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ESISTENZA
Come Eros è figlio di Acquisto e Povertà, l'esistenza è quel bambino che è generato dall'infinito e dal finito, dall'eternità e dal temporale, ed è perciò sempre aspirante. L'esistenza è aspirare. Poiché finita e temporale, l'elemento dell'esistenza è il 'divenire', l'infinità è ingannevolezza, in quanto la possibilità della morta è presente in ogni istante. Lo squilibrio tra finito e infinito comporta che l'esistenza sia sotto due caratteri:
- Il patetico (pathos): la passione con cui si aspira all'infinito. Il pathos più alto è sempre sforzo, infinito esso stesso, di infinitizzazione. Poiché l'infinitizzazione è sempre attuata da un essere mortale, essa è in contraddizione con l'infinito.
- Il comico: conseguenza del primo carattere.
Togliere anche pathos e comicità dall'esistenza. La centralità dell'esistenza comporta anche il primato della categoria della realtà su quella della possibilità. Pensare e conoscere il reale significa renderlo possibile (conoscere un evento significa conoscere le condizioni per il quale l'evento accade). Purché la conoscenza sia valida è necessario il disinteresse verso l'evento da analizzare. La propria esistenza fa eccezione: è l'unica realtà della quale un esistente sia più che conoscente: il fatto che esiste. La propria realtà è l'unica realtà che non si può trasformare in possibilità (non mi posso distaccare al punto da essere disinteressato). Tre, cinque o sette sfere dell'esistenza?
Poscritto
Esistono diversi modi di essere e pensare l'esistenza. Uno di essi è, come abbiamo visto, l'atteggiamento del "pensatore soggettivo".
esistente’’, infinitamente interessato alla propria esistenza. Climacus chiama questi diversi modi, le sfere dell’esistenza.
TRE: Nel Poscritto dice che sono tre le sfere dell’esistenza: l’estetica, l’etica e la religiosa. Ma subito dopo pone una suddivisione più articolata.
CINQUE: Alle sfere corrispondono due confini: l’ironia è il confine tra l’estetico e l’etico e l’umorismo tra l’etico e il religioso. Questi confini non sono semplici passaggi ma sono a loro volta chiamate sfere. In tal modo parla di cinque sfere.
SETTE: Inoltre la sfera estetica è spezzata in due. Quella dell’immediatezza e quella della ragionevolezza finita. Infine alla sfera religiosa dell’immanenza (religiosità A) si aggiunge quella cristiana (religiosità B).
→ l’uomo si rapporta solo agli eventi finiti e conosce la Immediatezza contraddizione (finitezza-nonf.) solo nella forma del destino
avverso, della sfortuna. I questa sfera l'individuo non riesce a dar ragione alla propria visione della vita. L'avversità viene sempre da fuori e mai dall'interno. Procura infelicità e disperazione, non sofferenza perché essa richiede un rapporto con l'interiorità e l'infinità. Climacus ritiene il poeta quasi l'ideolo di tale immediatezza. Fin qui ripete le cose di Wilhelm in Aut-aut.
Le altre due figure che riconduce all'immediatezza e quindi alla sfera estetica sono:
- Il risvegliato: l'entusiasta religioso che è certo del suo rapporto immediato e felice con Dio. Tuttavia ogni fede in Dio è illusione fantastica.
