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DISPENDIO ENERGETICO=APPORTO ENERGETICO-VARIAZIONE DELLE RISERVE
L'apporto e la spesa energetica non sono costanti nel tempo, al contrario, durante il giorno, il bilancio tra apporto e dispendio è in continua alternanza, perciò le riserve variano in continuazione, la sopravvivenza dipende dalle capacità di accumulare energia in eccesso rispetto alle necessità immediate.
Un uomo di 70kg contiene una riserva di circa 150.000kcal (10kg di proteine ossia 40.000kcal, 11kg di lipidi ossia 99.000kcal e 200g di glicogeno ossia 800kcal). Non tutte queste calorie sono ugualmente disponibili, le riserve di glicogeno possono oscillare entro un ordine di grandezza in poche ore, il grasso in pochi mesi, mentre le proteine non possono ridursi oltre il 25%. Infatti, quest'ultime sono sintetizzate sulla base di meccanismi che coinvolgono l'espressione genica la quale non è regolata dall'abbondanza del substrato. Il mantenimento della massa proteica
è coinvolto nel trasporto del glucosio attraverso la barriera emato-encefalica. Questa condizione porta a una ridotta disponibilità di glucosio per il cervello, causando sintomi come convulsioni, ritardo nello sviluppo e difficoltà di apprendimento. La terapia per il deficit ereditario di GLUT1 prevede l'assunzione di una dieta chetogenica, che fornisce al cervello una fonte alternativa di energia attraverso i corpi chetonici.parole che consumiamo. L'acqua è essenziale per il corretto funzionamento del nostro corpo. Aiuta a mantenere la temperatura corporea, lubrifica le articolazioni, trasporta sostanze nutritive alle cellule e aiuta a eliminare le tossine. È importante bere a sufficienza ogni giorno per evitare la disidratazione. Gli esperti consigliano di bere almeno 8 bicchieri d'acqua al giorno. Inoltre, è importante scegliere fonti di acqua pulita e sicura per evitare malattie causate da acqua contaminata.Composizione corporea e bilancio energetico
Il nostro corpo è composto da diverse riserve di nutrienti, tra cui proteine, lipidi e carboidrati. Le riserve di proteine rappresentano circa il 20% del totale, quelle di lipidi il 18% e quelle di carboidrati il 45-80%.
Se nel lungo termine l'equilibrio tra l'apporto e il dispendio energetico non è bilanciato, si possono verificare variazioni nella composizione corporea, sia in termini relativi (ad esempio, aumento della massa grassa e diminuzione della massa magra) sia in termini assoluti (variazione del peso).
Anche uno sbilanciamento energetico di soli 20 calorie al giorno (corrispondente all'1% del fabbisogno energetico) può determinare un aumento di peso di 1 kg in un anno, e quindi di 10 kg in 10 anni. Tuttavia, uno sbilanciamento di questa entità non può essere misurato con le attuali tecnologie disponibili, che presentano un margine di errore di circa 100 calorie, ossia 10 volte maggiore.
L'entità dello sbilanciamento energetico è direttamente correlata alla velocità della variazione di peso. Nonostante la minima entità della variazione di apporto alimentare che porta a una variazione di peso, la maggior parte delle persone in buona salute non avverte immediatamente queste variazioni.
Il corpo umano mantiene la stessa massa per molti anni. Ciò è possibile grazie ad un raffinatissimo controllo che regola l'apporto ed il dispendio energetico sulla base anche delle riserve accumulate. La leptina è un ormone prodotto dal tessuto adiposo in proporzione alla sua massa il quale ha come effetti l'aumento dell'attività del sistema immunitario, la riduzione dell'appetito e l'aumento della termogenesi. Per questa ragione i soggetti che possiedono una ridotta quantità di tessuto adiposo hanno un sistema immunitario debole, oltre ad essere freddolosi, al contrario dei soggetti con un'adiposità eccessiva i quali sviluppano frequentemente patologie su base infiammatoria.
L'equazione APPORTO ENERGETICO-DISPENDIO ENERGETICO=VARIAZIONE DELLE RISERVE, vista in precedenza, è eccessivamente semplificativa e non tiene conto né dell'adattamento corporeo, né della variazione della composizione corporea.
