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Estratto del documento

Dalla pianta si nota come il porticato di accesso si affacci su chiostro

quadrato (modello monastico) con ingresso centrale. Sul cortile centrale

si affacciano da sinistra la chiesa e da destra i dormitori.

Il progetto del portico

Il portico si compone di nove arcate con archi a tutto sesto che separano

campate coperte da volte a vela. Il portico è appoggiato su un basamento

di nove gradini (riferimento al Tempio con ordine architettonico

codificato: stilobate). Solo la teoria dei nove archi è sopraelevata, in

quanto le parti laterali in muratura piena incorniciano la composizione e

poggiano direttamente a terra. Le arcate poggiano su colonne (carattere di

Brunelleschi), diversamente dal sistema previsto dai Alberti, che le

faceva poggiare su pilastri. Nella parte in muratura piena, sono presenti

paraste che sostengono una fascia marcapiano (strutturale).

L'intercolumnio, cioè lo spazio di un'arcata, diventa modulo

dell'intera composizione. Le nove campate sono nove cubi tra loro

uguali, coperti da semisfere. L'intercolumnio, raddoppiato, arriva

dalla base del portico fino alla seconda fascia marcapiano. Lo spazio tra

i due archi è risolto con un cerchio. Il piano superiore ha una modularità

(riferita all’intercolumnio)

doppia e si estende dalla cornice più bassa fino

al secondo solaio. La cornice marcapiano è tangente agli archi. Sulle

chiavi d'arco, passa l'asse di simmetria dell'arcata che è anche asse per il

vertice del timpano delle finestre del piano superiore. Le finestre sono

appoggiate alla cornice marcapiano più alta. L'ordine architettonico

scelto è quello corinzio, a cui è stato aggiunto un pulvino: si

tratta di una piramide rovesciata che collega il capitello all'imposta

dell'arco e consente l'innalzamento della colonna fino a raggiungimento

dell'altezza voluta. Sul muro retrostante una serie di archi riprende le

arcate più esterne con peducci, cioè semi capitelli decorativi.

Sagrestia Vecchia di San Lorenzo o Cappella de’Medici

in quest’opera,

Brunelleschi, lavora come chi conosce perfettamente il

cantiere, lavora per valorizzare la struttura e le forme pure: utilizza

cerchi e quadrati in pianta, semisfere e cubi in alzato. Esalta queste

forme con materiali diversi, per evidenziare le linee: infatti la

superficie è in gran parte intonacata di bianco, mentre gli elementi

strutturali o apparentemente strutturali sono in pietra serena. L'uso

del cerchio è identificato come l'uso della forma di Dio. Sacrestie,

chiese e cappelle infatti sono dotate di forme che relazionano la chiesa,

il fedele e Dio, non con viste o vedute particolari, ma con la purezza delle

forme. La sagrestia vecchia è commissionata da Giovanni Abelardo de

Medici, ma non è solo una sagrestia: essa è anche una tomba per il

committente e sua moglie (c'è spazio per le urne, ma queste non sono

messe in evidenza). Gli interventi alla sagrestia sono datati 1422, 1424,

1428 e il modello di riferimento per l'architetto sono il Sancta

Sanctorum a Roma e il battistero della cattedrale di Padova, unitamente

alla cappella degli Scrovegni.

Il progetto

La sagrestia vecchia del Brunelleschi si colloca sul lato

sinistro del transetto della basilica di San Lorenzo, a Firenze. Lo spazio

in pianta è pensato come quadrato. La dilatazione in un rettangolo avviene

con l'aggiunta di spazi che vorrebbero essere collegati e confluenti

al quadrato centrale. Tale zona è definita scarsella e si tratta di un

quadrato più piccolo confluente nel quadrato principale. In alzato, questi

spazi prevedono cubi sovrapposti, coperti da una cupola emisferica

soprastante: questo concetto trasmette un'idea di finissima

precisione, infatti, in pianta, la cupola appare come un cerchio inscritto

in un quadrato (tuttavia l'innesto della cupola non è quadrato ma

circolare). Il disegno possiede rigorose proporzioni, sia in pianta sia

in alzato, attenti rapporti modulari in relazione alle singole parti (tuttavia le

proporzioni dell'aula principale non sono direttamente proporzionali a

quelle utilizzate nella scarsella). Lo schema di copertura prevede una

cupola su base circolare risolta a spicchi (12) separati da nervature:

questo sistema prende il nome di sistema a crestevele. La funzione delle

creste è quella di tenere le vele in posizione con diverse inclinazioni; in

ogni spicchio è presente un tondo (da notare il cambio di materiale da

intonaco a pietra serena). Al di sotto della copertura, tutti gli elementi

strutturali o apparentemente strutturali sono in pietra serena (grigi). Il

prospetto centrale delle pareti della sagrestia della scarsella può

essere diviso in tre parti: la fascia che divide la copertura dalla parte

basamentale è alla stessa altezza in entrambi gli ambienti. In entrambi, lo

spazio è diviso da elementi verticali e orizzontali che sono tra loro

collegati e tenuti insieme degli elementi strutturali più grandi, in

particolare da paraste d'angolo, cioè semipilastri negli spigoli o nei

vertici del quadrato. Il concetto è molto semplice: Brunelleschi fa finta

che il pilastro che genera le paraste esterne con sei scanalature sia

inglobato nella muratura. Gli elementi verticali reggono l'architrave,

tuttavia alcune paraste sono portanti altre invece no.

