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Monoteismo

Il monoteismo è una tipologia complessa, non riducibile all'affermazione di una generica nozione dell'unità del divino o neppure alla preminenza di una singola figura (es. Ess Sup). Essa piuttosto implica una serie coerente di tratti (forte spessore personalistico, capacità creativa, trascendenza rispetto al reale, attributi etici, presenza attiva nello scenario attuale, cosmico, storico) che si riscontrano solo in alcuni contesti, raggruppabili nonostante le loro specificità e differenze.

Il termine "monoteismo" è stato probabilmente inventato dal teologo e filosofo cristiano inglese H. More nel XVII secolo, che redige uno schema evolutivo dei fenomeni religiosi in cui condanna e contrappone un iniziale politeismo-idolatria e un successivo panteismo (definito "falso monoteismo") al "vero monoteismo", ossia quello cristiano (e parzialmente quello giudaico, definito "monoteismo imperfetto" a causa delle sue componenti ritualistiche).

Senza alcun giudizio di valore, ma nel

rispetto delle peculiarità dei contesti storici, questa denominazione può essere usata nel contesto storico-religioso, per definire in prima istanza le 3 grandi religioni (giudaismo, cristianesimo, islam) che pur nelle differenze presentano indubbi legami storici, per il loro comune riferimento alla tradizione biblica e analogie significative nei contenuti (unico dio, creatore della realtà, trascendente, attivo nella vicenda storica, che chiede all'uomo un'accettazione esclusiva e definitiva in vista di una prospettiva salvifica) = individualismo, universalismo, esclusivismo. Tuttavia questi elementi si compongono in diverso equilibrio nei rispettivi contesti storici e religiosi, per cui è necessario applicare la categoria "monoteismo" in maniera duttile ai specifici "monoteismi": il monoteismo ebraico è frutto di un lungo e complesso processo storico, in cui più che un'unica figura di "fondatore" vediamo agire varie personalità.

egruppi a forte tinta profetica, e ciò in un contesto originario di comunità tribali accomunate da un dio "nazionale" Ihwh(Yahweh). Queste tribù, a contatto con pop straniere e culti politeistici in una situazione di conflitto ma anche spesso dipartecipazione, si sarebbero gradualmente allontanate da un contesto di pluralità divine per affermare l'esclusività del proprio dio protettore... ciò specie dopo la distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucondonosor II nel 587\6 aCe la deportazione a Babilonia = ciò avvenne dunque per reazione al contesto storico, per una nec personale di chiusuranazionale e infatti si definì sopratt in polemica con l'idolatria, cioè con il culto di divinità straniere... infatti è costante nella storia del giudaismo una alternanza fra chiusure naz e tentate aperture in senso universalisticoAttualmente si tende a fissare al III - IV sec aC

La "separazione delle vie" tra giudaismo e cristianesimo, detta soprattutto dalla novità cristiana della prospettiva cristologica (uomo-dio) e di quella trinitaria (articolazione intra-divina su sfondo monoteistico), entrambe sviluppate nel corso di un processo lungo, fatto di drammatici scontri teologici e pratici.

Ancora diversa, pur nel proclamato legame con la rivelazione dell'unico Dio - Allah - al popolo di Israele, è la prospettiva monoteistica aperta dal profeta Maometto, l'Islam... e ancora diversa è la situazione del mazdeismo-zoroastrismo, di cui ancora si discute sulla sua natura o meno monoteistica.

Religioni e culture, un problema generale ed un esempio particolare: esemplificazione di categorie tipologiche utili in generale e nello specifico atte ad aprire una riflessione circa i rapporti tra mondo greco-romano nel contesto storico-culturale occidentale.

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Programmatica di una personalità storica di eccezionale impatto carismatico, portatrice di un insegnamento innovativo, percepito e sviluppato da dei seguaci... tuttavia il carattere di "fondazione" religiosa è da intendere in un'accezione ampia e duttile, da verificare e precisare in rapporto al contesto culturale da cui emerge e con il quale si pone in un rapporto variamente equilibrato di rottura, continuità e composizione. Esempi di religioni che rientrano in questa categoria sono il buddhismo, il cristianesimo, l'islamismo, lo zoroastrismo e in parte anche l'ebraismo-giudaismo.

Religioni etniche sono quelle la cui origine, sviluppo (e fine) sono contestuali e strettamente legati alle sorti dei gruppi umani che ne sono portatori, non essendo possibile individuare uno o più fondatori. La maggior parte delle esperienze religiose dell'umanità rientra in questa categoria, soprattutto nel passato. Tali sono le tradizioni religiose dei popoli considerati illetterati o etnologici, caratterizzate da strutture e attività socio-economiche varie e da forme culturali.

