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La lanterna di S. Maria del Fiore (1446-61)
Per la costruzione della lanterna venne bandito un nuovo concorso vinto ancora una volta dal Brunelleschi. Questa venne iniziata nel 1446 pochi mesi prima della sua morte, e dopo un lungo periodo di stallo venne completata nel 1461 dal Michelozzo (Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi). La lanterna, come il Brunelleschi aveva ideato, doveva essere molto pesante per stabilizzare la volta a sesto acuto. Questa era di forma ottagonale e ai lati presentava archi rampanti che si collegavano alla struttura esterna della cupola. A rappresentare una novità è il raccordo tra i contrafforti e la struttura centrale, ovvero al di sopra degli archi rampanti, rappresentato da volute. Al disopra del corpo ottagonale, vi è una chiusura terminale a cuspide che ricorda molto le guglie gotiche. Nel 1468 venne posta una grande sfera dorata ad opera del Verrocchio, e nel 1471 verrà posta la croce al di sopra.
Lo Spedale degli Innocenti (1421-27)
Il testo fornito non contiene informazioni sullo Spedale degli Innocenti.
I lavori vennero iniziati nel 1421 da Filippo Brunelleschi e completati in seguito al 1427 da Francesco della Luna; è probabilmente se non la prima, una delle primissime architetture rinascimentali. Il Portico antistante che si affaccia sulla Piazza della Santissima Annunziata è certamente l'aspetto peculiare della struttura, infatti presenta novità che diventeranno successivamente un modello nell'architettura fiorentina. Innanzi tutto i materiali: Viene utilizzata la pietra serena per le arcate e l'intonaco bianco per il fondo. Le arcate si incrociano in prossimità della colonna coronata da un capitello corinzio. Tra un'arcata e l'altra si inserisce una sorta di medaglione tondo lavorato con la tecnica della ceramica invetriata che rappresenta la figura di un neonato in fasce, simbolo dello spedale. Le dimensioni del portico sono considerevoli (71 m di lunghezza). Esso venne suddiviso in 9 campate di volte a vela, preferita alla volta a crociera.
che avrebbe conferito una spinta considerevole sui piedritti (considerando che interamente l'edificio era costruito già con volte a crociera, il portico sarebbe andato a gravare ancor di più sulla struttura). Le volte a vela vengono preferite in quanto il loro sistema di spinta è più verticale delle crociere (che spingono in direzione obliqua costringendo ad avere piedritti più massicci). Le proporzioni del porticato sono definite da un sistema metrico euritmico, sul modello delle architetture classiche (anche se esse utilizzavano sistemi architravati anziché voltati). Ovvero il porticato presenta una sorta di pteroma uguale all'intercolunnio, che a sua volta è uguale all'altezza della colonna. Il modulo di riferimento quindi si presenta come una sorta di cubo. La chiave di volta (o cervello) è posta mezzo modulo al disopra dell'arcata visibile in prospetto, consentendo quindi anche a una colonna anche esile.compositiva). Questa particolarità conferisce al portico un carattere unico e distintivo. Il portico è decorato con numerosi elementi scultorei, tra cui statue, rilievi e fregi. Le statue rappresentano personaggi storici e mitologici, mentre i rilievi narrano episodi della storia della città. I fregi sono decorati con motivi floreali e geometrici. All'interno del portico si trovano diverse opere d'arte, tra cui affreschi e dipinti. Gli affreschi raffigurano scene religiose e allegoriche, mentre i dipinti sono principalmente ritratti di personaggi importanti. Il portico è un luogo di grande importanza storica e culturale. Ogni anno vi si svolgono numerosi eventi e manifestazioni, attirando visitatori da tutto il mondo. La sua bellezza e la sua atmosfera unica lo rendono uno dei luoghi più suggestivi della città.La Sacrestia Vecchia nella Basilica di San Lorenzo (1420-1428). La sacrestia vecchia viene costruita da Brunelleschi nel 1420-1428 ai lati della navata centrale della chiesa di San Lorenzo di età cistercense. L'ambiente di forma quadrata si presenta coperto da una cupola ad ombrello. Anche se precisamente (come nel caso di Santa Maria del Fiore) non è esattamente una cupola ma una volta composita, articolata in 12 spicchi di volte a vela, divisi da 12 costoloni dalla forma perfettamente semicircolare. Alla base di ogni spicchio, vi sono i muri che nel loro insieme assumono una sorta di forma dodecastila, dentro il quale si aprono degli oculi insieme posta all'altezza della lanterna, illuminano tutto l'interno. Il carico quindi all'apertura viene scaricato tutto sui costoloni. A raccordare la cupola con la forma quadrata della sacrestia vi sono 4 pennacchi negli angoli. La pietra serena è utilizzata per tutti gli elementi del lessico.
