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PRIMO NOVECENTO

Due diverse concezioni di libertà.

A fianco delle teorie puerocentriche si svolse una vivace polemica antipositivistica con il rinnovamento dell'ideale dell'educazione vista come il superamento di sé ed orientata all'affermazione della propria umanità in forme non solo psicologiche e sociologiche ma anche spirituali e culturali.

Tra fine ottocento e primi novecento questa diversa posizione tentò di riconquistare gli spazi che il positivismo aveva fatto propri. La filosofia dei valori in Germania, il neoidealismo in Italia e programmi dell'educazione liberale negli Stati Uniti, il proposito di un "uomo nuovo" di Marx ed Engels, tracciarono itinerari diversi da quelli tracciati dall'educazione nuova.

Sul piano teorico sta una diversa concezione di libertà educativa. Nelle scuole attive il concetto di libertà è legato allo sviluppo psicologico e la stessa libertà non ha altri fini che quelli.

Dettati dallo sviluppo stesso. Nelle scuole antipositiviste la libertà dell'uomo è vista come la possibilità di aumentare la coscienza ed autocoscienza di sé attraverso cui raggiungere altre esperienze di maggior significato. La psicologia in questo caso non è fondamento dell'educazione ma supporto ausiliario. Sul piano pedagogico, nelle teorie positivistiche hanno avuto maggior importanza gli approcci sperimentali mentre l'anti-positivismo ritiene migliori approcci di tipo filosofico e/o politico.

2. La pedagogia dei valori nella cultura tedesca. Negli ultimi decenni dell'ottocento in Germania, insieme all'espansione in campo pedagogico dell'herbartismo, si verificò un ritorno a "Kant" collegandosi al bisogno di avere una nuova generazione di intellettuali che sottoponessero la fede positivistica nella scienza ad una critica valutazione. Una critica emersa è stata di riconoscere che la scienza riducesse la

realtà a fattiesteriori, dando la capacità di distinguerli e governarli ma non capace di penetrarequalitativamente le esperienze umane sia sul piano personale che sociale.Questo ritorno a “Kant” si sviluppò in quanto da un lato perché il solo metodo validoper la filosofia era quello critico in modo da forgiare gli strumenti per dominare unprocesso e ricondurlo ai propri fini, dall’altro l’interesse teorico nel rapporto tra scienzedella natura e scienze dello spirito (essere e dover essere dato dal valore).Contro la teoria dell’essere si contrappone la teoria del dover essere, quindi la libertàdell’uomo affidata al mondo dei valori.Gli autori che “sposarono” questa diversa teoria considerarono la pedagogia non comescienza dell’educazione nella quale operano psicologia, sociologia e metodi didattici,ma come filosofia applicata in grado di fornire gli strumenti per superare ilnaturalismo, riflettendosugli ideali formativi, formando il carattere e l'auto dominio, per la promozione dell'etica personale e collettiva.

173. Etica e formazione del carattere in F.W.Forester

Forester, formatosi in clima kantiano in Germania, si interessò della promozione dell'etica personale. Il suo interesse per i problemi morali fu in centro della sua riflessione e gradualmente si avvicinò ai valori religiosi espressi dal Cristianesimo. Il suo punto di partenza era quello di rifiutare di ridurre l'esistenza umana come semplice processo naturale perché le azioni oltre che da ordini di tipo fisico sono regolate da ordini di tipo morale e razionale oltre che di libera applicazione attraverso l'auto dominio di sé. L'individuo, secondo lo scrittore, si identifica e si qualifica attraverso il carattere ed è il carattere che dà la forza alle sue decisioni. Dalla maturità del carattere si misura la maturità dell'uomo ed

assicura l'ordine interiore, la coerenza, l'autonomia, la fermezza e fedeltà. Le strategie educative secondo cui Forester intendeva raggiungere "l'uomo di carattere" riguardano "l'obbedienza volontaria" ossia il libero incontro tra l'autorità dell'educatore e la libertà dell'educando nella graduale costruzione del principio di responsabilità personale.

Sergei Hessen: la pedagogia come teoria della cultura. Sergei Hessen, nato in Siberia, fu espressione di quella concezione etica dell'esistenza umana secondo la tradizione neo kantiana. La sua ricerca si svolse in due direzioni, la prima nel tentativo di approfondire i rapporti tra educazione, pedagogia, filosofia e cultura e la seconda cercando di indagare quali fossero i caratteri della scuola democratica intesa oltre che strumento di alfabetizzazione, strumento di promozione delle capacità di ciascuno.

