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Gothe e Winckelmann stanno alla base di quei legami profondi che da secoli stringono, nel ben e nel male, il Nord e il
Sud dell'Europa. È stato detto che in Gothe e Winckelmann si possono vedere i primi che gettano l'idea di un'unità
europea fra il Nord e il Sud.
Il 1700 è un secolo fondamentale, poi dovremo tenere presente l'importanza di Pompei e di Ercolano sulla cultura
europea, ma ne parleremo più avanti. 31.10.2019
Ercolano e Pompei
Il 700 è periodo di apertura nel confronti del passato, dominato dalla figura di Winckelmann, il cui pensiero ha
influenzato e offuscato quello di altri studiosi, che si occupano di archeologia con una visione diversa dalla sua.
Parleremo di 3 di questi personaggi per capire che semi hanno gettato nella cultura archeologica, che troveranno negli
scavi di Ercolano e Pompei terreno fertile.
Una visione alternativa alla posizione Winckelmaniana
Fra la fine del 600 e l'inizio del 700 ci sono approcci metodologici differenti nei confronti dell'antichità. In genere si
tratta di studiosi della Francia e del Nord Europa che maturano un'interesse nei confronti delle antichità un po' diverso
dal Winckelmann. Fra questi c'è Jacques Spon che scrisse, nel 1685, “ Miscellanea eruditae antiquitatis”.
Da questo volume traiamo questa frase :”…Senza imitare l’atteggiamento appassionato di coloro che disprezzano ogni
altra scienza che non sia quella dei lori libri, accontentiamoci di avere mostrato quanto ci compete e come si possano
imparare cose interessanti tanto dalle iscrizioni che dai libri…E’ mia opinione che gli oggetti antichi non siano altro
che libri, le cui pagine di pietra e di marmo sono state scritte con il ferro e lo scalpello…”.
Spon ci dice che tutto quello che il passato ci ha tramandato, ciò che rimane con la documentazione scritta, ma anche
con gli oggetti ritrovati, tutto questo ha un valore storico enorme che ci permette di ottenere informazioni riguardo il
mondo antico.
Sempre nel 1700 cominciano a circolare in Europa del Nord e in particolare in Francia, delle raccolte di immagini di
opere d'arte antica. Uno dei personaggi chiave in questo contesto è Bernard de Montfaucon che pubblica “ L'antiquitè
expliquèe en figures” (1710) → è una presentazione del mondo antico attraverso rilievi, bassorilievi e sculture, che
aiutano a comprendere l'antichità. Egli anticipa come metodo il Winckelmann e supera le posizioni dei secoli precedenti
in cui la produzione del mondo antico era vista come un blocco unitario.
Quest'opera, uscita in 10 volumi, mostra l'interesse dell'autore verso le antichità greche e romane. L'opera di
Montfaucon presenta una serie di monumenti antichi, non tanto per spiegare l'evoluzione dell'arte antica come
Winckelmann, ma per parlare di aspetti religiosi, sociali e culturali del mondo antico.
Perciò egli struttura i volumi per punti principali: il primo libro è dedicato alle divinità greche e romane, poi ci sono i
miti, le feste dei greci e dei romani, i sacerdozi, le istituzioni e le strutture private, le usanze militari, usi sepolcrali.
Il Montfaucon non disdegna un'apertura nei confronti delle antichità orientali e in particolare della Gallia, quindi guarda
ai materiali che rinvengono dagli scavi in territorio francese e delle Germania.
Monumenti e reperti che cominciano a venire alla luce soprattutto attraverso gli scavi ad Arles e Auxt (vicino a
Basilea), che in epoca romana erano centri provinciali, con una cultura artistica e una produzione di beni di consumo
diversa da Roma, tipica delle città provinciali, dove non c'era il centro del potere.
Egli è anche attento a antichità diverse rispetto a quelle greche e romane, egli si interessa ai reperti pre e protostorici:
egli illustra un'immagine di una veduta di una sepoltura rivenuta a Nord della Francia (1685) che aveva succitato
attenzione e stupore nei confronti degli eruditi.
Si trattava di due pietre nella collina, che facevano presumere un luogo di sepoltura → ci si interessa allo scavo per
recupero di informazioni e materiali, non solo per ottenere oggetti da collezione; gli operai vi trovarono un sepolcro con
crani, e al di sotto di ciascuno di essi una pietra. Allargando la fossa gli operai trovarono 16 o 18 corpi distesi su
un'unica linea. Le loro teste erano rivolte a mezzogiorno e le loro braccia stese lungo il corpo.
Si rinvennero 3 ossi appuntiti fissati un tempo a lunghi bastoni per farne una lancia o una picca. Si trovarono anche
punte di avorio e pietra che erano servite come punte di freccia. Sembra che quei barbari non conoscessero l'uso del
ferro e del rame.
Accanto a quei corpi si vedevano anche delle ossa semibruciate, sovrastate da uno strato di ceneri.
È la prima occasione in cui reperti che non appartengono all'età greca o romana vengono portati alla luce e
documentati, e vengono realizzati dei disegni dei reperti rinvenuti nella tomba (non si trattava di oggetti preziosi, ma di
oggetti di uso quotidiano, che però cominciano ad avere una dignità perchè sono una forma di informazione
importante). Perciò l'archeologia si muove su binari diversi a seconda dei personaggi che se ne occupano.
