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TRIUMVIRATO:
Pompeo stava tornando dall’Oriente e molti temevano che Pompeo come Silla si sarebbe servito del
suo esercito per prendere il potere. Le cose non andarono così perché Pompeo era certo di essere
ormai dominatore di Roma a causa della sua popolarità e quindi Pompeo sbarca in Italia nel 62
congedò il suo esercito a Brindisi e arriva a Roma da privato cittadino nel 61. Ma contro le sue
aspettative il ceto senatorio gli fu ostile, pur attribuendoli il trionfo non approvarono
l’organizzazione delle province. Ma non approvarono neppure la proposta di Pompeo di assegnare
le terre ai suoi veterani che aveva anche l’appoggio di Cicerone.
Pompeo non è l’unico a essere deluso perché anche Crasso aveva incontrato l’opposizione del ceto
senatorio, in quanto alcuni pubblicani amici di Crasso avevano vinto una gara di appalto per la
riscossione dei tributi nella provincia dell’Asia ma poi si erano accorti che avevano offerto a Roma
una cifra troppo elevata da far arrivare a Roma, chiedono una revisione del contratto che viene
appoggiata da Crasso e anche da Cicerone. Cicerone appoggia la proposta perché era sempre stato
un fautore della concordia ordinum, cioè concordia degli ordini senatorio ed equestre. Ma
nonostante il loro appoggio ebbe la meglio Catone e riuscì a impedire che la richiesta dei pubblicani
fosse accolta.
Del loro scontento ne approfitta Cesare che riuscì a spingere Crasso a riavvicinarsi a Pompeo. I due
non erano mai andati d’accordo, ma Cesare ne approfitto per fargli riavvicinare perché entrambi
scontenti del Senato e stringe con loro il patto segreto del Primo Triumvirato. Era il patto con cui
Cesare, Crasso e Pompeo si accordavano per le scelte politiche future. Con questo patto vengono
messe vicine l’intelligenza di Cesare, la ricchezza di Crasso e la popolarità di Pompeo. Per
rafforzare questo accordo politico Cesare diede in moglie sua figlia Giulia a Pompeo. Tra l’altro
rompendo il fidanzamento della figlia con un altro uomo ricco che successivamente sposo la figlia
di Pompeo. Cesare all’indomani del patto sposo Calpurnia, figlia di Lucio Pisone che sarà console
nel 58 grazie ai Triumviri.
Cesare ottiene il primo consolato nel 59. Non appena entrato in carica Cesare restituisce il favore ai
suoi alleati: ratifica le province asiatiche secondo il volere di Pompeo, ottiene la revisione del
contratto per gli amici pubblicani di Crasso e fa approvare due leggi agrarie. Leggi agrarie per
l’assegnazione ai veterani di Pompeo e più in generale l’assegnazione di terra al popolo. A lui
interessava ricostruire la piccola e media proprietà terriera. Prevedeva l’inalienabilità delle terre
assegnate e che dovessero essere privilegiati i padri che avessero tre figli. L’approvazione delle
leggi ruppe i rapporti con il suo collega Bibulo (altro console del 59) il quale voleva impedire
l’approvazione della prima legge agraria ma quando si recò davanti al popolo per parlare della
legge, Cesare lo fece cacciare dal foro. Il giorno dopo si lamentò di essere stato cacciato ma
nessuno ebbe il coraggio di schierarsi a favore di Bibulo contro la potenza del triumvirato. Bibulo
da questo momento fu scoraggiato tanto che non si fece più vedere limitandosi a indicare la sua
posizione da casa sua.
Appena assunta la carica consolare Cesare fece approvare gli atti dei suoi amici che per ripagarlo gli
fecero ottenere il governo della Gallia Cisalpina e l’Illirico e della Gallia Narbonense. Era un potere
eccezionale sia per l’estensione delle province sia per la durata ben 5 anni.
