Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Per avere qualche consenso in più, il duce inviò dei pacchi natalizi con all’interno dei dolci o
qualche giocattolo per i bambini.
● Successi e insuccessi della politica economica di Mussolini
Mussolini ebbe la fortuna di prendere potere in un momento di ripresa per l’economia
mondiale, dopo la crisi del dopoguerra. Il suo governo nel 1925 conquistò una rateizzazione a
25 anni del debito contratto nei confronti di Stati Uniti e Gran Bretagna per gli aiuti ricevuti in
guerra. Non fu un successo invece la battaglia del grano, lanciata nel 1925, secondo la quale
chi poteva prodursi pane era un paese indipendente. I frutteti, gli agrumeti, le vigne e gli
uliveti vennero sradicati per dare spazio ai campi di grano, nonostante l’Italia, essendo scarsa
di pianure, non fosse un paese da grano.
La politica agraria avrebbe dovuto continuare con la bonifica delle paludi, costruzioni di
nuove strade che potessero collegare grandi città, e l’utilizzo di acque di scolo per produrre
energia elettrica. L’unica intenzione che ebbe successo, di queste, fu la bonifica delle paludi.
Riuscì positivamente nella creazione dell’Imi, Istituto mobiliare italiano, che rendeva lo stato
indipendente dalle banche nel finanziamento di grandi imprese. Lo fece per evitare che le
banche fallissero come avvenne negli Stati Uniti nel 1929. Successivamente fondò l’Iri,
Istituto per la ricostruzione industriale, con il compiti di comprare azioni dalle aziende in crisi
e risanarle. Questo fenomeno venne denominato Stato-imprenditore, perché tutto ciò che
era privato passò alla gestione pubblica.
Non ebbe successo il corporativismo, che prevedeva la collaborazione forzata di tutte le classi
sociali, per far riavvicinare il capitalismo con il comunismo.
● La politica agricola si fonda su una vasta campagna demografica
Mussolini nutriva passione per l’agricoltura, e in un paese povero di pianure come l’Italia, per
far andare avanti l’agricoltura è necessario di quante più braccia possibili, così attuò una
campagna demografica: una famiglia contadina non otteneva contratti di mezzadria se non
aveva almeno 6 o 7 figli, specialmente maschi, perché se erano di meno il padrone del
terreno non guadagnava. La politica demografica venne espressa in diversi modi:
- esaltazione della visione della famiglia e della maternità
- istituzione della giornata della madre e del fanciullo
- condizione di priorità per i padri di famiglie numerose negli impieghi pubblici
- riduzione degli impieghi femminile negli impieghi pubblici
- istituzione degli assegni familiari ai dipendenti pubblici
- imposta sui celibi
- lotta contro gli anticoncezionali, anti l’aborto, l’infaticidio è l’omosessualità
Il regime fascista riuscì a creare una politica demografica solida, anche grazie all’aiuto
religioso, infatti la popolazione italiana aumentò da 38 milioni nel 1922, a 47 milioni nel
1940. Mussolini utilizzò questi dati per dimostrare che, per sfamare tutte queste nuove
bocche, doveva conquistare nuove colonie.
● La conquista dell’Etiopia: nasce l’impero
A fine anno venti Mussolini constatò un calo dei consensi nei confronti dei suoi gerarchi, in
quanto questi erano incapaci di risolvere i problemi di fondo del Paese. Così decise di attuare
un atto che riprendesse la vocazione fascista iniziale: la guerra e la creazione di un nuovo
impero coloniale. Nel 1932 inizia a rivendicare l’egemonia italiana sul Mediterraneo,
chiamandolo Mare nostrum, e tre anni dopo decise di invadere l’Etiopia, che era l’unico
paese oltre la Libia a non essere ancora stato colonizzato. L’invasione venne condannata dalle
nazioni unite, definendo l’Italia come un paese aggressore, e la punì bloccando i rifornimenti
di materiali bellici. Tuttavia questi blocchi non recarono veri danni all’economia italiana, al
contrario mussolini riuscì a mettere il popolo contro queste sanzioni, che iniziò a fare
campagne patriottiche e nazionaliste. Mussolini infatti ne approfittò per promuovere sempre
di più i prodotti italiani: orzo al posto del caffè, sughero invece del cuoio, e così via. Decise
anche di tradurre tutte le parole straniere in italiano: flirt divenne amoretto, goal divenne
rete, cognac divenne arzente. La guerra d’Etiopia avvenne tra il 1935 e il 1936, e si concluse
con la vittoria italiana, vittoria ottenuta con gas e lanciafiamme. Nel 1936, quindi, venne
proclamato l’Impero Coloniale Italiano, costituito da Libia, Etiopia, Eritrea e una parte della
Somalia, e Vittorio Emanuele III era l’imperatore. Per Mussolini fu un momento di massima
popolarità, ma anche quello che segnerà la sua fine, infatti tutti i paesi europei iniziarono ad
ignorare l’Italia, e questa si avvicini sempre di più alla Germania, dove dopo una crisi
economica, si era ristabilita seguendo il modello fascista.
Il nazismo
● Le condizioni del Trattato di Versailles
Come avvenne con le altre dittature europee, anche il nazismo nacque alla fine della prima
guerra mondiale e specialmente dal trattato di pace che lo susseguì. Infatti questo conteneva
alcuni punti nei confronti della Germania, che rendevano la pace vendicativa:
- impedire la ripresa economica della Germania;
- umiliare il popolo tedesco, già provato dalla sconfitta.
Il trattato può essere diviso in tre sezioni differenti.