Accanto alla figura di Montfaucoun, un altro personaggio di spicco è Anne Claude Philippe Conte di Caylus, un
esponente dell'illuminismo del 700. Egli aveva visitato Costantinopoli e le coste dell'Asia minore, acquistando oggetti
antichi o comunque commissionandone gli acquisti, per portarli poi in Francia.
Egli scrisse “Raccolta delle antichità egiziane, etrusche, greche e romane” raccolte in 7 volumi. Egli ha una visione
molto diversa dal Winckelmann: egli critica l'approccio che si aveva nei confronti dei reperti archeologici, perchè
diceva che gli studiosi disputavano fra loro per mostrare la propria erudizione. Questa non è il modo per raggiungere la
verità sul mondo antico, anzi bisogna utilizzare lo strumento del confronto, ovvero bisogna osservare e disporre di tanti
oggetti di diversi ambiti territoriali che devono essere confrontati e messi in rapporto gli uni con gli altri , un po' come fa
il fisico che sperimenta e prova. Per l'archeologo è più difficile procedere con il metodo del confronto rispetto ad un
fisico, perchè deve disporre di oggetti che provengono da lontano e perciò deve avere una certa rete per procurarseli.
L'interesse di questo personaggio non è tanto rivolto al valore artistico degli oggetti di arte antica quanto piuttosto alla
tecnica utilizzata: gli interessa capire come li hanno fabbricati, riconoscendo le tecniche, il modo di lavorare dell'artista,
per arrivare poi a comprendere lo stile di questi artisti e cosa li diversificava nel tempo.
È in questa visione che lui si occupa di strumenti semplici come utensili e cocci di ceramica, che gli permettono di
comprendere il modo di lavorare nel passato.
Questo personaggio riconosce nell'archeologia uno strumento autonomo di analisi, strumenti nuovi da legare ad una
nuova disciplina, quella dell'osservazione e dei metodi che hanno portato alla realizzazione di questi oggetti.
Egli supera la visione del pregio artistico e venale, ma vede l'importanza dal punto di vista storico.
Il valore artistico è il sub strato, sta in superficie, poi c'è la materia.
Il 700, la grande stagione dell'archeologia italiana
Gli scavi vesuviano iniziarono nel 1738 e ebbero un'importanza enorme perchè restituirono gli oggetti della vita
quotidiana aprendo un mondo fino ad allora sconosciuto. Molti nuovi oggetti cominciarono a circolare nella cultura
europea e andarono a ribaltare l'idea che ci si era fatti nei confronti dell'antichità. Emerse tutto un modo allora poco
conosciuto o comunque non compreso nella sua interezza. Queste scoperte aiutano anche per questo nuovo interesse per
l'archeologia, parallelo all'impronta Winckelmaniana.
Il 700 è definibile come la grande stagione dell'archeologia italiana. Vedremo come le scoperte di Ercolano e di Pompei
avvengano in un periodo storico favorevole e gestite dai Borbone (sovrani del regno di Napoli) in maniera poco aperta,
come esibizione del proprio prestigio nei confronti degli altri re e sovrani europei.
Nel dipinto vediamo al reggia dei Borbone a Portici (Napoli), e proprio durante la sua realizzazione vengono avviati
gli scavi. Ercolano viene scoperta prima di Pompei, perchè i Borbone e altri personaggi avevano stabilito lì le loro
dimore di campagna e perciò questo aveva aperto le indagini nel sottosuolo.
Questa riscoperta dell'antico segnerà anche a tappe tutta la cultura e la storia europea, saldandosi di volta in volta a
circostanze di tipo politico, culturale e sociale in un rapporto di reciproca indipendenza: l'archeologia spesso diventa
uno strumento delle classi che detengono il potere o per ottenere fama presso le corti europee, o per ottenere un
prestigio attraverso il collegamento con il passato (sarà così anche nel fascismo). Perciò gli scavi spesso sono stati
condotti con finalità propagandistiche e ideologiche e non scientifiche.
Si rimpiegano in contesti nuovi le opere d'arte antica oppure si ripropongono nell'arte moderna stili e linguaggi desunti
dall'antichità.
A seguito di questi scavi, emergono oggetti fra loro sconosciuti che influenzeranno poi la produzione artigianale → i
Borbone apriranno delle scuole di restauro di artigiani e artisti che producevano imitando l'antico.
Già delle prime avvisaglie i erano avute intorno al 1700, quando il principe di Lorena (duca Emanuele Maurizio
d'Elboeuf) fa realizzare in una sua proprietà a Resina (Portici), un pozzo a cui attingere l'acqua e in questo modo
rinvenne alcune sculture del teatro di Ercolano. In particolar modo vennero rinvenute delle sculture femminili,
etichettate come vestali, che vennero poi acquista da Augusto re di Polonia (uno dei sostenitori della carriera del
Winckelmann), tanto che Winckelmann potè vedere questi materiali arrivati dall'Italia a seguito di questa scoperta.
Già i giornali dell'epoca ricordano l'importanza di questa scoperta → “Nel casale di Resina, con l'occasione di
racconciare una cisterna (fare un pozzo), si incontrarono alcuni marmi; il che diede impulso al Sig Principe di Elboeuf
di farvi cavare a sue spese; e si crede esservi stato un Tempio dell'antica città detta Herculaneum”
In questo momento queste città mitiche cominciano a venire alla luce: le iscrizioni permettono di collocare sotto alla
reggia di Portici la città di Ercolano, perciò le si comincia a collocare in modo più preciso sulla cartina.
Le sculture ritrovate → Si tratta della piccola e grande ercolanense, che arriveranno anche in molti paesi d'Europa.
Carlo