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ostacoli per gli avvocati: il diritto è spesso vissuto come una vicenda conflittuale con
due parti, contrapposte. avviene in tribunale e il litigator è l’avvocato che discute le
cause. contesti di contenzioso, obiettivo vincere la causa, approccio
litigator→in
reattivo interviene quando c’è già un problema da risolvere.
preventivi e consensuali, obiettivo facilitare e
transactional lawyer→contesti
completare transazioni, approccio preventivo anticipa potenziali problemi
legali.
quasi sempre è cooperativa o mista
bravo negoziatore:
- capacità di analisi, pianificazione, ascoltare attivamente, porre domande, di
comunicazione, di problem solving
- assertività
- intelligenza ed equilibrio emotivo
- orientamento al risultato, conseguimento dei propri obiettivi (stretch goal: miglior
risultato reservation price: minimo risultato target price: più probabile).
fasi della negoziazione:
avviarla→se si ritiene che sia possibile ottenere un risultato migliore
1. rispetto a quello che sarebbe possibile ottenere non negoziando,
negoziare è un costo economico, di tempo e di energie. si negozia quando
il beneficio atteso dalla negoziazione è superiore a quella della non-
negoziazione e al costo di essa. per decidere se negoziare dobbiamo
considerare le alternative (con un inventario), si individua la migliore
alternativa, la b, exit strategy. (batna forte=forza negoziale,
BATNA→piano
batna debole=debolezza negoziale). essa incide sulla possibilità di trovare
un accordo. lo spazio tra le due batna è la ZOPA (zone of possible agreement).
si identificano anche la WATNA (peggior soluzione) e la MLATNA (la più probabile).
la negoziazione nasce da un bisogno insoddisfatto.
si induce l’interlocutore a negoziare prospettandogli un vantaggio derivante da essa,
o uno svantaggio derivante dalla non-negoziazione (loss aversion, Kahneman and
Tversky 1979. la motivazione ad evitare una perdita è maggiore rispetto a quella di
realizzare un guadagno, diamo la precedenza alle brutte notizie).
i vantaggi in perdite, influenza e persuade
framing→trasforma
l’interlocutore. (es. prete, pregare mentre fumo sì).
prepararsi→miglioramento della batna, raccogliere e organizzare
2. informazioni (sull’interlocutore, interessi di entrambi, opzioni a
disposizione, obiettivi, alternative all’accordo, elementi oggettivi (norme,
prassi,..) per fini strategici (50% del tempo totale) altrimenti fallisce.
di sintonia e fiducia tra le parti
rapport→relazione
bisogna individuare le diverse opzioni che consentono di soddisfare tali interessi,
brainstorming.
elementi oggettivi: più sono solide le ragioni che si portano più è facile persuadere la
controparte (norme, prassi, standard, dati statistici).
strumento fondamentale è la checklist negoziale con interessi, opzioni, obiettivi,
alternative ed elementi oggettivi di entrambi.
negoziare→nella
3. fase preliminare si individua chi prende le decisioni (spesso si
ricorre ad intermediari, si deve capire di quale potere dispone e chiedere di
negoziare direttamente con chi lo dispone (se si negozia con chi non lo ha si
allungano i tempi, si negozia a vuoto, si è esposti al conflitto tra principal e agent), si
prende in mano l’agenda (assumere iniziativa, scegliere luogo e setting (ambiente), il
momento, il tempo e l'ordine del giorno), si influenza l’altro prima ancora di parlare e
si crea il rapport.
Scegliere il luogo in cui si negozia può influenzare in modo significativo. a suo agio
l’interlocutore=posto familiare e accogliente, pressione=per noi familiare. un luogo
neutrale è la soluzione più opportuna per avere equilibrio ed equità.
spazio fisico all’interno del quale svolgere la trattativa, ambiente
setting→
formale\informale, tavolo rettangolare\rotondo, sedersi di fronte\accanto,
sedersi a capotavola\sul lato.
attento=mattina, stanco=secondo pomeriggio, ma
momento→interlocutore
maggiormente incline a mettersi sulla difensiva. se è tra familiari alla sera
e nel weekend.
essere sufficiente, si può mettere un limite di tempo
tempo→deve
ragionevole e può essere usato come strumento di pressione.
chi
ordine del giorno→individuare può\deve partecipare, i temi oggetto di
discussione, l’ordine in cui saranno discussi i vari temi, quanto tempo prima
comunicare l'O.d.g.
è un bias cognitivo, chi non ci conosce tende a valutare nostri
effetto alone→
tratti a lui ignoti sulla base di tratti noti: le apparenze sono le prime cose
che gli altri apprendono di noi. L'operare combinato dell’effetto alone e del
bias di conferma spiega l’importanza della prima impressione, è difficile
che il nostro interlocutore cambi la prima idea, giusta o sbagliata che sia.