la quale modifica il dispendio energetico. Si consideri un soggetto normopeso (75g) con un’alimentazionenormocalorica, il quale incrementa il proprio intake alimentare del 25% (circa 500kcal) per 48 mesi. Egli nei primi 12mesi acquisisce 15kg, nel secondo anno 10kg, nel terzo 5kg e nel quarto resta stabile. Questo incrementoprogressivamente minore è dovuto al fatto che il dispendio energetico aumenta all’aumentare del peso, sia per unincremento del metabolismo basale, sia dell’energia spesa per l’esercizio fisico. Ciò significa che nell’equazionesopracitata il dispendio energetico è intrinsecamente dipendente dalla variazione delle riserve. Allo stesso modo alladiminuzione della massa corporea corrisponde una riduzione del dispendio, accompagnato dal fatto che la stessaalimentazione ipocalorica determina un abbassamento del metabolismo. Da queste considerazioni si comprende comel’organismo tenda a adattare il dispendio
energetico non solo all'apporto alimentare, ma anche alla massa corporea. Dunque, è possibile mantenere un peso stabile anche con un'alimentazione ipercalorica o ipocalorica rispetto ai fabbisogni calcolati per un peso ideale. Nonostante il soggetto con incremento ponderale avesse aumentato la propria alimentazione in tutti i macronutrienti, mantenendo una suddivisione equilibrata in essi (30% lipidi, 50% carboidrati, 20% proteine), né le sue riserve di glucidi né la sua massa magra sono aumentati, mentre è quadruplicata la massa grassa. Ciò è dovuto al fatto che incrementando l'intake di carboidrati e proteine ne aumenta l'ossidazione, mentre ciò non accade con i lipidi, la cui ossidazione, anzi, viene quasi azzerata. È possibile osservare tale fenomeno attraverso la calorimetria indiretta come aumento del quoziente respiratorio. L'incremento ponderaleè sempre associato ad un aumento di massa grassa, al contrario una diminuzione ponderale può essere determinata da una riduzione della massa grassa, se aumenta l'ossidazione dei lipidi, o una diminuzione della massa magra, se aumenta il consumo di proteine. In condizioni di severa riduzione del peso vengono perse massa muscolare e massa ossea le quali non sempre vengono ripresi con il recupero ponderale. Con la variazione ponderale varia anche la composizione corporea, in particolare si accumulano trigliceridi nel tessuto adiposo, e questo in genere accade anche se proteine e carboidrati vengono consumati in modo eccessivo quindi la relazione tra composizione della dieta e variazione della composizione corporea è complessa. Nelle cellule sono presenti fattori di trascrizione detti SREBP i quali, una volta attivati, migrano nel nucleo dove inducono la trascrizione dei geni che codificano per enzimi coinvolti nella lipogenesi. I diversi nutrienti sono in grado distimolare o inibire l'azione del fattore SREBP. In particolare, l'acido palmitico ne aumenta l'attività del 20%, mentre gli acidi grassi ω3 la riducono fino al 90%. La dieta mediterranea, sebbene ad elevato contenuto di grassi, non risulta obesogena in quanto è ricca di acidi grassi monoinsaturi i quali non promuovono la lipogenesi.
Valutazione del dispendio energetico
Il dispendio energetico è costituito dalla somma fra metabolismo basale (60-75%), termogenesi indotta dalla dieta (7-13%) e attività fisica (15-30%). La termogenesi indotta dagli alimenti costituisce una quota ridotta del dispendio energetico, tuttavia non irrilevante; si ricordi, infatti, che è sufficiente una variazione dell'intake energetico di 20kcal/die a determinare una variazione di 1kg/anno. Il calcolo del dispendio energetico dev'essere calcolato partendo dal metabolismo basale a cui dev'essere aggiunta l'energia spesa per
L'attività fisica, mentre la termogenesi viene normalmente tralasciata se non per regimi dietetici particolari. Dato che l'energia spesa per l'attività fisica è dipendente dal metabolismo basale la loro somma è data dal prodotto del metabolismo basale per un coefficiente che indica il livello di attività del soggetto. Le tecniche atte a stabilire il dispendio energetico di un soggetto possono essere classificate in:
- Metodiche di riferimento: misurano il dispendio energetico, non sempre adeguate alla pratica:
- Calorimetria diretta: misura la produzione di calore;
- Calorimetria indiretta: misura gli scambi gassosi;
- Acqua doppiamente marcata;
- Metodiche surrogate: stimano il metabolismo energetico, validate da metodiche di riferimento:
- Equazioni predittive (es. Harris & Benedict): stimano il metabolismo basale;
- Metodi fattoriali basati su diari di attività: stimano la spesa energetica dell'attività.
fisica;o Accelerometri: stimano la spesa totale ed il pattern attività. La calorimetria diretta misura il calore emesso da un soggetto all'interno di una camera metabolica. Si tratta di una metodica restrittiva per il soggetto, costosa, richiede operatori esperti e non applicabile in soggetti malati. Essa si basa sul fatto che l'organismo umano è un ambiente metabolico in cui avviene la combustione di diversi substrati. È ottima in condizioni sperimentali, poco applicabile nella pratica clinica. La camera metabolica rileva e registra la temperatura, quindi gli scambi di calore, la variazione della pressione parziale dei diversi gas, quindi gli scambi respiratori, e presenta radar a due canali che consentono di misurare l'attività fisica spontanea. La calorimetria diretta è stata utile per validare la calorimetria indiretta e per studiare la termogenesi indotta con la dieta osservando come varia il dispendio dopo l'assunzione di cibo.
La calorimetria indiretta si basa sul rapporto stechiometrico esistente fra substrati ossidati, ossia il dispendio energetico, e il consumo di ossigeno/produzione di anidride carbonica, i quali possono essere stimati attraverso una cappa o una sacca di Douglas. Si tratta di una metodica poco restrittiva, ma relativamente costosa, e richiede operatori esperti. Utilizza i seguenti tag HTML per formattare il testo: - `` per creare un nuovo paragrafo - `` per evidenziare il testo in grassetto - `` per evidenziare il testo in corsivo