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Questo principio non ha ne genere ne specie, e non può venire appreso, perché indefinibile.
L Uno quindi è conoscibile tramite teologia negativa: togliendone tutte le determinazioni, giungiamo
ad esso.
Egli è principio assoluto della realtà, è tutte le cose, ma non è nessuna di esse.
Tale principio genera altro da se, rimanendo in se stesso, per una sovrabbondanza.
Dall'uno si stacca una sostanza illimitata, una materia che l uno produce senza sosta.
Questa sostanza, si rivolge alla fonte da cui deriva, e questo fa nascere l intelletto, che però non è
in grado di cogliere l uno nella sua perfezione.
L Intelletto pensa l unità dell'uno e la distribuisce nel mondo delle idee, e quando l intelletto
conosce un idea, allora le conosce tutte.
Dall'intelletto deriva l anima, quando egli contempla la sua origine in forma discorsiva.
Nell'Anima ogni idea è in relazione con le altre.
L anima non è solo principio conoscitivo, ma anche ordinatore, perché ordina il cosmo sensibile.
L ordine del mondo avviene tramite delle forme, che rappresentano il riflesso dell'uno nel mondo.
Sotto la forma sta la materia, l elemento comune di tutti i corpi fisici, che si limita a riflettere le
immagini dell'anima.
Il male non esiste, ma è solo assenza del bene.
L essere si articola in permanenza, processione e ritorno, e anche l anima compie questo
processo.
L anima esiste anche nelle anime degli uomini.
Il legame con il corpo rappresenta la fonte del male morale.
Esiste parte dell'anima che non si è mai staccata dall'intelletto, ma noi non ne siamo consapevoli.
L uomo deve sopprimere le istanze del corpo tramite l anima, che quando frena le passioni,
consegue le virtù civili di giustizia, coraggio e temperanza.
L anima così non modera più nulla, perché non si sono passioni da controllare.
Le virtù diventano purificate.
L anima purificata diventa un intelletto ed entra nel mondo delle idee.
Avviene cosi l unificazione con l Uno, in una sorta di unione mistica.
Nei 3 secoli successivi il platonismo fu l unica filosofia a rivaleggiare contro il cristianesimo che
divenne religione ufficiale dell'impero.
A questo si oppongono poi le pratiche teurgiche, le operazioni di tipo magico tramite le quali si
pretendeva di rendere manifesta la divinità in un certo oggetto.
Sono tecniche nei quali un medium credeva di poter entrare in contatto con le forze divine e
trasferirle in un mondo fisico.
Inoltre i neoplatonici si interessano molto della filosofia di Aristotele, di cui molti commentano le
opere.
Porfirio
Grande collaboratore di Plotino, che cercò di integrare la filosofia di Aristotele all interno del
sistema filosofico del maestro
Scrisse una polemica contro il cristianesimo, nell'opera Contro i cristiani, dove afferma che la
logica di Aristotele viene usata per recuperare la filosofia di Platone.
L’Isagoge, è lo scritto con cui Porfirio introduce l Organon per delineare i concetti aristotelici
fondamentali.
Nella introduzione Porfirio esprime la difficoltà di definire le cose come generi e specie,
chiedendosi se sono cose che possiedono materia e forma, riprendendo il problema degli
universali.
Questo problema è ancora centrale, e Porfirio si chiede se specie e generi siano corporei o
incorporei, questioni centrali nella filosofia.
Egli riprende la nozione di dio come essere.
Per lui l uno è al di la di sostanza ed ente, non è neanche attività, ma agire puro.
L essere è un atto puro, che viene prima dell'ente. Questo atto puro dell'essere non è un atto puro
del pensiero.
Allievo di Porfirio fu Giamblico, neoplatonico, che distinse un primo uno inesprimibile, da un
secondo detto semplicemente uno, e poi da un terzo chiamato uno essere.
Inoltre Giuliano, che fu per breve tempo imperatore, si rifiutò di aderire al cristianesimo favorendo
il platonismo, che conobbe un epoca d oro ad atene grazie a siriano e Proclo.
Per lui il platonismo è nella sua essenza discorso sugli dei, ossia teologia.
Egli approfondì la concezione ternaria della realtà, quella dottrina presente già in Plotino, che
afferma che ogni essere presenta 3 momenti: la permanenza in sé, l uscita, e quello di ritorno a sé,
cioè la conversione all'origine.
Con l imperatore Giustiniano l insegnamento della filosofia pagana fu vietato così venne chiusa la
scuola d'Atene.
Medioevo
Il medioevo non esiste classicamente, perché non dispone di tratti comuni per tutta la sua durata.
Gli umanisti del XV secolo introdussero la nozione di medioevo, età di mezzo, per gettare un ponte
diretto tra loro stessi e il mondo classico.
Questo millennio copre una pluralità di fenomeni storici e culturali, anche x quanto riguarda i modi
e i luoghi della cultura.
C’è differenza tra il mondo tardo antico di Agostino e Boezio, da quello dei Carolingii di Eriugena e
quello basso medievale di Tommaso d Aquino.
Inoltre in questo periodo emergono il mondo ebraico ed islamico, dove i migliori sviluppi della
filosofia latina si ebbero con l ibridazione con la cultura orientale.
Le ultime fasi del pensiero filosofico pagano e del nascente pensiero cristiano di sovrappongono, e
i pensatori cristiani pensano che nessun sapere autonomo, rispetto alla cultura cristiana non abbia
senso.