genericamente definibili come "primitive", nei quali la trasmissione del patrimonio culturale è orale, affidata alla memoria collettiva, e fondamentale per la sussistenza del gruppo stesso. Fra queste ultime lo storico opera una ulteriore distinzione, configurando una tipologia più specifica e ristretta: religioni nazionali attinenti a popoli di alta cultura, cioè dotati di scrittura ed elaborate forme sociali-economiche. Queste religioni sono tali in quanto contribuiscono a definire la propria identità nazionale, insieme ad altri elementi (lingua, tradizione letteraria, etc.) e in raffronto ad altri popoli. Grazie alla scrittura si assiste ad una progressiva accumulazione delle conoscenze perseguite, innescando un processo di accelerazione culturale sempre più intenso e vivace. Affinità e differenze fra contesto religioso romano e greco: - Entrambe hanno una struttura politeistica dipartimentale, con elaborate teogonie, cosmogonie e mitologie. - Tuttavia, ci sono delle differenze nel contesto.storico-cult = a Roma siamo in presenza di una unica e compatta identità cittadina, che pur nel progressivo allontanamento dai propri confini territoriali e nel graduale moto di annessione alla propria sfera di influenza politica di un numero sempre maggiore di popoli e culture fino a raggiungere le dimensioni di un vasto impero sovranazionale, mantenne sempre il senso della propria qualità di urbs e della propria specificità culturale e religiosa. Il panorama greco invece è assai più vario e diversificato perché, nonostante il senso di appartenenza ad una medesima cultura e l'uso della medesima lingua, il comune patrimonio religioso viene diversamente declinato nei singoli contesti, che mantengono rispetto al tutto una notevole autonomia. Si può tuttavia parlare di religioni nazionali in entrambi i casi: sul piano greco, ciò è dato soprattutto dallavarietà di fonti di ogni genere che dimostrano la forte penetrazione cult del fattore religioso e informano circa credenze e pratiche cultuali sul piano romano, nonostante le influenze etrusche e greche, ciò è dato dal continuo e costante riferimento alla fedeltà al mos maiorum, vero fondamento dell'identità religiosa-culturale romana. La fedeltà alle usanze ancestrali (mos maiorum), pur essendo una sorta di imperativo categorico nell'orizzonte della Roma antica, era peraltro componibile - a certe condizioni cult-pol - con l'accoglimento di culti e divinità stranieri. Ad esempio, Cibele, l'Antica Madre, questo caso mostra chiaramente come tale processo potesse avvenire concordemente a specifiche politiche religiose, mediante atti ufficiali attuati in relazione a situazioni storiche particolari... il culto metroaco venne, infatti, introdotto a Roma in occasione dell'invasione di Annibale durante la seconda guerra.

La punica (per la prescrizione di un oracolo) e da allora resistette tenacemente fino al IV sec, cioè fino alla diffusione del cristianesimo.

Cibele = dea anatolica, frigia, il cui culto presenta un equilibrato dosaggio di elementi autoctoni ed elementi romani, segno di una domesticazione profonda e radicale della figura divina, cui erano dedicati i Ludi Megaleses \ Megalesia + giustificata con rimandi ad un passato mitico (vd. Eneide) e celebrata alla maniera romana.

Proprio in virtù del fatto che la religione viene concepita quale espressione di una specifica identità storico-culturale, nei contesti religiosi etnico-nazionali è più facile riconoscere la legittimità delle altre tradizioni religiose e pervenire così a veri e propri culti cosmopolitici = complessi mitico-rituali solitamente di origine orientale (ma anche greci impiantati in Oriente) che si diffondono fuori dai propri confini nazionali trovando accoglienza, a livello pubblico e privato, presso popolazioni di.

diversacultura e trad, senza che questi rinnegano per questo le proprie trad

Tale fenomeno interessò in maniera ampia e profonda tutta l’area mediterranea nel periodo ellenistico e imperialeromano, senza causare attriti profondi e turbamenti all’interno delle rispettive religioni nazionali + fu possibile perla sostanziale omogeneità dei mondi religiosi a contatto, tutti caratt da strutt politeistiche e dal caratt etnico-nazionale

VS diffusione del cristianesimo, che procede sulla via di una “inculturazione”, appropriandosi cioè di specifichecoordinate mentali e adattandosi alle strutt socio-eco locali di fatto, la diff del cristianesimo, fino alla “svolta costantiniana” del 313, ha prodotto da un lato imp effetti diglobalizzazione, ponendosi come fattore unificante \ omogeneizzante dei fedeli, di diverse nazionalità e culture; dall’altrolato ha assunto particolari forme di radicamento locale \ etnico

5. Il mito, il rito,

il suo significato e la sua funzione all'interno di una determinata cultura. Il mito è un modo attraverso il quale una società esprime e trasmette le proprie credenze, valori e conoscenze. Esso può essere considerato come una narrazione simbolica che racconta le origini del mondo, degli dei, degli eroi e delle tradizioni culturali. Il mito può anche essere interpretato come una forma di linguaggio simbolico che permette di comprendere e interpretare la realtà in modo diverso rispetto alla razionalità logica. In questo senso, il mito può essere considerato come una forma di conoscenza che va oltre la dimensione razionale e che permette di accedere a una dimensione più profonda e misteriosa della realtà.piuttosto come è avvenuta la sua trasmissione e conservazione, con o senza scrittura (anche se rimane la questione del perché il racconto è divenuto trad, cioè significante, degno di essere tramandato) Caratteristiche peculiari del fenomeno secondo B = innanzitutto il mito non è legato ad un testo particolare e materiale, dal
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Publisher
A.A. 2017-2018
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/06 Storia delle religioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eioads di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione allo studio delle religioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Sbardella Francesca.