REQUISITI:
Le PRESTAZIONI, soprattutto per quanto riguarda l’analisi della
sicurezza, sono condizionate dalle caratteristiche dei materiali con i
quali la struttura è realizzata. La struttura è definita dalla sua
geometria e dai materiali che la compongono. Ovviamente i
materiali scelti influenzano la geometria della struttura e viceversa
Per giungere al corretto dimensionamento occorre:
• definire le azioni nei confronti delle quali si definiscono le
prestazioni
• mettere a punto un modello (schema) di valutazione
• effettuare delle operazioni di verifica
IL CALCOLO DELLA STRUTTURA
Le grandezze introdotte nel processo di valutazione sono grandezze
incerte perché non definibili in maniera assoluta. Le maggiori
INCERTEZZE sono:
• nei materiali per la dispersione dei risultati relativi alle resistenze
e alle prestazioni in generale
• nelle azioni: per la loro variabilità, in termini di posizione,
estensione e valore
• nel modello di calcolo: che, anche se raffinato è in grado di
cogliere solo in modo approssimato l’effettivo comportamento della
struttura reale.
Minori sono le incertezze sulla geometria della struttura (di solito
trascurate a parte nei problemi di stabilità)
In alcuni casi (ad esempio, terremoti), oltre alle incertezze ed alle
dispersioni proprie del fenomeno, in fase di calcolo si introducono
ulteriori errori legati alle imprecisioni nel modello matematico con il
quale descriviamo l’evento.
L’unica soluzione è quella di aumentare i margini di sicurezza,
ovvero la distanza tra la situazione attesa e quella critica.
Le opere e le componenti strutturali devono essere
• Progettate
• Eseguite
• Collaudate
• Soggette a manutenzione
in modo tale da consentirne la prevista utilizzazione, in forma
economicamente sostenibile e con il livello di sicurezza previsto
dalle presenti norme
IL METODO DELLE TENSIONI AMMISSIBILI
La valutazione della sicurezza è affidata ad un controllo del solo
stato tensionale. Si confronta la tensione massima puntuale in ogni
sezione con un valore ammissibile, ottenuto di solito dal valore di
rottura del materiale ridotto attraverso un coefficiente di sicurezza
A fronte di una indiscutibile semplicità di applicazione, il metodo
delle tensioni ammissibili è soggetto ad alcune critiche:
1. È impiegato un unico coefficiente di sicurezza, apparentemente
molto elevato. Psicologicamente, questo comporta che le diverse
figure responsabili della realizzazione dell’opera siano propense a
pensare di poter disporre di ampi margini di sicurezza, tutti a
proprio esclusivo vantaggio
2. L’ipotesi di comportamento lineare elastico del materiale
comporta che lo stato di tensione al quale si fa riferimento nelle
verifiche possa essere non corretto poiché le tensioni locali risultano
fortemente dipendenti dalla presenza di deformazioni anelastiche,
dalla presenza di fessure e dai fenomeni di tipo reologico.
3. La verifica puntuale delle tensioni sulla sezione non da una
misura del coefficiente di sicurezza reale della sezione o della
struttura. Ovvero, il metodo non garantisce il proporzionamento più
conveniente nei riguardi della sicurezza della sezione o della
struttura.
La duttilità è importante perché:
• fa sì che una struttura arrivi a rottura con deformazioni (plastiche)
importanti, fornendo una sorta di preavviso nei confronti del
collasso
• riduce i problemi legati all’instabilità
• nel caso di azioni cicliche (ad esempio durante un terremoto)
fornisce una fonte di dissipazione di energia
Nel calcolo a rottura:
• si possono mettere in conto eventuali fenomeni non lineari ed
anelastici
• si riesce a dare una valutazione corretta della sicurezza ultima di
situazioni strutturali complesse
• si tiene in conto del calcolo in campo plastico e quindi si considera
che una struttura arriva al collasso con un meccanismo di
«ridistribuzione» degli sforzi
• riproduce le evidenze sperimentali
Di conseguenza le normative più moderne si basano:
1. su un approccio probabilistico di base, nel quale (principalmente)
le azioni e le caratteristiche dei materiali vengono assunte come
variabili aleatorie
2. sulla identificazione di obiettivi prestazionali diversi che la
struttura deve soddisfare (non solo la resistenza quindi, ma anche
la stabilità, la duttilità, la durabilità, etc.)
3. sulla quantificazione di un livello di rischio ritenuto accettabile,
variabile in funzione della diversa prestazione richiesta
LA SICUREZZA STRUTTURALE
Approccio Probabilistico
La sicurezza si misura attraverso la probabilità che la struttura
raggiunga il collasso oppure con la probabilità che esca dalle
condizioni richieste di servizio. Per il calcolo della probabilità,
normalmente molto complesso, si identificano usualmente tre
diversi livelli per l’applicazione dell'approccio probabilistico
all’analisi della sicurezza, ossia Livello I, II e III, con grado di
complessità crescente.
