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FIERI DEI SINGOLI SUCCESSI OTTENUTI NELLA COMPETIZIONE PERSONALE;
LABILE APPARTENENZA AL GRUPPO, RELATIVA AI PROPRI OBIETTIVI;
LUSINGHIERA PERCEZIONE DI Sé;
MAGGIORE AUTOSTIMA RISPETTO AGLI ALLOCENTRICI;
–
Orientamento relazionale caratteristiche:
GRUPPI IL CUI VALORE PUO’ ESSERE SOLO DEFINITO NEL CONFRONTO CON
ALTRI GRUPPI ( come squadre sportive );
INDIVIDUI CHE TENDONO AD ELEVARE IL VALORE DEI GRUPPI D’
APPARTENENZA TRAMITE IL CONFRONTO CON ALTRI GRUPPI;
–
Orientamento autonomo caratteristiche:
GRUPPI IL CUI VALORE PUO’ ESSERE ( DAI MEMBRI ) DEFINITO SULLA BASE DI
STANDARD IDEALI O DI DIMENSIONI TEMPORALI ( IL CONFRONTO CON IL
PASSATO ): gruppi di terapia;
CHE TENDONO AD ELEVARE IL VALORE DEI GRUPPI D’
INDIVIDUI
APPARTENENZA IN MODO AUTONOMO;
Identità Sociale e Identità Personale
focalizzato l’ attenzione sull’ identità sociale trascurando gli aspetti
Gran parte degli studi hanno
relativi all’ identità personale.
l’ identità sociale è l’ appartenenza al gruppo, la parte del Self che rimanda al livello di tale
Tajfel:
appartenenza. Capozza riguardo la concezione di Tajfel afferma che essa costituisce la struttura
psicologica che lega l’ individuo al gruppo, l’ identità condivisa che spiega l’ uniformità di
percezioni e comportamenti tipica del livello intergruppi: infatti quando un’ appartenenza
categoriale diventa saliente, vi è una transizione dal percepirsi in termini personali al percepirsi in
l’ immagine di sé si articola
termini di gruppo, secondo gli attributi del gruppo.
considera l’ identità sociale come livello
Turner: la teoria delle Categorizzazione di Sé
intermedio tra quella umana ( generale ) e quella personale ( individuale ), un livello che diventa
prevalente per l’ effetto della depersonalizzazione della percezione di sé individuale ha un
significato positivo, rende contemporaneamente possibile i fenomeni di gruppo e l’
Secondo l’ autore la
implementazione ( realizzazione , attivazione ) delle soggettività individuali.
depersonalizzazione della percezione di sé: sta alla base dei fenomeni di gruppo, perché?--> il
comportamento di gruppo, esprime un cambiamento del livello di astrazione della categorizzazione
di sé ( chiamata appunto depersonalizzazione). Questo cambiamento si realizza attraverso uno
spostamento dalla percezione di sé come persona unica, definita da differenze individuali rispetto
agli altri , verso la percezione di sé come esemplare intercambiabile di una categoria sociale. Questo
processo di depersonalizzazione non è perdita di identità individuale, né una perdita o sommersione
–
del sé nel gruppo ( come nel concetto di de individuazione ), e neanche una regressione a una
forma di identità primitiva o inconscia , ma è il cambiamento che si realizza dal livello personale a
quello sociale di identità che corrisponde al funzionamento della percezione di sé a un livello più
Sotto molti aspetti la depersonalizzazione può essere vista come un aumento dell’
inclusivo.
identità, perché rappresenta un meccanismo attraverso il quale gli individui agiscono nei termini
delle somiglianze e delle differenze sociali prodotte dallo sviluppo storico della società e delle
culture umane.
All’ analisi proposta di Turner sembra rifarsi la l’
teoria della Distintività Ottimale di Brewer:
identità sociale costituisce la sintesi dinamica del bisogno di inclusione ( o depersonalizzazione, e
trova soddisfazione nell’ appartenenza al gruppo ) e quello di differenziazione ( o distintività , e
trova soddisfazione nel confronto tra il proprio gruppo e altri ). Infatti: il bisogno di
depersonalizzazione è soddisfatto entro i gruppi, mentre il bisogno di distintività in base a confronti
intergruppi. rilevanza alla dimensione personale dell’ identità
Tassonomia di Brown: distinguendo tra soggetti
orientati all’ implementazione del successo individuale ( correlati: autostima e livello di percezione
del sé ( idiocentrismo ) ), e soggetti coinvolti nei problemi dell’ ingroup, insieme, fonte e scenario
Inoltre la dimensione personale dell’ identità e il tipo di effetti che ne
del loro livello di autostima.
discendono sul piano delle relazioni sociali, risentono dell’ orientamento del gruppo d’
appartenenza e del tipo di cultura che caratterizza il contesto sociale di riferimento. E pur essendo
rilevante il ruolo delle forze sociali e strutturali nel determinare le situazioni ,non si può ignorare
che la rielaborazione dei fenomeni specifici è sempre di tipo personale: il comportamento del
gruppo implica sempre le azioni dei singoli individui.
Deschamps afferma che qualsiasi identità è al tempo stesso personale in quanto localizzata in una
persona, e sociale, in quanto i processi della sua formazione sono sociali.
