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CODIFICA ERGATIVA, ACCUSATIVA, ATTIVA
Ogni lingua ha un sistema di codifica delle relazioni grammaticali. I sistemi
principali di codifica delle relazioni grammaticali nelle lingue del mondo sono
- il sistema ergativo
- il sistema accusativo
- il sistema attivo
Nelle lingue a codifica accusativa come il lat. e le altre lingue indoeuropee il
soggetto è sempre marcato con lo stesso caso sia che si tratti di costrutti
transitivi che di costrutti intransitivi.
ES. dominus est bonus
dominus amat puellam
Nelle lingue a codifica ergativa (come il basco)
→ nelle frasi transitive il soggetto è marcato con l’ergativo
→ nelle frasi intransitive il soggetto è marcato con l’assolutivo
Nelle lingue a codifica attiva i soggetti sono marcati esclusivamente in base
ad un principio di natura semantica cioè in base alla loro agentività cioè al
grado di volontà, animatezza, intenzionalità con cui compiono l’azione
Ciascuna lingua è orientata verso un sistema di codifica prevalente ma tutte le
lingue possono presentare, seppure marginali e minoritari, fenomeni tipici di
un altro tipo di codifica, specialmente in epoche di rapido mutamento
diacronico.
ALTRE CODIFICHE ARGOMENTALI NON CANONICHE
La marcatura non canonica del soggetto intransitivo
Dalla seconda metà del IV sec. è possibile osservare la marcatura del
soggetto di proposizioni intransitive che indichi un referente partitivo o
indefinito con un caso genitivo o de+ablativo o ex+ablativo
Esempi:
et tertia die infunditur anacallidis tritae Mulomedicina Chironis
⇣
genitivo
e il terzo giorno si metta in infusione dell’anacallia
⇣
sogg. partitivo
ampullam in qua de oleo beati Martini continebatur Vita Aridii
⇣
de + abl
l’ampolla nella quale era contenuto dell’olio
Anche il soggetto di verbi transitivi può ricevere una marcatura non canonica
dalla seconda metà del IV sec. con – de + ablativo
– ex + ablativo
La marcatura dell’oggetto
Anche il complemento oggetto che si riferisce ad un’entità indefinita può
essere marcato con – il genitivo
– de + ablativo
– ex + ablativo
Il parametro della definitezza che non era pertinente in età classica acquista
quindi nuova importanza:
→ gli oggetti definiti vengono marcati con l’accusativo
→ gli oggetti indefiniti con marcature non canoniche
Esempi
tollit de aqua et extinguit illum
prese dell’acqua e lo estinse
date nobis de oleo vestro (
Mt 25,8)
dateci del vostro olio
Anche i compl. oggetti indicanti persone, se indefinite, possono avere una
marcatura non canonica
Es. non habeo de parentibus qui mihi posit adiuvare (Greg. Tours, Hist. Franc.)
MODULO 2 LEZ. 6
SINTASSI DEL LATINO TARDO
L’ordine delle parole
In lat. l’ordine delle parole è tendenzialmente libero cioè senza significato
sintattico, ovvero le relazioni grammaticali all’interno della frase vengono
percepite indipendentemente dall’ordine delle parole perché le terminazioni
dei casi sono sufficienti a fornire la funzione grammaticale delle parole.
Nelle lingue romanze invece l’ordine delle parole è pertinente, cioè distintivo.
La disposizione delle parole in latino è regolata da:
– abitudini
– preferenze
– considerazioni di stile e di ritmo
Il verbo tendenzialmente è in ultima posizione, quando non lo è ciò che
l’autore vuole ottenere è un effetto di rilievo o di espressività.
Dal punto di vista tipologico il lat. è una lingua SOV (soggetto-oggetto-verbo),
tale ordine non riguarda solo la posizione reciproca di soggetto e oggetto ma
a questo tipo di configurazione ne corrispondono altre all’interno della frase.
Quindi il lat. prevede l’ordine:
oggetto- verbo
genitivo - nome
participio - verbo finito
aggettivo - nome
avverbio - verbo
Tali parametri possono essere violati perché il sistema dei casi rende sempre
riconoscibile la funzione del nome all’interno della frase.
Le lingue romanze sono lingue SVO (soggetto verbo oggetto), per cui
verbo - oggetto
nome - genitivo
verbo finito - participio
nome - aggettivo
verbo - avverbio
articolo - nome
La funzione grammaticale dei sintagmi è indicata in primis dalla posizione
fissa dato che le lingue romanze non hanno i casi. Laddove esistono i casi
(es. in latino) l’ordine dei costituenti frasali è più libero mentre dove i casi non
esistono l’ordine è tendenzialmente più fisso.
Il lat. tardo e medievale presentano sempre più spesso il verbo in seconda
posizione cioè prima dell’oggetto e dopo il soggetto configurandosi come
lingue SVO e anticipando quello che sarà l’ordine delle lingue romanze.
COORDINAZIONE
La congiunzione et è l’unica è sopravvivere nelle lingue romanze. La particella
enclitica - que scompare dalla lingua parlata sin dall’inizio del periodo
imperiale. Atque e ac diventano obsolete ed escono dall’uso
SUBORDINAZIONE
Il lat. classico aveva un’imponente e sofisticata ipotassi, una delle
caratteristiche della lingua scritta colta era la capacità di ingabbiare una dopo
l’altra una serie complessa di subordinate. E’ un tratto che si perde nel lat.
tardo ma diventa caratteristica di coloro che vogliono imitare il latino più
antico.