Identifichiamo la sicurezza con il confronto tra le azioni applicate S
(«Sollecitazioni») e la capacità di prestazione R («Resistenze»),
verificando che sia � ≤ �
La struttura sarà tanto più sicura quanto più la probabilità che la
sollecitazione sia superiore o uguale alla resistenza sarà piccola
����� = � � ≤ � = �� Probabilità di collasso
Ovviamente il grado di sicurezza è offerto dalla probabilità
dell’evento complementare
� � ≤ � = 1 − � � ≤ � = 1 – �� Probabilità di successo
Perché una struttura possa essere ritenuta sicura, occorre che �� sia
inferiore ad un limite ���� prefissato
Il valore di ���� dipende non soltanto da motivazioni tecniche, ma
anche da valutazioni politiche e socio-economiche.
• In termini tecnici, si dovrebbe adottare un valore più basso
possibile, per tenere alto il livello di sicurezza delle costruzioni
• In termini politici, il possibile collasso di un edificio ha un impatto
mediatico sull’intera società talmente alto che tende ad amplificare
significativamente le conseguenze dirette, seppur gravi,
dell’evento; sarebbe opportuno scegliere un valore tendente a zero
(o uguale a zero, come si sente spesso erroneamente dire)
• In termini economici, deve essere ricercato un compromesso tra
obiettivo e costo per raggiungerlo: man mano che si abbassa il
valore di ���� si richiede una prestazione maggiore alla struttura e
quindi sarà necessario un costo maggiore per costruirla; poiché il
settore delle costruzioni è economicamente importante, non è
possibile definire il livello di rischio accettato senza considerare
opportunamente le condizioni economiche e di sviluppo del Paese in
questione
Le uniche variabili aleatorie siano la resistenza R e la sollecitazione
S. Inoltre, tali variabili siano note dal punto di vista probabilistico e
indipendenti
• La rottura avvenga nella sezione di incastro, nella quale il
momento è massimo(a)
• R → MR (momento resistente nella sezione di incastro, aleatorio
per la variabilità della resistenza del materiale); S →MS = ql2/2
(momento sollecitante, aleatorio a causa di q)
Dato un valore s di S, occorre valutare la probabilità che la
resistenza R sia minore
rappresentata dall’area evidenziata in grigio. Il risultato rappresenta
la probabilitàà̀ di collasso della mensola se si suppone di conoscere
in modo deterministico la variabile S, ovvero se si suppone che la
variabile S possa assumere unicamente il valore s. Ma se la
variabile S è assunta aleatoria, occorre considerare tutti i suoi
possibili valori
Sono pochi i casi in cui l’integrazione è possibile, perché sia i
termini R sia i termini S dipendono in generale da molti fattori e
quindi le grandezze in gioco sono vettoriali. Esistono in generale
metodi numerici per risolvere il problema del calcolo di � � ≤ �: tra
questi metodi si possono citare quelli di simulazione nei quali si
replica un gran numero di volte l'evento di cui si vuol calcolare la
probabilità di accadimento. Tra i metodi di simulazione il più
semplice e il più diffuso è il cosiddetto metodo Montecarlo.
In termini generali introduciamo una funzione limite G dipendente
dal vettore di variabili aleatorie (o eventualmente processi
stocastici) che riguardano la struttura, �1, �2, …, ��. Tali grandezze
possono caratterizzare la risposta R e/o la sollecitazione S. La
condizione � = 0 nello spazio a � dimensioni definisce una
superficie definita superficie di collasso
Nel metodo Montecarlo si introduce una funzione �, la funzione
indicatrice, che assume valore nullo per i valori del vettore � per cui
� è positiva e il valore unitario per quei valori di � per cui la
funzione assume valori negativi. Di fatto, � vale 1 in � e 0 altrove.
Utilizzando la funzione integratrice l'integrale può essere esteso a
tutto lo spazio ℝ� di definizione di �, senza dover individuare prima
la parte dello spazio in cui � è negativa.
È facile intuire che l’integrale può a questo punto essere
approssimato dal rapporto tra il numero delle volte �� in cui
ripetendo l'esperimento esso ha dato esito negativo (ossia si è
ottenuto � ≤ 0) e il numero totale � delle prove eseguite
METODI DI II LIVELLO
Limitando l'attenzione al caso di due variabili aleatorie � e �, se si
suppone che entrambe abbiano distribuzione normale, la funzione �
= � − � ha ancora distribuzione normale. Nell'ipotesi che esse
siano anche non correlate la media e la deviazione standard di �
sono date dall'espressione
METODI DI I LIVELLO
Anche i metodi di II livello sono troppo impegnativi per una
progettazione corrente. Si cerca quindi di semplificare il problema
introducendo il cosiddetto I livello. Si può sfruttare un’osservazione:
la probabilità di collasso è tanto più bassa quanto più distanti sono
le funzioni di densità di probabilità delle variabili S e R
Per far sì che queste curve siano sufficientemente distanti è
sufficiente imporre che un valore della resistenza corrispondente ad
un basso frattile �� sia superiore ad un valore della sollecitazione
�� corrispondente ad un elevato frattile.
La verifica strutturale si ritiene soddisfatta se è verificata la
relazione:
La sicu
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