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ASSOLUTISMO ILLUMINATO
Tendenza verso l’assolutismo da un lato e dall’altro verso “Les
Lumières”, un movimento che si sviluppa e si diffonde in Francia,
nella quale si crea una cerchia di filosofi che sostengono come il
potere debba garantire la difesa dei diritti dell’uomo e un potere
razionale. L’illuminismo ha come base fondamentale l’idea di una
ragione empirica, pragmatica volta a sottoporre tutti gli istituti
politici e giuridici all’esame della ragione per appurarne la
razionalità o meno. Si deve valutare se alla luce dei principi della
ragione l’istituto abbia validità o meno. Il motto dell’illuminismo
(Kant) è l’esortazione all’uso della ragione individuale, e corrode
con la struttura culturale della società dell’ancien regime e la
struttura cetuale. Fare appello alla razionalità individuale è una
chiave che si pone in antitesi rispetto alle coordinate della società
cetuale del medioevo. Infatti il pensiero politico illuminista che si
manifesta nei vari filoni riguarda principalmente i diritti che
appartengono a uomo in quanto tale, si riprende il tema del diritto
naturale e l’idea del contratto sociale (Locke e Rousseau),
implicando quindi che i governanti debbano conservare i diritti degli
individui. Da ciò discende la critica ad ogni fondamento teologico
all’autorità politica.
Le origini dell’illuminismo risalgono all’empirismo inglese della
seconda metà del ‘600; in seguito esso si sviluppò in Francia grazie
agli intellettuali impegnati nel progetto dell’Ecyclopédie.
L’illuminismo italiano fu fortemente influenzato da quello francese.
destruens
Vi è un aspetto dell’illuminismo che va contro tutte quelle
concezioni obsolete e tradizionali: questa critica al passato non si
riferisce solo all’aspetto politico, cioè all’assolutismo, ma anche a
construens
quello religioso. Al contempo però vi è anche un aspetto
dell’illuminismo, derivante da un’enorme fiducia nel progresso
storico, visto come un avanzamento della ragione che, con il
passare del tempo, condurrà inevitabilmente ad un miglioramento
delle istituzioni e della vita dell’uomo.
Nel contempo è giusto sottolineare che elemento comune delle
politiche dei cosiddetti “despoti illuminati” fu un ulteriore
rafforzamento del ruolo statale e, pertanto, della concentrazione dei
poteri nelle mani del monarca, attraverso il definitivo tramonto delle
istituzioni rappresentative e l’attribuzione allo Stato di tutte quelle
competenze che fino ad allora erano state demandate spesso ai
privati (primo fra tutti l’insegnamento, sottratto alla Chiesa per
divenire laico e pubblico).
La cosiddetta età delle riforme abbraccia, più o meno, il trentennio
che va dal 1760 al 1790. I più importanti “despoti illuminati” furono
sicuramente Federico il Grande, Caterina di Russia, Carlo III di
Napoli e di Spagna, Stanislao Augusto di Polona, Pietro Leopoldo di
Toscana, Giuseppe II e sua madre Maria Teresa d’Asburgo ed anche
nel Portogallo il marchese di Pombal.
Diverse correnti illuministe
Voltaire e Montesquieu => filone liberale; separazione dei poteri,
garanzie, impedire gli abusi di potere. Essi pongono la questione di
come riorganizzare i principi e guarda con grande interesse
l’esperienza britannica della monarchia costituzionale,
considerandola una fonte di ispirazione per qualsiasi politica di
riforma. A tal proposito Voltaire scrive nel 1734 “Lettre
Philosophique”, sostanzialmente un elogio all’Inghilterra, dove
afferma che il popolo inglese è l’unico che è riuscito a mettere in
piedi il regime tanto saggio dove il sovrano si trova a avere le mani
legate se intendesse fare del mare, i signori sono grandi senza
insolenza e il popolo che partecipa. In Francia ci fu una lotta ai
principi illuministi, dove si ebbero l’assolutismo e l’illuminismo
separati (Luigi XV, nemico acerrimo dell’illuminismo). Il Parlamento
di Parigi, che aveva un ruolo fondamentale, intervenne sulle
pubblicazioni di Voltaire emanando un verdetto: viene definito
scandaloso, contrario alla religione, ai buoni costumi e alle realtà.
Voltaire non venne condannato al rogo, superato, ma il suo libro si;
venne comunque fatto un mandato di cattura contro Voltaire.
Un’altra opera che segue questo filone di esaltazione
dell’esperienza britannica è “Esprit de Loi” del 1748 di
Montesquieu: in esso è contenuta la teoria dei climi, frutto delle
condizioni e costrizioni, e una riflessione su come è possibile
limitare il potere: per Montesquieu la soluzione, diversamente da
teorici come Bodin, stava nel fatto che il potere deve frenare il
potere, “check and balances”. Viene teorizzata la politica di
rappresentanza seppur con un corpo molto ristretto per
l’aristocrazia (House of Lords) e la separazione dei poteri.
Montesquieu non analizza l’evoluzione inglese come la nuova figura
del Prime Minister (responsabili anche nei confronti della House of
Commons). Per la Francia pensa una maggior valorizzazione del
modello istituzionale.
