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Africa: la realtà africana dell'Ottocento e la Conferenza di Berlino
In Africa l'Ottocento portò vasti sconvolgimenti economici, principalmente a causa dell'abolizione nel 1807, da parte della GB, della tratta degli schiavi (che solo nel 1888 diventerà effettiva in tutto il continente), e alla moltiplicazione degli scambi commerciali "leciti", che comunque nascondevano situazioni di schiavitù interne. Il panorama politico estremamente disomogeneo del continente, composto da regni, città-stato, imperi e sistemi fondati su clan o comunità di villaggio, creava un'elevata debolezza istituzionale generale che, aggiunta alle devastazioni provocate da guerre e tratta schiavile, costituiva un sistema estremamente modellabile, eccezion fatta per la zona sahariana, per la costa nord-occidentale e per l'Impero etiopico.
La realtà africana, nonostante le debolezze istituzionali, era comunque abbastanza dinamica.
permeabile alle influenze straniere e legata darapporti commerciali sempre più stretti con i mercati industriali europei; lacolonizzazione europea, che culminò tra gli anni Ottanta e la Prima Guerramondiale, interagì con società non completamente statiche e di conseguenza difficilmente adattabili ai cambiamenti imposti dai colonizzatori.
La "corsa alla spartizione" del continente iniziò tra 1884 e 1885, quando Bismarck indette la Conferenza di Berlino per dirimere le contese suscitate fra i Paesi europei in seguito all'occupazione belga del Congo: l'obiettivo principale non era quello di fissare i criteri per l'occupazione africana, bensì quella di evitare che i rapporti diplomatici creati dal cancelliere tedesco con i Paesi europei si incrinassero; venne stabilito il principio di "effettiva occupazione" come cardine per determinare il possesso di un territorio: pur lasciando ampi margini di
incertezza,accelerò la corsa alla conquista di nuovi territori, che proseguì a ritmointenso fino al Primo Dopoguerra.
L’Africa del Nord
Prima della Conferenza di Berlino, la penetrazione europea era iniziata, suiniziativa britannica e francese, nella zona nord del continente: nel 1881 laFrancia, che dagli anni Trenta possedeva l’Algeria, aveva occupato laTunisia, mentre un anno dopo la GB prese il controllo dell’Egitto, chediventò un protettorato, pur rimanendo formalmente indipendente; questiterritori, precedentemente amministrati dagli ottomani, negli anni Settantaconobbero una timida modernizzazione che, tuttavia, non portò amiglioramenti significativi, al contrario, crebbero le tensioni interne e cifu un indebitamento con le banche europee, che convinse Francia e GBall’occupazione militare: i francesi, col pretesto di un incidente allafrontiera, imposero alla Tunisia un regime di protettorato, mentre ibritannici intervennero
nell'estate 1882 in Egitto, quando si creò un movimento nazionalista antieuropeo che rischiava di compromettere il recupero dei crediti esteri e il commercio tramite il Canale di Suez. La conquista territoriale del nord venne ultimata con l'occupazione francese del Marocco nel 1911 e quella italiana della Libia nel 1912: da tempo oggetto delle mire francesi, il Paese marocchino subì, a partire dal 1904, una crescente occupazione territoriale, che suscitò ferma opposizione di Guglielmo II, interessato a continuare la tradizione politica antifrancese di Bismarck e interessato a rivendicare un ruolo più attivo nella competizione coloniale; dopo due gravi crisi, una tra 1905 e 1906 e una nel 1911, si arrivò ad una mediazione assegnando il protettorato sul Marocco alla Francia e parte del Congo francese alla Germania. L'occupazione francese del Marocco diede impulso alle rivendicazioni italiane in Tripolitania ed in Cirenaica: il Paese, spinto da pressioni nazionaliste.intraprese una guerra contro gli ottomani che terminò nel 1912 con la Pace di Losanna, che sancì la sovranità politica italiana lasciando al sultano solo l'autorità religiosa, dopo che i combattimenti si erano estesi a Rodi e nel Dodecaneso. L'Africa subsahariana L'Africa subsahariana fu meno difficoltosa da conquistare sia a causa della debolezza delle organizzazioni politiche sia dei numerosi scali europei presenti sulle coste, diretti verso l'Estremo Oriente e attivi già dal Cinque-Seicento; a partire dagli anni Settanta in particolare Francia, GB e Portogallo accelerarono la penetrazione interna sulla spinta del crescente bisogno di materie prime per le proprie industrie. In particolare la regione del Congo suscitava interesse economico e fu per questo che re Leopoldo II di Belgio ne intensificò il controllo, suscitando le opposizioni francesi e, soprattutto, portoghesi, che rivendicavano la foce del fiume Congo.Contiguità con la propria colonia di Angola. Dopo la Conferenza di Berlino Leopoldo si fece riconoscere sovranità personale sullo Stato libero del Congo, che in realtà era già una colonia, mentre alla Francia andarono i territori sulla riva destra del fiume Congo e, dopo anni di sanguinose guerre di conquista contro gli Stati musulmani del Sahara, anche molti territori, perlopiù desertici, dall'Atlantico al Sudan e dal Mediterraneo al bacino del Congo; la Germania, dal canto suo, conquistò Togo, Camerun, Tanganyika e Rwanda-Urundi, mentre la GB occupò Gambia, Costa d'Oro, Nigeria e Sierra Leone.
