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La buona visione della società

TESTI1 la buona visione della società pag 43

L'autore del saggio Adeodato Bonasi (1838-1920) fu professore di diritto costituzionale ed amministrativo, consigliere e presidente del Consiglio di Stato, Ministro della Giustizia e presidente del Senato.

Nel brano ritroviamo i compiti che la borghesia dell'800 riteneva competessero all'ordine giudiziario. Quindi le osservazioni che seguono possono considerarsi emblematiche delle convinzioni dell'élite liberale.

Nelle pagine di Adeodato Bonasi il ruolo conservatore della magistratura viene declinato in una rigida rivendicazione della separazione dei poteri ed in una decisa distinzione dal potere esecutivo (dal quarto capoverso).

Spiegazione testo:

-Primo capoverso: Affinché l'ordine giudiziario possa compiere il suo Altissimo ufficio e essere garanzia di libertà, è necessario che le leggi riconoscano e consacrino l'ampiezza del suo mandato. Ogni limitazione imposta dal diritto

all'azione giudiziaria è una diminuzione inflitta ai cittadini; poiché un'attribuzione che si sottragga al potere giudiziario (neutrale) per investirne quello politico (partigiano) è una garanzia che si toglie all'universalità per metterla a servizio della parte predominante a spesa di quella delle minoranze. Secondo capoverso: affinché il Ministero del giudice sia efficace, esso non deve riconoscere altra superiorità che quella della legge; al di fuori di ciò non si ha sicurezza di vera giustizia. Però non va dimenticato che: il magistrato, per quanta virtù possa attingere dalla Santità del suo ufficio, è sempre un uomo; che i pericoli e le seduzioni che lo circondano sono proporzionati ai molteplici interessi che va a custodire e a difendere; che nei governi parlamentari le occasioni di allontanarsi dalla retta via si moltiplicano in quanto ad attentare alla sua indipendenza non è solo chi èinvestito del potere, ma possono metterla a dura prova anche le arroganze delle fazioni, la mancanza di rispetto di coloro che compiono affari e i loro elettori. Governo parlamentare: forma di governo prevista dalla costituzione del 1948. Alla base dello Stato e, quindi, al centro del sistema, vi è infatti un unico potere, quello del Parlamento, eletto direttamente dal popolo, ed al quale non compete soltanto la Funzione Legislativa, ma anche il compito di esprimere il Governo e di controllarne l'operato. C'è un rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento. Quando tale fiducia viene a mancare, il Governo è costretto a dimettersi. Quindi: non basta che il magistrato si senta coperto dalle vendette del potere politico, all'occorrenza, è altresì necessario che sia preservato dalle tentazioni dell'interesse e dell'ambizione. Terzo capoverso: il compito del magistrato è così delicato e difficile che sarebbe auspicabile un

Ordine di esseri umani privilegiati che non partecipino alle passioni e alle debolezze che sono comuni tra gli uomini; ma poiché ciò non è possibile, è indispensabile almeno che i magistrati siano posti in condizioni di poter rispondere, almeno degnamente, al loro ufficio, senza che sia necessaria la tutela di una virtù sovraumana.

Quarto capoverso:

Secondo un certo orientamento: il potere giudiziario è uno dei due rami nei quali si biparte il potere esecutivo (amministrazione e Giustizia). Avendo negato all'ordine giudiziario il carattere di potere autonomo, questo non può essere sottratto all'azione del potere esecutivo.

Bonasi, invece, rivendica una rigida separazione dei poteri ed in particolare sottolinea la distinzione tra potere giudiziario ed esecutivo. Questo è il punto principale su cui si sofferma Bonasi. Amministrazione e Giustizia si diversificano, non solo per la natura del loro potere, ma anche per

L'oggetto. L'amministrazione ha un ruolo attivo, volto a prevenire; mentre la giustizia svolge un ruolo passivo volto a reprimere. Inoltre l'amministrazione agisce per tutelare interessi generali non individualizzati; invece la giustizia agisce per tutelare interessi individuali che proprio per essere protetti dalla legge hanno assunto valore di diritti.

Il tema della separazione dei poteri sarà presente anche nel saggio di Giovanni Pacifico. Quindi: a differenza dell'amministrazione, cui è consentito assumere una funzione propulsiva, il giudice nello Stato ottocentesco è custode fermo degli assetti raggiunti, è lo strumento di cui si serve la borghesia per evitare un'evoluzione sociale: egli quindi va a custodire i risultati raggiunti dalla borghesia stessa.

Il giudice, come scrive Bonasi, "è vincolato al precetto della legge come ad una formula algebrica" anche quando la sua personale convinzione può indurlo verso

una decisione che sarebbe più equa ed opportuna. Questa è un'ideologia perché nella realtà non è possibile. Cioè non è vero che il diritto può essere considerato come una formula algebrica. Equità ed opportunità sono sempre state delle scappatoie, degli escamotage attraverso cui aprire varchi nell'ordine costituito, quindi, equità ed opportunità non erano viste di buon occhio perché servivano ad introdurre degli interessi ancora deboli sul piano istituzionale. In questo modo impedendo al giudice di prendere decisioni basate sui suoi convincimenti personali è come se gli si volesse attribuire un ruolo essenzialmente religioso, di restauratore dell'ordine morale turbato. Per il pensiero dominante al giudice invece è assegnato un "ufficio sublime" rivestito di "Santità" ed in diretto contatto con la legge: un'ideologia sacerdotale che procura

Al giudice un ruolo sociale e politico riparato, epperò ben delineato d'esecutore indiscusso del volere delle elites e dei loro immutabili precetti, immutabili proprio perché sacri. Il giudice è parte dell'elite, è l'elite!

