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RIVESTIMENTI PARIETALI
A seconda della tipologia di pittura abbiamo maestranze e livelli socio-economici diversi. Della pittura greca abbiamo pochissime testimonianze. Abbiamo fonti antiche che ci dicono che era importante quanto architettura e scultura, che poteva essere realizzata su parete, su tavola. Abbiamo anche qualche nome di pittore e qualche descrizione di opera.
Vitruvio nel libro VII parla della pittura parietale: "Quando si sarà proceduto all'applicazione di non meno di tre strati di malta di sabbia, oltre all'intonaco, bisogna a questo punto stendere strati di polvere di marmo di grana grossa, con la malta mescolata fino a che, quando viene spalmata, non si attacca alla cazzuola, ma l'attrezzo di ferro viene estratto pulito dal mortaio. Steso questo strato di grana grossa e mentre diventa secco, se ne applichi un secondo di medio spessore, e quando questo sarà stato pressato e ben strofinato se ne stenda un più sottile. In questo modo,"
rinforzate con tre strati di malta di sabbia, e altrettanti di polvere di marmo, le pareti non potranno ricoprirsi di crepe o di qualche altra imperfezione. Levigata con il marmo lucente e duraturo, la parete irradierà la più smagliante lucentezza dopo che, assieme alla rifinitura finale, visiano stati spalmati i colori. Quanto ai colori, quando si è avuta l'accortezza di spalmarli sul rivestimento ancora umido, non si staccano ma restano fissati per sempre.
Elementi tecnici che vanno considerati:
- Approccio tecnico -> Stesura del composto preparatorio, stendimento delle malte (tectorum)
- Approccio storico artistico -> Come veniva fatta la decorazione pittorica, disegni preparatori, colori, iconografia.
Composizione dello stato preparatorio (tectorum):
- Arriccio: strato grossolano, fatto di calce e sabbia, non sottile che poteva avere pietruzze, legno cocci. Il nome è rinascimentale.
- Intonaco: stato intermedio più fine, fatto dagli
stessi componendi, sabbia e calce, ma più sottili. Anche in questo caso non sappiamo il nome antico.
3) Intonachino: livello molto molto sottile, formato soprattutto da calce, a cui poteva essere mescolata un po' di polvere. Questa era la superficie su cui veniva steso il colore. Possiamo trovare più strati se la pittura veniva coperta.
Sistemi di aggancio dello stato preparatorio:
- Incannucciata: serviva soprattutto per fissare l'intonaco alle volte ai soffitti (anche piani). Sistendevano una serie di canne legate con corde e su queste veniva stesa la calce. In scavo si vede l'impronta delle canne.
- Telaio di assicelle: si faceva un telaio di legno e poi si stendevano assicelle sottili. È molto meno diffuso e viene descritto solo da Palladio (V sec d.C.)
- Incisioni: per garantire l'adesione si potevano realizzare incisioni sull'intonaco fresco, a mano, con la cazzuola, stampi o altro.
- Frammenti di ceramica: per fissare meglio
minerale
Artificiali: estrazioni di metalli dai minerali o mischiando più elementi. Oggi sono identificabilitramite analisi archeometriche. (es. il giallo e bruno si ottengono dalle ocre naturali o bruciate; ilnero dalle ossa animali calcinate oppure dal carbone o dalla vinaccia bruciata nel forno e poi legatacon farina; il porpora deriva dal murice; il bianco è costituito di calce o gesso polverizzato: il blu =fritta egizia composto di sabbia, limatura di rame e sottocarbonato di sodio tritati e cotti al forno, olapislazzuli pestati; il cinabro era molto costoso e ricercato: era importato per lo più dalle minierepresso Efeso in Asia Minore.)
Lezione 4.2+4.3
Carbonatazione:l’idrossido di calcio e l’acqua che sono contenuti nell’ultimo livello dell’intonaco (intonachino), nelmomento in cui l’acqua sta evaporando, l’idrossido di calcio migra verso la superficie e reagisce conl’anidride carbonica dell’aria, producendo
il carbonato di calcio, CaCO3. Questo ingloba i pigmenti e l fissa. Per questo l'affresco si realizza quando l'ultimo strato è fresco. L'organizzazione del lavoro: si doveva quindi lavorare in tempi rapidi e su superfici limitate. Si lavorava a pontate, cioè si procedeva in corrispondenza dei livelli dei ponteggi. Dal rinascimento in poi è più tipico il lavoro a giornata (segue di più il disegno preparatorio), che esisteva anche in antico, ma era molto raro. A Pompei si è visto che si iniziava dall'alto, per passare alla cornice e infine arrivare ai pannelli e lo zoccolo. Talvolta si realizzavano dei quadretti chiamati pinakes, che venivano eseguiti nelle botteghe su un altro supporto, anche intonaco, e poi applicati sulla parete (un po' come gli emblema). Questo voleva dire che esistevano varie botteghe con specializzazioni diverse, di cui abbiamo conservato i nomi:- Tector, tectores -> operai che preparavano le
pareti;
- Dealbator, dealbatores -> stendevano i colori di fondo della parete;
- Parietarius -> segnava i pannelli i motivi e le partizioni architettoniche;
- Imaginarius -> faceva il disegno, era il pittore più bravo.