tipi di educazione: una negativa che lascia scorrere "l'essere" ed una positiva che promuove il "dover essere". L'educazione negativa pone l'alunno a fare le cose da sé nella teoria che per processo naturale la sua libertà è da difendere. Nell'educazione attiva invece la sola libertà autentica è quella sperimentabile nella volontaria subordinazione alla legge. Il compito della pedagogia è identificato nella chiarificazione concettuale dell'intreccio tra fini ideali, mondo della cultura e crescita personale e quindi da un lato teoria della cultura e dall'altro scienza normativa (libera condivisione di ideali e valori). La scansione delle tappe evolutive dell'uomo non è data dalla psicologia ma è un'esperienza più complessa. Hessen distingue tre momenti: l'anomia (gioco, immaginazione, assenza di legge), eteromia (passaggio da affetti familiari a mondo della comunità,

autonomia (compimento dello sviluppo dell'uomo). Hessen, come il Dewey, è dell'idea che la scuola è promotrice di progresso sociale e per questo prospettò l'ipotesi di una scuola senza privilegio sociale ma aperta a tutti in tutti i suoi gradi di cultura sostituendo la vecchia formula della scuola popolare che esigeva il minimo di cultura per tutti. Un massimo di cultura per tutti = scuola unica. Scuola unica per richiamare il diritto di ciascun individuo all'istruzione.

5. Georg Kerschensteiner e la scuola del lavoro. Georg Kerschensteiner promosse una riforma scolastica ispirata al principio della scuola del lavoro, espressione che si tramuterà in "scuola attiva". Kerschsteiner si propose di promuovere una scuola che si preoccupasse sia delle esigenze degli allievi che di formare un buon cittadino che si inserisse nella società in modo attivo e con alto senso civico e pensò di trovare la soluzione nel

valorizzarel'educatività del lavoro. Lavoro quindi come capacità creativa personale nella quale si sviluppano doti anche richieste dalla società umana (professionalità, riflessione, precisione, autocontrollo, spirito di collaborazione. Quindi tutte le attività pratiche potevano arrivare a fini educativi sia nel lavoro adulti, che nel lavoro gioco che al lavoro didattico.

6. La reazione antipositivistica nell'idealismo di Giovanni Gentile. Giovanni Gentile, negli anni '20 e '30 fu, assieme a Benedetto Croce, uno degli esponenti più rilevanti dell'anti-positivismo in Italia e ne condizionò in modo rilevante la cultura filosofica, artistica, pedagogia e letteraria. Gentile, contrario a ridurre l'esperienza umana solo come fatto psicologico e sociologico, riaffermò la centralità dell'uomo che pensa ed attraverso il pensare scopre il valore della propria umanità. Quindi in risposta ad

Un'educazione scientifica fu opposta all'educazione dello spirito con l'invito "conosci te stesso". La comprensione dell'esperienza umana poteva essere possibile solo attraverso la riflessione filosofica e non solo psicologica e sociologica.

La riforma dell'educazione nel sistema gentiliano. Gentile voleva riformare l'educazione non soltanto operando sul piano dell'organizzazione degli studi ma promuovere la riforma morale degli italiani attraverso la religione dello spirito. A livello teorico la riflessione educativa gentiliana corre di pari passo con la sua filosofia secondo la quale una pedagogia senza riflessione filosofica non può esistere. L'educazione è vista quindi come "farsi dello spirito". La libertà dell'individuo secondo Gentile non era intesa in termini individualistici e razionali perché si farebbe un'astrazione e si ridurrebbe l'uomo ad un dato. Era da inserire in.

questo concetto lo spirito e cioè ciò che consente all'umanità di percepirsi come tale. L'uomo è sintesi di individuale e di universale, espressione dello spirito che permette l'essere ed il dover essere, il superarsi. 8. L'identità di maestro e scolaro. Gentile nega la dualità di educatore e educando. La dualità sparisce dal momento in cui l'educando fa proprie le parole e gli insegnamenti dell'educatore e quest'ultimo si fa carico delle aspettative dell'educando. Non ha senso quindi contrapporre educazione negativa ed educazione positiva perché nella concezione gentiliana l'educazione è unica perché unica è la persona umana ed unico è il suo spirito. 9. La didattica come teoria della scuola. La didattica rappresenta un aspetto importante nella riflessione di Gentile tanto da renderla teoria della scuola. Nel trattare la didattica, il filosofo siciliano,

Percorre due strade, una critica e l'altra propositiva. La critica era rivolta ad una teoria della scuola secondo la quale si istituisce la scuola in quanto c'è qualcosa da imparare (le varie materie) definendo anticipatamente gli elementi da studiare e quindi da sapere. Secondo Gentile questa concezione banalizzava il sapere ed il filosofo rispondeva con la tesi dell'unità del sapere come processo infinito, ovvero il sapere è la capacità di un continuo conoscere ed apprendere inteso come relazione interna con l'uomo e non solo come accumulo di nozioni. Il compito della scuola gentiliana era dunque quello di promuovere il sapere più che di trasmetterlo, di favorire l'interesse culturale più che aumentare le nozioni, di liberare l'intelligenza creativa e critica invece di limitarla all'interno di regole prestabilite. La riforma scolastica del 1923A Gentile toccò, come ministro.

Riforma scolastica

Dell'istruzione nel 1923, attuare la riforma scolastica. La riforma a cui pensò Gentile era conc...

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
30 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sarah.botta93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle istituzioni educative e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Ghizzoni Francesca.