Il giudice diventa così un invalicabile argine istituzionale all'innovazione.

L'autorappresentazione della magistratura pag 44

Il compito di invalicabile argine istituzionale all'innovazione del giudice ottocentesco riappare in un testo di Giovanni Pacifico.

Si tratta di un giudice calabrese, a sua volta figlio di un magistrato, a cui erano stati inculcati/impressi fin dalla nascita valori giurisdizionali. Egli nasce nel 1850 in un piccolo paese di Cosenza, un ambiente ristretto in cui il giudice aveva un ruolo molto importante ed era un punto di riferimento essenziale.

Questo saggio ha una funzione metonimica cioè tenta di testimoniare un certo modo di essere della magistratura in un certo periodo.

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Questo saggio costituisce un importante documento del modo di considerarsi del Giudice. Fu scritto per ottenere una progressione di carriera (appello) [si tratta di una prova: scrivere un documento per dimostrare di conoscere la deontologia della magistratura ecc..], quindi, lo scopo è quello di omaggiare le giurisdizioni superiori. Per tale motivo, ciò che è stato scritto da Pacifico non era realmente praticato ma testimoniava l'ideologia prevalente della magistratura, il dover essere in cui il magistrato credeva. In altre termini: le parole di Pacifico sono conformati ai valori ideologici dell'ambiente giudiziario e delle sue gerarchie, ci danno modo di entrare nella mentalità dei magistrati di quegli anni. Questo è un documento che ha avuto una grande capacità di perpetrarsi (fino a metà 900 circa). Pacifico dà molta importanza al tema della gerarchia nell'ambiente giudiziario, intesa come imposizione di certi

valori e sottomissione al conformismo che è tipico della Magistratura. La gerarchia produce anche un altro carattere che quello della autoreferenzialità intesa nel senso di fare riferimento solo a se stesso trascurando qualsiasi rapporto con la realtà esterna e i problemi che la caratterizzano (autoreferenzialità che ritroveremo poi nella sessione di Tita "l'eccesso di motivazione"). Infatti l'appello che il magistrato sta facendo è alla sua coscienza. Il magistrato non risponde alla società (funzionario della società) ma a se stesso. (visione conservativa altamente referenziale). Questo tasso di autoreferenzialità si avverte già dalle prime righe del saggio: - primo capoverso: "Il potere giudiziario ha come supremo labaro e guida l'esecuzione della legge, ma in questa sua esecuzione deve tenersi estraneo ad ogni interesse o volontà propria o altrui". Quindi la legge può essere

Considerata come fondamento eteleologia del potere giudiziario. Quindi il giudice un soggetto privo di qualsiasiresponsabilità se non quella di applicare la legge; Infatti l’ideologia ottocentesca eraproprio quella di non pensare perché il pensare metteva in discussione la certezza di ciòche proviene dalla tradizione e la legge non può essere messa in discussione.

Labaro -> Un tempo, vessillo imperiale o stendardo di città, costituito da un'asta trasversale da cui pendeva un drappo;oggi, insegna di enti, associazioni ecc.

niun -> nessuno

In più nell'ultimo capoverso si legge che “l'amministrazione della Giustizia deve rimanereincrollabile ed inesorabile di fronte alle lusinghe e alle sollecitazioni di cui l'interesseindividuale o collettivo circondarla”.

tetragona: indifferente, disinteressato

Nel testo, quindi, si ritrovano i consueti cliché (stereotipi/modelli) ideologici del

: soggezione alla legge, indifferenza alla politica, distanza dalla pubblicaopinione, disinteresse, neutralità, sacrificio, sacralità e così via. Ma le espressioniimpiegate per darvi voce offrono il senso della forza con la quale questo statutoideologico viene avvertito o, almeno, con il quale ad esso viene prestata formaleadesione.

Secondo e terzo capoverso: Il magistrato deve essere contro il "progredire novatore checon naturale all'uomo"; se istanze di progresso devono esserci, queste "devonoschiudersi altra via per raggiungere la forza che prima da pochi, poi da una schieracrescente loro si invoca, ma che solo acquistar possono allorché diventano legge". Infatti,prosegue Pacifico: il magistrato come "non può, senza violare il suo sacro mandato,sottrarsi all'obbedienza ad una legge solo perché gli appare ad esempio pericolosa, cosìnon può percorrere una strada che

possa condurre all'equità o al progresso".

Sacro: puro, immobile, intoccabile.

Mandato: contratto -

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
33 pagine
1 download
SSD Scienze giuridiche IUS/10 Diritto amministrativo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alii0000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della giustizia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli" o del prof Abbamonte Orazio.