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RAFFAELLO E ARCHITETTURA:

Raffaello non riprende l’elemento bramantesco, ma propone la struttura a croce. Sembra negare le ricerche fatte

sull’antico. La storia e gli avvenimenti hanno influenzato queste scelte. Il papa Leone X probabilmente chiese

queste strutture paleo-cristiane, perché nel 1517 c’era stato l’intervento di Lutero che minava l’autorità della

chiesa. Forse fu pensata questa struttura per ritornare alle origini della chiesa.

Disegno dell’interno del pantheon fatto da Raffaello, definito anche “la rotonda”. Il pantheon era oggetto di

interesse per gli studiosi dell’antico. Fu trasformata in chiesa, in santa Maria del martire. Il disegno permette di

comprendere l’interesse di Raffaello per questi materiali e le strutture architetture.

Lettera a Leone X: non è una lettera indirizzata al papa, il quale ha succeduto Giulio II della Rovere, era figlio di

Lorenzo il Magnifico, e il fratello è stato il committente di Villa Madama, anche lui diventerà papa (Clemente VII).

Leone fu un papa umanista, veniva dalla cultura fiorentina del Magnifico. Nelle stanze vaticane, gli affreschi

riguardarono le vicende dei vari papi chiamati Leone (incendio di Borgo, musulmani scacciati dal porto di Roma,

incoronazione di Carlo Magno, ecc.) fino alla sala di Costantino, dove si vede il cristianesimo che diventa una

religione non perseguitata, si vede la donazione di Costantino dei territori alla chiesa. L’artista mette del suo

nell’ideare la composizione, ma il programma iconografico è utile al papato. Raffaello sostituì Bramante nel 1514

per la direzione della fabbrica di San Pietro, e lo fece per 6 anni, periodo in cui ideò progettazioni. Si deve

abbattere la basilica paleo-cristiana dedicata a San Pietro che si vede sullo sfondo dell’incendio di Borgo.

Alla base del percorso di Raffaello c’è lo studio, presente anche nella direzione della fabbrica di san Pietro. Dopo

che il papa gli concedette questo privilegio, emanò un breve in cui dice che Raffaello può andare alla ricerca di

reperti antichi per ricostruire San Pietro, come marmi lisci, ecc. Dice che dove ci sono iscrizioni, il marmo non sarà

distrutto. Attraverso questa ricerca, Raffaello riuscì a conoscere le condizioni di Roma antica, e di quanti materiali

fossero andati distrutti. Comprese la necessità di conservare ciò che era rimasto.

Nella lettera a Leone X, il nome del papa non è citato, ma è indirizzata a sua santità, ed è datata attorno al 1519.

Fu copiata 3 volte, quella originale si crede essere quella nell’archivio di Mantova. Questa lettera è collegata a

Baldassarre Castiglione, artista, poeta che scrisse “il Cortegiano”, testo in cui si pone il problema di indicare quale

fosse il perfetto uomo di corte. Il comportamento viene descritto attraverso una serie di dialoghi nel palazzo

ducale di Urbino. Egli avrà anche compiti diplomatici a cui attendere, andò anche in Inghilterra quando il re diede

a Guidobaldo da Montefeltro (per la parentela col papa principalmente) l’ordine della Giarrettiera, che venne dato

anche al padre di Guidobaldo. Nell’appartamento di Elisabetta, Baldassarre simila come i nobili parlano delle

caratteristiche del perfetto cortigiano. Raffaello fece il ritratto di Baldassarre, ora conservato al Louvre. La lettera

fu resa nota nel 1799 e viene attribuita a Baldassarre, poiché si trovava nella sua raccolta di famiglia. Nel 1799 fu

avanzata l’ipotesi che Raffaello dettò la lettera.

Nella lettera ci si rivolge al papa con “deve, deve fare”, “io, io ho studiato, ho visto”. Dice che essendo lui stato

studioso di antichità e avendo posto cura nel cercarle e misurarle, pensa di aver reperito qualche notizia

dell’architettura antica che gli prova piacere, ma anche dolore nel vedere il cadavere di quella nobile patria. Dato

che lui è a Roma, anche nella contemporaneità sono tate rovinate molte cose belle. Ha fatto ciò che gli era

possibile per far sì che il papa rimanga soddisfatto. Si capisce che il papa gli aveva commissionato di mettere in

disegno la Roma antica. Parla di vandalismo e di goti, che non considera in maniera completamente negativa,

perché la distruzione è avvenuta a causa dei papi e di chi governava. La lettera non fu consegnata per la morte di

Raffaello. Nel breve fu fatto capire che il papa diede a Raffaello di sovraintendere alle antichità e gli diede la

possibilità di acquistare tutto ciò che era necessario per lavorare alla fabbrica in suo nome. Ordina che i marmorari

non possono distruggere nessuna pietra iscritta senza l’ordine di Raffaello. Inoltre egli doveva essere avvertito

quando questi materiali venivano ritrovati, e poteva usarli per san Pietro.

La lettera denuncia la distruzione dei materiali e invita il papa a mantenere i materiali.

Il prospettivo milanese- testo anonimo dedicato a Leonardo, dove viene invitato a visitare Roma. Protiro di una

casa e dall’altro lato un edificio tipo Colosseo per indicare l’antico.

1797- trattato di Tolentino, Napoleone si ritira dai territori, il papa concede di ritirare materiali artistici. Tutto fu

messo al Louvre (all’epoca Musée Napoléon), dove Napoleone voleva metterci le opere prelevate in tutti ii paesi

per ricostruire un riassunto della storia dell’arte.

