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Arts and Crafts e i Preraffaelliti

Seguace di Pugin fu John Ruskin, il quale afferma che il nuovo stile deve nascere sulle orme del lavoro medievale, caratterizzato dalla semplicità del lavoro dell'uomo e pertanto concettualmente in contrapposizione alla freddezza dell'industria. Fu proprio Ruskin a influenzare William Morris con questa idea, mentre quest'ultimo segue le lezioni di Ruskin ad Oxford nel 1851. Qui entrerà in contatto con Dante Gabriel Rossetti, esponente dei Preraffaelliti. La Confraternita dei Preraffaelliti è stata un'associazione artistica nata nel settembre del 1848, sviluppatasi ed esauritasi in Gran Bretagna. Ascrivibile alla corrente del SIMBOLISMO può essere definita - insieme al raffinato simbolismo di Klimt e alle forme del liberty - la trasposizione pittorica del decadentismo. I Preraffaelliti sentivano la necessità di una riforma sociale. Erano orientati verso il socialismo utopistico inglese e i temi sociali.

dell'emigrazione e dellavoro tuttavia trova il favore di un'élite borghese estetizzante.
John Ruskin (1819-1900) è stato uno scrittore, pittore, poeta e critico d'arte britannico.
La sua interpretazione dell'arte e dell'architettura influenzarono fortemente l'estetica vittoriana.
È del 1840 il suo primo viaggio in Italia, che lungo le classiche tappe del Grand Tour lo conduce con i genitori attraverso la Francia e l'Italia fino a Paestum, ed è fra l'altro l'occasione della scoperta di Venezia.
Sono di questo periodo la scoperta della Toscana, delle arti figurative, del gotico e del romanico italiani.
Già nel grande 22Le pietre di Venezia, "Sulla natura del Gotico", capitolo centrale del suo libro aveva accusato la disumanizzazione del lavoro industriale, nella quale l'operaio è ridotto a un mero attrezzo animato ("this degradation of the operative into a machine"), contrapponendoad essa il carattere corale della produzione artistica ed architettonica gotica, nella quale l'operaio ha un ampio margine di creatività, consentito dall'irregolarità dell'opera complessiva. In queste pagine Ruskin si avvicinava alle posizioni di critica della disumanizzazione del lavoro. La sua teoria generale, per la quale l'uomo e la sua arte devono essere profondamente radicati nella natura e nell'etica, fa di lui uno dei fondatori dell'Arts and Crafts Movement, sul quale Ruskin, attraverso William Morris, ebbe una grande influenza. Lungo questa linea fu anche uno dei precursori dell'Art Nouveau. John Ruskin è noto per la sua posizione molto particolare nei confronti del restauro architettonico. La sua concezione di restauro, definito "restauro romantico", ritiene immorale l'intervento di restauro, comunemente praticato nella sua epoca, inteso come sostituzione della copia all'originale. Egli sostiene dunque la innanzitutto di conservare l'esistente, ammettendo quegli interventi di comune manutenzione (sostituzione di un coppo ammalorato; sostituzione di una singola pietra), ma anche di puntellazione, utili a prolungare il più possibile la vita dell'architettura antica, alla quale va riconosciuto anche il diritto, quando sarà giunto il momento, di morire. Il restauro stilistico in Francia, necessario a molti edifici medioevali abbandonati e indegrado, trova nell'architetto francese Eugène Viollet-Le-Duc un prestigioso teorico e operatore. "Restaurare un edificio non significa mantenerlo, rifarlo o ripararlo; significa ripristinarlo in uno stato completo che può non essere mai esistito in nessuna epoca: la cosa migliore è mettersi al posto dell'architetto primitivo o di supporre ciò che questo farebbe, se ritornando al mondo, dovesse affrontare il compito posto di fronte a noi".Il Castello di Carcassonne, in Francia, è un esempio di un concetto radicale di ripristino cui si può accostare la ricostruzione a Venezia del Fondaco dei Turchi (Federico Berchet, 1857). Eugene Emmanuel Viollet Le Duc (1814-1879) è stato un architetto francese, conosciuto soprattutto per i suoi restauri degli edifici medioevali, in particolare quello della cattedrale di Notre-Dame, di Parigi. Fu una figura centrale tanto nell'architettura neogotica in Francia, quanto nel pubblico dibattito sull'"autenticità" in architettura, che infine trascese tutti i revival, permeando lo spirito emergente del Modernismo. Uno dei maggiori animatori del cosiddetto "restauro stilistico", in opposizione all'intransigente fazione purista sostenuta dall'inglese John Ruskin. Per Viollet-le-Duc, una conoscenza esperta delle tecniche artistiche e dello stile dell'opera da restaurare garantivano di per sé la perfetta ricostruzione di.

Quanto era stato perduto. In questo modo, si invitava il restauratore a penetrare nella mentalità del costruttore originario, arrivando a riportare il monumento al suo stato ideale di completezza; ciò poteva essere fatto con la realizzazione di progetti integrativi che forse l'artista medievale non aveva neanche ideato, e che magari non erano neanche storicamente esistiti, ma che contribuivano a rendere più completo l'organismo architettonico.