L'artificio del Brunelleschi rende quadrata la colonna classica

corinzia e suppone che questa sia nascosta per metà nella muratura: é la

Columna quadrangola. Il riferimento, per questo artificio, è la parasta

d'angolo tipica del Pantheon romano.

La scarsella è un po' sopraelevata rispetto alla sagrestia: questa

situazione, crea problemi nel proporzionamento delle paraste, che devono

dunque essere più basse. Per risolvere il problema del proporzionamento

differente, Brunelleschi dovrà cambiare il proporzionamento tra capitello,

fusto e base delle paraste, anche in rapporto alle minori dimensioni della

scarsella. Le paraste sostengono un architrave che in realtà è composto

da: architrave, fregio e cornice (fascia grigia e rossa corrispondente

alla trabeazione classica). Questa è una particolarità del Brunelleschi:

la trabeazione è schiacciata all'interno dei componenti strutturali,

è lo sperimentalismo brunelleschiano. L'architrave è sostenuto da una

trave rompi-tratta, per dare l'idea che effettivamente quello

(un’eccessiva lunghezza senza

architrave sia un elemento strutturale

rompi-tratta avrebbe denunciato la presenza di muratura portante invece di

comunicare la presenza di sostegni puntuali); la parasta è di rinforzo

all'angolo per una struttura che in realtà non è sostenuta

puntualmente ma è a setti murari portanti. Brunelleschi lavora con un

modulo (di solito altezza della colonna, larghezza della colonna,

intercolumnio) che, in questo caso, è l'altezza della parasta della

sacrestia, dal piano di calpestio alla trabeazione. Viene impiegato

l'arco a tutto sesto con un'ampia dimensione nella prima fascia,

che inquadra sacrestia e scarsella e si congiunge in maniera tangente alla

trabeazione con la chiave di arco. All'interno della sagrestia,

l'arco contiene due portali che sono rapportati all'intera

composizione: paraste con mensole reggono il timpano, all'interno dei

due archi laterali alla scarsella. Nella scarsella l'arco tutto sesto

si trasforma in tre nicchie. Nella fascia più alta, sull'architrave,

viene appoggiato un arco a tutto sesto.

Le paraste laterali sostengono la composizione all'interno della

sagrestia. La composizione è nota come serliana.

Tutta la composizione chiusa da una cupola. Sopra la cupola, la copertura

è costituita da tegole posizionate a elica, che arrivano fino alla lanterna a

base circolare, la quale trova il suo modello nel battistero di Firenze. La

lanterna ha sei colonne a fusto liscio su base, che reggono una trabeazione

su cui si imposta una copertura a elica data dall'alternanza di concavità e

convessità.

Caratteri

- visione obliqua da sacrestia a scarsella, senza

interruzione tra le due aree: si genera un unico punto di vista,

un'unica visione in un unico spaziale tra i due quadrati delle aree

(studio prospettico che tende a unire due spazi attraverso

l'allungamento del quadrato);

- pietra serena per elementi strutturali;

- elementi dell'antichità classica (reinterpretazione dell'ordine

corinzio);

- arco tutto sesto;

- concatenamento degli elementi.

La Basilica di San Lorenzo

1418/1422 ricostruire l’antica

La città di Firenze vuole basilica ambrosiana: la

chiesa paleocristiana, dunque, resta sotto quella progettata da

Brunelleschi. Nel progetto originale, la chiesa, a impianto basilicale, in

corrispondenza della navata centrale e del transetto, sarebbe stata

completata con cappelle cubiche con copertura emisferica. I lavori sono

tuttavia interrotti perché troppo costosi; riprenderanno solamente nel

1440 e poi ancora nel 1470, ma la Chiesa, diventerà una basilica a tre

navate con cappelle non solo quadrate, ma anche rettangolari. Nel progetto

di Brunelleschi, le cappelle sarebbero state visibili dell'esterno, anche

per la presenza delle singole coperture emisferiche; nella realtà, le

sotto un’unica falda

cappelle saranno inglobate di copertura. Non si è certi

che il soffitto cassettonato sia stato voluto da Brunelleschi, né che il

cantiere sia stata finito da lui, poiché le strutture a copertura piana sono

proprie di Alberti e sono diverse dal sistema di copertura delle navate

laterali, che sono voltate a vela. Le volte laterali, si appoggiano su

colonne (capitello corinzio con colonna a fusto liscio dotata di base).

Tra copertura e capitello c'è una specie di pulvino di connessione tra

imposta dell'arco e colonna: è il dado brunelleschiano. Si tratta di

il capitello e l’imposta della

un segmento di trabeazione intermedio tra

volta e serve a raggiungere la giusta altezza e rispettare i rapporti di

proporzione. La sequenza di archi è tangente alla fascia decorativa

superiore. Il riferimento del dado arriva dalla basilica di Costantino a

Roma, ma non era mai stato utilizzato come elemento tridimensionale

staccato dalla parete. Alla fine della navata laterale, all'angolo, un

pilastro sostituisce la colonna con capitello collocato direttamente sotto

l'architrave, senza dado. I pilastri collocati nella zona del transetto

disegnano un quadrato di base su cui si innesta la copertura circolare, di

cui sono il sostegno. Il modulo utilizzato per quest'opera è

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
40 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher IlariaB.93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Torino o del prof Gianasso Elena.