Dobbiamo essere consapevoli del messaggio che diamo, adeguarlo al
contesto (bias di affinità) e ricordare che la virtù sta nel mezzo e la
sobrietà è un pregio.
la puntualità, la postura, camminata, gestualità, sorriso, contatto visivo, stretta di
mano, telefono e suonerie, fumo e sigarette sono altri aspetti che influenzano.
dedicare tempo alla creazione del rapport per il buon esito della
small talk→
negoziazione, chiacchiere del più e del meno (interessi comuni, interesse
sincera verso l’altro, fare domande aperte, evitare argomenti sensibili,
lasciare parlare più di quanto parliate e annuite). farle parlare di sé è un
ottimo modo per creare rapport.
fa la prima mossa può sfruttare l’effetto
fase trattativa→chi ancoraggio,
“quando le persone, dovendo assegnare un valore a una quantità ignota, partono,
per farlo, da un determinato valore disponibile.” è un fenomeno psicologico in cui le
persone tendono a fare stime o decisioni basandosi eccessivamente su un punto di
riferimento iniziale. (es. prezzo 100, sconto 80, la percezione del valore è influenzata
dal prezzo iniziale anche se magari il prodotto non vale realmente 100. l’ancora (100)
ha influito sulla decisione finale, 80 allettante).
- prezzi a 0.99, uso di sconti e prodotti di confronto
fare la prima mossa? conviene quasi sempre quando si hanno più informazioni della
controparte. si lascia quando non si hanno sufficienti info e cos’ è utile per saperle. se la fa
l’altro bisogna essere pronti a ri-ancorare e a dis-ancorare.
criterio di equità nella formulazione della proposta→ spesso le persone rifiutano una
proposta percepita come iniqua anche se sarebbe razionalmente preferibile accettarla.
comunicazione strategica→ bidirezionale (si parla e si ascolta), ascoltare di più che
parlare, ascoltare per comprendere non per rispondere.
3 aspetti: che diciamo, parole e struttura della frase. tecniche:
1. verbale→quello
domande calibrate (per sviluppare empatia , usate domande aperte e iniziare con
“cosa” o “come”. cosa e come inducono a far emergere temi e problemi , perchè
invece suona come inquisitoria) e orientate al “no” (formula domande in modo tale da
stimolare un no, fa sentire al sicuro e il controllo), richiesta di aiuto (difficile sottrarsi a
una richiesta di aiuto), labeling (mettere un’etichetta, dare un nome, alle emozioni e
alle posizioni della controparte. introdurre il labeling con “sembrerebbe che …” o “ho
la sensazione che …”. fa sentire l’altro compreso e tende a stimolare un
avvicinamento tra le parti. al contrario, il mislabeling, etichettando male un’emozione
per ottenere un chiarimento), mirroring (acquisire informazioni aumentando la
sensazione di empatia nella controparte. ripetendo in forma di domanda le ultime
(fanno sentire l’altro compreso, ci
parole della frase dell’altro), parafrasi e sintesi
consentono di verificare di avere correttamente inteso l’altro e danno la
possibilità di precisare. parafrasi→ristrutturando con altre parole le
affermazioni dell’altro, sintesi→parafrasi conclusa con una label).
le mani avanti rispetto a quanto di negativo il nostro
autoaccusa→mettere
interlocutore potrebbe pensare di noi è un modo molto efficace per
disinnescare le sue emozioni ostili.
lo diciamo, volume, tono, timbro, ritmo, pause.ù
2. paraverbale→come alto=atteggiamento aggressivo, basso=insicurezza e
- volume→troppo
timidezza. avere un volume adeguato
il senso delle parole, usare tono cordiale, curioso e
- tono→cambia
assertivo essere vivace, caldo, avvolgente, profondo, stridulo,..
- timbro→può
usare caldo e profondo (abbassando il mento)
usare calmo e pacato allevia tensioni e
- ritmo→veloce=agitazione,
trasmette sicurezza in sé stessi, aumentando di credibilità.
ritmo al discorso, per fissare nella mente
- pause\silenzi→danno
dell’altro quello detto, dopo un’affermazione importante breve
pausa. i silenzi per argomentare meglio e a darci più informazioni.
che facciamo, mimica facciale, gestualità, postura-
3. non verbale→quello ragionevolmente rilassata e non tesa. evitare
- postura→aperta,
posture aggressive o dominanti. usare il mirroring.
gesticolare eccessivamente, toccando capelli, mani o
- gestualità→non
barba, o muovendo molto le gambe. evitare di essere però troppo
rigidi. efficace, espressione di rifiuto fa indietreggiare
- espressione→molto
l’altro o a correggerlo, espressione interrogativa svela ulteriori info
senza chiedere, “faccia da poker” utile solo se non si vuole fare
capire le proprie intenzioni.
si è attenti e partecipi. si distoglie lo
- contatto visivo→mantenerlo,
sguardo per paura, timidezza, consapevolezza di mentire. evitare
però il contatto visivo prolungato, atteggiamento di sfida.
apertura e volontà di collaborazione, per stemperare
- sorriso→denota
i momenti di tensione.
gli aspetti paraverbali e non verbali hanno un peso specifico nettamente superiore rispetto a
quelli verbali nella comunicazione.
negoziazione esclude assolutismo etico, egocentrismo e
tattiche negoziali→la
radicalismo. non si ottiene quasi mai il 100% di ciò che si vuole. bisogna tenere
separati i problemi dalle persone, contestare la logica non la persona, lasciare
che esprima le proprie emozioni negative senza interrompere, non reagire
istintivamente e riportare la discussione sui punti. non lasciarsi influenzare dallo
stile aggressivo\intimidatorio e che l’ego comprometta la capacità di valutazione.
non usare minacce e non cercare di vincere la negoziaz