Il triumvirato fece cadere in disgrazia Cicerone che era molto amico di Pompeo, ma nonostante la
sua amicizia non volle farsi coinvolgere in questa politica dei triumviri. Questo perché era ovvio
che loro volevano sconvolgere l’ordine repubblicano a lui caro. In occasione di un processo nel
quale Cicerone difendeva Antonio Hybrida, Cicerone esternò in pubblico il suo disappunto per la
situazione politica di riferimento per lo strapotere dei tre personaggi. Difatti lo stesso pomeriggio in
cui Cicerone aveva manifestato il disappunto per la situazione Cesare fece la sua mossa che avrebbe
dato i suoi frutti, consentì a Publio Claudio Pulcro, nobilissimo romano, di passare dall’ordine
patrizio all’ordine plebeo spianandoli la strada per il tribunato plebeo. Questo centra con Cicerone
perché costui aveva rancore contro Cicerone e Cesare sapeva che avrebbe sfruttato i suoi poteri da
tribuno della plebe per vendicarsi contro Cicerone.
Publio Claudio Pulcro odiava Cicerone perché nel 61 Cicerone aveva testimoniato in un processo
contro di lui e aveva deposto contro di lui mettendone a rischio l’assoluzione.
Chi era Publio Claudio Pulcro?
Era un giovane che faceva parte di un’antica famiglia patrizia. La sua inimicizia con Cicerone
risaliva a due anni prima, quando nel 61 Cicerone aveva testimoniato in un processo contro di lui.
Cosa era successo? Alla fine del 62 Publio Claudio Pulcro si era ritrovato in uno scandalo politico.
Alla fine di dicembre di ogni anno si festeggiava la Bona Dea ed erano rituali riservati alle sole
donne che si svolgevano nella casa del pontefice massimo, casa da cui venivano banditi tutti gli
uomini compresi gli animali. Questo rituale quell’anno si tenne a casa di Cesare in quanto era
pontefice massimo. Publio Claudio Pulcro aveva una relazione con la prima moglie di Cesare,
Pompea, e quindi si travesti da donna per incontrare l’amante ma venne scoperto e allontanato. Il
primo gennaio del 61, nella prima riunione di Senato, un amico di Cesare tale Quinto Cornificio
presentò l’accusa e il Senato attribuì la questione ai due collegi sacerdotali: Ortificale e . I due
ordini decretarono la desacralità della condotta, Cesare ripudio sua moglie e Publio venne
processato.
In questo processo si difese dicendo che la sera del fatto non era a Roma, era a casa di un suo amico
che viene chiamato a deporre confermando la dichiarazione di Publio. Fu chiamato Cesare che disse
di non sapere nulla di cosa fosse successo in casa, Cesare riteneva inutile testimoniare contro Publio
Claudio Pulcro perché godeva dell’appoggio popolare ed era molto amico di Pompeo che era a sua
volta legato a Cesare. I giudici chiesero perché avesse ripudiato la moglie? Lui rispose che si era
solo limitato a ripudiare la moglie e non ad accusarla di adulterio, l’ho ripudiata perché mia moglie
non deve essere nemmeno toccata dal sospetto di aver commesso adulterio.
Cicerone che fino ad allora era stato neutrale improvvisamente rese una testimonianza con cui
distrusse l’alibi dell’imputato. Cicerone disse che la dichiarazione era falsa perché 3 ore prima del
sacrilegio Publio Claudio Pulcro era a casa a Roma è lui l’aveva incontrato. La notizia è riferita da
Plutarco, Cicerone non testimoniò contro Publio Claudio Pulcro per verità ma per il volere di sua
moglie Terenzia che era ostile a Publio Claudio Pulcro perché era ostile a sua sorella donna
bellissima, che conduceva una vita spregiudicata ed era amante un po' di tutti. Terenzia si era messa
in testa che la sorella di Publio Claudio Pulcro volesse sposare Cicerone, quindi riuscì a far
testimoniare Cicerone. La reazione dei sostenitori di Publio Claudio Pulcro fu violenta, tanto che i
giudici dovettero dapprima proteggere Cicerone e poi loro stessi, al punto che la seduta fu interrotta
e rinviata ad un'altra udienza in attesa che il Senato accettasse la richiesta dei giudici di ottenere una
scorta armata per continuare il processo.
