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Estratto del documento
Ester Bardelli
STORIA E CRITICA DEL CINEMA
Prof. Tommaso Subini
LEZIONE 1
15 settembre 2023
Programma d’esame:
Corso da 9 crediti, 3 unità A, B e C
MATERIALI DEL CINEMA DELLE ORIGINI
Sotto il profilo materiale il film è un oggetto, con una sua materia costituita da una
lunga striscia flessibile di cellulosa, base su cui poggia il materiale sensibile alla
luce che fissa l’immagine.
La pellicola deve essere flessibile perché transita all’interno di una macchina da
presa, si deve arrotolare senza rompersi, e deve consentire all’emulsione di
fissarsi.
Funziona così fino all’avvento del digitale.
IL FOTOGRAMMA
Macchina da presa, che ha funzionamento fotografico, produce una serie di
istantanee. L’unità minima del linguaggio cinematografico è il fotogramma.
Quando si osserva un film che scorre sullo schermo non si ha impressione del
fotogramma, unità minima che passa ad una velocità tale che lo spettatore non ne
ha percezione.
La successione dei fotogrammi viene proiettata ad una velocità tale per cui il
singolo fotogramma si lega, si fonde al successivo, dando l’illusione del movimento;
senza la velocità l’effetto viene meno.
Nel cinema muto i fotogrammi scorrevano ad una velocità variabile tra i 16 e i 18
fotogrammi al secondo.
In quegli anni si fissa un altro standard di velocità che è quello di 24 fotogrammi al
secondo.
Se si proietta un fil girato a 16 fotogrammi al sec, con un proiettore che funziona a
24, si ha un effetto di accelerazione.
L’unità minima del cinema dal punto di vista espressivo è l’inquadratura. Il
fotogramma non lo si può percepire, ma si può vedere un fermo immagine, si
moltiplica lo stesso fotogramma per il tempo necessario.
Lo stesso principio regola il rallenti o l’accelerato.
L’inquadratura cambia ogni volta che interviene uno stacco nel montaggio.
La realizzazione di un film comporta due grandi operazioni:
- La ripresa delle inquadrature
- Il montaggio delle inquadrature
LA RIPRESA DELLE INQUADRATURE
Prevede la messa in scena e la messa in quadro.
La messa in scena è quell’operazione che il cinema condivide con il teatro (anche lì
c’è una scena da gestire). Si usa il termine profilmico per definire l’allestimento
della scena, di tutto ciò che sta davanti alla macchina da presa nel momento in cui
si gira: la scenografia, gli arredi, gli interni, i vari mobili, gli attori che dovranno
essere vestiti in un certo modo, ...
Il cinema a differenza del teatro ha anche la messa in quadro, perché a teatro lo
spettatore ha la visione dell’intera scena, invece, al cinema è una porzione della
scena che viene di volta in volta inquadrata; qui ciò che conta è dove viene
collocata la macchina da presa. Questa importante scelta appartiene al filmico.
La macchina da presa rispetto al profilmico può stare difronte o di lato, vicino o
lontano, dall’alto o dal basso, e tutto cambia.
Al filmico appartengono anche altre variabili: la macchina da presa può montare un
obiettivo
Dettagli
SSD
Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ester.bardelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Valeria Lucini.