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Nella forma narrativa i personaggi esigono maggiore spessore rappresentativo che nei
soggetti delle poesie; devono possedere una credibilità realista, ossia un carattere
autonomo rispondente alle leggi del loro tipo psicologico, delle loro esperienze, della
classe sociale di appartenenza. Tuttavia i personaggi pavesiani non hanno consistenza
autonoma, ma valgono per il messaggio a cui allude il loro stile di vita, le loro relazioni,
i loro comportamenti e sopratutto le loro parole, e che può essere la stessa condizione
esistenziale dell' autore, altre condizioni esistenziali, o, anche, idee intellettuali di cui
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farsi portavoce. Dietro la costruzione realista quindi sono sempre i contenuti psichici e
le idee intellettuali dell'io pavesiano ad emergere. Tra queste, la morale cittadina
determina la maniera di trattare gli individui, a seconda che la classe sociale di
appartenenza sia quella in cui Pavese ravvisi dei valori o dei vizi.
Fin dai tipi di Lavorare stanca è positivo il giudizio dato agli operai, che possiedono
intatti i buoni valori di sempre: lavoro come dovere, senso della giustizia e della
responsabilità individuale, altruismo, spontaneità nel vivere e nel relazionarsi col
prossimo, capacità di sacrificio, energia vitale. Sono caratteristiche tipiche di un
populismo ontologico, che vede nella classe operaia il meglio delle qualità positive.
Nella poesia del 1932 Fumatori di carta1 il "povero amico"2 clarinista, che guida la
banda a suonare e primeggia in quello sfogo collettivo, si fa portavoce di una denuncia
del male storico, ossia dello sfruttamento alienante che capovolge il bene della vita in
male, poiché il mantenimento del bene ( la famiglia e il lavoro) diviene una fatica tale
da inasprire e incattivire. Così infatti conclude la poesia:
D'un tratto gridò
che non era il destino se il mondo soffriva,
se la luce del sole strappava bestemmie:
era l'uomo, colpevole. Almeno potercene andare,
far la libera fame, rispondere no
a una vita che adopera amore e pietà,
la famiglia, il pezzetto di terra, a legarci le mani3.
In Lavorare stanca gli operai sono anche coloro che sacrificano la propria vita nelle
rivolte4, e che vengono ripagati con la sordità dei più al loro impegno5.
La militanza comunista corrobora questa visione populistica salda fin dai primi anni '30,
e farà inoltre particolarmente insistente il giudizio negativo della borghesia. Numerosi
romanzi hanno come protagonisti degli appartententi a questa composita classe: La
1 Lavorare stanca, Torino, Einaudi, 1943, p.101.
2 Ibidem.
3 Ivi, p.102.
4 Si veda la poesia Una generazione, in Ivi,p. 103.
5 Si veda la poesia Rivolta, in Ivi p. 104.
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spiaggia, La bella estate, Il diavolo sulle colline, Tra donne sole, e la sua presenza è
significativa anche in La casa in collina e in La luna e i falò. In Tra donne sole il
giudizio è portato alle estreme conseguenze; qui più che altrove la condotta di vita
borghese è quella guidata da una condizione interiore di nichilismo: i borghesi sprecano
le giornate in ozii che non appagano, e nessun valore guida la loro esistenza inaridita, se
non quello di una socialità vuota, che rispecchia il loro vivere insensato, ad un passo
dalla morte6.
Tale semplificatoria suddivisione della società in due classi è la griglia sociale in cui
Pavese proietta qualcosa di suo. Così nel proletariato proietta l'ideale in cui non riusciva
a realizzarsi, un vivere collettivo che preservi la naturalezza individuale e garantisca la
giustizia sociale ( il vivere cittadino maturo), e nella borghesia ciò che egli della città
temeva: l'abbandono voluttuoso, la dissipazione in cui l'individuo si appiattisce e si
allontana dal suo nucleo autentico.
Nel romanzo Il compagno, pubblicato nel 1947, il motivo motore della trama è il
raggiungimento della coscienza civile e la conseguente scelta della militanza comunista
da parte del torinese piccolo-borghese Pablo, un ragazzo che a inizio narrazione pensava
solo al fatto suo. La struttura narrativa segue pertanto una finalità evolutiva, con tappe
calibrate per rendere un corso armonico e progressivo, in cui la conquista della
coscienza di classe da parte del giovane coincide con la propria maturazione umana,
ossia con un rapporto fattivo ed equilibrato con la vita.
Il romanzo è diviso in due parti di eguale lunghezza: la prima ambientata a Torino e
l'altra a Roma. Nella prima Pablo è ancora un giovane che vive alla giornata, e viene
narrata la sua vita disoccupata e scapestrata, le sue frequentazioni borghesi e il suo
amore per la spregiudicata Linda. Ma è una vita che non sopporta più a lungo, anche
prescindendo dall'amore di Linda, che non lo corrisponde e alla fine lo lascia. A Roma,
deciso a rinascere ad una nuova vita7, lo fa all'insegna del lavoro ( in un' officina, come
6 In effetti, aleggia per tutto il romanzo lo spettro del suicidio, come estrema risposta all'insensatezza
della vita borghese: Rosetta, uno dei personaggi principali, tenta il suicidio a inizio narrazione e
quindi alla fine, stavolta riuscendo; nel mentre, l'amica Momina, personaggio incarnante l'accettazione
cruda e compiaciuta dell' assenza di valori, scherza sull' atto mancato di Rosetta, provando con tale
comportamento irrispettoso e indelicato quanto sia minima la sua considerazione delle condizioni
interiori di una persona, di cui il suicidio è per l'appunto una drammatica rivelazione.
7 "Se mi tornava quella rabbia di Torino, stringevo i pugni, alzavo gli occhi, mi muovevo, e pensavo
che Pablo era a Roma. Bastava. Ero un altro, stavolta", Cesare Pavese, Il compagno, Torino, Einaudi,
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si confà a un immaginario operaio), di una relazione con una donna modesta, Gina, con
l'interessarsi e infine col prendere parte alle cospirazioni politiche dei suoi amici.