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Le strutture di fondo di mutamento e movimento secondo Aristotele
Dopo aver stabilito la presenza di una coimplicazione tra natura e movimento omutamento (kìnesis), Aristotele passa a chiedersi quali debbano essere le strutture difondo di mutamento e movimento affinché il corpo mobile del mondo possa venirpensato come un cosmo chiuso, finito e ordinato. Le risposte aristoteliche ruotanointorno a due assi: (Fisica);- uno epistemologico(Cielo, Generazione e corruzione, Fisica).- l’altro cosmologico libri VII e VIII dellaPer quanto concerne il mutamento Aristotele afferma che esso è “l’atto di ciò che è inpotenza in quanto tale”. Si tratta quindi di un passaggio da una potenzialità pura estatica ad una realizzazione compiuta e altrettanto statica, che costituisce una nuovapotenzialità (si tratta quindi del massimo di “platonismo” possibile in un mondo“eracliteo” dove tutto scorre).Tuttavia in base alla “griglia” categoriale è possibileIdentificare diversi tipi di mutamento:
- Generazione e corruzione, che interessa la sostanza ed il suo venire ad essere (si riferisce soprattutto al processo biologico di nascita e morte);
- Crescita e diminuzione, riguarda la quantità;
- Alterazione, interessa la categoria di qualità;
- Movimento locale o traslazione, vale a dire mutamento secondo luogo (rilevante a tutti i livelli cosmologici).
Inoltre Aristotele individua due condizioni che permettono di pensare il movimento come proprio di un cosmo unitario:
- La negazione dell'esistenza del vuoto e la conseguente concezione del mondo come di un corpo le cui parti sono contigue;
- La negazione dell'esistenza dell'infinito in atto e che quindi il cosmo possa essere pensato come uno e finito, cioè intero, compiuto e perfetto.
Se infatti lo spazio e il tempo fossero concepiti come insiemi infiniti di punti discreti, cioè separati dal vuoto, avrebbe ragione Zenone ad affermare che percorrere un segmento
dal concetto di "contenitore" di Aristotele). Inoltre, Aristotele sosteneva che il movimento fosse causato da una forza esterna che agisce sul corpo in movimento. Questa forza, chiamata "motore", è ciò che dà origine al movimento e lo mantiene. Secondo Aristotele, il movimento è un cambiamento di posizione nel luogo e può essere di diversi tipi: rettilineo, circolare, naturale (come il movimento verso l'alto o verso il basso) o violento (causato da una forza esterna). Inoltre, Aristotele credeva che il movimento fosse eterno e che non potesse avere un inizio o una fine.Dalla contiguità delle parti che formano il mondo). D'altra parte il carattere finito di questo corpo fa sì che esso non abbia luogo perché al suo esterno non c'è nulla che lo contenga.
Questa teoria individua delle dimensioni assolute di spazio:
- alto/basso, determinata dal movimento verticale dei corpi;
- destra/sinistra, derivata dalla prima.
La temporalità, invece, è legata agli enti in movimento e pertanto è coestesa al campo delle "cose per natura". Al di fuori del tempo agiscono gli enti eterni e immobili.
Il tempo è dunque "il numero del movimento secondo il prima e il dopo" (l'ora è sia principio sia fine del tempo). Il tempo rappresenta perciò la dimensione numeratacio è misurabile del movimento.
Il tempo, a differenza del luogo, è strettamente legato all'anima, perché l'attività del misurare è una funzione propria dell'anima.
Il tempo è quindi un concetto posto a metà strada tra soggetto e oggetto. Da un altro punto di vista il tempo costituisce la connessione tra la sfera astrale e quella sublunare, poiché la misurazione del tempo viene effettuata in rapporto ai moti circolari dei corpi celesti (del sole in particolare). Il mondo secondo Aristotele si articola quindi su due livelli: - Sfera degli astri, caratterizzata da moto circolare, eterno ed immutabile, in grado di scandire i ritmi della natura; [per il modello astronomico vedi anche capitolo 14] La materia di cui gli astri sono costituiti è l'etere (il quinto elemento). Essi infatti devono avere una componente materiale perché si muovono e sono visibili, ma poiché il loro moto è eterno la materia astrale deve essere altrettanto eterna. Lo studio della sfera celeste consiste, contrariamente a quello dello studio sublunare, soprattutto nell'approccio dialettico fondato sugli endoxa.autorevoli, poiché è evidente che il grado di empirismo in questo campo sia piuttosto limitato. Il movimento di cui godono le differenti sfere in cui hanno sede gli astri non dipende dalla volontà dell'anima cosmica di Platone, bensì da un'anima divina omogenea agli astri stessi (il principio non è esterno al mondo). Va sottolineato il fatto che, secondo Aristotele, non sono gli astri a muoversi, bensì le sfere che li contengono, poiché se si muovessero l'attrito della loro massa con l'atmosfera di aria e fuoco produrrebbe un rumore così violento da causare effetti catastrofici sulla Terra.