L’ identità sociale: è quella parte del sé che rinvia alle cognizioni derivanti dalla collocazione nel
l’ individuo si percepisce come simile agli altri di uguale appartenenza, e rinvia
sistema sociale
anche ad una differenza, ad una specificità di questo Noi in rapporto ai membri di altri gruppi o
categorie.
L’ identità personale: in ciascun individuo si realizza una combinazione unica di tratti che lo
differenzia da tutti gli altri individui, rinvia ad un unicità, una particolarità è ciò che rende simili
se stessi e differenti dagli altri.
Gruppi d’ appartenenza e Possible Social Identities
Cinnirella: propone il concetto di Possible Social Identities per collegare i Sé possibili alla realtà
L’
sociale e alla esperienza gruppale con cui si intreccia la storia esperienziale dei singoli soggetti.
ipotesi di influenza della realtà sociale d’ appartenenza sui Sé possibili e sull’
autore elabora varie
evoluzione e fenomenologia dei medesimi: vi sono maggiori probabilità che:
Si sviluppino i Sé possibili personali nelle culture individualistiche che privilegiano le
idiocentriche , piuttosto che in quelle collettivistiche che tendono a privilegiare l’
personalità
orientamento allocentrico. ( si ricollega allo schema di Triandis ).
Le identità sociali possibili siano più probabilmente ancorate al gruppo sociale d’
appartenenza , laddove lo stesso sia relativamente fisso e i gruppi confinanti impermeabili;
Si sviluppino possibili identità sociali desiderabili nelle culture che privilegiano l’
individualismo e nelle quali viene favorita la mobilità sociale e i gruppi confinanti sono
percepiti come permeabili. (riferimento a taifel e Brown)
Nel caso di debole legame con l’ ingroup, l’ identità sociale temuta e gruppi confinanti
vissuti come permeabili, si verifichi la mobilità sociale con l’ abbandono dell’ ingroup e il
di passaggio all’ outgroup che presenti un diverso repertorio di identità sociali
tentativo
possibili.
PARTE SECONDA
Dinamiche del Sé, processi di socializzazione e competenze comunicazionali nelle
persone sorde
La strutturazione del Self nelle persone sorde
Cap 4 “ l’ auto rappresentazione negativa nelle persone sorde “
Le ricerche sul Self si sono focalizzate anche sulla questione della sordità e di coloro che ne sono portatori,
nonché il quadro rappresentazionale complessivo che le persone sorde presentano nei confronti della
sordità e le condizioni che incidono nel caratterizzarlo negativamente o positivamente.
Autori come Garrison e Tesch giungono alle conclusioni che i soggetti sordi sembrano mostrare una
concezione di Sé meno ricca e articolata rispetto ai soggetti udenti e ciò perché i soggetti sordi si sentono
considerati negativamente dagli udenti. A questo proposito, Furnham e Lane hanno somministrato la scala
ATDP ( attitudes towards disabled person )ad un campione di 54 soggetti, 24 sordi e 30 udenti, per indagare
sui rispettivi atteggiamenti specifici : - la percezione che gli udenti avrebbero circa la sordità secondo i
soggetti sordi; - la percezione della sordità dei sordi secondo gli udenti. Risultati: le persone sorde mostrano
un quadro rappresentazionale negativamente caratterizzato dalla loro situazione , con riferimento sia a
quanto attribuiscono agli udenti, sia al loro modo di considerarsi, essi:
Pensano che gli udenti abbiano nei confronti dei sordi atteggiamenti più negativi rispetto a quanto
questi, effettivamente non ritengano di avere;
Rispetto agli udenti, hanno atteggiamenti più negativi nei confronti della sordità.
Vediamo come l’ orientamento negativo dei soggetti sordi verso la loro condizione sia chiaramente
presente agli udenti che pensano che questi siano scontenti di sé stessi e si ritengono impossibilitati a
condurre una vita normale. Secondo i due autori la spiegazione di questo quadro rappresentazionale trova
fondamento da una parte in ciò che i soggetti sordi sperimentano nel quotidiano della vita reale e dall’ altra
in una sorta di dover essere dei soggetti udenti nei confronti dei sordi in assenza di esperienza specifica.
I punteggi negativi che i sordi attribuiscono alle reazioni delle persone udenti nei loro confronti
potrebbero costituire un riflesso reale degli atteggiamenti delle persone udenti che le persone
sorde devono affrontare;
I punteggi positivi espressi dai soggetti udenti potrebbero riguardare il comportamento che questi
penserebbero idealmente di dovere adottare con i non udenti, avendo poca o nessuna esperienza
di rapporti specifici.
L’ attribuzione ai soggetti udenti di atteggiamenti negativi nei confronti della sordità si relaziona nelle
persone sorde, alla concezione del Sé, ed è un fenomeno che chiama in causa l’ auto rappresentazione
complessiva dei soggetti. Urban infatti conducendo delle osservazioni sulle bambine sorde a partire dalla
nascita, sostiene che la sordità può incidere sulla stessa strutturazione dell’ immagine corporea, o anche
perdita di autostima in studenti universitari sordi.
Il ruolo di famiglia e scuola
L’ atteggiamento di negatività dipende, dalle caratteristiche dei soggetti e dal contesto nel quale si sono
formati. Backenroth ha condotto una ricerca relativa al ruolo della famiglia e più specificatamente ha
cercato di analizzare il modo di relazionarsi dei genitori con i propri figli e le dinamiche sottese all’ interno
del gruppo dei genitori attraverso interviste individuali, questionari, giud