"Affatto." - quindi nel primo capoverso Agostino esclude la contraddizione della lunghezza del tempo perché l'attribuzione del tempo passato implica poi il fatto che questo possa essere lungo ma l'attribuzione della possibilità della lunghezza del tempo passato implica anche l'impossibilità della possibilità e questo quindi implica l'impossibilità di attribuire la lunghezza al Tempo passato perché ovviamente il tempo passato non è più.

"E il tempo presente può essere lungo? Cento anni sono certamente un tempo lungo, ma possono essere presenti cento anni?" - ovviamente non possono essere presenti perché i cento anni non sono altro che il risultato di una scansione del tempo che si svolge secondo giorni, mesi, anni ecc. infatti prosegue Agostino con "primo di questi cento anni, esso è presente, ma gli altri 99 sono futuri, quindi non."

"sono ancora." – quindi qui Agostino radicalizza ulteriormente la problematicità del tempo e la possibilità della sua determinazione ontologica riguardo alla lunghezza in quanto questa determinazione ontologica riguardo alla lunghezza costituirebbe l'attribuzione dell'essere al tempo ma se il tempo è lungo come la possiamo misurare? Questa lunghezza non si può misurare perché se noi attribuiamo la lunghezza al tempo passato, il passato non è più. E non si può misurare ciò che non è più. Se poi noi attribuiamo una lunghezza al tempo presente anche la lunghezza del tempo presente risulta problematica ed aporetica; e qui Agostino ricorre all'esempio dei cento anni che possono essere un tempo lungo ma non possono essere presenti. Se fossero presenti contemporaneamente i cento anni si risolverebbero all'istante; invece i cento anni non si risolvono all'istante ma non sono altro che il risultato."

Dello scorrere del tempo, dei minuti, delle ore, dei giorni, dei mesi, degli anni ecc. Al limite, sostiene Agostino, si può tentare di attribuire l'essere al primo di questi cento anni quindi il presente ma se si attribuisce l'essere al primo di questi cento anni gli altri 99 sono futuri. Ma anche se attribuissimo al primo dei cento anni la determinazione del presente questo presente del primo dei cento anni risulta un presente destinato ad essere assorbito dal passato perché il primo dei cento anni ovviamente riguarda un anno e come sappiamo un anno è fatto da 12 mesi allora il presente dei 12 mesi come si realizza all'interno o di un mese o l'altro e nell'ambito di un mese dei 30 o 31 giorni e nell'ambito dei 30 e 31 giorni riguardo ai minuti, alle ore che lo costituiscono? Quindi anche l'attribuzione della lunghezza al primo dei cento anni risulta ugualmente problematica e aporetica. "Eppure noi percepiamo gli intervalli del tempo,

Prosegue nella terza parte confrontiamo tra loro, definiamo questi più lunghi, quelli più brevi; misuriamo addirittura quanto l'uno è lungo o più breve di un altro, rispondendo che questo è doppio o triplo, oppure che è lungo quanto quello. Tale misurazione si fa durante il passaggio del tempo; essa è legata a una nostra percezione. I tempi passati, invece, che ormai non esistono e i tempi futuri, che non esistono ancora, chi può misurarli? Il tempo può essere percepito e misurato al suo passare." Qui Agostino ulteriormente integra l'analisi dell'aporeticità del tempo, se la seconda parte riguardava la lunghezza o brevità del tempo, questa terza parte riguarda la questione degli intervalli di Tempo e quindi ovviamente della differenza tra presente, passato e futuro. All'interno di questo problema degli intervalli del tempo si può tentare di misurarlo ma questa misurazione riguarda un tipo di

misuriamo il tempo solo quando lo stiamo vivendo.adesso stiamo percependo questo presente in cui si sta sviluppando invece la percezione corrisponde al greco aisthesis, la sensazione del tempo. Per esempio io percepisco adesso una determinata quantità di tempo che sto sviluppando in questo tipo di lezione ma questa determinata quantità di tempo riguarda esclusivamente il tempo presente dato che la percezione come dimensione propria della sensibilità si concentra esclusivamente sul presente, non si può avere invece una percezione del passato o del futuro perché il passato non è più e il futuro non è ancora. Quindi il problema degli intervalli di tempo può essere identificato esclusivamente con la percezione che riguarda il presente e di conseguenza non può essere attribuito né al passato né al futuro. Io cerco, Padre, non affermo." Poi, nella quarta parte Agostino si rivolge al Padre – ovviamente il Padre a cui si rivolge è Dio perchéall'inizio della trattazione del tempo "Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno mi interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi mi interroga, non lo so.", si è chiesto prima "Cosa facesse Dio prima della creazione?". A questo tipo di domanda Agostino ha risposto che essa risulta una domanda totalmente infondata in quanto il prima della creazione implica l'esistenza della determinazione temporale prima che il mondo fosse creato ma la determinazione temporale si costituisce con la creazione del tempo quindi questa risulta una domanda infondata, senza alcun senso, senza alcun significato in quanto presuppone il prima, una dimensione antecedente rispetto al momento in cui Dio avrebbe creato il mondo ma prima che fosse creato il mondo non esisteva né il prima né il dopo; esisteva la dimensione propria di Dio ovvero l'eternità in quanto il prima e il dopo si sono costituiti con la creazione.

Nella quinta parte del brano - La natura psicologica del tempo pag.212 Agostino scrive: "Se il futuro e il passato sono, desidero sapere dove sono." - quindi se da un lato si ammette l'essere del passato e del futuro il problema è il dove (dal latino ubi), in quale luogo il passato e il futuro possono assicurare il loro essere dato che in tutte le analisi precedenti Agostino ha indicato l'atopos physis tou chronou quindi la natura sfuggente, non collocabile spazialmente nel tempo dato che il futuro in quanto futuro non è ancora e quindi non è e il passato in quanto passato non è più e quindi di conseguenza non è ugualmente e il presente in quanto istante, se eterno ovviamente non è più tempo in divenire se invece non è eterno destinato a passare il presente è l'istante destinato al passato e quindi al non essere. Questa è la problematica descritta e ricordata nelle sue

Linee fondamentali però ovviamente il testo di Agostino riguardo all'aporìa e il problema del tempo è molto più ampio e articolato.

"Se ancora non riesco, so tuttavia che, ovunque siano, là non sono né futuro né passato, ma presente." - quindi se eventualmente si riesce ad individuare il luogo, l'ubi del passato e del futuro; il luogo, l'ubi del passato e del futuro non può che identificarsi con il presente perché solo al presente si può attribuire la determinazione dell'essere.

"In sé e per sé il futuro non esiste ancora e il passato non esiste più." - questo già lo ha ribadito precedentemente.

"Quindi ovunque sono, comunque sono, non sono se non presenti." - quindi il loro essere non può che identificarsi col presente perché se il futuro si identificasse con ciò che non è ancora non sarebbe più; se il

passato si identificasse con ciò che

Nel narrare

non è più ugualmente non sarebbe.

Dettagli
A.A. 2019-2020
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simomaliziola41 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia e storia delle idee e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Salviati Filippo.