DAL REVIVAL ALL'ECLETTISMO: PARIGI

Jakob Ignaz Hittorff, è sostenitore della teoria secondo la quale l'architettura greca dovesse essere molto ricca di colore. Vince l'incarico di completare la chiesa di Saint-Vincent-de-Paul a Parigi che era stata progettata nel 1824 da suo suocero J.P. Lepère. All'interno le colonne sono di color albicocca, la fascia superiore è decorata da 23 affreschi di allievi di Ingres e le capriate sono rosse e blu, in gran parte dorate ad imitazione del

Duomo di Monreale, che Hittorff considerava come un'espressione moderna della policromia nell'architettura dell'antica Grecia. Per l'esterno l'architetto propone una soluzione altrettanto vivace: nel 1846 comincia a rivestire la parete del portico con grandi pannelli smaltati dipinti da Jules Jollivet. Le storie bibliche avrebbero dovuto estendersi in tutta la parete, ma i pannelli vengono rimossi per l'opposizione del clero scandalizzato dalla nudità di Adamo ed Eva e del pubblico scandalizzato dalla vivacità dei colori. La Gare du Nord, la maggiore opera di Hittorff., progettata nel 1859 e iniziata 2 anni dopo è il coronamento della sua carriera e riflette i contrasti insiti nella sua opera architettonica. La costruzione delle tettoie è semplice, economica e ardita: sono impiegate le nuove capriate di Polonceau, costruite a Glasgow. La facciata è un miscuglio di motivi classici, in scala sproporzionata.

ALL'ECLETTISMO: LONDRA

William Butterfield (1814-1900) è stato il più influente architetto degli edifici ecclesiastici della metà dell'Ottocento per il revival gotico inglese. La Ecclesiological Society a Londra è realizzata in uno stile eclettico che attinge alle forme massicce del XIII secolo alle quali unisce effetti policromi dell'architettura italiana e spagnola.

ITALIA, LA QUESTIONE DELLO STILE NAZIONALE

Di un Nel 1871 viene pubblicato un volumetto di Pietro Selvatico dal titolo significativo migliore avviamento necessario agli insegnamenti pubblici dell'architettura in Italia. In cui l'autore afferma: "Se manca in una nazione una buona architettura, può affermarsi che vi manca uno dei più forti elementi di civiltà". La questione della riforma dell'istruzione professionale non riguarda solo gli architetti ma anche gli ingegneri che, dall'inizio del secolo si erano affiancati e talora

Opposti ai primi ricoprendo incarichi nelle amministrazioni pubbliche. La rottura definitiva tra i due ruoli verrà sancita dal Congresso di Venezia del 1887 con la separazione delle rispettive lauree, ma solo dopo il 1920 lo Stato istituirà la prima Facoltà di architettura. In Italia, come in tutta Europa il dibattito verte da un lato sul rapporto tra architettura e nuove tecniche costruttive, dall'altro sul rapporto tra i singoli edifici e il contesto urbano. Il rapporto tra arte e tecnica trova una soluzione originale quanto isolata in Alessandro Antonelli (1798-1888): San Gaudenzio di Novara e la Mole (il tempio israelitico di Torino, in seguito Museo del Risorgimento italiano, oggi Museo del Cinema). La modernità di Antonelli consiste nel progettare con rigore lo spazio in base alle necessità funzionali, secondo criteri razionali che si traducono in scelte tecniche e strutturali. Fin dal 1866 Camillo Boito si era scagliato contro l'imperante eclettismo.

Bisognava creare uno stile nazionale rifacentesi ad un unico stile italiano del passato. Boito patrocina un restauro che permetta di individuare gli interventi moderni nel rispetto dello stato originario del manufatto antico; una posizione teorica molto avanzata rispetto alla concezione romantica del restauro stilistico alla Viollet-Le-Duc. Roma, Torino, Milano, Firenze subiscono forti trasformazioni e sventramenti dei centri storici, privilegiando per questi ultimi la teatralità di ampie piazze. I piani favoriscono l'abbattimento di antiche mura e bastioni, nuovi tracciati ferroviari, creazione di assi vari di collegamento, favorendo la speculazione edilizia. Il centro delle città si configurano come luoghi deputati a rappresentare l'interesse della borghesia.

CAMILLO BOITO: IL "RESTAURO ALL'ITALIANA"

Tra Ruskin l'estremista della conservazione e dall'altra, in Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, il fautore della ricostruzione ex novo

del restauro "all'italiana", come la più equilibrata ed efficace a dare soluzione ai problemi del restauro. Punti centrali della sua teoria, definita come «restauro filologico», sono sinteticamente: - Il rifiuto del restauro stilistico - nella versione proposta da Viollet-Le-Duc - considerato una falsificazione del monumento, rendendo impossibile distinguere le parti originarie dalle successive modifiche. - La necessità di rispettare e tutelare i valori artistici e storici del monumento. Boito asserisce inoltre l'importanza della conservazione dei segni lasciati dal trascorrere del tempo sulle superfici architettoniche, ovvero della patina, definita «splendido sudiciume del tempo». - I monumenti: "devono venire piuttosto consolidati che riparati, piuttosto riparati che restaurati". - Le aggiunte non possono essere confuse con le parti originarie. Fu promotore,

durante il IV Congresso degli ingegneri e architetti tenuto a Roma nel gennaio 1883, della Prima Ca

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A.A. 2019-2020
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SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara_Piacentini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Iacobone Damiano.