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Donne e Lavoro

Dalla legislazione di tutela della donna come soggetto debole alle azioni positive

Il tema del lavoro fu al centro del dibattito dell'Assemblea costituente. I Costituenti discussero ampiamente, anche con toni accesi, del ruolo che si intendeva riconoscere alla donna nel lavoro come nella società. Il pregiudizio sul presunto differente rendimento del lavoro femminile non impedì tuttavia di giungere all'approvazione del principio della parità retributiva, così come della parità nell'esercizio degli altri fondamentali diritti connessi alla sfera lavorativa.

L'art. 37 Cost. è invece animato da due obiettivi, tra loro certo fortemente interconnessi ma non del tutto sovrapponibili: da una parte garantire alle donne, anche nella dimensione lavorativa, paridignità e pari chances rispetto agli uomini; dall'altra consentire loro di conciliare questa dimensione con quella di madre. Il primo obiettivo è una

spinta alla valorizzazione della parità, il secondo alla valorizzazione della specialità. La tutela della maternità Il legislatore si è fatto doverosamente carico dell'esigenza delle donne di non sentirsi costrette a rinunciare alle proprie legittime ambizioni di realizzarsi anche in ambito familiare e, su altro versante, di garantire ai nati le cure materne. Il Parlamento italiano si è dunque sin da subito mosso per l'eliminazione delle più gravi forme di discriminazione ai danni delle gestanti e delle madri lavoratrici e per la protezione della loro particolare condizione anche sotto il profilo della sicurezza e della salute. [...] e della paternità Per molto tempo, d'altra parte, il legislatore italiano ha identificato esclusivamente la donna quale soggetto beneficiario delle norme finalizzate a proteggere e promuovere la genitorialità. Questo dogma ha iniziato a essere messo in discussione nel 1977. Con la giàrichiamata legge n. 903 del 1975 (improntata finalmente al principio paritario), si stabiliva infatti per la prima volta che il padre potesse assentarsi dal lavoro e fruire di permessi in caso di malattia del bambino in alternativa alla madre o in esclusiva quando il figlio gli fosse stato affidato. Questa decisione della Corte costituzionale ha indubbiamente dato un ulteriore impulso alla crescita di consapevolezza della responsabilità genitoriale. Un progresso importante capace di favorire molteplici effetti. Anzitutto, e in special modo, una tutela più forte dei minori. In secondo luogo, la protezione dei diritti del padre lavoratore. Ma indirettamente anche uno sprone alla parità di genere sul lavoro. Il divieto di discriminazioni e l'introduzione delle prime azioni positive Dopo aver adottato le norme a tutela specifica della maternità, il legislatore italiano in una seconda fase si è adoperato per concretizzare anche il principio della parità di genere sul lavoro.parità giuridica e retributiva. Con la già richiamata legge n. 903 del 1977 veniva in questo senso normativamente sancito il divieto di qualsiasi discriminazione fondata sul sesso nell'accesso al lavoro, ma anche nell'orientamento, nella formazione, nel perfezionamento o aggiornamento professionale. La legge n. 215 del 1992, ha introdotto poi un'azione positiva specificamente finalizzata a incentivare l'avvio di attività imprenditoriali a prevalente conduzione femminile. Si è così tentato di promuovere la partecipazione attiva delle donne nel settore economico. L'equilibrio di genere nel mondo economico Pur presenti nel mercato del lavoro, le donne hanno continuato a faticare, infatti, a raggiungere le posizioni di vertice delle società, delle amministrazioni, delle aziende pubbliche e private. Il legislatore è nuovamente intervenuto con l'approvazione di nuove azioni positive, molto forti e mirate. A sollecitare

Questo intervento è stata anche l'Unione Europea, che a più riprese aveva esortato gli Stati membri a introdurre norme vincolanti al fine di incrementare la partecipazione femminile agli organi di decisione delle imprese.

L'impegno congiunto dei diversi partiti presenti in Parlamento dimostra come l'assenza delle donne dagli organi decisionali dell'economia sia un fattore preoccupante indipendentemente dal punto di vista politico che si adotta e come la presenza di entrambi i sessi nelle cabine di comando delle società sia un presupposto necessario per la crescita e lo sviluppo dell'intero sistema produttivo.

L'equilibrio di genere negli organi decisionali della professione forense

Un altro settore nel quale le donne faticano ad arrivare nelle posizioni di potere è quello delle professioni e in particolare dell'avvocatura. Pur rappresentando quasi la metà degli avvocati italiani, le donne faticano a imporsi negli organismi

istituzionali e direttivi. L'Italia è stato il primo paese in Europa ad aver reagito a questa situazione adottando una disciplina specifica per incrementare la presenza femminile nel mondo dell'avvocatura. La legge del 2012 contiene una serie di norme finalizzate a dare attenzione al principio di parità tra i sessi in questo specifico ambito.

