Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 40
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 1 Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'architettura iv fascista, Prof. Consoli Giampaolo, libro consigliato La Psicologia delle folle, Gustave le Bon  Pag. 36
1 su 40
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La scuola eccentrica di Samonà e la continuità tra architettura e urbanistica

Gregotti, Aymonino, figure forti e giovani, non accademiche, ne parleranno esplicitamente, Samonà darà vita tra gli anni '60 e '70 ad una scuola eccentrica, libero nell'insegnamento, teorizzerà in molti scritti (su Casabella Continuità) la continuità tra architettura e urbanistica, la città non è ridotta a retini, piani, norme tecniche, ma è fatta di architettura, tutto è relazionato con gli spazi esterni, i vuoti, attraverso proporzioni, la città dev'essere progettata con la mente dell'architettura, non può essere delegata a tecnicismi, serve una forma mentis. Aldo Rossi e Portoghesi vengono allontanati dall'insegnamento. Avviene una fenomenizzazione complessa, non catalogabile tra storicisti/razionalisti, le etichette storiografiche servono solo ad orientarsi, ma se zoomiamo ci sono rapporti di potere e non è tutto bianco o nero, vi sono sfaccettature, dubbi.

criticità e opportunismi, gli architetti non progettano per i libri di storia, vogliono costruire e prendere gli appalti. Molte volte a seconda della situazione si è voluta imbroccare la volontà del committente. "Lo stile non esiste e non è mai esistito" dice Le Corbusier, se guardiamo i progetti troviamo del razionalismo in progetti di un architetto storicista, si contraddicevano.

213- Centro Traumatologico Ortopedico di Giuseppe Samonà a Bari 1948?

213- Reinterpreta verità antiche e le rende contemporanee, il suo modo di comporre architettura è sempre stato affrontato procedendo per frammenti elaborati e resi nuovi ma che, ancorché moderni, conservassero una dignità d'altri tempi, rinnovando così la memoria di un'arte antica l'Architettura, conforme e termini molto contemporanei, elaborando così composizioni architettoniche tra storicismo e antistoricismo, composizione di segni architettonici.

Netti, freschi, leggeri. Costruito dall'Inail per dare assistenza agli infortunati sul lavoro di Puglia, Basilicata e Calabria, serviva a curare i pazienti in una struttura immersa nel verde, con vista mare e uso di piscina, solarium, teatro e biblioteca. Corpo di fabbrica centrale di 6 piani, due laterali e due bassi posteriori, con sale di degenza che si affacciavano sul mare antistante.

214-Piazza della Vittoria di Marcello Piacentini a Brescia 1928-32? 214- Vince il concorso indetto dal comune, demolisce una parte del centro storico medievale ed apre una piazza nel nucleo storico, sventramento urbano, inaugurazione con la presenza del Duce e cinegiornale dell'Istituto Luce. Progetto classicheggiante, volumi nitidi, squadrati, rivestimento in marmo bianco. Piazza con forma ad L, sull'angolo c'è il Torrione INA (istituto nazionale assicurazioni) di 15 piani (modernità, primo grattacielo italiano 57,25 mt) in cemento armato con archi scavati ripresi dalla

La stazione di Stoccarda di Paul Bonatz, contiene finestre e è rivestita in mattoni laterizio tradizionale, mentre il basamento è rivestito in pietra e granito. Inoltre, ci sono 12 bassorilievi in terracotta che raffigurano le attività produttive bresciane. Bonatz la chiamava "torrione" per alludere alle torri italiane medievali e non ai grattacieli americani.

A nord si trova il Palazzo delle Poste, rivestito in bicromia bianco-ocra, seguito dalla Torre della Rivoluzione con un orologio e un bassorilievo raffigurante Mussolini a cavallo, che però è stato rimosso nel secondo Dopoguerra insieme ad altri elementi rappresentativi dell'ideologia fascista.

Siamo vicino al Palazzo del Duomo, nel centro storico. Piacentini lavora sul tema della città storica che presenta la crisi. In passato, i centri storici potevano anche essere abbattuti senza alcuna attenzione storica. I borghesi li consideravano catapecchie da abbattere, non erano sane dal punto di vista sociale e sanitario, erano edifici fisicamente degradati.

