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E alcuni compresero Protagora di Abdera nella schiera di quei filosofi che aboliscono una norma

di giudizio, poiché afferma che tutte le rappresentazioni e le opinioni sono vere, e che la verità è

una cosa relativa per il fatto che tutto ciò che appare è opinato da qualcuno, per lui è

immediatamente reale. Appunto comincia i suoi Discorsi demolitori proclamando: “Di tutte le

cose è misura l’uomo, di quelle che sono, in quanto sono, di quelle che non sono, in

quanto non sono”.

Questo frammento riporta l’argomento della misura in Protagora. Oltre all' opera “Sugli dei”,

Protagora scrisse anche l’opera “Discorsi demolitori”. In questi discorsi egli cerca di demolire le

tesi eleatiche e pluraliste; il frammento qui riportato di Sesto Empirico presenta profonde

differenze con quello tratto da Platone, il quale modificò notevolmente le parole del sofista. Ciò

nonostante, anche Sesto Empirico caricò notevolmente Protagora delle sue tesi scettiche;

indirizzando il dialogo verso un’interpretazione relativista.

- Cosa significa in questo frammento il termine uomo?

L’uomo rappresenta in questo dialogo il singolo individuo che guarda alla realtà e la misura.

[Ricorda il discorso contro la tesi antropologica dell' uomo come comunità umana e dell' uomo

come universale che si scontra con gli altri universali]

- Che cosa significa misura nel frammento?

La misura nell' accezione di Protagora è da considerarsi come percezione, mentre Sesto

Empirico la definisce come giudizio.

La conseguenza principale di questo frammento è che tutto si rivela essere vero e falso

contemporaneamente (a noi contemporanei); mentre a Protagora tutto si rivelava essere vero, il

falso non veniva considerato perché inesistente. Dunque, Protagora e tutti i sofisti suoi seguaci

definivano come vera ogni nostra percezione. Solo ciò che noi percepiamo è vero. Questa

definizione comporta dunque una visione soggettivista della conoscenza e non relativista. Solo

l'insieme di tante prospettive soggettive ne genera una relativista, che per i sofisti più che

relativa era piuttosto utilitarista.

- L’utilitarismo sofista e la mancata contraddizione

I sofisti non erano in contraddizione con la loro visione soggettivista della conoscenza, perché il

concetto di conoscenza è definito nei limiti del linguaggio come utile. Al centro del dibattito c'è

quindi la distinzione tra criterio dell' utile e criterio del dannoso. Secondo Protagora, sono questi

due criteri a definire la conoscenza e di conseguenza la realtà. La comunità può decidere in

base al linguaggio di scegliere un' idea rispetto ad un altra; dato che la definizione della realtà

ruota tutto intorno a questo. Il compito del sofista è quello di fare esaltare sempre l’utile

comunitario attraverso il suo linguaggio. In conclusione, il linguaggio è uno strumento e oggetto

di indagine. Mentre, la ortoepheia veniva studiata per comprendere come usare correttamente

il linguaggio.

GORGIA DI LEONTINI (483ca.-375ca.)

[Gorgia (in greco antico: Γοργίας?, Gorghías; Leontini, 485 a.C. oppure 483 a.C. – Larissa, 375

a.C. circa) è stato un retore e filosofo siceliota. Discepolo di Empedocle, è considerato uno dei

maggiori sofisti, teorizzatore di un relativismo etico assoluto, fondato sulla morale della

situazione contingente, spinto fino al nichilismo.]

Nasce a Leontini in Sicilia, anche lui fu un sofista itinerante e scrisse molte opere politiche

(come Protagora). Egli compose diverse opere per la poleis + epitaffio in favore della guerra

(introduzione manuale). Inoltre, Gorgia compose diverse orazioni epidittiche (si interroga sulla

natura). Egli esaltò molto nelle sue opere il rapporto tra essere-conoscenza-linguaggio.

Le opere di Gorgia sono l’ “Encomio di Elena” e l “Apologia di Palamede”; entrambe sono

opere autentiche e manifestano la teoria psicologica del logos secondo la quale esso è un

dominatore magico. Inoltre, un' altra opera importante di Gorgia è l’opera “Sull non-essere”.

L’encomio di Elena

Questa è un' opera celebrativa e apologetica sulla figura di Elena, ricordiamo che fu accusata di

aver scatenato la famosa Guerra di Troia. Inoltre, ricordiamo che fu rapita da Paride-

Alessandro.

T2: DK82B11 (Encomio di Elena, 6-10; R. Ioli)

Infatti, o per volere della sorte e ordine degli dèi e decreto di Necessità [Elena] ha fatto ciò che

ha fatto, o perché rapita a forza, o persuasa con discorsi, <o catturata da amore>. [...] Se poi fu

il discorso a persuadere e a ingannare l’anima, neppure in questo caso è difficile difenderla e

scagionarla dall’accusa. Il discorso è un signore potente, che con un corpo piccolissimo e del

tutto invisibile le azioni più divine porta a compimento: può infatti far cessare la paura, eliminare

il dolore, infondere gioia, far crescere la compassione. […] Infatti gli incantesimi ispirati dal dio

attraverso parole portano piacere e liberano dal dolore, poiché la forza dell’incantesimo,

incontrandosi con l’opinione dell’anima, la seduce, la persuade e la trasforma con la sua malia.