L'Africa australe. L'Africa australe fu l'obiettivo di maggior interesse per i britannici, che dopo aver strappato ai locali boeri la Colonia del Capo e averli costretti a emigrare nell'entroterra dove, tra il 1852 ed il 1854 avevano fondato gli Stati del Transvaal e dell'Orange, puntarono alle appena scoperte miniere di oro.
E diamanti; Rhodes, uomo d'affari e primo ministro della Colonia del Capo tra il 1890 ed il 1896, estese il dominio inglese fino alla regione del fiume Zambesi, che prese da lui il nome di Rhodesia. Le repubbliche boere, accerchiate dai britannici e interessate da immigrazione degli uitlanders, che intendevano sfruttarne le risorse minerarie, dichiararono guerra alla GB nel 1899, riportando inizialmente numerose vittorie e causando una grossa crisi politica nel Paese; alla fine i boeri, sconfitti nel 1902, accettarono l'imposizione dell'autorità inglese, senza placare però la loro resistenza, che li portò a ricevere uno statuto di parziale autonomia dando vita, assieme al Natal nel 1910, all'Unione Sudafricana. Da quel momento boeri e britannici collaborarono nello sfruttamento delle risorse e nella negazione dei diritti ai neri, adottando un regime di segregazione razziale che durò fino al 1948 e fu seguito dall'apartheid.
Negli ultimi
decenni dell'Ottocento la GB si assicurò il controllo su Uganda, Kenya, Zanzibar (importantissima per le rotte orientali) e Sudan, dove dovettero fronteggiare la rivolta dei dervisci, una setta religiosa islamica che fondò nel 1885 uno Stato proprio; nel 1898 lo stesso Sudan fu all'origine di una grave crisi diplomatica franco-britannica: entrambi i Paesi stavano sviluppando diversi piani di penetrazione nel Paese e si scontrarono frontalmente, riuscendo a evitare un conflitto armato e abbandonando il Paese che, nel 1899, diventò ufficialmente un protettorato britannico. Le conclusioni della colonizzazione africana Il Portogallo e la Spagna completarono l'occupazione africana: il primo conservò le antiche colonie di Angola e Mozambico, la seconda mantenne alcuni territori lungo la costa nord-occidentale; l'Italia volse i propri interessi alla zona del Mar Rosso, dove da tempo inviava esploratori e missionari, e occupò nel 1885 il porto di Massaua.nel 1890 si spinse nell'entroterra e fondò la colonia dell'Eritrea. La tentazione italiana di controllare la zona dell'Impero etiopico non fermò l'esercito neanche dopo la sconfitta di Dogali nel 1887: nel 1889 il governo Crispi stipulò col negus d'Etiopia Menelik il trattato di Uccialli, che venne redatto in due versioni e lasciò ampi margini di ambiguità, oltre ad accrescere le tensioni. Nel 1895 la penetrazione italiana riprese, ma nel 1896 arrivò Adua, che costrinse alle dimissioni il Presidente Crispi; l'Italia rinunciò temporaneamente all'Etiopia, che venne conquistata dal regime fascista nel 1935-36, ma riuscì a farsi riconoscere il protettorato di Somalia meridionale che trasformò nel 1905 in una vera e propria colonia; alla vigilia della Prima Guerra mondiale in Africa solo la Repubblica di Liberia (sottoposta all'egemonia statunitense) e l'Impero etiopico erano ancora.indipendenti. La prima fase della colonizzazione africana si concluse con modalità estremamente violente e predatrici tramite ipersfruttamento delle risorse economiche, espropriazioni fondiarie, creazione di riserve per le popolazioni indigene e abusi da parte delle concessionarie; queste stesse modalità cambiarono parzialmente all'inizio del Novecento quando le resistenze locali e i disastri demografici e naturali (spesso provocati dalla stessa intrusione coloniale) spinsero i governi europei a riformare gli statuti delle concessionarie, aumentare gli investimenti minerari e agricoli e razionalizzare le amministrazioni locali.
Il difficile passaggio dall'Otto al Novecento: la crisi politica in Europa
Gli anni a cavallo tra i due secoli furono caratterizzati da stati d'animo contraddittori: la consapevolezza del progresso scientifico, economico e politico si scontrava con l'erosione lenta e costante dei sistemi tradizionali europei e la crescita dei partiti e
dei movimenti operai cozzava con i principi illuministi liberali ottocenteschi; si iniziò a incrinare, inoltre, il rapporto di fiducia di una parte delle classi dirigenti e delle elite nei confronti del sistema rappresentativo parlamentare che metteva in discussione le gerarchie tradizionali, portando a scontri di natura ideologica tra sistemi prettamente parlamentari (la GB) e sistemi incentrati sul governo come emanazione della volontà dell'elettorato (l'Impero tedesco). La cosiddetta "crisi di fine secolo" nacque anche dal contrasto tra i parlamentaristi ed i rappresentanti della monarchia costituzionale pura, oltre che dalla reazione, spesso negativa, degli ambienti liberali o elitari rispetto all'avvento della società di massa, che portava con sé numerose domande di partecipazione politica di nuovi settori sociali, che avevano interessi emergenti e mai realmente affrontati dalla politica ottocentesca.