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SIMBOLISMO

E’ una corrente poetica che nasce in Francia, contemporaneamente con il naturalismo e il verismo. Abbiamo rifiuto della scienza e della ragione positivista. Le parole diventano simboli. Secondo il Simbolismo

sotto la realtà apparente, si nasconde un’altra realtà profonda e misteriosa. Alla base della poetica simbolista abbiamo la metafora, l’analogia, la sinestesia. I poeti simbolisti utilizzano un linguaggio analogico,

basato su associazioni di parole o immagini che portano alla luce i legami esistenti tra colori, profumi, suoni.

Baudelaire Arthur Rimbaud Stéphane Mallarmé Paul Verlaine Giovanni Pascoli

Secondo lui, il poeta deve farsi Sente il privilegio di essere il poeta e La poetica di Verlaine invece è E’ il nostro simbolista italiano. La

E’ Il maggior esponente del veggente per poter esplorare l’ignoto di avere accesso ai significati f o r m a z i o n e d i Pa s c o l i f u

caratterizzata dal gusto del vago e

simbolismo in Francia. Le opere e e cogliere l’assoluto. misteriosi dei simboli e delle essenzialmente positivista, ma poi

del malinconico; dell’inquietudine;

la vita di Baudelaire hanno influenzato corrispondenze. I temi della sua contrasto tra bene e male. diventa un esteta decadente Per

molti altri dopo di lui, a partire dai “VOCALI” poesia sono: l’anelito all’elevazione; Pascoli la bellezza è l’amore fra

cosiddetti poeti maledetti (Rimbaud, evasione dalla vita reale;

Ogni vocale, viene associato a dei l’umanità es (non fare la guerra).

Verlaine, Mallarmé). Lui non accetta le un’angoscia profonda; l’aspirazione

colori e a delle sensazioni. Dispone le

convenzioni della società borghese. “IL FANCIULLINO”

vocali in questo modo: A - E - I - U - a cogliere le cose; l’essenza

Secondo lui i profumi, colori e suoni intangibile.

O, la A rappresenta l’ALFA, e la O “MYRICAE”

sono correlati. viene rappresentata per ultima

perchè rappresenta l’OMEGA, la fine

“FIORI DEL MALE” di tutte le cose.

E’ una raccolta lirica in cui lui descrive

la città come sinonimo di corruzione e

volgarità ma allo stesso tempo un

posto magico in cui perdersi e

ritrovarsi. La rivolta contro Dio,

quando la sofferenza si fa troppo

grande, il poeta impreca dio e si

ribella a lui. La morte vista dal poeta

come ultima speranza per fuggire dal

male di vivere. GIOVANNI PASCOLI

Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna, il 31 dicembre 1855. Dall’età di 6 anni studiò presso il collegio dei Padri Scolopi a Urbino dove durante la sua permanenza nel 1867, gli giunse la notizia che suo

padre durante un ritorno a casa dalla tenuta agricola della quale era amministratore, era stato assassinato da ignoti per motivi rimasti per sempre sconosciuti. Pochi mesi dopo Giovanni Pascoli deve affrontare

ulteriori grandissimi lutti con la scomparsa della madre, della sorella maggiore Margherita e dei fratelli Luigi e Giacomo. Nonostante questi gravissimi episodi, che segnarono profondamente la sua sensibilità, il

poeta proseguì gli studi presso il liceo di Rimini fino al 1873, anno in cui, grazie ad una borsa di studio vinta dopo un esame sostenuto alla presenza di Giosuè Carducci, poté iscriversi alla facoltà di lettere

dell’Università di Bologna. In questi anni il Pascoli si avvicina agli ambienti del socialismo emergente iscrivendosi all’Internazionale socialista. Privato della borsa di studio a causa della sua partecipazione ad una

manifestazione contro l’allora Ministro dell’Istruzione, visse in grande miseria per cinque anni, costretto anche a interrompere gli studi. Nel 1879 venne coinvolto nelle agitazioni che seguirono alla condanna a morte

dell’anarchico che attentò alla vita del re Umberto I a Napoli e restò in carcere per circa tre mesi. Questa fu un’esperienza che lo segnò, interiormente, in maniera decisiva. Giovanni Pascoli decise di abbandonare

l’attività politica per riprendere gli studi lasciati in precedenza e, dopo essersi laureato, con l’aiuto del Carducci ottenne la cattedra di latino e greco al liceo di Matera. Successivamente si trasferì a Massa, ove si

riunì alle due sorelle, Ida e Maria, allo scopo di ricostruire quel “nido” familiare distrutto dalle numerose perdite il quale aveva lasciato nel suo animo un profondo dolore. In una società sconvolta dalla violenza e in

una condizione umana di dolore e di angoscia esistenziale, la casa è il rifugio nel quale i dolori e le ansie si placano. Nel 1892 vinse la medaglia d’oro al concorso di poesia latina ad Amsterdam, ripetendosi per altre

dodici volte. Dopo aver insegnato letteratura latina all’Università di Messina, nel 1905 succede a Carducci nella cattedra di letteratura italiana all’Università di Bologna, dove vi rimase per pochi anni. Sempre più

vicino all’ideologia nazionalistica appoggia l’espansione coloniale italiana in Libia, convinto che era l’unico modo per arginare la piaga della disoccupazione e dell’emigrazione. Morì a Castelvecchio il 6 aprile 1912 a

causa di un male incurabile che lo tormentava armai da circa quattro anni.