architettonico come trabeazioni, paraste, mensole e archivolti) e intonaco bianco per le superfici neutre. Tutto lo spazio è articolato secondo un modulo ricorrente. All'interno un ordine architettonico completo corre lungo tutte le pareti risvoltando lungo tutte le pieghe del muro, mostrando la sua chiara funzione ornamentale. Esso si presenta con pilastri scanalati sormontati da capitelli corinzi che reggono un architrave a fasce, entrambi realizzati in pietra serena. Sopra l'architrave si presenta il fregio, in questo caso intonacato, atto a sottolineare che questo fa parte della struttura portante e non portante, sopra il quale si sviluppa la cornice realizzata in pietra serena. Al di sopra della cornice si impostano tutte le arcate. In certi casi, per la corretta sintassi del lessico architettonico, vengono introdotte soluzioni più tosto angoli dell'altare anomali, come quello che avviene negli maggiore, ovvero è presente una porzione molto piccola di parasta che viene
fuori dall'angolo per non fermare la continuità dell'ordine. La parete di fondo viene rappresentata come una sorta di serliana o arco siriaco tardo antico, dove l'altare centrale presenta un prospetto voltato ad arco e i 2 spazi laterali presentano un prospetto architravato. Brunelleschi si occupa anche della risistemazione della Basilica di San Lorenzo, in questo caso però è L'aula e scandita da 3 navate divise da 2 file di colonne corinzie che reggono una sorta di trabeazione ridotta a un cubo sopra il quale si impostano le arcate. Questo cubo prende il nome di pulvino. Sopra le arcate si imposta la trabeazione "vera e propria" con architrave, fregio, cornice che vanno idealmente a chiudere il primo ordine. Una particolarità che si può notare è l'aggiunta di una mensola a "reggere" l'architrave a metà del passo tra un'arcata e l'altra.
(anche se effettivamente è tutto falso in quanto non vi è nessuna funzione statica effettiva). Al di sopra è presente una lunga parete continua scandita da finestre poste in asse con le arcate che formano il cleristorio. Le navate laterali si presentano scandite da una serie di fornici inquadrati in una sorta di trabeazione rettilinea. Le arcate inquadrano una serie di cappelle ritenute probabilmente come inserimenti successivi e non presenti nel progetto del Brunelleschi. Anche in questo caso si può notare come le parti "portanti" siano in pietra serena e le parti "intonacate" in bianco. La navata centrale è coperta da un cassetto nato ligneo che cela una copertura a capriata, mentre le navate laterali sono scandite da campate di volte a vela (estremamente simili a quella dello spedale degli Innocenti) che nella lunetta volta verso l'esterno presentano oculi per l'illuminazione interna. Il tutto viene realizzato secondo principi rigorosi, seguendo lostesso tipo di modulo cubicoutilizzato nello Spedale degli Innocenti.
Restituzione grafica schematica della Sacrestia Vecchia (1420-28) in S. Lorenzo di Filippo Brunelleschi(Firenze 1377-1446).
LA CAPPELLA PAZZI. La Cappella Pazzi (1430-43) è annessa al Tempiofrancescano di S. Croce, è tra le più esemplari opere di Filippo Brunelleschi (1377-1446).
In questo suo capolavoro Egli ha superato se stesso; in nessun'altra opera ha raggiunto l'elegante armonia e la purezza di linee di questa piccola costruzione nella quale l'ordine classico è impiegato con un ritmo nuovo.
La cappella è preceduta da un porticato nel quale si rileva e si definisce lo stile del primo R. dei 5 fornici, il centrale è più ampio e arcuato, i laterali architravati.
Il colonnato corinzio regge la trabeazione, sulla quale si eleva la parete piena, ma alleggerita dai riquadri posti fra binati di lesene corrispondenti alle colonne sottostanti.
A coronamento della facciata,
E per tutta la lunghezza di essa, una seconda trabeazione con fregio strigilato (simile a quello dei sarcofaghi romani) s'imposta sulle lesene pur senza apparire pesante, nonostante le diverse proporzioni. La facciata del portico non è finita, poiché la costruzione venne abbandonata a cagione dei dissesti della famiglia Pazzi, seguiti alla nota congiura contro i Medici. Così com'è, essa non s'accorda bene con la cupola. In epoca posteriore i frati provvidero a coprire con una tettoia rialzata su pilastrini l'estradosso delle volte del porticato, in modo non privo di buon gusto. Lo studio dell'Antico indusse il B. ad abolire nella decorazione il naturalismo gotico, pertanto ogni elemento ornamentale è lavorato con gusto classico, distinto da una rinnovata freschezza d'ispirazione. Capitello corinzio del portico della Cappella Pazzi (1429-70) in Firenze, opera di Filippo Brunelleschi (Firenze 1377-1446). I capitelli, molto slanciati,
Sono decorati da due ordini di foglie d'acanto nettamente staccate tra di loro; sono foglie rigide e piatte che denotano in modo evidente la derivazione da modelli della decadenza romana, che nei primi tempi della Rinascimento erano facilmente osservabili, anche prima che s'iniziassero gli scavi cespo d'acanto, dietro una corona di archeologici. I caulicoli provenienti dalle foglioline, non hanno più il carattere naturalistico di quelli romani, ma acquistano, con la loro aumentata solidità, un maggior senso architettonico, prevalente sulle tendenze con l'eccessivo decorativismo gotico segna decorative. Tale contrasto del nuovo stile è un chiaro ritorno all'arte decorativa, attraverso concetti ripresi dal romanico che aveva in Firenze tanti bei modelli. La trabeazione soprastante è composta dall'architrave corinzio tripartito, dal fregio, in cui, per tutta la lunghezza sono ritmicamente disposte, entro tonde cornici, graziose teste di cherubini.
dovute a Donatello e a Desiderio da Settignano. L'interno del portico <tag>