Natura sublunare, i cui movimenti sono lineari, suscettibili di nascita e morte perché costituito da materia corruttibile. A questo livello si pongono (secondo una fisica qualitativa di matrice empedoclea):
- I quattro stati della materia (dynámeis):
- caldo e freddo (proprietà attive)
- solido e fluido
(proprietà passive)2) I quattro elementi (stoicheia), cioè aria, acqua, fuoco e terra. La funzionalità della teoria aristotelica della composizione del mondo sublunare risulta maggiore rispetto a quelle ipotizzate da atomisti e platonici, poiché tiene conto in maniera più rilevante dei fenomeni evidenti, come ad esempio i passaggi di stato e le trasformazioni reciproche degli elementi.
Gli elementi offrono d'altra parte ad Aristotele, nell'ambito fisico-cosmologico, la base per la costruzione di una teoria d'ordine dei moti primari. La mossa cruciale consiste nell'assegnare agli elementi un valore ponderale: così il fuoco risulta leggero, la terra pesante e l'aria e l'acqua intermedi tra loro. Il peso degli elementi determina la direzione del loro "moto naturale" secondo l'asse alto/basso. Se dunque essi non formassero dei composti, si disporrebbero in quattro sfere concentriche: dall'esterno
Verso l'interno la sfera del fuoco, dell'aria, dell'acqua e della terra. Questa concezione, ancora una volta, esalta il ruolo dell'osservazione.
La disposizione effettiva degli elementi è dovuta all'azione del Sole, il quale, dipendentemente dalla quantità di calore che trasmette alla terra nei differenti cicli stagionali, provoca i movimenti che interessano il nostro pianeta, ovvero le trasmutazioni degli stessi elementi (fenomeni meteorologici).
Riassumendo i parametri secondo cui va pensato il mondo, esso deve essere:
- una totalità perfetta, al cui compimento non manca nulla perché nulla è escluso;
- finito, perché nell'infinito non c'è compimento perfetto;
- eterno, cioè ingenerato e imperituro (contro la creazione demiurgica di Platone);
- sferico, poiché questa forma è sinonimo di perfezione e perché risulta chiaro che i moti degli astri siano circolari (sviluppo della
perfettibilità agli astri (il numero e la natura dei movimenti sono infatti ilriflesso di una tensione verso la perfezione della divinità), nonostante si siaaffermata la loro natura divina, come se fosse possibile ammettere diversi gradidi divinità.
3) La terza consiste nella teorizzazione del motore immobile. Se infatti gli astrisono enti viventi che hanno in sé il principio del movimento non si comprendel’utilità di un primo motore.
Capitolo 10 – Il vivente e l’anima
L’adeguata strumentazione teorica definita nelle sue principali opere (Fisica eMetafisica) permette ad Aristotele di giungere ad una comprensione più profonda (esoddisfacente) della natura vivente, rispetto ai suoi predecessori. Ad essi egliobiettava:- La loro tendenza a ridurre i fenomeni biologici ai componenti primari della materia,perdendone il significato macroscopico. Ad esempio la funzione degli organi e laregolarità dei cicli riproduttivi non
può essere spiegata attraverso i moti casuali degli atomi. [Atomisti]
Il disinteresse verso gli studi naturalistici causato dalla concezione dell'inconoscibilità del divenire sensibile. [Platonici]
De anima)Allo studio degli esseri viventi Aristotele premetteva un trattato sull'anima (che fungeva da "prologo" dell'intero corpus naturalistico. Questa scelta era dipesa dal modo di concepire l'anima tipico dello Stagirita. Egli sosteneva che l'anima ("psychè") fosse coestesa alla vita, rappresentando l'insieme delle facoltà o funzioni proprie dei corpi organici, quindi il principio dei viventi. Tali facoltà rappresentano altrettanti strati in cui è articolata l'anima. Essa può dunque dirsi in più modi secondo un ordine gerarchico:
- Vegetativa, consiste nelle funzioni nutritiva, accrescitiva, riproduttiva. [Tipica dei vegetali]