Stele di Sens, II sec. d.C. Ritrovata in Francia. Si vedono questi operai all'opera.
Stili pompeiani:
Codificati nel 1873 dall'archeologo August Mau.
Questa suddivisione è stata poi estesa a tutta la pittura romana anteriore al 79 d.C. Questi stili vanno visti come tendenze, non vanno applicati come tendenza rigida al di fuori di Pompei.
Già Vitruvio aveva teorizzato la pittura Romana fino al suo tempo, i tre passi successivi sono ripresi dal libro VII.1.
Stile ad incrostazione o stile strutturale o a muratura: prendiamo come esempio una pittura della casa Sannitica di Ercolano. La pittura imita un rivestimento marmoreo. È uno schema semplice, si gioca con colori diversi. C'era già in età greca e si diffonde a
Roma tra la metà del II a.C. (150) eperdura fino all’80 circa.“ *…+ l’immagine pittorica rappresenta ciò che esiste o che può esistere: persone, edifici, navi e altrisoggetti della cui precisa e definita identità corporea riproduciamo delle copie. Ecco perché gli antichiche dettero inizio alla decorazione parietale imitarono dapprima la varietà e la disposizione dei”rivestimenti marmorei *…+.2. Stile architettonico: “Più tardi cominciarono anche a riprodurre in prospettiva edifici con colonne efrontoni”. La tendenza era la riproduzione di ambienti, in un gioco prospettico. Poteva ancherappresentare scene di ispirazione tragica, satirica o comica paesaggi ispirati a caratteristiche deiluoghi. Infine potevano esserci affreschi che rappresentavano storie (Poemi, racconti). A questo stileappartiene anche la pittura da giardino. E’ una specie di dilatazione dello spazio. Dall’80 a.C.
A fine primo sec a.C., inizio età Augustea. La pittura di giardino nasce in età Augustea. "Più tardi cominciarono anche a riprodurre in prospettiva edifici con colonne e frontoni; nei luoghi aperti, come le esedre, raffigurarono, grazie all'ampiezza delle pareti, scene di ispirazione tragica o satirica o comica; nelle passeggiate coperte invece, visto che lo spazio si estendeva nel senso della lunghezza, dipinsero una serie di paesaggi ispirati alle varie caratteristiche dei luoghi: porti, promontori, litorali, fiumi, fonti, canali, boschi sacri, monti, greggi, pastori, e altre scene analoghe presenti in natura. Vi sono poi alcune pareti in cui al posto delle statue troviamo grandi affreschi con immagini divine, o sequenze di scene mitologiche o della guerra di Troia e delle peregrinazioni di "Ulisse.
3. Stile ornamentale: non c'è più nessun riferimento all'architettura e al vero. Ha un gusto coloristico un po' esasperato. Ad
esempio alla Villa della Farnesina troviamo sfingi che sorreggono quadrettimonocromi. Le colonne perdono la loro funzione e diventano quasi cornici, non hanno più a che fare con l'architettura. Dall'ultimo ventennio del I sec a.C. fino all'età Claudia (50 d.C.)
"Ma questi spunti presi dalla realtà, attualmente per il cattivo gusto imperante sono tenuti in scarsa considerazione e disprezzati. Anziché rifarsi a immagini tratte dalla realtà naturale si preferisce dipingere l'intonaco ricorrendo a soggetti fuori dall'ordinario. Al posto di colonne troviamo infatti raffigurati calami striati e fregi a foglie crespe, e viticci al posto dei frontoni e inoltre i candelabri configurati di tempietti sui cui frontoni spuntano come dalle radici, tra le volute, dei teneri fiori che senza alcuna giustificazione portano su di sé delle statuine sedute e ancora steli con mezze statuine, alcune antropomorfe altre teriomorfe. Ora tutto"
questo non è mai esistito né mai esisterà [...] Non sono degni"di apprezzamento quei dipinti che non rispecchiano la realtà [...].
4. Stile fantastico: non c'è nessuna definizione antica, Vitruvio non ne parla, perché è più tardo. È citato in un passo di Plinio, quando ci parla del pittore Fabulo, il pittore della domus Aurea. Riprende il terzo stile, ma si allontana ancora di più dalla realtà. Di questo stile sono tipici gli elementi irreali che verranno poi chiamati in età rinascimentale "grottesche". La domus aurea viene riscoperta alla fine del '400. Benvenuto Cellini nella sua opera dice essere entrato in questa domus e di aver visto personaggi irreali, esseri mostruosi che si fondono a particolari architettonici e chiama queste figure grottesche, perché le aveva viste all'interno di quella che gli sembra una grotta. Questo nome diventa poi emblematico. Non
è la presenza di colonne e archi. Questi elementi sono tipici dell'architettura classica e possono essere trovati in molti edifici antichi. Le colonne sono strutture verticali che sostengono il peso dell'edificio e sono spesso decorate con capitelli elaborati. Gli archi, invece, sono elementi curvi che vengono utilizzati per creare aperture e sostegno strutturale. Questi elementi sono spesso presenti nelle facciate degli edifici e possono essere visti anche all'interno, ad esempio in portici e atrii.