Frasi completive nel lat. classico
Sono:
– proposizioni introdotte da quod
es. praetereo quod - tralascio il fatto che
gaudeo quod – mi rallegro per il fatto che
– proposizioni introdotte da ut
es. rogo ut tu venias - chiedo che tu possa venire
– proposizioni infinitive dopo verbi che esprimono una dichiarazione,
un’opinione, una percezioni, un sentimento (con soggetto all’accusativo e
verbo all’infinito)
es. narrat hostem venire - dice che il nemico arriva
Nel latino tardo la costruzione con QUOD si diffonde ai danni di UT e per via
della sua sfumatura causale attrae nel dominio delle completive anche
congiunzioni originariamente
- causali come QUIA e CUM
- modali come QUOMODO
Gradualmente la completiva con quod e quia rimpiazza l’infinitiva espressa da
ACCUSATIVO + INFINITO (non scompare mai del tutto ma emerge nelle
scritture più sorvegliate). Le percentuali di accusativo + infinito in rapporto ai
costrutti con quod + indicativo o congiuntivo sono ancora alte in epoca tarda
soprattutto presso quegli autori che cercano una scrittura più raffinata. Es.
Rabano Mauro →81,8%; Alcuino → 93%
Presso gli autori cristiani e altri di epoca tarda la costruzione con
QUOD+CONGIUNTIVO - QUIA+INDICATIVO
ma anche con QUONIAM+INDICATIVO
diventa di uso corrente anche per influenza del greco ὅτι (dal greco vengono
tradotti i testi sacri e già nel greco classico le dichiarative/infinitive potevano
essere espresse con ὅτι +verbo di modo finito)
Anche l’UT finale e consecutivo viene sostituito da QUOD e QUIA. A poco a
poco QUE prende il posto di QUOD nelle completive (que>it. che)
Talora sono possibili delle subordinate al congiuntivo senza alcun elemento
introduttore.
INDICATIVO e CONGIUNTIVO
Nel latino tardo l’indicativo si sostituisce frequentemente al congiuntivo nella
subordinata senza eliminarlo mai del tutto (il congiuntivo resta quale
esemplificazione dello stile corretto). Già nel latino classico l’indicativo si
sostituisce al congiuntivo nelle interrogative indirette. Il latino tardo
generalizza e amplifica tendenze già presenti nel lat. arcaico e volgare cioè in
quelle varietà più connesse con il parlato.
COSTRUZIONI ASSOLUTE
L’ABLATIVO ASSOLUTO (struttura ereditata dall’indoeuropeo) appartiene
soprattutto alla lingua letteraria e comincia a recedere nel II d.C.
E’ interessante come segno di perdita di funzionalità dell’abl. assoluto vedere
come si comporta la Vetus Afra (= serie di traduzioni anonime dei testi sacri
che circolano in Africa) di fronte ad una serie di abl. assoluti della Vulgata.
Notiamo che sistematicamente ad un abl. assoluto della Vulgata corrisponde
nella Vetus Afra una struttura diversa.
In epoca tarda l’ablativo assoluto perde molte delle specificità che aveva in
epoca classica, ad es. nella lingua classica doveva essere “sciolto” dal resto
del contesto frasale, non doveva condividere né il soggetto né altri argomenti
con la principale, doveva essere una struttura semanticamente e
sintatticamente autonoma e questo si perde in epoca tarda.
Nel latino tardo troviamo anche NOMINATIVI ASSOLUTI e ACCUSATIVI
ASSOLUTI e STRUTTURE MISTE in cui ad es. abbiamo ablativi assoluti
apparentemente corretti cui si concordano accusativi o nominativi.
Si tratta di forme che non sono segno di vitalità delle costruzioni assolute, al
contrario sono il segno del loro declino.
MODULO 2 LEZ. 7
LESSICO DEL LATINO TARDO
Sostituzione di parole
Nel latino volgare e tardo talora si sostituiscono parole antiche con lessemi più
espressivi e spesso di maggior peso fonetico (la tendenza è a rimpiazzare
parole molto brevi con parole più lunghe).
Questo fenomeno, per usare la definizione di GILLIERON, fa parte della
TERAPIA LINGUISTICA che consiste nell’usare materiale nuovo per sostituire
materiale usurato.
I motivi che spingono alla sostituzione sono
→ la ricerca di significati più concreti
→ la regolarità morfologica della flessione per cui le parole con flessioni più
irregolari vengono progressivamente espunte dal lat. tardo
In generale prevalgono varianti diafasicamente e diastraticamente marcate in
senso basso
Es. il verbo IRE (che ha un corpo fonico ridotto) >>> VADERE (che troviamo
nella Vulgata in realtà con paradigma misto→ al singolare e all’imperfetto
vadere; al plurale sopravvivono le forme di eo)
EDERE (verbo irregolare) >>> MANDUCARE (verbo molto più espressivo,
letteralmente significa dimenare le mascelle mangiando); dà luogo al fr.
MANGER da cui l’italiano
LOQUI >>> PARABOLARE (>fr. parler), FABULARE (>sp. hablar)
SCIRE >>> SAPERE che poi muta per metaplasmo di coniugazione e diventa
sapère; originariamente significa “avere gusto di”, “interdersi di”
FLERE >>> PLORARE, PLANGERE sono due verbi molto più espressivi,
plorare = lame