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CONTRATTUALISMO
Lo stato viene considerato come un oggetto non naturalmente definibile, ma come qualcosa che
va costruito e organizzato, in questo caso con un nuovo elemento: il contratto. Esso rappresenta
un nuovo metodo, un modello che deve rispondere alla domanda di come deve essere organizzato
uno stato legittimo. Lo stato va quindi organizzato attraverso il contratto. In questa ideologia, lo
stato è visto come un elemento squilibrato, e i rapporti di forza al suo interno vanno ordinati. Per
evitare conflitti tra forze bisogna utilizzare il contratto, un patto quindi, che deve colmare e
fratture sociali. L’uso del termine patto non fa più solo riferimento alla trascendenza, ma è un’idea
che non si preoccupa di obbedire a indicazioni sovrannaturali o a finalità etiche. E’invece la ricerca
di una comunità di interessi, e i fini sono dell’individuo. Il patto è un elemento esclusivamente
umano e terreno, elimina la preoccupazione di giustificarsi o di ricercare una pace collettiva. Vi
sono vari esponenti di questo pensiero, con idee differenti ma che come radici hanno questo
pensiero comune del contratto. Il patto è inteso come un incontro di volontà e la società è invece
intesa come un insieme di interessi concreti. Vi è un estremo interesse per l’individuo più che per
la collettività. Esponenti di questo pensiero sono: Rousseau, Kant, Spinoza, Locke, Hobbes.
CAPITOLO VII: (pp. 195-‐215) Hobbes e Locke
T. HOBBES -‐-‐-‐-‐-‐-‐> 1600 inglese, in questo periodo presenza di guerre civili, fratture e scontri nella
società. Hobbes elabora una sua teoria in un contesto storico difficile. Teoria centrata sulla
costruzione dell’ordine sociale. Secondo lui ci vuole un potere sovrano che deve assicurare l’ordine
in una società in conflitto, come quella inglese di quel tempo. Il pensiero di Hobbes incontra in
alcuni aspetti quello di Bodin. Tutto deve essere nelle mani del sovrano, senza suddivisioni,
bisogna evitare governi misti che generano fazioni e scontri. Il potere deve essere indivisibile, per
lui dividere il potere vuol dire non avere un vero potere. Hobbes fa riferimento al potere e a come
esso deve essere gestito, pone anche lui l’interesse per le forme di governo:
Democrazia -‐-‐-‐-‐> può sfociare in anarchia
• Aristocrazia -‐-‐-‐-‐> può generare oligarchia
• Monarchia -‐-‐-‐-‐-‐> può diventare tirannide (è comunque la posizione privilegiata da Hobbes)
•
Tutte queste forme di governo analizzate da Hobbes sono considerate da lui eccessive. Si
dovrebbe passare progressivamente da una all’altra arrivando alla migliore per fare il patto.
Hobbes critica la democrazia in quanto il popolo ha la possibilità di ribellarsi, creando fazioni
durante le assemblee e generando quindi scontri e conflitti. Nella monarchia invece l’interesse del
sovrano coincide con l’interesse pubblico, dei sudditi. Il monarca può conciliare l’interesse di tutti.
Opera fondamentale: “il Leviatano”
Hobbes prende spunto da un’immagine biblica. Sulla copertina infatti domina un gigante
incoronato che regna su tutto ciò che lo circonda, egli è costituito da una massa di individui, che
quindi egli sovrasta e raccoglie. In mano porta i simboli del potere, lo scettro segno di supremazia
politica, e il bastone per quanto riguarda la sfera spirituale. Nell’introduzione del Leviatano, si
parla della cosa pubblica, il Leviatano rappresenta lo stato come uomo artificiale, di forza
maggiore all’uomo naturale. Egli guida e porta alla salvezza la società che conduce. Questo
personaggio artificiale ingloba tutti i sudditi della società politica.
Hobbes ha una visione negativa della natura dell’uomo. -‐-‐-‐-‐> hominis lupus
Ogni individuo è concorrente dell’altro, è avido e contrasta gli altri. La condizione primitiva
del’uomo impedisce la socialità e lo porta alla conflittualità. Ognuno pensa di avere il diritto su
tutto, il diritto personale è superiore agli altri. Nella natura umana c’è antagonismo. “tutti contro
tutti”, l’uomo è pronto a prevalere sugli altri. Da questa condizione di conflittualità non se ne esce
in maniera spontanea. L’ordine sociale non arriverà mai spontaneamente dall’uomo data la sua
natura. Bisogna costruire una società civile. -‐-‐-‐-‐-‐> passaggio da natura a civiltà attraverso il
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contratto/patto civile. Il patto consiste nel conferire tutti i poteri naturali dell’uomo a un potere
superiore (Leviatano), a un essere che domina tutti i singoli. Tutti i poteri si assorbono in un’unica
persona. -‐-‐-‐-‐> uomo artificiale in cui tutti si incontrano e a cui tutti si sottomettono
spontaneamente.
Ogni uomo deve rinunciare ai propri diritti e deve stringere un patto di associazione accordandosi
con i propri simili, e sottomettersi tutti insieme ad un essere superiore artificiale.