Il paradosso della magistratura. Dal documento "Distribuzione per genere del personale di magistratura", si evince che le donne costituiscono ormai ben il 54% dell'organico e che la loro età media (47) è più bassa di quella degli uomini (51) di quattro anni. La componente femminile, insomma, ha ormai superato quella maschile e accede al concorso prima.

Il problema del gender pay gap. Un'altra questione sulla quale il legislatore è chiamato a sforzi ulteriori rispetto a quelli sino a qui registratisi è la parità retributiva. Nonostante sia sancita in Costituzione,

L'eguaglianza su questo aspetto ha faticato ad affermarsi anche sul piano delle regole, perché inizialmente nemmeno i contratti collettivi sono stati in grado di rendere effettivo il principio espresso nella norma costituzionale. Ancora oggi le donne continuano non solo a lavorare meno degli uomini, ma a essere pagate meno degli uomini. Il "gender pay gap", rimane dunque un problema. Anche nei settori in cui le donne hanno cominciato a farsi valere "numericamente" (si pensi ancora alla libera professione, come quella degli avvocati) la distanza nella retribuzione e/o nell'ascesa di carriera rimane vistosa. La questione della retributiva, infatti, è un campo di prova importante per valutare l'efficacia delle norme antidiscriminatorie e delle azioni non sino a oggi adottate dal legislatore. Se il divario salariale resiste significa infatti che le pur apprezzabili leggi via via approvate dal legislatore per dare attuazione al principio di eguaglianza.

in ambito lavorativo, e delle quali si è dato qui conto, non hanno saputo intercettare tutti i problemi.

LIBERTÀ RIPRODUTTIVA

Aborto e emancipazione femminile

Nello scorso secolo, in Italia come nel resto del mondo, le conquiste delle donne sono state contrassegnate dalla possibilità di decidere autonomamente in materia di procreazione, sia attraverso la nascita e l'impiego dei mezzi contraccettivi, sia con il riconoscimento progressivo del diritto di abortire. La maternità, quindi, si è trasformata da dovere per la donna, legato anche al suo ruolo nella società, a scelta libera, da poter effettuare anche (e prevalentemente) in via autonoma.

In Italia, come nel resto del mondo, sul "diritto" di scelta delle donne rispetto alla gravidanza si consumano, ancora oggi, furenti battaglie ideologiche che contrappongono valori astratti, come la vita, la morte, la famiglia, a situazioni concrete, come quelle che affrontano le donne quando decidono

compito di tutelare sia la vita del feto che la salute e la libertà della donna. La contrapposizione tra divieto penale e libertà di scelta della donna è una questione complessa e dibattuta. Mentre il divieto penale considera l'aborto come un omicidio e punisce chi lo pratica, la libertà di scelta della donna sostiene che la decisione sull'aborto debba essere lasciata completamente alla donna, come una questione che riguarda il suo corpo e la sua autonomia. Un terzo modello discorsivo cerca di trovare un equilibrio tra questi due estremi. Riconosce il diritto alla vita del nascituro, ma allo stesso tempo sviluppa una legislazione che offre consulenza e supporto alle donne che si trovano in situazioni di gravidanza indesiderata. Questo modello cerca di conciliare la tutela della vita del feto con la tutela della salute e della libertà della donna. In conclusione, la questione dell'aborto è complessa e le scelte legislative dipendono da diversi principi e valori. La centralità della vita umana in generale è un aspetto fondamentale da considerare, ma è necessario trovare un equilibrio tra la tutela del feto e la tutela della salute e della libertà della donna.dovere di aiutare la donna a superare le difficoltà, essendo questa l'unica strada per tutelare in modo bilanciato i diritti della donna e quelli del nascituro (si parla di modello "discorsivo"). La legge 194 del 1978 fra scelte di principio e problemi applicativi La disciplina italiana sull'interruzione volontaria della gravidanza adotta un modello fondato sulla libertà di scelta della donna. All'art. 2 viene delineato il ruolo del consultorio, secondo una prospettiva molto simile a quella tedesca, nel senso che essi devono assistere "la donna in stato di gravidanza", "informandola sui diritti [...] e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti"; informarla anche sui diritti nell'ambito della legislazione sul lavoro; infine contribuire anche "a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza". La legge distingue due periodi di gestazione. Da una parte, viserio pericolo per la vita della donna o se sussistono gravi anomalie o malformazioni del feto che siano incompatibili con la vita". In entrambi i casi, l'aborto può essere effettuato solo con la necessaria assistenza medica e nel rispetto delle norme stabilite dalla legge.grave pericolo per la vita della donna siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica.
Dettagli
A.A. 2022-2023
27 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiarapollastri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della società contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Ghizzoni Manuela.