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I GRANDI ATTORI DELL'ARTE DELLA CONTRORIFORMA
Per riflettere sull'uso e funzione delle immagini è utile capire chi sono i committenti e protagonisti della seconda metà del '500. In questo periodo nascono nuovi ordini religiosi, in un momento di nuova riflessione e rivoluzione della dottrina cattolica.
Una parte dell'attività di queste congregazioni consisteva nell'educazione dei fedeli e conversione degli infedeli, nella predicazione come mezzo di diffusione (es: gesuiti, ordine militante). L'edificio ecclesiale fu adeguato a nuove norme e al ripensamento del culto.
Intorno alla metà del Cinquecento, si assiste alla nascita e allo sviluppo di importanti nuovi ordini o congregazioni religiosi come i cappuccini, i gesuiti e gli oratoriani, di cui una parte considerevole dell'attività consisteva nell'educazione dei fedeli, nella conversione degli infedeli e nella diffusione del cattolicesimo con la predicazione.
Gesuiti soprattutto, ordine militante fondato nel 1534 da Ignazio di Loyola riconosciuto nel 1540 da Paolo III Farnese, furono importanti protagonisti durante il Concilio di Trento.
La Compagnia del GesùImportante contributo dei Gesuiti sta nell’aver ripensato le forme della chiesa, dell’edificio ecclesiale, per adeguarlo alle nuove norme.
Nel 1568 iniziò la costruzione della chiesa-madre della Compagnia di Gesù con un progetto di Vignola, finanziato da Alessandro Farnese, il gran Cardinale protettore dell’ordine.
La chiesa del Gesù fu in effetti elaborata con delle precise esigenze da parte della Compagnia, in sintonia con le discussioni conciliari:
- un'unica ampia navata per maggiore visibilità (pianta)
- maggior sobrietà ornamentale (sia all’interno sia all’esterno)
- doppio frontone in facciata innovativo a sottolineare l’ingresso.
Nel 1568, 5 anni dopo la chiusura del Concilio, Vignola progetta la chiesa dei gesuiti.
sottocommissione del cardinale Alessandro Farnese, loro protettore. La chiesa di Gesù di Vignola vede delle nuove forme architettoniche che andavano in sintonia con le riforme del Concilio. Vignola, dopo Michelangelo, diventa l'architetto di maggior spicco. Recupera una serie di progetti e l'ubicazione. Al momento dell'inaugurazione nel 1584, la chiesa del Gesù di Vignola era la più vasta e l'unica costruita ex novo dopo il sacco di Roma, un segno concreto di ripresa. L'attuale aspetto della decorazione interna è poco leggibile perché risente di interventi di metà Settecento. Doveva essere un ambiente sobrio, funzionale e adeguato all'attività pastorale. La pianta si ispira a Sant'Andrea a Mantova di Alberti, un impianto centralizzato, pianta basilicale, aggiungendo un organismo centrato intorno a un transetto molto corto. La navata è larga per creare una visibilità maggiore all'interno (richiesta deigesuiti) e vennerealizzata una volta per migliorare l’acustica. Desideravano cappelle laterali comunicanti.
La navata centrale con più visibilità era un modo per i gesuiti di integrare i laici nella liturgia, ifedeli spesso non vedevano nulla durante la messa, bisognava rendere visibile questo momento.
La facciata fu un punto problematico, Vignola non soddisfò i committenti.
La soluzione proposta da Vignola nota tramite incisioni non fu accolta quindi il progetto venneaffidato a Giacomo della Porta, architetto e scultore che costruì anche la cupola di San Pietrotramite i disegni di Michelangelo.
La sua versione aveva meno sculture, nicchie, ornamento, c’era meno rilievo. L’asse verticale èesaltato ma vediamo comunque una divisione in due piani. Vediamo una soluzione a doppiofrontone che richiama all’accoglienza dei fedeli, sottolinea l’entrata dell’edificio.
