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Estratto del documento

- LA MODERNIZZAZIONE FORZATA DEI PIANI QUINQUENNALI

Dopo cinque anni dalla sua ascesa al potere, Stalin iniziò a implementare una serie di politiche che lo

avrebbero elevato a una posizione di assoluto dominio nel paese e trasformato l'ideale del socialismo reale dai

concetti teorici di Marx al culto della personalità del dittatore. Attraverso i Piani Quinquennali e le sue

decisioni politiche, l'obiettivo di Stalin era raggiungere il pieno impiego entro la fine del ventennio.

Stalin era convinto che l'Unione Sovietica avrebbe presto affrontato una guerra contro le forze

dell'anticomunismo internazionale, e che la sua nazione fosse stata risparmiata dalla crisi del '29 grazie al suo

isolamento. Pertanto, avviò un programma di modernizzazione forzata per equiparare il paese ai paesi

capitalisti e dotarlo di un potente settore industriale.

Nel 1928, Stalin pose fine all'esperienza della NEP, sopraffacendo l'opposizione. L'intera vita economica

dell'Unione Sovietica fu quindi pianificata e direzionata dal governo attraverso i Piani Quinquennali, che

stabilivano gli investimenti e la produzione ogni cinque anni. Con l'abolizione della NEP, ogni forma di

iniziativa privata fu eliminata e le poche libertà economiche concesse furono revocate.

I Piani Quinquennali, gestiti dal Gosplan, miravano a sviluppare un'industria pesante efficiente e le

necessarie infrastrutture, allo scopo di stimolare la produzione di beni di consumo. Furono costruiti grandi

impianti siderurgici, raffinerie di petrolio, centrali elettriche, dighe, canali e linee ferroviarie.

Questo rafforzò il culto della personalità di Stalin e consolidò lo Stato come organizzatore dell'economia e

delle finanze. Il suo ambizioso obiettivo era trasformare la retrograda Russia zarista in una grande potenza in

pochi anni, attraverso una modernizzazione rapida e vigorosa.

Il risultato del primo Piano Quinquennale (1928-1932) non raggiunse le previsioni, ma fu comunque

notevole. Il governo annunciò il successo degli obiettivi per giustificare lo sfruttamento intenso della forza

lavoro e le difficili condizioni di vita del popolo, privato di beni primari come cibo, vestiario e alloggi per

finanziare l'industria pesante.

Nonostante ciò, la strategia ebbe successo nel migliorare il tenore di vita degli operai e nell'innalzare le

garanzie sociali, anche se il lusso fu abolito e la differenza nei costumi di vita ridotta.

- GLI EFFETTI DELLA INDUSTRIALIZZAZIONE

Il secondo piano quinquennale (1933-1937) ebbe effetti significativamente più tangibili rispetto al primo: la

produzione industriale dell'Unione Sovietica aumentò ulteriormente, riducendo quasi completamente la

disoccupazione e permettendo al paese di raggiungere il livello delle altre potenze occidentali nel giro di un

decennio. Nel frattempo, le nazioni occidentali stavano ancora affrontando gli impatti della crisi economica

mondiale iniziata nel 1929 negli Stati Uniti. L'accelerato sviluppo del settore manifatturiero generò una

crescente domanda di manodopera nelle città, molte delle quali sorsero rapidamente durante quegli anni.

Questo portò a un massiccio fenomeno di urbanizzazione. Tuttavia, la società non era preparata per tale

cambiamento repentino: la carenza di alloggi costrinse molte famiglie a vivere insieme in piccoli

appartamenti che assomigliavano a dormitori, con la maggior parte degli spazi in comune. Sebbene la

disoccupazione fosse drasticamente ridotta, aumentarono i problemi urbani come la criminalità e

l'alcolismo. Di conseguenza, le condizioni di vita per i cittadini sovietici rimasero estremamente difficili

almeno fino alla metà degli anni '30.

- MITO DEL LAVORO - STACHANOV

Negli anni '30, Stalin consolidò ulteriormente il suo potere attraverso la continua implementazione dei piani

quinquennali. Progressivamente, i ritratti di Lenin scomparvero, sostituiti da quelli di Stalin, che veniva

idealizzato come il salvatore del popolo, colui che, pur riducendo drasticamente le libertà, aveva garantito il

sostentamento.

Si delineava sempre più il cosiddetto stalinismo, distante dal marxismo. Stalin iniziò a redigere testi sul

sovietismo, contribuendo alla formazione di un'ideologia che vietava addirittura la lettura di alcuni libri di

Marx, il quale non gradiva che fossero letti. Nel frattempo, Trotsky, in esilio, continuava a criticare Stalin.

In questo contesto, furono abolite le organizzazioni sindacali e ogni traccia dei soviet, da cui era nata la

rivoluzione bolscevica, nonostante Stalin godesse di un forte consenso popolare. Gli operai erano sottoposti

a un regime di disciplina militare, con salari minimi e scioperi proibiti.

Nonostante ciò, l'idea del benessere economico crebbe negli anni '30, e si formò il mito dello stalinismo

legato al lavoro, come prefigurato nelle Tesi di Aprile di Lenin. In questo contesto, emerse il mito del lavoro

rappresentato da Stachanov, un minatore celebre per la sua eccezionale produttività nel settore del carbone.

Stachanov divenne un eroe del lavoro, un modello da seguire per ottenere riconoscimenti prestigiosi. Si creò

un movimento stachanovista volto ad aumentare la produttività attraverso la competizione tra lavoratori,

premiando chi lavorava di più, anche a discapito del riposo e della salute.

