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La figura dei sofisti nella formazione del ceto dirigente
Vdi intellettuali che si dedicarono professionalmente alla preparazione del ceto dirigente, definiti di origine straniera, i sofisti vendevano un servizio in cambio di denaro. Proprio per tale motivo vennero considerati con un certo disprezzo, a pari degli attori e dei musicisti. Costituivano una classe intermedia tra cittadini e schiavi.
I più celebri sofisti furono: Protagora, Gorgia, Ippia ed Antifonte. Si occupavano della formazione morale, retorico-linguistica e storica dell'uomo. Nacque così l'intesa come la cultura politica soggetto e oggetto di pratiche politiche. Tipico di questo atteggiamento fu il mito del progresso descritto all'interno del dialogo platonico "Protagora". Secondo Protagora, l'uomo si differenzia dall'animale e supera le sue naturali debolezze grazie alle tecniche rappresentate dal fuoco donato da Zeus attraverso Prometeo. Tuttavia, le tecniche non bastano a garantire la costituzione delle città, difatti è necessaria la...
virtùErmes.quest’ultima verrà donata agli uomini dall’araldo di Zeus,politica,Storicamente, apparteneva alle classi nobili e rappresentava il coraggio dil’aretécomandare: proprio per tale motivo non potevano essere trasmesse al volgo. Di questabellisituazione è testimone la stessa lingua greca: gli aristocratici venivano definiti -buoniconsapevolezza del linguaggio e delle origine divine - e - virtù come privilegio - .PlatoneLo stesso fece riferimento alla essa si possiede o non si possiede.virtù del cavallo:Successivamente, grazie all’avvento dei sofisti, la virtù politica iniziò ad essere insegnata. Dasenso del rispetto per la legge e gli altri uomini.quel momento in poi venne definita come ilIl mito di Protagora trasforma le tecniche politiche - retorica - in sancendo lasovrane,supremazia dei politici e dei loro educatori-consiglieri.Nello stesso senso si muove gli scienziati o falliscono nel tentativo
di far prevalere le proprie posizioni o, se vi riescono, è perché fanno uso della retorica. Essa è la forma di sapere più indispensabile a chiunque voglia vivere nella città. La forza delle parole: Le riflessioni del Gorgia nascono dalla "La parola è una grande dominatrice che con un corpo piccolissimo e invisibile riesce a compiere opere divine. Poiché può far cessare la paura, ispirare pietà, togliere la gioia...". Poiché, in precedenza, le filosofie ioniche riguardavano il cosmo, la natura e le divinità, solo con i sofisti il centro dell'interesse divenne l'uomo e il suo linguaggio. Proprio per tale motivo si parla di umanesimo dei sofisti. Educazione nell'Atene del V secolo: La fioritura della storiografia e la conseguente importanza assunta dalla virtù politica resero sempre più importante la conoscenza della scrittura e della lettura. Intorno al 430 a.C, nella primalibro.piazza di Atene, venne messo in vendita il Non casualmente si trattò del libro di Anassagora il quale reputava la scienza come il prodotto delle conoscenze.Da quel momento in poi, il sapere superiore venne concesso persino alle donne e agli schiavi. all’educazione superiore
Fu proprio in questo periodo che, - divinità, storia della città - si aggiunsero la dialettica e la retorica.
Quest’ultima comprendeva gli insegnamenti di eloquenza, ossia la capacità persuadere l’interlocutore e, conseguentemente, la capacità di padroneggiare il discorso. In questa pratica era implicito il rifiuto di prendere posizione.
Linguaggio, comunicazione e verita Gorgia
L’aspetto retorico della comunicazione implica due tesi fortemente sostenute da Protagora:
• Neutralità del linguaggio rispetto ai fini e ai valori;
• Neutralità del linguaggio rispetto alla verità. indifferente e
Nonostante Gorgia avesse insistito sulla
Potenza del linguaggio, esso rimane totalmente dipendente dall'utente. Per quanto concerne la seconda tesi, quest'ultima venne motivata in forme diverse. Gorgia criticò l'essere definendo quest'ultimo come il "nulla". Inoltre, la parola non aletica è altro che uno strumento essa non comunica la realtà esterna. Proprio per tale motivo la comunicazione umana si svolge interamente al livello dei segni. Quanto a Protagora, egli pose in dubbio la possibilità di una conoscenza assoluta. Secondo quest'ultimo: "L'uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono." Da questo punto di vista, non esistono criteri universali che consentono di discriminare la verità e la falsità delle conoscenze soggettive. Poiché ognuno sperimenta degli assiomi veritativi, Protagora conclude che "non è possibile dire il falso". Pertanto,
I singoli discorsi devono essere misurati per la loro capacità persuasiva. Discorso doppio, sofista pone l'accento sul metodo anti-logico ossia il delle tesi contrapposte. Vi è una conseguenza filosofica importante: la realtà è complessa e multiforme, essa è la ricchezza dell'essere umano. Infine, lavorando sulla lingua scritta, Protagora elaborò la sua - grammatica e ortopeia sintassi -. La natura, la legge e i valori Nel corso del tempo, i sofisti non poterono fare a meno di confrontarsi con l'insieme dei problemi politico-culturali, come religione e morale. Per quanto concerne il primo punto. Protagora espresse un marcato e, agnosticismo è sempre pertanto, un marcato scetticismo. Non si può conoscere alcunché intorno agli dei, la nostra soggettività che ci porta a conclusioni diverse. Da questa posizione agnostica, trasse conseguenze estreme. Zio di Platone, Crizia non fu propriamente un sofista. Difatti,conquistato il potere mediante il colpo di stato del Trenta Tirannia.C - diede luogo al regime dei -, proibì l'attività dei sofisti 404 considerandola pericolosa per il dominio oligarchico.