Carlo Borromeo nelle sue istrutiones dà delle direttive
sugli elementi architettonici che Giacomo della Porta riprende, mentre Vignola dà una soluzione con troppe statue. C'è una divisione in due ordini ma non vediamo delle colonne ma delle paraste che danno meno rilievo, c'è poca zona d'ombra e quindi poco chiaro scuro. Vignola fu importante per la teoria architettonica insieme ai Virtuosi (dell'Accademia) per il compendio degli studi del testo di Vitruvio, scrisse la Regola dei cinque ordini d'architettura dove descrive le precise forme e proporzioni degli ordini già descritti da Vitruvio. Fu tradotta in tutte le lingue, le tavole si diffusero in tutta Europa. Stupisce il rifiuto dei gesuiti, che forse volevano qualcosa di più semplice e distante dal pagano (Vitruvio lo era). Vignola ebbe un ruolo importante anche nella teoria architettonica. Molto impegnato con un gruppo di eruditi, l'Accademia dei Virtuosi, nello studio del trattato di architettura di Vitruvio, fu lui a fornire.un compendio efficace di questi studi con la pubblicazione della Regola delli cinque ordini d'architettura, Roma 1562. Federico Barocci rappresenta un altro capitolo della committenza post tridentina, quella dell'Oratorio, congregazione fondata da Filippo Neri negli anni '50. La sede di incontro degli oratoriani era Santa Maria della Vallicella, detta anche Chiesa Nuova, ristrutturata in quel periodo. Tra gli artisti preferiti ci sono Cesare Nebbia (uno Frontespizio di una delle prime dei braghettoni dellaristampe del trattato di Iacopo Cappella Sistina), Barozzi detto il Vignola, Regola Girolamo Uziano ed elli cinque ordini d'architettura, l'urbinate Federico Barocci Roma, 1562 che per la Chiesa Nuova dipinse due pale d'altare tra cui "la Visitazione". L'episodio è tratto dal Vangelo di Luca e narra dell'arrivo di Maria a casa di Elisabetta. Sembra essere il primo momento in cui Giovanni Battista sussulta nel grembo di Elisabetta perl'arrivo di Cristo. L'episodio presenta due donne che si abbracciano, spesso accompagnate da due ancelle (es: Pontormo). Barocci qui aggiunge i consorti: Zaccaria sulla soglia della porta aspetta l'arrivo e Giuseppe in piano sistema i bagagli, si riprende anche il tema del viaggio con la presenza dell'asino a sinistra anche qui la composizione si crea su una diagonale, escludendo Zaccaria la composizione è Maria in Vallicella piramidale, c'è equilibrio. Un altro particolare capitolo della committenza artistica romana postridentina è quello dell'Oratorio, congregazione fondata da Filippo Neri, non da subito riconosciuta dal pontefice a causa delle pratiche meno conformiste della comunità. La loro sede d'incontro e di culto si trovava allora in Santa Maria in Vallicella o anche detta Chiesa Nuova (perché ristrutturata in quel periodo).periodo). Sappiamo che il padre dell'ordine, Filippo Neri, passava ore davanti all'opera in contemplazione, gli piacque così tanto che commissionò l'artista a un'altra pala, quella de "l'Annunciazione" per la cappella Cesi nel transetto di sinistra della stessa chiesa. Neri apprezzava la tonalità e i colori di Barocci, era una tonalità quotidiana (es: l'ancella porta delle galline) e apprezzava i volti, più vicini al quotidiano dei fedeli e meno idealizzati. I personaggi avevano comportamenti edificanti, sono tutti ritratti in atteggiamenti familiari, la cosiddetta "letizia cristiana", un atteggiamento espansivo e spensierato che doveva toccare i fedeli e istruirli.
11/04/2023 Federico Barocci è il più grande interprete delle idee di Filippo Neri, il fondatore degli oratoriani, proprio perché nelle sue pale d'altare si traduce questa letizia cristiana di Neri. Rispecchiava
anche itre precetti aurei a cui teneva anche Gabriele Paleotti, che cercano di ridefinire lo scopo dell'arte: - insegnare; - dilettare; - commuovere il fedele per esaltare la sua devozione. "La Visitazione" non è la sua prima opera, è la sua opera romana, conservata appunto a Roma, ed è la sua opera più rilevante, richiesta e adorata da Filippo Neri. Corrisponde al momento culmine della fama di Federico, al riconoscimento sul grande palcoscenico artistico romano. Lavorava ad Urbino, è rimasto pochissimo a Roma per una serie di motivi come la debolezza fisica. È così che tutta l'attività di Barocci si svolse quasi interamente nella città di Urbino. Era da considerare come un isolamento ma non Federico Fiori, detto Federico mancarono sicuramente incarichi notevoli, e partecipò a cicli decorativi immensi.
beneficiare della protezione dei duchi Guidobaldo della Rovere e Francesco Maria II della Rovere, i quali lo hanno sempre difeso tanto da riuscire a stabilire un'importante committenza (quindi anche gestendo le commissioni a distanza). In quel momento egli era il più grande pittore nella città di Urbino.
I suoi problemi fisici però determinavano una certa lentezza d'esecuzione dei lavori artistici e aveva adottato un procedimento lunghissimo di preparazione e elaborazione delle opere, lui, infatti, prima studiava e si documentava prima di produrre (studio quasi maniacale della composizione).
I committenti si lamentavano di questa lentezza, e ciò lo testimonia la lettera di Francesco Maria II della Rovere. Sappiamo di questa lentezza e di questi problemi fisici grazie ai Carteggi.
La lettera particolare che abbiamo già letto è quella di Bartolomeo Ammannati che è stata pubblicata e poi un secondo.
esempio è la lettera di Pietro Aretino a Michelangelo, anch'essapubblicata.
Questa lettera di Francesco Maria II della Rovere è invece una lettera rimasta in archivio, maipubblicata, ed è una lettera che il protettore di Federico Barocci (Francesco Maria II) manda aBernardo Maschi, ambasciatore del duca di Pesaro e Urbino, a Madrid. Inizialmente BernardoMaschi chiedeva di inviare un dipinto al segretario di Stato spagnolo.
Il committente comincia a lamentarsi perché non riesce ad ottenerla e a quel punto Francesco MariaII della Rovere risponde così:
Francesco Maria II Della Rovere, Lettera a Bernardo Maschi, 1590.
«Ci pare che vogliate quasi la burla con noi per conto dell'haver a proveder il Conte di Cincione dipitture di mano del Baroccio, poiché più di una volta havete già inteso, che non si tratta solamente dicosa difficile a cavar opere dalle mani di quest'uomo ma impossibile ancora. V&rsq;