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L’impianto del santuario è rigorosamente simmetrico con due podi: uno dove sono state rinvenute le
sortes, cioè tavolette in legno iscritte in latino arcaico e l’altro è la tholos dove sorgeva originariamente un
albero che grondava miele. I due podi che non giustificano però la costruzione simmetrica. Il santuario
sorge su una serie di terrazze: la prima terrazza è nota come terrazza degli emicicli chiamata così poiché qui
vi si aprono le due esedre in una delle quali è presente il pozzo delle Sortes; dalla terrazza degli emicicli
attraverso una rampa di scale si raggiunge la terrazza dei fornici a semicolonne, continuando si raggiunge la
terrazza delle cortine da qui si sale raggiungendo una sorta di struttura teatrale con un porticus in
summeacava dalla quale poi si accede alla tholos.
La terrazza degli emicicli è composta da un portico inferiore dorico che in corrispondenza degli emicicli
diventa ionico e che a sua volta sostiene un attico con delle semicolonnine. Questo comporta che l’ordine
dorico e l’ordine ionico hanno la stessa snellezza. Le basi delle colonne sono attiche. Le colonne hanno 20
scanalature. I capitelli ionici sono capitelli a quattro facce, cosiddetti italici hanno due varianti: una che
tende a provenire dal mondo siceliota con le palmette disposte verticalmente e volute estroflesse e un’altra
chiamata sannitica che ha un sovradimensionamento delle palmette e uno svuotamento attraverso un
taglio molto profondo dell’echino. Normalmente le volute sono estroflesse.
La trabeazione al di là dell’architrave a fasce presenta una cornice con l’equivalente di quelli che sono i
mensoloni, affermati nel frattempo nel mondo greco ellenistico. L'ordine per il resto presenta un architrave
a due fasce, quindi di tipo semplificato, poi un fregio piano continuo e poi un kyma lesbio di raccordo.
Fa la sua apparizione una tecnica costruttiva nuova, invece di utilizzare come nel caso del santuario di Gabii
l’opera quadrata con blocchi squadrati montati a secco, qui si introduce una tecnica costruttiva basata
sull’opus cementicium, cioè una malta costituita da acqua, calce, inerti che possono essere scaglie di pietra
e una sabbia di provenienza vulcanica, la pozzolana. Questa malta se messa all’interno di casseformi e
tenuta per un certo numero di giorni si consolida. L’opus cementicium si consolida anche nell’acqua. I
paramenti dell’opus cementicium mutano nel tempo: nelle fasi iniziali appare l’opus incertum cioè un
paramento realizzato con blocchetti di pietra di forma irregolare disposti uno accanto all’altro senza una
regola a lasciare dei giunti quanto più sottili possibili; successivamente si passerà all’opus reticulatum
costituito da tronchi di piramide di tufo a faccia quadrata disposti lungo degli assi a 45 gradi; infine l’opus
testaceum che caratterizzerà l’età imperiale è costituito da mattoni cotti posizionati in modo da presentare
un lato esternamente e una punta dentro.
Una soluzione architettonica abbastanza rivelatrice delle forme dell’ellenismo italico è proprio il pozzo delle
Sòrtes, il quale, posto in prossimità dell'emiciclo di destra in pianta, non in asse, si presenta con un podio
coronato da un ordine dorico con al di sopra colonne con capitelli corinzi che sorreggono una trabeazione
dorica con cornice ionica. Vi è una commistione di elementi caratteristica della produzione di questo
periodo. La sezione del pozzo delle sortes mostra due tecniche costruttive: l’opera quadrata in blocchi sotto
montata a secco e l’opus cementicium con opus incertum sopra. Il capitello corinzio italico è anch’esso uno
sviluppo del mondo italico di provenienza siceliota e vede l’incremento degli elementi vegetali e il fiore
d’abaco è sovradimensionato.