Secondo Crizia, gli dei sono un'invenzione dei governanti poiché tale credenza trasforma il suddito in Ammise: "Un uomo sano di senno inventò il timore dei cittadino mansueto."
dei, spegnendo le possibili violazioni della legge. l'utile dei potenti.
Sulla scia delle tesi sofiste, definì la giustizia come Essa appare Trasimaco come una decorazione, un sotterfugio pedagogico.
La legge non è altro che una maschera capace di rendere stabile e duraturo ciò che viene conquistato con il potere.
Nonostante ciò, Protagora riconobbe la Difatti, poiché non esistono legittimità degli dei.
giusto sarà ciò che giova e appare tale alla polis.
un bene e una giustizia comuni, Ippia Antifonte
Fra la fine del quinto
secolo e l'inizio del sesto, e rovesciarono le posizioni.Se la legge e la religione derivano da una convenzione fra gli uomini, non sarà ad esse che ci si dovrà rivolgere per trovare una giusta norma.Secondo i due sofisti, tale norma è inscritta nella Essa ci imponenatura stessa dell'uomo.l'amore, il rispetto, la concordia... accomuna tutti gli uomini,Secondo tale tesi, la legge di natura dai greci ai barbari.Tale tesi può essere considerata una delle prime, se non la prima, testimonianza dell'unità del genere umano. Alcidamante,Le posizioni di Ippia e Antifonte vengono portate al limite da sofisti comela natura non ha creato schiavi.secondo il quale Seppur giusta, tale posizione non ebbe eseguito poiché intaccò gli equilibri della società.Socrate fautoreNato ad Atene nel a.C, figlio di uno scalpellino e una levatrice, Socrate fu il di470una nuova stagione filosofica. La sua formazione ebbe inizio con lo
Studio delle discipline scientifiche come geometria e astrologia. Poiché fu amico di due fra i maggiori sofisti, e partecipò persino ai loro dibattiti. Vi sono diversi elementi di comunanza:
- Questione antropologica: l'uomo e la città costituiscono il centro dell'indagine filosofica;
- L'abbandono della tradizione: il filosofo mette tali elementi in discussione;
- Vagliare le certezze/pregiudizi: tale istanza è riconducibile al metodo anti-logico di Protagora;
- Importanza data al linguaggio.
Tuttavia, vi sono delle differenze specifiche rispetto ai sofisti. La differenza principale è ossia l'elemento che ci permette di interrogare noi stessi e di sviluppare un senso critico. All'interno del dialogo redatto da Platone, Socrate pone l'accento sul -Fedone, logos non coincide con le cose né verte direttamente su di esse. Esso ne offre il significato.
Rendendole disponibili al dibattito e alla formazione delle decisioni. Solamente attraverso il linguaggio, la verità si presenta all'anima.
A differenza dei sofisti, Socrate definisce la virtù come una che deriva dalla scienza. Difatti, occorre conoscere il bene e i problemi tecnici legati al bene della città.
Proprio per tale motivo, il filosofo riprende il detto delfico "conosci te stesso". Quest'ultimo non dev'essere inteso come un "rispetta i tuoi limiti", bensì come un "interroga la tua anima".
La filosofia del dubbio metodico consiste nello sbarazzarsi delle certezze assunte acriticamente, delle false convinzioni, in maniera tale da scoprire il bene.
Dalla connessione fra virtù, sapere, bene e anima, Socrate ricava un'altra conseguenza importante: "Nessuno commette il male volontariamente". Pertanto, nessuno si comporterebbe in modo ingiusto se sapesse che cosa è veramente importante.
Il filosofo Socrate risiede nella sua stessa ricerca. Bene per lui, poiché chiunque vuole il proprio bene. Connessa allo stesso quadro vi è la sua ignoranza, di non sapere”. La sua filosofia contiene un accenno di scetticismo poiché il filosofo è consapevole dei limiti del suo sapere. Un’ignoranza positiva volta alla pratica della ricerca.
Il metodo socratico consisteva nel presentare le sue riflessioni come ispirate da un daimon che, costantemente, lo sollecita. Il daimon non è altro che una divinità minore, un messaggero degli dei, il quale spinge il filosofo.