Tuttavia, questa impostazione andava contro i principi marxisti, che denunciavano l'alienazione degli operai

e promuovevano un equo riposo e la tutela della salute. Marx insegnava che il lavoro non dovrebbe essere

fine a sé stesso, ma dovrebbe portare al benessere collettivo, con una distribuzione equa delle risorse e delle

opportunità.

Nonostante le deviazioni dall'ideale marxista, in Unione Sovietica si diffondeva l'idea di una società senza

classi, dove tutti avevano uguali opportunità, anche il figlio di un minatore poteva aspirare a diventare un

dottore.

SOCIETA’

- LA COSTITUZIONE DEL 1936

Nel 1936, fu promulgata una nuova Costituzione che apportò profonde modifiche allo stato sovietico. Uno

dei cambiamenti più significativi fu la trasformazione dei soviet in organi elettivi simili a parlamenti, dove i

delegati rimanevano in carica fino alle elezioni successive e non potevano essere rimossi dalla loro posizione

per volontà dei cittadini, come accadeva in passato.

Questo segnò l'abbandono totale del principio del centralismo democratico applicato all'epoca di Lenin,

sostituito da un meccanismo coercitivo basato sulla disciplina di partito, sulla subordinazione assoluta della

minoranza alla volontà dei vertici nei processi decisionali e sulla rigida gerarchia degli organi superiori e

inferiori (il motto "IL PARTITO È TUTTO" divenne predominante).

Poiché non dovevano più tener conto della volontà popolare, i membri dei soviet si preoccupavano

principalmente di eseguire le direttive dei vertici del partito, non solo per avanzare nella carriera, ma anche

per evitare di cadere in disgrazia presso il partito.

Sebbene la Costituzione del 1936 sancisse principi progressisti per l'epoca, come l'inviolabilità della persona

e l'uguaglianza tra i sessi, queste enunciazioni erano più teoriche che pratiche. I diritti di stampa e la libertà di

espressione erano limitati, così come il diritto alla proprietà privata, che era possibile solo nei Kolchoz.

Inoltre, non esisteva la libertà di associazione politica, rendendo la vita democratica una farsa, poiché alle

elezioni partecipava un solo partito, quello comunista.

Stalin, attraverso le riforme attuate, consolidò il suo potere personale ed edificò il culto della personalità.

Durante gli anni '30, la sua forza politica era tale da eliminare qualsiasi opposizione senza difficoltà.

- I PROCESSI STALINIANI

Il capo dello Stato sovietico non era riuscito a eliminare completamente l'opposizione all'interno del partito,

e alcuni membri godevano ancora di un certo seguito. Tra questi, Kirov, fedelissimo di Stalin e già segretario

del partito comunista, aveva acquisito una grande popolarità e poteva rappresentare un rivale

potenzialmente pericoloso per Stalin. Tuttavia, il dittatore non esitò a eliminarlo, facendolo assassinare.

Stalin, oltre a liberarsi di un avversario interno, sfruttò l'omicidio di Kirov come pretesto per emanare un

decreto antiterroristico, che gli permise di eliminare definitivamente i suoi nemici politici. Grazie a questo

decreto, la repressione che aveva già colpito i contadini si estese anche ai dirigenti bolscevichi. Si diffuse un

clima di terrore, con una vera e propria caccia agli oppositori politici.

Stalin orchestrò grandi processi collettivi contro i suoi rivali, durante i quali gli accusati venivano costretti

mediante tortura a confessare di essere nemici del popolo e di aver commesso altri delitti immaginari. Questi

processi si concludevano con condanne a morte e fucilazioni di massa.

- LA REALTA’ DEL REGIME

Nonostante Stalin si presentasse come il successore di Lenin e il continuatore dell'opera rivoluzionaria, la sua

dittatura tradì quasi tutti gli obiettivi della rivoluzione, soprattutto quello di creare una società egualitaria.

Durante il regime staliniano, infatti, furono reintrodotti privilegi che favorivano i dirigenti del partito e i

funzionari statali, creando delle differenze socioeconomiche evidenti.

Questi privilegiati godevano di salari molto più elevati rispetto alla media dei cittadini e avevano accesso a

alloggi riservati, vacanze premio e negozi speciali. Inoltre, riguardo alla famiglia e al ruolo delle donne, Stalin

cancellò molti dei progressi ottenuti dalla rivoluzione: rese più difficili i divorzi, proibì l'aborto e relegò le

donne al tradizionale ruolo di mogli e madri, esaltando un modello di famiglia tradizionale che i

rivoluzionari avevano precedentemente condannato come borghese.

Nell'esercito furono reintrodotti i gradi militari e le distinzioni di uniforme, sostituendo lo spirito

egualitario bolscevico con un approccio gerarchico. Tuttavia, alcune conquiste della rivoluzione, come

l'istruzione di massa e l'assistenza sanitaria gratuita, rimasero intatte. Questo contribuì a mantenere un certo

consenso nei confronti del regime sovietico.

L'istruzione scolastica fu estesa in tutto il paese, anche nelle zone rurali più remote, non solo per scopi

propagandistici, ma anche per combattere l'analfabetismo, uno degli obiettivi principali dei bolscevichi.

- IL GRANDE TERRORE

I grandi processi pubblici degli anni Trenta erano solo l'aspetto più vistoso del terrore staliniano. In tutto il

paese, la polizia segreta organizzava arresti, processi e condanne che colpivano soprattutto i dirigenti e i

membri del Partito invisi a Stalin e alla sua cerchia. Già prima di allora erano avve

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A.A. 2025-2026
57 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sabina.dianda di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Rossi Pinelli Orietta.