Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Si trova nella Stanza della Segnatura, una delle Stanze Vaticane. Raffaello rappresenta una
delle due vie attraverso le quali si può arrivare a Dio: la filosofia, caratteristica di un percorso
intellettuale umano. In un grandioso edificio classico sono riuniti i più importanti filosofi
dell’Antichità. La porzione visibile dell’edificio si configura come composta da due bracci
coperti da volte a botte con lacunari che affiancano uno spazio cupolato. L’edificio è preceduto
da una scalinata. Su di essa l’artista dispone i vari personaggi secondo un andamento
semicircolare attorno alle figure centrali di Platone e Aristotele. Platone indica il cielo, secondo
le proprie concezioni il mondo non è che una brutta copia di una realtà ideale e superiore.
Aristotele con un braccio teso davanti sé vuole significare che l’unica realtà possibile è quella
concreta in cui viviamo, quella sensibile, cioè percepibile dai nostri sensi. Fra loro è posto il
punto di fuga della prospettiva, la cui rigorosa costruzione determina un senso di equilibrio, di
classicità e di compostezza. Ad acluni filosofi Raffaello ha dato le fattezze di artisti suoi
contemporanei (c’è anche lui, con un berretto scuro in basso a destra che guarda fuori dalla
composizione) a simboleggiare il filo ideale che lega gli uomini colti del suo tempo con quelli
del passato. Michelangelo è raffigurato in Eraclito mentre è appoggiato a un blocco di marmo.
Eraclito non era previsto nel progetto originario, ma la sua inclusione è un omaggio a
Michelangelo. La vista delle figure michelangiolesche modifica le concezioni artistcihe di
Raffaello, che ancora segue quelle di Leonardo (movimento, gestualità, contrapposto).
Da slide: un’aperta critica dello stato d’animo malinconico, omaggio amaro al pittore della
Sistina: Eraclito-Michelangelo fu inserito in un secondo tempo nell’affresco e assume una
funzione di controfigura di Platone, nello stesso modo di Diogene con Aristotele. Per Raffaello,
tale figura denota l’isolamento, il rischio di sterilità artistica al quale porta l’eccesso di
malinconia.
Tomba di Giuliano di Nemours (Michelangelo, marmo, 1526-1531)
Committente: La commissione per la realizzazione di una cappella funebre nella chiesa di San
Lorenzo a Firenze fu fatta da Papa Leone X. Il pontefice infatti nel 1520 con il cugino Giuliano
de’ Medici chiese a Michelangelo di progettare un monumento funebre all’interno di uno spazio
simmetrico rispetto alla Sagrestia Vecchia. Per questo venne chiamata Sagrestia Nuova.
La statua è posta all’interno di una nicchia. Sotto di essa vi è un sarcofago di tipo classico. Sul
coperchio vi sono le statue della Notte a sinistra e del Giorno a destra. La Notte è
rappresentata come una giovane donna addormentata. Sul capo porta un diadema sul quale
compaiono una stella e una falce di luna. Il Giorno invece è impersonato da un corpo maschile
molto robusto. Il marmo della Notte è più chiaro mentre quello del Giorno è leggermente color
ambra. Questa scelta fu determinata probabilmente dall’intenzione di sottolineare i colori dei
due momenti. Anche le superfici presentano un trattamento diverso. Quella della Notte risulta
molto liscia, levigata al punto da essere molto riflettente. Il Giorno invece oltre ad essere meno
lucido presenta della parti in non finito. Questa tecnica fu utilizzata da Michelangelo negli ultimi
anni della sua vita per rendere le sculture più poetiche. Il modellato dei corpi è poderoso come
in altre sculture del maestro. La volontà di realismo anatomico spinse Michelangelo a riprodurre
attentamente le pieghe del ventre e le tensioni muscolari dei personaggi. Lo spazio intorno alla
Notte si contrae chiuso nella sua posizione rannicchiata. Nel Giorno invece si espande grazie al
volto della scultura che si rivolge in avanti. La statua del duca di Nemours si espone con una
posizione in torsione e lo sguardo rivolto a destra verso la Madonna Medici. La struttura del
monumento è fortemente simmetrica. La scultura del duca è in alto e centrale. Sotto di essa,
poi si trova il sarcofago. Infine le statue della Notte e del Giorno poste specularmente e in
posture quasi simili.
Tomba di Lorenzo de Medici duca di Urbino (Michelangelo, marmo, 1524-1534)
Committente: incaricato da Leone X, zio del duca, di progettare un ambiente destinato a
celebrare la potente famiglia fiorentina.
Il progetto originale di Michelangelo prevedeva per la Sagrestia Nuova quattro grandi tombe a
parete. L’ambiente doveva contenere le tombe dei Medici e affermare simbolicamente la
vittoria sulla morte. Dei quattro progetti funerari furono poi realizzate due tombe. Si possono
così ammirare la tomba di Giuliano duca di Nemours e quella Lorenzo duca di Urbino. Le due
statue si dispongono specularmente e possiedono la stessa struttura compositiva. Nella nicchia
al centro del secondo registro si trova la statua di Lorenzo de’ Medici duca di Urbino. Il duca è
seduto in atteggiamento pensoso ed è rivolto a sinistra verso la statua della Madonna Medici.