La sospensione del processo fu fondamentale per Publio Claudio Pulcro perché qualcuno,
probabilmente Crasso, intervenne offrendo ai giudici ricompense in cambio di un assoluzione.
Publio Claudio Pulcro fu assolto e questa assoluzione fu devastante per Cicerone perché si inimicò
Publio Claudio Pulcro e nel 58 avrebbe dovuto subirne la vendetta.
La vendetta di Publio Claudio Pulcro:
Cesare si servi di Publio Claudio Pulcro per sbarazzarsi di Cicerone consentendoli di passare dal
patriziato alla plebe in modo da ricoprire la carica di tribuno della plebe. Cesare lo stesso
pomeriggio in cui Cicerone aveva proclamato il suo dissenso nei confronti del triumvirato fa
passare Publio dall’ordine patrizio a quello plebeo. Per diventare plebeo un patrizio doveva farsi
adottare. Perché Cesare ha questo potere? Perché le adozioni si facevano davanti al comizio curiato
e difronte al pontefice massimo che quell’anno era Cesare. Cesare volendosi sbarazzare di Cicerone
presentò alle curie la proposta di consentire a Publio Claudio Pulcro di farsi adottare da un senatore
Plebeo di nome Publio Fonteio (più giovane di lui). Da questo momento Publio Claudio Pulcro si
chiamerà Clodio. A questa adozione partecipo anche Pompeo perché in qualità di Àugure indico che
gli auspici erano favorevoli all’adozione. Publio Claudio Pulcro aveva il triumvirato dalla sua parte.
Difronte a questa mossa di Cesare Cicerone lascio Roma e si ritiro nelle sue ville progettando di
scrivere un opera per vendicarsi dei triumviri. Non appena divenuto plebeo Clodio si candida al
tribunato della plebe nel 59 ed entra in carica nel 58. Nel gennaio del 58 Clodio consumo la
vendetta contro Cicerone presentando una proposta di legge diretta ad affondarlo senza menzionarlo
con la “lex Clodia de capite civis Romani”. La proposta di legge prevedeva la pena dell’esilio a
carico di chi risultasse aver messo a morte un cittadino romano senza regolare processo. L’allusione
è alla congiura di Catilina in cui sulla base del Senatus consultum ultimum Cicerone aveva fatto
ammazzare Catilina senza regolare processo. Tutti i tentativi degli amici di Cicerone di evitare
l’approvazione della legge fallirono. Anche Pompeo in questo caso tradì Cicerone votando
l’approvazione della legge.
Anche i consoli che quell’anno erano Lucio Pisone, suocero di Cesare, e Aulo Gabinio fedelissimo
di Pompeo, colui che nel 67 aveva proposto la legge per attribuire la guerra contro i pirati a
Pompeo, votarono per la promulgazione della legge. Cicerone parte in esilio il giorno dopo e i suoi
beni vengono sequestrati e le sue case distrutte. Viene approvata la “lex Clodia de exilio Ciceronis”
nella quale era fatto il divieto a Cicerone di risiedere entro i 500 miglia da Roma, la pena di morte
nel caso fosse tornato a Roma, la pena di morte a chi li avesse dato ospitalità, la confisca del suo
patrimonio.
Cicerone patì l’esilio in maniera drammatica. Nella vicenda dell’esilio di Cicerone, Clodio non
deluse Cesare. Ma non per questo Clodio può essere definito un Cesariano, Clodio in qualità di
tribuno della plebe fece provvedimenti a favorire Cesare e a colpire personaggi anticesariani come
Ci