Rousseau => filone democratico; fa leva su concetti impegnati
sul tema della libertà popolare. Nel 1765 Rousseau pubblica il
“Discorso sull’origine e le fondamenta dell’ineguaglianza fra gli
uomini”, un testo dove afferma che l’ineguaglianza nasce nel
momento in cui nasce la proprietà privata. “Il primo che recintato
un terreno ebbe l’idea di dire che questo e il mio fu il primo
fondatore sella società civile”. Riguardo le riforme sociali riprende il
discorso nel 1792 con il “Contratto sociale” sulla possibilità di una
riforma dei sistemi politici e sociali. Il pensiero di Rousseau si basa
sul concetto di popolo come sovrano e la sovranità è qualcosa che
non può essere ceduta o rappresentata. La sua critica nei confronti
della Gran Bretagna è molto pesante, contrapponendosi a Voltaire e
Montesquieu: secondo Rousseau la società consiste nella volontà
generale e la volontà non è rappresentabile. I deputati non possono
essere rappresentanti, non possono concludere nulla in modo
definitivo e ogni legge che non sia stata ratificata dal popolo non è
nulla. Il popolo inglese crede di essere libero, ma in realtà lo è solo
nell’elezione dei suoi rappresentanti, e persino nel giorno delle
elezioni si sceglie rappresentanti inadatti. Volontà generale,
sovranità popolare, e giunge a mettere in discussione il principio di
divisione dei poteri, affermando che deve essere sancita una
separazione netta con il potere legislativo, esso deve vedere una
partecipazione del popolo. Rousseau sarà chiamato a precisare i
suoi concetti, in quanto gli venne chiesto in due occasioni di
redigere un progetto di nuova costituzione:
Corsica (liberata dai genovesi, in mano francese)
Polonia (assorbito dalla Russia, Prussia e Impero asburgico e
cerca di rimanere in questa fase come una nazione
indipendente)
Elezioni frequenti, mandato imperativo (i rappresentanti devono
seguire le istruzioni che ricevono dagli elettori) sono gli elementi
necessari affinché possa essere mantenuta la rappresentanza.
La critica alla tradizione, alla chiesa e ai suoi dogmi, l’appello ad
una razionalizzazione del potere e quei principi illuministi vengono
colti dal sovrano, ma la convergenza dei dialoghi tra sovrano e
illuministi non si traduce nelle stesse finalità. Un risvolto nelle
concezioni illuministiche si ha in campo economico, nonostante sia
ancora diffusa l’influenza del mercantilismo, ma questo inizia a
concentrarsi sul settore manifatturiero, nel campo dei prodotti
agricoli invece prevale una concezione liberista (abolizioni delle
dogane, liberalizzazione del commercio verso l’esterno).
Lotta ai privilegi ecclesiastici e volontà di estendere la giurisdizione
dello stato sulle questioni ecclesiastiche, elaborazione di una nuova
visione del diritto penale (promulgazione di nuovi codici ispirati alle
idee illuministiche che ridurranno il ricorso alla pena capitale e alla
tortura), saranno altri aspetti fondamentali dell’assolutismo
illuminato.
ASSOLUTISMO ILLUMINATO IN ITALIA
Influenzato dalle teorizzazioni francesi, l’illuminismo in Italia ebbe
una valenza essenzialmente pragmatica che si concretizzò nella
razionalizzazione degli strumenti legislativi, amministrativi, tributari
ed economici che potevano determinare un miglioramento della
situazione socio-politica all’interno dei singoli Stati (nuova società
civile). Da un punto di vista politico, il pensiero illuminista italiano si
poneva soprattutto due obiettivi:
L’elaborazione di una giusta ed efficace legislazione
Lo studio delle migliori possibilità di attuare un certo tipo di
ristrutturazione politica e di riforme economiche
Queste due linee guida daranno vita a loro volta a quattro tipologie
di riforme: riforma burocratico-amministrativa dello Stato; riforma
dell’economia e della finanza (ispirata ai principi del liberismo);
riforma legislativa e giudiziaria (razionalizzazione del diritto civile e
penale); riforma religiosa ed ecclesiastica, con il fine di laicizzare
ulteriormente lo Stato.
Regno di Napoli
Il regno di Napoli rientra nell’orbita spagnola ma si ricostituisce
sotto la dinastia borbonica nel 1734, dove si insediò il nuovo re
Carlo III di Borbone. Il regno di Napoli, che ingloba anche la Sicilia, è
attraversato da un potente movimento riformatore; Carlo III si
avvale della collaborazione di Bernardo Tanucci per portare avanti
l’azione del governo. Carlo III vuole modernizzare il regno su due
problemi:
Rapporto con la Chiesa - venne siglato un Concordato nel
1741 che stabilì la tassazione dei beni ecclesiastici, sia pure
con delle limitazioni (parrocchie e ospedali esentati). In
secondo luogo si interviene su un tema delicato, il diritto di
asilo, il quale si esercitava all’interno del regno ospitando
sudditi che cercavano la protezione della Chiesa.
Successivamente verrà abolito anche il tribunale del Santo
Uffizio. Inoltre una prammatica riammise gli ebrei nel regno e
fu stabilito che le nomine vescovili spettassero al sovrano e
non al pontefice.
Influenza ancora molto forte dei baroni (sia a livello economico
che giudiziario) – i baroni avevano un notevole potere anche in
campo giudiziario, ed esisteva una procedura che non era la
più adatta per combatter la delinquenza, ossia le assoluzioni a