La formazione di Pascoli fu essenzialmente positivistica: tale matrice è ravvisabile nell’ossessiva precisione con cui, nei suoi versi, egli usa la nomenclatura ornitologica e botanica. Di impianto positivistico

sono spesso le fonti da cui trae le osservazioni sulla vita degli uccelli, protagonisti di tanti suoi componimenti poetici; così come da letture di testi di astronomia ispirati alle cognizioni scientifiche del tempo

scaturiscono i temi astrali che occupano un posto rilevante nella sua poesia. Ma in Pascoli si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo, segnata dall’esaurirsi del Positivismo e

dall’affermarsi di tendenze spiritualistiche e idealistiche. Fra Umanitarismo e Nazionalismo

Pascoli reagì al dolore recuperando il valore etico della sofferenza, che riscatta gli umili e gli afflitti. La sua ideologia, intrisa di un profondo umanitarismo, lo convinse, dopo l’esperienza del carcere ad

abbandonare la politica militante e ad aspirare alla concordia tra gli uomini e alla solidarietà fra le classi sociali, in una prospettiva universale di pace. L’ideale nazionalistico prende forma nel pensiero di

Pascoli, dal fenomeno dell’emigrazione, il cui devastante effetto è quello della disgregazione del nido familiare; questa la convinzione che anima il discorso La Grande Proletaria s’è mossa, composto in

occasione dell’intervento coloniale italiano in Libia (1911).

TEMI Innovazione stilistica

La novità più interessante della poesia di Pascoli riguarda il linguaggio; è frequente il ricorso al linguaggio analogico

basato su relazioni segrete tra le cose, su analogie e legami impensati tra realtà diverse e lontane; ne derivano

• il pensiero della morte, il dolore per l’assassinio del padre (X Agosto) e la nostalgia atmosfere suggestive, inquietanti e misteriose. Altro elemento frequente in Pascoli è la sinestesia.

dell’infanzia; • La parola di Pascoli, oltre alla funzione allusiva assume spesso un significato simbolico. Il simbolo più

• l’esaltazione del nido e degli affetti familiari; ricorrente è quello del nido.

• la celebrazione della natura;

• gli elementi del paesaggio carichi di significati misteriosi e simbolici; • La struttura sintattica è paratattica

• il mistero del cosmo di fronte al quale il poeta prova angoscia per la piccolezza • Il ritmo dei versi è spezzato

dell’uomo, senso di precarietà e smarrimento; • Importanza dell’aspetto fonico delle parole (onomatopee, fonosimbolismo, assonanze, allitterazioni)

• i miti del mondo classico, la cui rievocazione è legata a profondi interrogativi • Plurilinguismo: Pascoli, a differenza del sostanziale monolinguismo secondo il modello della lirica di Petrarca,

esistenziali. accoglie diversi registri linguistici: parole tratte dal linguaggio colloquiale, dialetto dei contadini della

Garfagnana, termini tecnici e scientifici, espressioni straniere.

OPERE

“Il Fanciullino”

Secondo l’autore, in ciascuno di noi è nascosto un fanciullino, a vedere il mondo con i suoi occhi ingenui che scoprono le cose per la prima volta: è così che nasce la poesia della meraviglia e dello stupore e

spontanea. Questa propensione alla meraviglia e spontaneità si perde nell’età adulta ma può essere recuperata penetrando le zone più profonde e recondite della coscienza, dove tutto è mistero. Solo la

poesia diventa strumento di conoscenza del mondo. Pascoli si affianca al simbolismo. Il simbolo ricerca significati nascosti delle cose. La visione del mondo pascoliana si avvicina alla cultura decadente.è

quella parte che tutto noi ricordiamo. Il bambino è spontaneo, dice quello che pensa, e rimane dentro di noi anche mentre cresciamo. Secondo Pascoli è il poeta a mantenere il fanciullino, la poesia assume

un carattere intuitivo (Henri Bergson). Pascoli non guarda le grandi cose, ma quelle piccole, umili. La poesia è consolatrice. Quando si è piccoli il fanciullino intero e fanciullino esterno coincidono. Una

cosa tipica dei bambini è meravigliarsi, è tutto nuovo. Quando una persona cresce non sente più il fanciullino perchè pensa ai problemi della vita ecc…. I bambini ricordano i sogni, parlano con i cani e i

gatti. Quello che ride e piange senza motivo. Un bambino di fronte alla morte ne esce con qualcosa di vero. Essi ci aiutano a dare un senso alla felicità, sono piu attenti alle cose, ai particolari. Sono molto

più profondi. “MYRICAE”

è una raccolta complessa di poesie, edizione definitiva con 156 poesie. E un titolo in latino. Myricae è ispirato a Virgilio (colui che accompagnò Dante nell’Inferno e nel Purgatorio).

Le myricae sono delle tamerici , degli arbustelli che possono trovarsi in posti come le spiagge (cancelli di Ostia).

“Il Tuono” “Il Lampo”

E nella notte nera come il nulla, La notte nera come il nulla

a un tratto, col fragor d'arduo dirupo (significa che lui non crede

che frana, il tuono rimbombò di schianto: all’aldilà. Il tuono non riesce a

rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, rompere l’amore della madre.

e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, Rimbombò, Rimbalzò, Rotolò è La terra ansante - respira affannosamente durante il temporale,

e poi vanì. Soave allora un canto un allitterazione. come una sorta di agonia;

s'udì di madre, e il moto di una culla. E cielo e terra si mostrò qual era: Il Cielo ingombro - pieno di nuvole:

tragico - cupo:

la terra ansante, livida, in sussulto;

“Il Temporale” disfatto - sconvolto;

il cielo

Dettagli
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher prisonbreak.91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di letteratura italiana otto-novecentesca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Alonge Roberto.