dagli anni '60 iniziano le battaglie per non toccare i centri storici, oggi Siena è irriproducibile e pagano per avere un pezzettino fior di soldi. Mies dice di non contrapporsi alla produzione in serie della modernità, ma di voler guidare e indirizzare questo processo, migliorarlo per la società, sperimentare con le macchine. Negli anni '60 inizial’”Italofilia” ovvero l'amore per l'architettura italiana, mentre oggi siamo tornati indietro. Portoghesi ripesca Borromini e lo ripone sotto un'altra luce, insegnando che ogni concetto storico non va dato per scontato. La tutela della storia è relativa nello spazio e nel tempo, i centri storici erano superfetazioni. Piacentini demolisce le parti problematiche igienicamente, apre, riconfigura una seconda piazza a ribaltamento rispetto a quella del Duomo, e propone una facciata che appare storicista, con allineamenti dei fronti, "effetto città stratificata nel tempo".con facce diverse, quinte urbane, con l'edificio pubblico che domina e il portico. La città moderna invece è tutta seriale, uguale a se stessa, quella storica è una pluralità, quindi negli anni '20-'30 i disallineamenti, le facciate diverse, sono effetti simulati, non più spontanei, ma progettati. Una torre fa capolino nella piazza, la Torre della Vittoria. La città costruisce un nuovo centro, la torre richiama memorie di elevazioni storiche, anche nel materiale laterizio. 215-Ca' Brutta di Giovanni Muzio e Ca' Granda di Milano? 215-La casa assume nuove forme, a Milano negli anni '20 Giovanni Muzio realizza la Ca' Brutta in contrapposizione alla Ca' Granda (ospedale rinascimentale) perché anti-graziosa, senza ornamento, brutale, ci sono elementi della storia, partizioni, basamento, simmetrie, ma è Loosiana, prosciugata, moderna, non storicista o classicista, le finestre sono tagliate secche.non c'è nessun ornamento tatuato.
216- Palazzo Gualino di Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini a Torino 1928-30?
216-Palazzo Gualino di Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini è un edificio per uffici razionalista, Loosiano(riprende Adolf Loos), di cui progettano tutto. Su commissione del noto finanziere e mecenate biellese Riccardo Gualino per farne la nuova sede delle sue imprese. L'edificio fu il primo d'Italia a essere concepito appositamente per ospitare esclusivamente uffici. L'edificio coniuga l'avanguardia tecnica e funzionale alla volontà di realizzare un'opera austera ma "antimonumentale". La struttura è caratterizzata dalla simmetria della facciata nettamente suddivisa nei diversi ordini: sette piani sul corso e cinque affacciati sulla via laterale. A scandire ulteriormente questa suddivisione contribuiva la cromia originale delle facciate che prevedeva un accostamento di giallo chiaro e verde acqua ma la

Vera innovazione, oltre all'impiego di materiali d'avanguardia, era nella rivoluzionaria disposizione degli spazi. Gli uffici dirigenziali, concentrati agli ultimi piani anziché al consueto piano nobile, furono infatti l'evidente elemento di novità. Nella veranda dell'ultimo piano, caratterizzata dall'ampia vetrata con affaccio sull'antistante Parco del Valentino, aveva sede l'ufficio presidenziale di Riccardo Gualino; inoltre le ampie finestre, il largo uso del cemento armato, la copertura con un tetto pensile e la progettazione contestuale di tutti gli arredi completavano l'opera nella sua interezza. Appare laconico, chiuso, in realtà ha rapporti visivi fortissimi. La variante al progetto dell'ultima ristrutturazione portò il Palazzo a ospitare un totale di 47 unità abitative. Una stanza a metà con un ambiente diaframmato ovvero la loggia vetrata tra casa e città. Astrattismo degli arredi.

L'assonometria cavaliera la mostra come una piccola città, i singoli elementi formano come uno spazio urbano a scala minore. La casa è una piccola città, la città è una grande casa.

217-Villino Cappellini in Via Mecenate di Mario de Renzi a Roma 1928?

217- De Renzi tentava di superare il "barocchetto romano" con un linguaggio che lui chiamava "purismo classicista", basato sulla presenza di colonne e "occhioni" in netto contrasto con il più modesto "barocchetto". In una situazione rigida e vincolata, il villino è una tipologia tipica romana che si continua a realizzare per dare continuità tra lo stato unitario ed il regime fascista. Lo stato è il nuovo committente ma si insegue l'iniziativa privata, lo stato deve riannodare il centro storico di Roma alla necessità moderna di diventare capitale, quindi si realizza un piano ed un patto sociale con il "generone romano".

Cioè quel cetodi estrazione borghese, quegli aristocratici che corrompevano, gli vendevano ciò che veniva dalla città e ai contadini davano le case della città. I piani 1971-73 non hanno regolamenti edilizi, il centro va ripulito e le espansioni vanno dove va l'espansione finanziaria, lo stato fa convenzioni con i privati e gli dà il potere di poter agire in esproprio per pubblica utilità a pochissimo prezzo. La città pubblica si piazza dove va la città privata perché avere servizi pubblici aumenta il valore dei suoli. Si specificano due tipologie di cui una è il villino che mima la nobiltà, ma in realtà è intensivo, presenta 3 o 4 livelli, è bifamiliare e saccheggia lo stile della storia di Roma per darsi una parvenza di aulicità. La tipologia del villino darà origine poi alla palazzina romana durante gli anni '60 e '70, una tipologia complicatissima, sono

Quartieri di intensità urbanistica in cui non si deve sprecare lo spazio, tutto è incastrato. Negli anni '50 e '60, dopo la Seconda Guerra Mondiale, le palazzine saranno progettate da Moretti ed altri come capolavori di architettura.

218- Villa Girasole di Ettore Fagiuoli in Veneto 1929-35?

218-Villa Girasole, grandissima architettura, un'abitazione in stile razionalista ideata e progettata dall'ingegner Angelo Invernizzi che ne fu committente e primo proprietario. Fu realizzata con la collaborazione per la parte architettonica dell'architetto veronese Ettore Fagiuoli. L'edificio fu ideato dall'ingegner Invernizzi come dimora di villeggiatura per la sua famiglia. Attraverso un articolato meccanismo rotante, aveva originariamente "la possibilità di ruotare su se stesso per rivolgersi verso il punto cardinale preferito, per esporre gli ambienti al sole o all'ombra, per ripararli dal vento o rinfrescarli con la brezza estiva".

Da questa sua particolarità l'edificio trasse il nome di Girasole e la sua pubblicazione interessò le maggiori riviste di architettura del tempo, poiché fu la prima "casa rotante" realizzata in Italia. L'edificio risentì fortemente di quell'utopia.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
40 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Argot di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura iv fascista e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Bari o del prof Consoli Giampaolo.