I punti che analizza Gorgia sono:

1) Ordine degli Dei per Sorte e Necessità

2) Rapita a Forza

3) Catturata sa amore

4) Persuasa dai discorsi - logos

In tutti questi punti si rivela l’innocenza di Elena, in particolare l’indagine di Gorgia è incentrata

sul ruolo che ricopre il logos nel persuadere Elena e nel definire le sorti degli uomini. Il discorso

viene definito come un ingannatore dell' anima, un signore potente che nonostante il corpo

piccolissimo e invisibile è in grado di compiere le azioni più divine.

- Perché Gorgia sceglie Elena?

perché Elena rappresentava per l’epoca il topos di indifendibilità. Inoltre, Elena era anche

l’emblema della bellezza assoluta invidiata dalle divinità; ciò sta a significare che la bellezza di

Elena era paragonabile pienamente a quella della retorica.

- Gorgia ci crede nell’innocenza di Elena?

non è importante crederci o meno, quanto dimostrare che il logos può tutto. Ciò significa che

l’esercizio consapevole del logos può creare tanti mondi e che dunque non esiste il concetto di

indifendibilità o di principio assoluto.

L’Opera sul non-essere (Peri Tu Me Ontos; intorno al non essere)

Questa è considerata un' opera problematica a causa della trasmissione di Sesto Empirico, che

come in Protagora, cercò di vagliare il filosofo attraverso il proprio pensiero scettico. Oltre a

Sesto Empirico, un frammento ritenuto essere più valido è quello proposto da Pseudo-

Aristotele su Melisso, Senofane e Gorgia. Questo frammento dato che risale al 4° secolo a.C.

è più vicino a Gorgia e quindi è più valido. L’obiettivo di Gorgia in questo testo è quello di partire

dall' eleatismo e dagli strumenti di Zenone per negare le sue tesi e negare tutte le altre tesi fino

all' epoca sviluppare. Negare per Zenone significava dimostrare l’impossibilità di noi uomini di

attribuire all' origine della realtà un principio di qualsiasi tipo. Le ontologie eleatiche vengono

rivelate da Gorgia come vaghe e confutabili. Quindi, l’obiettivo di Gorgia è smascherare ogni

logos che pretende di insegnare il falso.

T3: DK82B3 (fonte: Sesto Empirico, Contro i Matematici VII, 65-87, trad. M. Timpanaro

Cardini)

Nel resto sono presenti 3 tesi ovvero dei capisaldi:

1) Nulla esiste = contro eleatismo = ontologia

2) L’inconoscibilità / incomprensibilità = epistemologia

3) L’incomunicabilità

1a) E invero, il non essere non è; perché, supposto che il non essere sia, esso insieme sarà e

non sarà; ché in quanto è concepito come non essere, non sarà, ma in quanto esiste come non

esistente, a sua volta esisterà; ora, è assolutamente assurdo che una cosa insieme sia e non

sia; e dunque, il non essere non è […]

In questa parte si dimostra la non esistenza del non essere attraverso la medesima

argomentazione logica di Zenone. Vi è un uso copulativo del verbo essere, è assurdo infatti

predicare che una cosa sia e non sia. Se io predico l’esistenza al non essere significa che il non

essere esiste ed è qualcosa; però la parola non essere, letteralmente significa che questo

qualcosa di cui predico l’esistenza non esiste. Quindi mi trovo in una condizione paradossale

per la quale il non essere sia esiste che non esiste.

1b) Ma neppure esiste l’essere. Perché se l’essere esiste, è o eterno o generato, oppure è

insieme eterno e generato; ma esso non è né eterno, né generato, né l’uno e l’altro insieme

come dimostreremo; dunque l’essere non esiste. Perché se l’essere è eterno […] non ha alcun

principio. E non avendo principio è illimitato. E se è illimitato, non è in alcun luogo […]. E se non

è in alcun luogo, non esiste […]. Ma neppure può essere nato, l’essere. Perché se è nato, o è

nato dall’essere, o dal non essere. Ma non può essere nato dall’essere; perché in quanto è

essere, non è mai nato, ma di già è; né può esser nato dal non essere, perché ciò che non è,

neppure può generare alcunché. Analogamente, neppure può essere l’uno e l’altro, cioè eterno

e generato insieme; perché questi termini si escludono a vicenda.

In questa parte ci sono due dimostrazioni: la prima contro l’esistenza dell' essere, la seconda

contro l' impossibilità di nascita dell’essere.

1° dimostrazione:

Se essere = eterno significa che non ha principio (origine)

Se non ha origine = essere è illimitato

Se essere è illimitato = non ha luogo

Se non ha luogo = l’essere non esiste

2°dimostrazione:

Essere non può essere nato dall' essere = perché se essere esiste significa che non ha bisogno

di nascere = essere non nasce e non può nascere

Essere non può nascere dal non essere = perché ciò che non è (il non essere) non può né

generare né creare.

Infine, l’essere per questi motivi non può essere né eterno né generato, quindi non esiste.

2) Passiamo ora a dimostrare che, se anche alcun che sia, esso è, per l’uomo, inconoscibile e

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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche M-FIL/07 Storia della filosofia antica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher biagioborrelli2005 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Capaldo Anna.