Breve del 1802, riprende la lettera a Leone X. La legislazione è forte nello stato della Chiesa, dove i reperti più

importanti sono trovati. I materiali non possono essere spostati o venduti. Si riprende la lettera di Raffaello,

perché il materiale distrutto impoverisce tutti.

Moro e Marchesi insistono affinché l’articolo 9 dove si parla di tutela del paesaggio venga inserito nella

costituzione. Il paesaggio è l’ambiente, i luoghi abitati, i patrimoni storici e artistici.

RAFFAELLO E PERUGINO:

Il duca Federico aveva commissionato talmente tante opere che Michelangelo lo definiva un mezzo pittore. A

Urbino si potevano osservare le opere di vari artisti, marmi classici, magie prospettiche di Piero della Francesca.

Per Raffaello, entrare nel palazzo ducale col padre significava esplorare un mondo di meraviglie artistiche senza

pari: tarsie, caminetti, ritratti, miniature, insomma, una sintesi della cultura artistica quattrocentesca. Il padre gli

faceva da guida. Egli era dotato di curiosità intellettuale che lo portò a viaggiare e ad aggiornarsi continuamente.

Era molto apprezzato dal duca Federico e dalla marchesa di Mantova Isabella d’Este. Il santi apprezzava non

soltanto la pittura, ma anche la scrittura, tant’è che compose la Cronaca Rimata, dove parla della vita e le gesta del

duca Federico. Il passaggio più noto è la Disputa de la pictura, dove rivela una conoscenza dei principali centri

d’arte quattrocentesca.

Prima del 1500 le notizie su Raffaello sono scarsissime. Nel 1491 morì la madre e nel 1494 il padre. Eredi universali

di Giovanni vengono nominati il figlio e il fratello Bartolomeo di Sante. Assieme ad Evangelista da Pian di Meleto,

Raffaello lavorò alla sua prima opera: l’Incoronazione di san Nicola da Tolentino per Città di Castello. Prima della

firma del contratto non ci sono altri documenti che certificano il percorso di Raffaello. Vasari menzionò nel 1550

un possibile alunnato presso il Perugino di cui non si ha nessun documento. Vasari lo ipotizzò forse per

comprendere i tratti perugineschi di alcuni dipinti giovanili dell’urbinate, come la Pala Oddi dei Musei Vaticani per

la chiesa di san Francesco a Perugia. Per questo dipinto infatti, Vasari ammette di far fatica a distinguere le mani

dei due pittori e di essersi orientato su Raffaello per l’evidenza della firma Raphael Urbinas ai piedi della croce.

Secondo Vasari, Giovanni Santi non sarebbe riuscito a garantire la giusta educazione al figlio, e avrebbe così deciso

di portarlo dal Perugino. Qualunque sia la verità, nelle prime opere di Raffaello c’è l’influenza innegabile del

Perugino, come si nota nella rotazione del busto, nell’inclinazione della testa e in altri elementi della pala di Città

di Castello. Secondo Sebastiano del Piombo e papa Leone X, quando Raffaello lasciò il Perugino si avvicinò a

Michelangelo.

Raffaello seguì i modelli del Perugino anche nella fase preparatoria del disegna: ritrae persone vere per

comprendere la postura, i dettagli. Nell’epoca poi dei lavori in Umbria, egli avrebbe potuto frequentare la bottega

peruginesca.

Nel 1502, l’artista entrò in contatto col Pinturicchio. Secondo le fonti Raffaello collaborò col maestro umbro nella

progettazione grafica degli affreschi raffiguranti una serie di episodi della vita del Piccolomini per l’omonima

Libreria del duomo di Siena. Realizzò anche una predella per una pala d’altare perduta dedicata alla Natività della

Vergine, e fornì disegni per l’Incoronazione della Vergine del 1502 e terminata dal Pinturicchio l’anno seguente.

L’influsso dell’umbro si vede anche nel decorativismo del San Sebastiano dell’Accademia Carrara, e della

Resurrezione di Cristo che si trova al museo di san Paolo in Brasile, in cui fu riconosciuta a fatica la mano urbinate

per le decorazioni (sarcofago marmoreo intarsiato, armature, abiti). La presenza di tre disegni preparatori

chiarisce l’attribuzione, lasciando l’opzione dell’intervento di un collaboratore per i passaggi meno maturi.

Nel 1503, Raffaello è documentato a Perugia, la data 1503 appare incisa sull’altare della chiesa di San Domenico a

Città di Castello, dov’era presente la Crocifissione Mond commissionata da Gavari.

La data 1504 è invece visibile nello Sposalizio della Vergine a Brera. In queste opere giunge il culmine del

confronto col Perugino. Il culmine e la conclusione di questo confronto si avranno con lo Sposalizio della Vergine

del 1504, che Raffaello firmò in modo evidente.

Nel Libretto veneziani, o Libretto di Raffaello si può leggere il confronto di Raffaello con le diverse esperienze

dell’Italia centrale. Questo libretto è ritenuto essere un’opera di un disegnatore vicino a Raffaello, e che nel

Cinquecento ha riordinato una porzione del fondo grafico della bottega urbinate.

RAFFAELLO IN RUSSIA:

L’Ermitage di San Pietroburgo contiene archeologia greco-romana, mediorientale, asiatica, opere impressioniste,

ritratti, armi, mobili, oreficerie, arredi, Tiziano, Raffaello, Rubens, Rembrandt, … Mostra la voracità degli zar per la

cultura occidentale. Qui è presente una delle più grandi opere di devozione a Raffaello: la replica delle Logge

vaticane volute dalla zarina Caterina. Lei non era mai stata a Roma, e quello che sapeva sulle Logge era per merito

delle stampe incise da Giovanni Volpato. Nel 1778 scrisse al suo segretario, il barone von Grim

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
61 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gretapaolini_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Cleri Bonita.