Nel III secolo a.C, sotto il regno di Tolomeo, viene tradotta la Bibbia in greco, poiché il re voleva
studiare quest'opera con i suoi codici e regolamenti.
La leggenda narra che 72 autori tradussero in 72 giorni in 72 modi identici.
Aristobulo fu probabilmente uno dei traduttori, consapevole che la Bibbia possiede carattere
primitivo, che ha grande forza evocativa.
In quanto ebreo con cultura greca, egli possedeva gli strumenti per comprendere i concetti filosofici
della Bibbia.
Egli insiste molto sull’analogia tra Bibbia e pensatori greci.
La fine della filosofia greca cade quando Giustiniano fa chiudere la scuola neoplatonica di Atene,
quindi i veri eredi della filosofia sono altrove, in Iraq e Iran.
L islam entra a contatto con Siria e Persia, dove sono ancora vive le scuole filosofiche e, tramite
un processo di traduzione, i musulmani si appropriano della filosofia e scienza greca,
diventandone i continuatori per 4 secoli.
Nel pensiero di Tommaso d Aquino si sono intrecci con il pensiero di Avicenna e Averroè, e per
almeno due secoli i professori della scolastica, la filosofia delle università medievali, analizzano
testi di Aristotele confrontandoli con testi arabi.
All'inizio i filosofi guardarono con sospetto la nuova forma di cristianesimo, il quale si distaccava da
ogni filosofia, anche se per le sue dottrine finì per usare lo stesso gli strumenti filosofici.
Mentre tramontava la filosofia antica, la nuova cultura cristiana ne assimilava metodi e dottrine.
Il cristianesimo originario non deriva da dottrine filosofiche, ma dalla tradizione religiosa del popolo
ebraico, che i credenti credevano fosse rivelata da un dio.
Il messaggio biblico presenta idee e nozioni destinate a interagire con il pensiero filosofico.
La fede ebraica si caratterizzò per il fatto che credeva in un dio unico, ed essendo
incommensurabile con le cose del mondo, non venne rappresentato tramite immagini.
Egli non si è limitato a plasmare la materia preesistente, ma ha portato la realtà della non
esistenza all'esistenza.
In questo consiste la creazione, un alternativa al naturalismo antico o alla teoria aristotelica
dell'eternità del mondo.
Dio instaura con il suo popolo un rapporto di alleanza, un patto di fedeltà reciproca, in cui dio
sostiene il suo popolo nell'esperienza storica, ma chiede anche al suo popolo il rispetto verso i
comandamenti, la legge.
La legge è la torà, che significa istruzione, indicazione di uno stile di vita.
I dieci comandamenti verranno mantenuti anche dal cristianesimo.
Questa dottrina religiosa nasce nel I secolo, nella Palestina greco romana.
Trae origine dall'insegnamento di Gesù, ritenuto dai suoi discepoli il salvatore, annunciato
nell'antico testamento con il nome di messia.
Nel messaggio di Gesù il regno di dio viene inteso come trasformazione della realtà in base alla
giustizia che ciascuno deve esercitare verso gli altri, rimanendo sempre fedele alla legge, che il
messia orientò verso sincerità, non violenza, amore.
Il cambiamento di mentalità richiesto ai fedeli sarà ricompensato da dio, ed essi dovranno
rinunciare alla loro famiglia e a ogni attaccamento terreno.
Le prime comunità cristiane presero sul serio questi insegnamenti, poiché essi vivevano insieme e
mettevano in comune tutto quello che possedevano.
Quando Gesù scese a Gerusalemme, si inimicò l autorità religiosa ebraica, che non poteva
tollerare i suoi attacchi verso i farisei e sadducei.
I romani invece temevano che i suoi discepoli potessero rivoltarsi politicamente.
Il tribunale religioso ebraico, il sinedrio, processò Gesù, e lo condannò a morte per crocifissione.
I suoi discepoli testimoniarono di averlo visto risorgere, quindi la sofferenza e la morte persero
carattere di sconfitta, per diventare forme di partecipazione a cristo, ritenuto come colui che
sconfisse la morte.
Egli non scrisse nulla, ma i suoi insegnamenti furono scritti nel nuovo testamento: i 4 vangeli, le
lettere e l apocalisse.
L insegnamento di Gesù aveva avuto luogo solo entro i confini palestinesi, e fu paolo a rendere il
suo insegnamento universale.
Egli ritenne di aver ricevuto la chiamata divina, simile a quella dei profeti dell antico testamento,
gettando le basi della dogmatica cristiana.
In tutto il bacino mediterraneo si creano comunità cristiane, e per i non ebrei per salvarsi bastava il
battesimo, poiché l essere cristiani supera ogni privilegio etnico, economico e di genere.
Ciò che giustifica il credente è la fede nella morte e resurrezione di Gesù.
In seguito al primo peccato di Adamo, il peccato originale, ogni individuo diventa peccatore all
origine, in quanto essere umano.
Il termine vangelo indica l insieme dei testi narrativi che trattano l insegnamento di Gesù.
Furono scritti da Matteo, Marco e Luca e i principali nuclei narrativi sono la nascita di Gesù, la sua
predicazione pubblica, il supplizio.
Diverso è il vangelo di Giovanni, il più teologico e dove si trovano più spunti filosofici.
La vicenda terrena di Gesù è posta all'interno di una più ampia vicenda cosmica e metafisica, il
logos che ora si incarna in Gesù, è lo stesso che esiste eternamente presso dio.
L idea del logos come ragione universale che regge il cosmo è diffusa nella filosofia stoica, e fu
sopr