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ARCHITETTURA PALEOCRISTIANA
Gli edifici paleocristiani sono caratterizzati da due tipi di piante, entrambe derivate dall'architettura classica: quella rettangolare per le nuove chiese, le basiliche, quella centrale, con rotonda o poligono quasi sempre sormontato da cupola, per mausolei e battisteri, ma anche per talune chiese destinate a sepolcro d'un martire o a cappella palatina. Questi due tipi sono diffusi in tutto il mondo cristiano, ma con caratteristiche varie. In origine ben distinti, essi fondono poi taluni loro elementi, dando luogo ad altri edifici; in particolare, alla chiesa cruciforme, ed alla basilica rettangolare sormontata da una cupola.
I nuovi templi cristiani, le Basiliche, destinate non a sola dimora del dio, ma ad accogliere le masse dei fedeli, adottano la pianta di quegli edifici dimostratisi i più adatti ad accogliere le folle, cioè le basiliche giudiziarie rettangolari, e precisamente quelle di tipo greco, con ingresso in un lato breve. Dopo il
313 Costantino elevò a Roma, Gerusalemme e Costantinopoli grandi basiliche che si affermarono come forme e strutture già così ben definite, da avere un aspetto miracoloso. La basilica è orientata da ovest (ingresso) a est (altare), e inizia con un atrio quadrangolare, con una fontana delle abluzioni al centro, e un portico tutto attorno; il portico innestato alla facciata della chiesa è il nartece, destinato ai penitenti ed ai catecumeni, cioè ai non ancora battezzati. Da qui si penetra all'interno attraverso un vestibolo. La chiesa è un'aula rettangolare, a una, tre o cinque navate, di cui la centrale più alta, divise da colonnati con architravi rettilinei o arcate, e terminante con un arco trionfale e un'abside. La copertura delle navi è a capriata, con travi a vista o con soffitto a cassettoni. Verso l'estremità della nave centrale un recinto sopraelevato, con cancelli, delimita la "schola cantorum", fra i
Due pulpiti o amboni, per la lettura dell'Epistola e del Vangelo (Basiliche del V - VI sec.).
Dietro è l'altare, sotto un ciborio sostenuto da quattro colonne: lungo l'abside sono disposti i sedili per il clero e la cattedra vescovile.
Un architrave di legno o di marmo, sostenuto da colonne, la pergula, separa la "schola cantorum" dal presbiterio cioè dal luogo destinato ai sacedoti.
Dalla pergula in marmo si sviluppa l'iconostasi in legno delle chiese greco-bizantine, tutta decorata di immagini sante.
La navata destra era riservata agli uomini, la sinistra alle donne, ma spesso per le donne e i personaggi illustri vi erano pure i matronei, cioè loggiati interni sopra le navate laterali.
Talora l'estremità del rettangolo verso l'altare è incrociata da una nave laterale, il transetto: nelle prime basiliche italiane in genere esso è contenuto nei limiti del rettangolo; se sporge la pianta rettangolare.
Si trasforma in pianta a T, oppure a croce latina. Assai probabilmente la pianta a T aveva un valore simbolico, come "signum domini". Talvolta le estremità del transetto terminano con due piccole absidi; talaltra invece il piano rettangolare si fonde con quello trilobato delle celle tricore, così come le tre navate longitudinali terminano ciascuna con un abside. In queste absidi laterali, o in due piccoli ambienti inquadranti l'abside maggiore, si dicevano la "protesis" e la "apodosis", cioè l'inizio e la fine della messa. Naturalmente questa pianta presenta delle varianti: assai di frequente l'atrio è omesso, riducendosi al solo nartece. In Oriente, dove si costruisce sempre in pietra, le zone costiere sono fedeli alla basilica ellenistico - romana con copertura lignea a capriata; ma nelle zone interne si introducono varianti locali: navate coperte a volta, basilica rettangolare con cupola rotonda o
conica,nartece tra due torri, abside fra due stanze rettangolari, archi a ferro dicavallo, tetti di pietra, e perciò colonne più robuste, integrate osostituite da pilastri. A Ravenna le absidi sono poligonali, in Orientepiù spesso semicircolari o quadrate. In Siria le pareti delle absidihanno delle specie di contrafforti a costolature, e talora, all’esterno oall’interno, il motivo barocco, noto anche in Egitto, delle colonnine susemplice o doppia fila, che sostengono il tetto. I medesimi sostegnicaratterizzano le costruzioni ravennati e il Rivoira vi ha scorto ilprecedente orientale delle strutture romaniche. In Asia e in Egitto sitrovano pure capitelli a foglie d’acanto dentate, e pulvini fra colonne ecapitello elementi tipici dei capitelli “teodosiani” e dei capitellilavorati nel Proconneso, sviluppate dai Bizantini.In Africa spessissimo una seconda abside a ovest fronteggia l’absideprincipale, e i colonnati sostengono sempre archeggiature,
maiarchitravi continui. La giustapposizione del rettangolo e della cellatricora dà luogo a una pianta rettangolare trilobata, diffusa soprattutto in Egitto. In Asia Minore, specie nella Cappadocia, si affermarono dal secolo V le chiese a croce libera con o senza camere angolari sormontate da una cupola impostata su torre quadrata od ottagonale, con raccordi a cuffia d'angolo, poi a pennacchio. Poiché la cupola anticamente era caratteristica dei mausolei, si è supposto che il suo comparire sull'edificio di culto fosse legato alla presenza, nel cuore della chiesa, d'un luogo santo o del sepolcro d'un martire. Essa appare legata alla simbologia mistica della volta, come rappresentazione dell'infinito celeste. Dalle chiese cruciformi e dalle basiliche con cupola si giunge alla pianta a croce greca con cupola, tipica dell'architettura bizantina. Queste varianti della basilica hanno contaminazioni con gli edifici a pianta centrale. La pianta
