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GENERE E MASCOLINITÀ NELLA STORIA

La storia della mascolinità non è un tema, ma più una sensibilità o metodologia. Vuol dire svelare il contenuto di genere, simboli, rappresentazioni, aspettative che investono gli uomini in quanto tali. Vuol dire cercare di capire come i modelli di mascolinità che si sono storicamente costruiti e che vengono rappresentati, giocati, nelle relazioni sociali e che hanno influenzato o sono stati messi al servizio di altri processi. È un ambito molto intuitivo per capire ciò è vedere quanto i modelli di virilità, mascolinità lavorano in un momento di guerra o di nazionalismi sfrenati. Quanto il linguaggio sia infarcito di riferimenti a questi contenuti. La storia di genere che ha adottato una sensibilità anche per le mascolinità è sicuramente più recente rispetto ad altri ambiti. Non è casuale, ma è frutto del considerare gli uomini come un essere.

che la virilità è un concetto sociale e culturale che varia nel tempo e nello spazio. Non esiste un unico modello di virilità, ma ne esistono diversi che si sono succeduti nel corso della storia. In passato, il concetto di virilità era spesso associato alla forza fisica, al coraggio e alla capacità di difendere la propria famiglia e la propria comunità. Gli uomini erano considerati superiori alle donne e avevano il compito di proteggerle e sostenerle. Tuttavia, nel corso del tempo, il concetto di virilità è cambiato. Oggi, la virilità non è più legata solo alla forza fisica, ma include anche altre caratteristiche come l'intelligenza, l'empatia e la capacità di comunicare. Gli uomini sono sempre più incoraggiati a esprimere le proprie emozioni e a prendersi cura di sé stessi e degli altri. È importante sottolineare che la costruzione della virilità è influenzata dalla società e dalla cultura in cui si vive. Ad esempio, in alcune culture la virilità è ancora associata alla supremazia maschile e alla dominanza sugli altri, mentre in altre culture la virilità è vista in modo più fluido e inclusivo. In conclusione, la storia della mascolinità è un campo di studio in continua evoluzione, che cerca di comprendere come il concetto di virilità si sia trasformato nel corso del tempo e come influenzi le identità e i ruoli di genere degli uomini.che anche in questo caso, come non esiste un soggetto donna universale che abbia attraversato invariabile la storia, così non è esistito un solo tipo di uomini. Una prima domanda è come la costruzione di questi modelli ha influenzato la vita degli uomini e quella delle donne. Questo si concretizza a livello di analisi nello studio di come quest'influenza si costruisce non solo sul singolo, ma l'analisi più importante è come i modelli di virilità hanno innervato la vita dei gruppi, dei soggetti collettivi. Per questo i primi studi sulla mascolinità hanno guardato a processi ampi, come la costruzione della nazione, le guerre, il fascismo o il nazismo. Laddove i soggetti maschili vengono mobilitati come gruppo e come gruppo coeso e coerente, con dei tratti distintivi comuni. È fondamentale dare importanza ai contesti quando si studia, si analizza, bisogna fare attenzione a situare i soggetti in un contesto che può essere linguistico.territoriale, temporale. Famiglia, luoghi di lavoro, luoghi e spazi della socialità e della politica. Una delle categorie più abusate fin dagli inizi degli studi sulla mascolinità è la cosiddetta "mascolinità egemonica". In un primo momento c'è stato bisogno di affermare e dimostrare che nel corso della storia esistono diverse forme di mascolinità. Quella più visibile e che si è autocandidata ad essere universale è la mascolinità egemonica. Emerge rispetto alle altre anche in termini di visibilità. Ad oggi nella storia e nella società esistono altri modelli di mascolinità che magari sono anche quelli verso cui quella mascolinità egemonica indirizza una dinamica di dominio, sopraffazione o una competizione. Vale l'esempio di Lorenzo Benadusi, in cui c'è un modello egemonico di mascolinità fascista, che riprende anche il modello classico.

Dell'uomo virile e che costruisce anche la sua preminenza a discapito degli ebrei che sono rappresentati come effeminati, degli omosessuali internati in manicomio. Questa categoria individua una dinamica fondamentale che è quella della competizione tra maschi. Per vie diverse, tanto la storia quanto l'antropologia, che hanno messo al centro i gruppi di uomini e hanno analizzato le dinamiche maschili. Importante nel processo di definizione non solo il binomio maschile/femminile ma anche la differenza tra maschile e maschile, la relazione tra uomini. Le femmine sono definite, anche socialmente, in contrasto alla mascolinità. A lungo si è pensato che questa dicotomia maschile/femminile fosse quella su cui si costruiva la definizione del maschile e del femminile.

C'è un elemento fondamentale che l'antropologo David Gilmore ha messo a fuoco: riflessione sulla performance, sul fatto che gli uomini devono, in quanto maschi, continuamente affermare la loro identità.