La terrazza dei fornici a semicolonne si chiama così perché alterna arcate con semicolonne che sorreggono
una trabeazione a chiudere l’arcata. Quindi vi è un ordine trilitico che inquadra le arcate. La tipologia dei
fornici a semicolonne, ovvero di un arco inquadrato da un ordine architettonico costituito da semicolonne
addossate alla parete che sostengono la trabeazione orizzontale (l'arco è racchiuso all'interno della
trabeazione orizzontale), diventerà un modello di riferimento dei prospetti di molta dell'architettura
romana a venire. questa prima apparizione dei fornici a semicolonne testimonia il fatto che già sul finire del
II secolo a.C. si cominciano ad utilizzare tecniche costruttive, che si avvalgono di sistemi innovativi, in
qualche modo vantaggiosi economicamente, ma si sente l'esigenza di mascherarle dietro forme
architettoniche legate ancora a modelli del mondo greco-ellenistico.
La terrazza della cortina rettangolare è circondata da portici su tre lati con colonne corinzie e copertura in
opus cementicium. In asse una struttura di tipo teatrale, la quale si pone ad una quota più alta tant'è che la
cosiddetta orchestra del teatro (naturalmente non è un'orchestra perché questo non è veramente un
teatro, ma una struttura per le rappresentazioni religiose) è raggiungibile con una scalinata.
Il Santuario di Ercole Vincitore a Tibur (Tivoli) (inizio I sec. a.C.)
È un complesso di grandi dimensioni realizzato in età sillana nei primi decenni del I secolo a.C. che si colloca
sulla via Tiburtina. Il santuario dedicato ad Ercole vincitore è stato realizzato con fondi forniti da grandi
mercanti dell’Italia centrale che commerciavano con l’Oriente. Ha un grande basamento attraversato a
livello sotterraneo dalla via Tiburtina lastricata, che vedeva la presenza di botteghe ed era illuminata
attraverso delle aperture a bocca di lupo ricavate nelle volte realizzate in opus cementicium. Quindi ha una
funzione di santuario nella parte superiore e di struttura commerciale nella parte inferiore. Il basamento
sopraelevato e contraffortato con una serie di paraste lungo il perimetro determina un grande piazzale
raccordato da una struttura teatrale con la terrazza inferiore. In asse con il teatro un tempio su doppio
podio che si appoggio ad un portico a pi-greco. Il portico a pi-greco ha due livelli: un livello inferiore e uno
superiore arretrato. La quota del secondo podio del tempio coincide con il piano di spiccato della stoà del
secondo livello. Il portico superiore aveva un passo doppio rispetto al portico inferiore. Quindi ogni
interasse del portico superiore corrisponde a due interassi del portico inferiore. I portici sono realizzati con
la tipologia dei cosiddetti fornici a semicolonne ovvero costituiti da arcate inquadrate da un ordine
architettonico dorico. Questo schema era già presente sulla seconda terrazza del santuario della Fortuna
Primigenia a Praeneste.
Il tempio è un periptero sinepostico ottastilo probabilmente con capitelli corinzi o ionici sollevato su doppio
podio. Il podio inferiore presentava dei ninfei nelle guance che racchiudevano una gradinata. L’intera
struttura del tempio di Ercole Vincitore è realizzata in opera cementicium con paramento in opus incertum.
Tibur (Tivoli): i templi dell’acropoli
Sull’acropoli di Tivoli ci sono due templi entrambi datati tra la metà e la fine del II secolo a.C. Il tutto è posto
al di sopra di una terrazza sostruita attraverso un sistema voltato su due ordini sovrapposti.
Il tempio rettangolare è uno pseudoperiptero tetrastilo con quattro colonne sulla fronte e poi semicolonne
addossate al muro della cella.
Il tempio rotondo di tradizione italica, noto come tempio della Sibilla è un tempio su podio con colonne
ioniche e capitelli corinzi italici e trabeazione articolata con fregio, il tutto realizzato in travertino. La cella
del tempio della Sibilla presenta una parte realizzata in opus incertum con dei risarcimenti in opus
reticulatum. Presentava un grande portale e due finestre che davano luce all’interno. In una nicchia
ricavata all’interno della cella erano conservati i libri sibillini, testi di antica data. L’ordine architettonico è
corinzio italico con basi formate da una scozia centrale schiacciata, fusti con 20 scanalature e capitelli
corinzi caratterizzati da un’esuberanza degli elementi vegetali compreso il grande fiore d’abaco e due foglie
aggiuntive. La trabeazione prevedeva un architrave a due fasce e un fregio con bucrani e festoni, al di sopra
una sotticornice a dentelli e un gocciolatoio.