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L’acquisizione di una conoscenza strategica aiuta a spiegare le contingenze, riduce conseguente
l’ansia e aiuta a farcela a livello individuale e collettivo. Favorisce infatti la creazione di una
intenzionalità condivisa e attiva programmi d’azione condivisi e distribuiti, incoraggiando così gli
umani a lavorare insieme sul piano sociale, istituzionale e politico. Tali pratiche divinatorie inoltre
scoraggiano la violenza, poiché permettono ai partecipanti di accusare altri agenti nel caso in cui le
cose vadano male.
La divinazione può anche implicare un sacrificio del libero arbitrio e, in un certo senso, rappresenta
l’apoteosi della coincidenza e della contingenza: probabilità e caso vengono convertiti in necessità
naturali o divine. La divinazione è soprattutto un chiaro caso di semiosi (creazione di segni) e
semiotica (organizzazione e interpretazione dei segni) religiose. La divinazione è guidata dalla
propensione cognitiva umana a essere in grado di predire: il cervello umano è soprattutto una
macchina per predizioni. Quando gruppi di persone religiose concordano su come risolvere i
problemi della predizione, la divinazione ne è spesso l’esito.
Ci sono due strategie di base sottese alle molte modalità di pratica divinatoria:
1. I presagi, l’occorrenza spontanea di strani eventi;
2. Gli auspici, che operano all’interno di una gamma definita di possibilità.
Queste pratiche riguardano ciò che gli individui o i gruppi dovrebbero sapere in merito a situazioni
presenti o passate e ciò che dovrebbero fare in merito alle situazioni future.
Una possibile e ragionevole definizione della divinazione potrebbe essere questa: le istituzioni e le
pratiche divinatorie e oracolari sono reti semantiche di relazioni, correlazioni e nessi causali tra
questo e l’altro mondo, così che le cose che in questo mondo rappresentano segni di necessità,
conoscenza e intenzionalità.
h. Linguaggio e discorsi religiosi
I discorsi religiosi parlano del mondo con modalità chiaramente diverse dal moderno senso comune
o dal discorso scientifico. Il discorso religioso si esprime comunemente attraverso quello che è stato
definito “linguaggio religioso”, ed esso presenta alcune particolarità in contrapposizione con il
linguaggio ordinario.
Il linguaggio religioso è permeato di autorità trascendente e incontestabile che gli deriva dalla sua
relazione con i postulati sacri basilari. È un tipo di linguaggio circolare che si autentica da sé: “ciò
che è scritto in questa scrittura è vero perché questa scrittura è vera”. Dunque un universo fondato
nel mito e dal mito non può essere misurato con parametri di verità razionali. Il valore del
linguaggio religioso fa leva sulla sua logica e coerenza interna, non su una diretta corrispondenza
con il mondo materiale. Il linguaggio religioso ha una corrispondenza sociale: mito e discorsi
religiosi corrispondono al modo in cui il mondo è visto dall’interno rispetto alle prospettive
dell’universo miticamente formato.
“[…] esistono diversi tipi di linguaggio religioso: dogmi, insegnamenti morali ed etici,
sermoni, regole alimentari, ecc. Ciò può portare a concludere che il linguaggio della
religione sia piuttosto ordinario; ci sono prescrizioni, obblighi e proibizioni, e altre forme
grammaticale e sintattiche note al linguaggio ordinario. In generale, il discorso religioso è
quindi normativo, ma non è soltanto questo. La caratteristica più importante dell’universo
linguistico religioso è che, sebbene utilizzi come propria base il linguaggio quotidiano
ordinario, è allo stesso tempo anche fondativo. Il linguaggio religioso è connesso alla
fondazione del cosmo a cui si riferisce, e questa fondazione si trova soprattutto nei miti.”
(Jensen)
Tabella riassuntiva delle differenze significative tra linguaggio ordinario e linguaggio religioso:
Linguaggio Linguaggio ordinario Linguaggio religioso
Significato dato da… Riferimento a / Riferimento a /
Corrispondenza con / Limiti Corrispondenza con l’“altro
epistemici imposti dalla mondo” / Coerenza interna
scienza alla “rete di significato” /
Limiti epistemici posti dalla
tradizione
Riferimento a… Mondo materiale e Verità trascendenti /
convenzioni di senso comune tradizionali “postulati sacri
basilari” / Coerenza con la rete
olistica di significati
Funzioni cognitive Percezione del mondo “così Concettualizzazione del
com’è”, incluse le convenzioni “mondo pensato” / Creazione
sociali di una coerenza morale ed
emotiva salienti
Tabella riassuntiva sulle tipiche relazioni e le differenze tra credenze, discorso e narrative religiose e
ordinarie: Ordinarie (esempi) Religiose (esempi)
Credenze Intuitive: proprie percezioni Riflessive: basate su
riflessive e informazioni altrui informazioni altrui, sostenute
da un’autorità, “postulati sacri
basilari” indiscutibili
Modi del discorso Scientifico, politico, media Religioso, sacro, assiomatico,
pubblici, etico, morale dogmatico, mitico, etico,
morale
Narrative Parlato, notizie, storie Canoni, dogma, miti,
popolari, fiction (romanzi, leggende: normative /
ecc.) edificanti / di intrattenimento
Discorso, autorità e dogma
L’alfabetizzazione e l’accessibilità della conoscenza si possono rivelare armi a doppio taglio per le
tradizioni religiose, che grazie ad esse si aprono a riflessioni, analisi, critiche, diniego, dibattiti e
dissensi. Consideriamo ad esempio la diversa accessibilità tra gli antichi geroglifici egiziani e le
edizioni elettroniche del corano. I primi richiedono un lungo apprendimento e sono un privilegio
per pochi; le seconde mettono in grado i propri utenti di diventare istantaneamente studiosi religiosi
indipendenti e di criticare le autorità tradizionali. Tra questi due estremi, tutti i tipi di combinazioni
e variazioni sono possibili.