NORMALI PENALIZZAZIONI DI UNA NAZIONE VINTA: la Germania deve restituire l’Alsazia e
la Lorena alla Francia, vinte nel 1871. Perse tutte le colonie che aveva conquistato in Asia e
Africa. Dovette distruggere qualsiasi tipo di armamento, e ridurre drasticamente l’esercito.
L’unione tra Germania e Austria venne vietata perché questo sarebbe stato la realizzazione
del sogno del Kaiser Guglielmo II, che aspirava alla Grande Germania.
PENALIZZAZIONI TERRITORIALI PARTICOLARMENTE DUE: la Germania dovette accettare
l’occupazione della riva sinistra dell’Arno da parte della Società delle Nazioni, e la
smilitarizzazione della riva destra , in modo tale che non ci fosse nessun modo di invadere la
Francia e il Belgio. Fu anche costretta a restituire lo Schleswig-Holstein alla Danimarca.
PENALIZZAZIONI INUTILMENTE PUNITIVE: la Germania dovette cedere alla Polonia tutta la
zona attorno alla città di Danzica, ossia la Prussia Occidentale, creando così un corridoio che
isolò la Prussia Orientale dal resto della nazione tedesca. Fu condannata al pagamento delle
riparazioni di guerra, questa punizione è sempre prevista per i perdenti di guerra, ma
stavolta la Francia impose alla Germania 132 miliardi di marchi-oro da versare ai vincitori in
42 annualità. Come garanzia che avrebbe pagato il debito, si trovò costretta a cedere alla
Francia per 15 anni lo sfruttamento delle miniere di carbone della Saar. Le venne richiesto di
consegnare alti ufficiali dichiarati criminali di guerra, compreso il Kaiser che ormai era in
esilio. Infine le venne richiesto di firmare una dichiarazione di colpevolezza per essere stata
la responsabile per l’inizio della guerra.
● Il peso della “pace infame” ricade sul nuovo governo socialdemocratico
A trattare le condizioni di pace con i paesi vincitori non furono i generali di guerra, ma bensì
coloro che presero il posto del kaiser, che guidavano un governo provvisorio
socialdemocratico. Come partito politico appartenevano all'ideologia marxista, che però
non aveva continuato a lottare per una rivoluzione ma aveva optato per creare delle riforme,
e lo fecero per assicurare i vincitori che non avrebbero ceduto al comunismo. La ribellione
più grave che avvenne fu nel 1919, tentata da un piccolo gruppo di spartachisti, che furono
poi però assassinati dai Freikorps, una formazione paramilitare nazionalista. Per rassicurare il
popolo dopo questo episodio, il governo tedesco promise una pace onorevole, che ripudiava
il partito guerraiolo del Kaiser; tuttavia a Versailles non ebbero nemmeno diritto di parola,
ma furono costretti a firmare la dichiarazione di colpevolezza, quella che poi i tedeschi
chiameranno “pace infame”.
● La Repubblica di Weimar
Il governo socialdemocratico dichiarò la Repubblica, indigendo delle elezioni estese anche
alle donne, per creare un’Assemblea Costituente. Vinsero proprio i socialdemocratici.
L’Assemblea creò una costituzione molto avanzata, che portò la Germania ad essere una
democrazia parlamentare; inoltre si riunirono nella città di Weimar, da qui prese il nome la
repubblica. Decisero di creare una repubblica federale basata sulla Reichstag (camera
elettiva) e sulla Reichsrat (camera federale). Il cancelliere era responsabile di fronte al
parlamento, a differenza di come accadeva nel secondo Reich, quello del Kaiser Guglielmo II.
Arrivarono dei periodi di forte instabilità e tensione politica, dovuta alla difficile ripresa
economica del post guerra, e dalla umiliante pace che la Germania aveva dovuto subire.
● La Germania precipita nella miseria
Contro il governo di sinistra, c’erano le destre nazionalista, che iniziarono a usare slogan
come “pace infame”, in quanto secondo loro questa umiliazione si sarebbe potuta evitare. E
più la popolazione toccava con mano la miseria, più queste manifestazioni aumentavano. Ci
fu una grossa crisi lavorativa causata dalla perdita delle miniere di Saar, inoltre le casse dello
stato furono prosciugate pagando la prima tassa del debito di guerra. L’inflazione salì così
tanto, che una sterlina inglese valeva 18 miliardi di marchi (il marco era la moneta tedesca).
A causa di questa inflazione, collassò anche la classe sociale della medio borghesia, e il
proletariato stava morendo di fame. Il massimo che poteva comprare una persona con un
lavoro erano delle patate, tutti gli altri si trovavano costretti a fare l’elemosina per strada.
Anche in Germania, come avvenne in Italia, scoppiò un Biennio Rosso, dal 1919 al 1920, a
Monaco e Berlino gli operai comunisti iniziarono ad occupare le fabbriche, sperando di
causare rivoluzioni ispirate ai sovietici come facevano gli italiani, gli austriaci e gli ungheresi.
Il governo, oltre che l’esercito, inviò anche i Freikorps, lasciando che fossero loro a far
cessare queste rivoluzioni con il sangue.
Negli stessi anni nacquero le SA (reparti d’assalto) dette anche le Camicie Brune, simili alle
camicie nere italiane, il cui capo era Ernst Röhm, grande amico di Adolf Hitler. Quest’ultimo
fu caporale durante la Prima Guerra Mondiale, era un ammiratore di Mussolini, e come lui
trovava appoggio nel ceto medio. Nel 1923 Hitler organizzò un colpo di Stato a Monaco con
l’aiuto delle SA, con l’intento di radunare tutti i suoi sostenitori e marciare fino a Ber