- Il filosofo speculatore: Attraverso la speculazione, 'revoca' l'esistenza e la sofferenza del rapportarsi a Dio dall'interno dell'esistenza; offre un sistema dell'esistenza come se fosse morto e passato a vita eterna. Anche lui si rapporta
alla beatitudine eterna in modo immediato comefosse Dio.Tanto il filosofo speculativo che il risvegliato sono ‘’estetici erranti’’.l’immediatezza, non avendo la contraddizione al proprio interno, non puòavere percezione del comico e quindi ha ‘’il comico fuori di sè’’, è comicosenza accorgersene.La sfera successiva è la saggezza mondana o ragionevolezza finita: qui èl’individuo pratico che vive interamente nella finitezza, credendo di trovarecertezze nel mondo finito. Egli trova comica l’astrattezza del pensatore el’idealità del poeta, senza accorgersi della comicità della propria esistenza.Questa sfera corrisponde alla libertà nel suo secondo stadio, come vienescandita in Un breve intervento di Costantin Constantius.Dall’ironia all’umorismoPoscrittoL’ironia costituisce la sfera di confine tra l’estetico e l’etico. Essa ‘’apparequando,
menttendo di continuo in connessione le singolarità della finitezza con l’esigenza etica infintia, si fa sorgere la contraddizione’’.
Confine con l’estetico:
- L’ironico mette incontrasto l’infinità dell’interiorità (infinita perchè contraddistinta dall’assoluto comando etico) con una cultura che celebra l’esteriorità e l’ambizione sociale.
- L’ironico, pur conscio dell’esigenza etica, non necessariamente vive eticamente. Flagella la società in cui vive senza essere un esempio di quell’eticità che propugna.
La sfera etica usa l’ironia come proprio incognito. Nell’individuo etico la contraddizione ironica si instaura tra la fedeltà interiore all’esigenza etica e il comportamento esteriore. Questo comportamento non manifesta direttamente l’esigenza etica nè potrebbe, vista la sproporzione tra infinità etica e finitezza dei
comportamenti. L'esistenza non si può trasformare in possibilità a causa dell'esigenza etica. "L'unica realtà che c'è per un esistente è la propria realtà etica; di ogni altra realtà egli è solo conoscente". Esistere significa avere realtà, tale realtà è realtà etica. Posso cogliere solo la mia realtà etica, le altre realtà possono solo essere pensate e quindi diventano possibilità. Non si nega la realtà dell'altro ma che si possa cogliere la realtà etica dell'altro (giudicarlo eticamente). Questo non significa che posso emettere un giudizio etico certo su me stesso. Nel momento in cui esprimo esteriormente un giudizio su di me ho già trasformato la mia realtà in realtà pensata (possibilità). Il paradosso presentato da Climacus è quello di una realtà non visibile né
toccabile né esprimibile. Non è esteriorità ma solo 'interiorità infinitamente interessata all'esistere' 'Umorismo Entra in scena la rappresentazione di Dio. L'umorista risalta la contraddizione tra l'idea di Dio e qualunque cosa finita. La differenza con l'ironia sta nel potenziamento dell'infinito, si passa dall'esigenza etica alla rappresentazione di Dio.
L'umorista non si rapporta egli stesso con passione religiosa a Dio; trasforma se stesso in un luogo di passaggio scherzoso e tuttavia profondo. L'umorismo non è ancora religiosità (a differenza di quanto aveva scritto nel libro sull'ironia). Eppure avendo davanti agli occhi il religioso, è in grado di far emergere la sofferenza umana del rapporto a Dio, ma subito la trasforma in uno scherzo. In questa revoca della sofferenza dell'esistere nello scherzo risiede l'effetto comico dell'umorismo. La religione
La sofferenza contraddistingue la sfera religiosa. In primo luogo la sofferenza del morire alla finitezza nell'aprirsi alla beatitudine eterna, in secondo luogo la sofferenza di rapportarsi a Dio nell'incertezza oggettiva, infine la sofferenza di essere nulla e non potere nulla davanti a Dio. Tutte riassumibili se si mette in connessione l'assolutezza del religioso con la singolarità dell'esistenza umana. Non è da intendere come tortura di sé stessi o flagellazione. Sentirsi nulla davanti a Dio e la sofferenza che ne deriva non devono essere visibili all'esterno (critica la penitenza visibile, movimento monastico medievale). Tale rapporto a Dio può essere perduto e quindi va sempre ripetuto: per questo la sofferenza non è uno stato d'animo passeggero ma passione fondamentale nella quale si deve perdurare. Il tragico è la contraddizione sof