La maggior parte delle tradizioni letterarie ha operato attraverso molte fonti e molte versioni. A
seguito di lunghi processi storici certe versioni sono state scelte o designate come le più corrette,
profonde e ispirate. Sono state approvate come canone (greco, “bastone per misurare”), come
modello. I testi canonizzati vengono spesso chiamati textus receptus (latino, “testo ricevuto”) e in
quanto tale possiedono la massima autorità, anche perché le tracce di correzioni sono state rimosse
o camuffate.
Alcune scritture, che le chiese ritennero avere uno statuto incerto, furono chiamate apocrife (greco,
“cose nascoste”) ed escluse dalle versioni canoniche. Originariamente “apocrifo” era una termine
positivo che si riferiva agli scritti riservati agli iniziati. Più tardi, la parola avrebbe assunto il
significato di dubbioso, falso o eretico.
Possiamo aggiungere che discrepanze e discussioni non sono sempre stare guidate dalla devozione.
Accordi e disaccordi sono causati tanto dall’autorità, dalle gerarchie, dal controllo, dal potere,
quanto dalle risorse e dalla ricchezza. La formazione di canoni come raccolte autorizzate di discorsi
è per lo più connessa a pressioni politiche e di altro tipo. Quasi dappertutto, le modalità di
interpretazione sono, e sono state, associate e relazionate con l’esercizio del potere. La formazione
di canoni, degli schemi interpretativi adeguati e delle figure di interpreti approvati sono
abitualmente connessi anche a questioni terrene.
Tipicamente i discorsi sacri offrono ottime ragioni cui gli umani dovrebbero prestar attenzione:
forniscono sapere, uno svelamento di informazioni. Alle conseguenze morali definitive appartiene il
genere escatologico (greco, “conoscenza delle cose ultime”), perché concezioni riguardanti il
destino dopo la morte, il giudizio, il paradiso e l’inferno, rappresentano ammonizioni e avvertimenti
ai membri della comunità qui e ora.
i. Il mito, in particolare
I tipi di narrative comunemente chiamati miti hanno in realtà a che fare con le vite degli umani e
con i modi in cui queste si svolgono. Molti miti sono costituiti da narrazioni cosmologiche, storie
dei mondi, e in quanto tali essi sono fondamentalmente, e indirettamente, storie sugli umani: sono
“antropologie”. Numerosi sono i miti che spiegano da dove vengono gli umani, come si stabiliscono
le loro relazioni con antenati, dèi e animali, e di conseguenza come gli umani sono destinati ad
agire. In questo modo di posizionare gli umani nel mondo attraverso la narrazione, c’è pochissima
differenza tra i miti delle popolazioni non-alfabetizzate e quelli delle tradizioni letterarie. L’oggetto
dei miti può essere qualsiasi cosa, ma ci sono sempre oggetti importanti come dèi, spiriti, mente,
copro, purezza, genere, sessualità, famiglia o interi sistemi di classificazione.
Ecco una classica generalizzazione interpretativa riguardo ai contenuti e alle funzioni del mito
proposta dallo storico delle religioni Hultkrantz:
“Il mito è una narrativa epica che tratta di figure appartenenti alla sfera del sovrannaturale:
esseri cosmici, dèi e spiriti. L’azione del narrare ha luogo in un remoto periodo preistorico,
ma in linea di principio il corso degli eventi che si è consumato un tempo è ancora di
interesse primario: senza tempo ed eterno come il corso dei pianeti. La scena del dramma è
di regola (ma non sempre) un mondo altro rispetto al nostro: cielo, mondo sotterraneo o
paese sconosciuto. Il mito fornisce istruzioni risguardo al mondo degli dèi, e con questo
riguardo l’ordine cosmico; conferma l’ordine sociale e i valori culturali conseguiti in esso ed
è testo sacro. È pertanto auto-evidente che deve essere accolto con fede e riverenza.”
Il folklorista William Bascom ha proposto un’altra tipologia classica dei generi:
“I miti sono quelle narrative che, nelle società in cui vengono narrati, sono considerati
spiegazioni veritiere di ciò che è accaduto nel passato remoto.
Le leggende sono narrazioni in prosa che, come i miti, sono considerate vere dal narratore e
dal suo pubblico, ma sono situate in un periodo meno remoto, quando il mondo era più
simile a come è oggi.
I racconti popolari sono narrazioni in prosa considerati storie di fantasia.”
Esistono diversi tipi di miti. Nel catalogo più tradizionale si trovano miti:
1. Cosmologici: che trattano della creazione del mondo;
2. Antropologici: che trattano delle origini dell’essere umano;
3. Teogonici: che trattano dell’origine di dio / degli dèi.
Vi sono poi miti che riguardano gli animali, il fuoco