La fisionomia non è quella del duca. Si tratta infatti di una idealizzazione classica ed eroica di
Lorenzo. Il duca di Urbino indossa infatti una divisa militare romana. Ai lati, in basso, sono
presenti la statua del Crepuscolo e dell’Aurora. Le
due personificazioni rappresentano il trascorrere
del tempo e del destino dell’uomo. Sempre
secondo interpretazioni storiche il Crepuscolo e
l’Aurora sono momenti dedicati alla meditazione
quindi collegate alla posa del duca. La statua di
Lorenzo duca di Urbino è abbigliata come un
generale romano di epoca imperiale. La lorica
aderisce al corpo e ne segna la muscolatura. I
calzari sono rappresentati sullo stinco ma i piedi
sono nudi. La figura leonina presente sull’elmo
deriva dall’arte etrusca ed evoca forza fisica.
Visitazione di Carmignano (Pontormo, olio su
tavola, 1528-1530)
L'opera viene di solito attribuita agli anni
immediatamente successivi alla Cappella Capponi,
per la stessa componente innovativa. L'opera,
nata per l'altare della famiglia Pinadori, è rimasta praticamente sempre nella chiesa per cui era
destinata. In una scura via cittadina è ambientata la Visitazione di Maria a sant'Elisabetta, con
le due donne che si scambiano un abbraccio e un intensissimo sguardo alla presenza di due
spettatrici dietro di esse. Di queste, una è anziana e guarda diretta negli occhi dello spettatore,
come fa anche la seconda, più giovane e a sinistra, ma con un sguardo più vacuo. Le donne
formano quindi i quattro pilastri di una sorta di parallelepipedo, illuminate con forza (a
differenza dello sfondo) e con vesti dai colori estremamente intensi e corposi: verdi petrolio,
rosa e arancio. Originalissimo è l'intreccio di membra e di stoffe, lungo linee arcuate di grande
eleganza, e amplificate nei volumi. Curati sono gli effetti di contrapposto delle coppie di donne
in profondità (giovane-giovane e vecchia-vecchia, quasi uno sdoppiamento). Al movimento
delle donne in primo piano fa da contrasto l'immobilità e la rigida frontalità di quelle in secondo
piano, prive di una qualsiasi partecipazione emotiva all'evento, ma capaci di rendere
l'atmosfera sospesa e malinconica, altamente
spirituale.
Evangelisti (Pontormo, olio su tavola, 1525-1526)
Committente: Nel 1525 Ludovico Capponi affidò a
Pontormo la decorazione della cappella appena
acquistata in Santa Felicita, situata in Oltrarno a
poca distanza dal suo palazzo e destinata ad
essere convertita in cappella funebre per sé e la
sua famiglia.
Gli Evangelisti della cappella Capponi sono
quattro tondi a olio su tavola di Pontormo e
Bronzino, conservati nei pennacchi della
cupoletta della Cappella Capponi nella chiesa di
Santa Felicita a Firenze. I quattro tondi con gli
Evangelisti mostrano le figure a mezzo busto, in
pose insolite e ricercate, spesso sporgenti in
avanti, trasfigurati però in qualcosa di più insolito
e ricercato, mai visto prima a Firenze. Lo sfondo scuro fa risaltare le possenti torsioni dei corpi e
gli ampi panneggi colorati che, gonfiandosi in maniera irreale, li avvolgono. Ciascuno di loro è
riconoscibile per attributi iconografici molto sintetici ed è girato verso un elemento topico della
cappella. L'attribuzione a Pontormo o Bronzino di ciascun tondo è una questione molto
controversa. Vasari ricordò come il maestro più anziano, Pontormo, fece fare all'allievo un solo
tondo, contraddicendosi poi più avanti, dove riferisce di due. Sicuro appare solo che il San
Giovanni sia di Pontormo, per la materia pittorica più eterea, mentre San Matteo è quasi
certamente del Bronzino. Sugli altri due si sono registrati più tentennamenti nella critica: gli
studi novecenteschi attribuiscono San Luca a Bronzino e San Matteo a Pontormo, ma in
occasione della mostra del 2010 a Palazzo Strozzi si è sostenuta la paternità di Bronzino per
entrambi. Nonostante le lievi differenze stilistiche, è chiaro come essi facciano parte di un
programma unitario, come testimonia l'incrociarsi dei loro sguardi verso elementi fondamentali
della decorazione della cappella.
San Giovanni, Pontormo: San Giovanni, il più anziano, si riconosce dalla lunga barba bianca, dal
cranio pelato e il volto pelato, sebbene il corpo seminudo, avvolto solo da un vaporoso velo
giallo e violaceo, è giovane e muscoloso. Reggendo in mano la penna per la scrittura si piega in
avanti sugli avambracci, poggiando su un libro aperto (probabilmente l'Apocalisse) e ruota il
capo verso destra, come a guardare la Vergine nell'Annunciazione. Il tenue violetto del drappo
svolazzante nell'aria, che gli sfiora le spalle, appare come una nota tipicamente pontormesca,
compatibile appieno con i drappi della Deposizione. La forza espressiva e la plasticità
emergente pure rimandano alle opere del maestro più anziano, così come la pennellata fluida e
febbrile, che smorza la luce.
San Matteo, Bronzino: San Matteo si riconosce per la presenza dell'angelo, un cherubino che
sporge con una sola ala dal bordo inferiore, guardando verso l'evangelista e restando
semicoperto dal suo gomito. Matteo ha infatti il braccio poggiato sul bordo e piegato per
reggere il libro del suo Vangelo, mentre il busto snello è proiettato in avanti, con tanto di
scorcio. La testa è alzata e guarda direttamente lo spettatore che si affaccia nella cappella. Tra
le quattro figure sicuramente è quella dal taglio più statuario, con una ricerca di bellezza
formale più classica nel volto, che a un primo sguardo potrebbe anche apparire femmineo. Si
tratta di caratteristiche che ne fanno quasi sicurament