La loro reputazione. Devono essere continuamente riconosciuti dagli altri. Non è un qualcosa dato per sempre, ma va mostrato. In molte società la mascolinità deve essere dimostrata, provata e messa alla prova ed è perennemente scrutata, oggetto di osservazione e critica, esposta al fallimento. Ad esempio, la criminologia è un campo in cui questa necessità di dimostrare e dover essere sempre in una dinamica di competizione con gli altri è molto presente. Le carceri hanno per il 90% imputati uomini. Non tutti gli uomini riescono a soddisfare i requisiti per la piena realizzazione della virilità patriarcale e diventare degli uomini adulti, sposati, capofamiglia, autorevoli, in grado di provvedere e governare i propri subordinati o sottoposti e dotati di qualità quali la moderazione, la ragionevolezza, l'onestà. La virilità è un bene a cui sono agganciati dei privilegi. Se la virilità patriarcale si

Definivamo molto in relazione all'universo femminile, la virilità poteva essere dimostrata da chi non incarnava questo modello attraverso altre vie, per lo più guardando ad altri uomini: violenza, eccessi, cameratismo. Alexandra Shepard sottolinea il ruolo della violenza nella virilità: da una parte è usata per far rispettare le norme patriarcali, dall'altra vi ricorre chi è escluso (per es. uomini giovani poveri) da questa posizione di autorità per affermare e difendere la propria reputazione.

Emege l'importanza del codice dell'onore per la virilità. Pratica del duello -> pratica sopravvissuta fino a tempi molto recenti. Esemplare pratica sociale di competizione tra uomini che ha al centro il codice dell'onore -> il nesso tra mascolinità e onore è un altro tema che da un po' è al centro della riflessione storiografica.

[incontro Paola Stelliferi - storia dei femminismi dall'Unità ad

Oggi Il saggio dei femminismi dall'unità ad oggi ha questo compito– tracciare la storia di una partecipazione politica femminista nella politica italiana, dalle prime sue manifestazioni fino all'età contemporanea. Una delle caratteristiche che accomuna tutti i femminismi è cercare di tenere insieme uguaglianza e differenza. Anche prima dei femminismi del 800 ci si è posti degli obiettivi politici, ovvero come rivendicare la parità tra uomini e donne– hanno uguali diritti, uguale partecipazione politica. Al tempo stesso non cancellare delle differenze importanti. Come quella che le donne hanno il potenziale materno– danno la vita. In ogni contesto l'azione femminista si è mossa sul piano teorico così come su quello pratico. Al tempo stesso ci sono state delle mobilitazioni estremamente politiche. Un altro elemento è la forte dimensione transnazionale. Quando si studia il femminismo in Italia va sempre tenuto a mente chenon è qualcosa di isolato dal contesto internazionale. E che già nel passaggio tra 800 e 900, gli scambi, la circolazione di pensiero era qualcosa che già esisteva. È molto interessante vedere come il termine "femminista" inizia a girare nelle varie traduzioni. Si sviluppa a livello globale. Questione delle fonti: Storia dei femminismi dell'Italia degli anni '70 studiata per la tesi triennale: c'erano molte testimonianze scritte, tra cui anche di storiche rilevanti del movimento femminista. Queste ultime erano storiche, ma avevano anche un coinvolgimento forte sugli eventi. Erano testi difficili e con un linguaggio autoreferenziale, scritti senza cercare il coinvolgimento esterno. Altra fonte sono gli archivi, che non erano ancora così grandi e catalogati. Paola Stelliferi si è poi interessata ai femminismi di quartiere, che non hanno lasciato molte fonti scritte, ma molte fonti orali, essendo quello un femminismo che aveva lasciato una traccia più nella memoria collettiva.

traccia fisica, con un'apiù esigua elaborazione teorica. 2010, movimenti femministi poco visibili in piazza, ma un periodo in cui si dibatteva sul forte legame tra politica e sessualità (governo Berlusconi): Carla Lonzi, Dacia Maraini, Ginevra Bompiani. Chiunque si avvicini alla storia del femminismo degli anni '70 si ritrova a doversi orientare sulla questione linguistica, c'è quasi sempre la questione del femminismo della liberazione. Non c'è una definizione univoca per il termine "emancipazionismo" - ognicontesto ha il suo linguaggio. Negli anni '80 una femminista in Francia ha coniato la parola "femminista" che inizialmente si usava con un'accezione negativa e poi in positivo. Questo è il termine più diffuso sul piano politico. Se guardiamo al caso italiano, vi è una fase che è calata in modo pesante che è il periodo fascista. In questa fase le uniche associazioni consentite erano

Quelle in linea con l'istituto dei fasci. Il termine femminismo inizia a diventare un termine non solo negativo perché rimandava a un'esperienza molto borghese e che viene pian piano dimenticato o criticato. Questo ha effetti poi quando inizia la storia repubblicana. Ciò che è interessante è vedere quando ricompare il termine "femminismo". È negli anni '70 che questo termine ricomincia ad essere rivendicato in positivo per definire se stesse o il proprio movimento. Questa forza è dovuta al fatto che c'è bisogno di differenziarsi da esperienze politiche femminili considerato o troppo legate ai partiti politici, troppo moderate. Si crea una contrapposizione tra le esperienze dell'associazionismo femminile e quelli che sono i primi collettivi che rivendicano per se questa definizione femminista. È una contr

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A.A. 2022-2023
29 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

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