centrale, rotonda od ottagonale, ad interno in diviso di monumentale unità ed armonia, sormontata in genere da una cupola, era tipica delle tombe o delle sale termali romane, dove il gioco sapiente delle absidi e delle esedre tende già a raggiungere quell’ampiezza e sonorità di spazi, che sarà caratteristica dell’architettura bizantina. Nella cristianità essa è usata dapprima per mausolei e battisteri. Ma, accanto ad essa, si sviluppa assai, specie in oriente una pianta centrale a cupola con l’interno diviso in varie navate: il primo esempio si trova nel mausoleo di Santa Costanza a Roma. Oltre che a mausolei e battisteri, la troviamo applicata anche a chiese per le quali si è recentemente supposto un uso speciale, cioè chiese palatine annesse ai palazzi imperiali. Questa pianta ha interno diviso si considera una creazione del nuovo spirito cristiano, teso ad un ideale anticlassico, che all’ordinata armonia e al senso
Il plastico delle strutture sostituisce un'irrealtà pittoresca e misteriosa. Essa fiorisce in Palestina, Siria, Mesopotamia, e soprattutto in Asia Minore, talora con copertura a cupola, talora con tetto a capriata; ma definisce anche in Occidente taluni edifici capitali come San Vitale di Ravenna, San Lorenzo di Milano, Santa Sofia di Benevento, San Donato di Zara e, ormai in epoca carolingia, la Cappella Palatina di Aquisgrana. In essi, gradatamente, dal frazionamento interno dello spazio, si torna a valori spaziali assoluti, di sapore bizantino, ottenuti allargando al massimo il vano centrale e accostando i colonnati e gli ambulacri alla parete perimetrale.
BASILICHE IN OCCIDENTE E A RAVENNA
Delle basiliche romane, distrutte le strutture costantiniane di San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Sant'Agnese, ricostruite in varie epoche, la più antica basilica conservatasi è S. Pudenziana della fine del IV inizio V sec., a tre navate, con archeggiature.
A tutto sesto poggianti su capitelli acampana ornati di foglie lanceolate, simili ai capitelli tardo-romanid'Africa. Seguono Santa Maria Maggiore, elevata da Sisto III nel secolo V, con nave centrale assai ampia, e architrave continuo su colonne ioniche; Santa Sabina, fondata da Papa Celestino e compiuta essa pure da Sisto III, dove tornano gli archi a tutto sesto su colonne corinzie; San Pietro in Vincoli, le cui parti risalenti al secolo V hanno arcate su colonne doriche e infine San Pancrazio. Nel secolo V l'influenza orientale, già affermatasi a Ravenna domina a Roma e a Napoli. Nel San Lorenzo fuori le Mura di Roma, costruito da Papa Pelagio, ora presbiterio dell'attuale basilica, la navata ha un matroneo con arcate e pulvini di sapore orientale, mentre la trabeazione e i capitelli corinzi sono tolti da edifici classici. Nelle basiliche campane permane un gusto scenografico pittorico di reminescenza pompeiana, mente si affermano gli elementi orientali. Fra
Le più antiche e il SanSalvatore di Spoleto, con decorazione della facciata simile a edifici diocleziani come il Palazzo di Spalato, e volta del presbiterio impostata su mensole angolari, come quelle di Qoga Qa’lesi in Asia Minore. Tanto il San Salvatore che il tempietto del Clitunno, forse edificio pagano adattato al culto cristiano, con colonne decorate all’orientale da spirali e losanghe, sono stati attribuiti dal Deichmann all’epoca longobarda come opere di architetti orientali. Il gusto scenografico campano si afferma in due delle quattro chiese di Cimitile esplorate da Gino Chierici: nella basilica nuova di San Paolino, tre sonore arcate mettono in comunicazione la facciata con la parete nord dl San Felice, permettendo di vedere dall’interno il sacello del Santo. Lo stesso tipo di arcate, con vista sulle catacombe di San Gennaro, torna nell’abside del San Gennaro extra Moenia di Napoli in origine a una sola navata rifatto a tre navate nei secoli IX e XV.
Nel San Giorgio Maggiore sul fondo dell'abside corre un colonnato ad archi con piccolo deambulatorio, e sotto ai capitelli compaiono i pulvini orientali. Nel San Giovanni Maggiore torna l'abside traforata ed elementi orientali contaminano i capitelli e i pilastri classici. Delle basiliche dell'Italia settentrionale rimangono solo tracce: a Milano nel IV sec. San Simpliciano, con pianta a T; nel V sec. Santa Tecla; ad Aquileia le due basiliche, pre-teodoriana e teodoriana del IV sec. la Basilica Nord, posteriore all'invasione di Attila e la Basilica del Fondo Tullio del VI sec. con abside e transetto di età posteriore. Le coste venete e dalmate sono legate all'arte ravennate, come testimoniala la bella Basilica Eufrasiana di Parenzo, ricostruita dal vescovo Eufrasio sui resti di una basilica costantiniana nel 543-554, a tre navate con triplice abside, atrio, battistero ed episcopio. I capitelli con p