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La trasformazione più importante verificatasi nel primo Quattrocento è l’adozione di un disegno tecnico
preliminare. Nel secondo Quattrocento vi furono altre due novità per quanto riguarda i cordofoni a manico:
la realizzazione della classi tramite più parti assemblate (anziché da pezzo unico) e l’adozione del ponticello
arcuato sugli strumenti ad arco. La cassa di più parti conferisce elasticità allo strumento esaltando la
costruzione delle corde anche per esigenze pratiche di costruzione degli strumenti più grandi e gravi.
L’innovazione del ponticello arcuato invece risponde alla specifica esigenza della polifonia di eseguire più
voci contemporaneamente anziché sequenze accordali. Il primo a descrivere questa innovazione è il
fiammingo (trasferitosi a Napoli) Johannes Tinctoris e nel liuto questa necessità si coniuga in una rinnovata
tecnica che al plettro preferiva le dita, nella viola invece darà maggiore spazio alla viuhela ispanica. La
viuhela arrivò in Italia (ad arco e a pizzico) grazie al dominio aragonese del Ragno di Napoli e con
l’adozione del ponticello arcuato permetterà l’evolversi della viola da gamba.
Per quanto riguarda il violino non è possibile additare un liutaio responsabile della sua invenzione ma
sicuramente contribuirono alle sue caratteristiche alcuni liutai dell’Italia settentrionale che in progresso di
tempo limitarono difetti acustici e strutturali. Una volta adottato il ponticello arcuato e la costruzione
d’assemblaggio la “violetta” subì una modifica della cassa dapprima tramite una scanalatura lungo i bordi
della tavola e poi con altri sistemi. Tra gli anni ’20 e ’30 si ha poi la componente essenziale del violino
ovvero un cilindretto di legno perpendicolare ai due piani che provvede alla trasmissione delle vibrazioni. Il
profilo dei fori subì invece diversi passaggi prima di stabilizzarsi sulla forma a “f” consueta. Per quanto
riguarda il riccio sulla sommità del manico abbiamo il retaggio di un’inequivocabile propensione del
Rinascimento nei confronti del classico capitello ionico e della sua voluta simbolo, forse, anche della
maestria e firma del liutaio stesso.
La fondazione di una tradizione artigianale, sempre in termini di liuteria invece un nome ce l’ha: Andrea
Amati (1505-1577) ha infatti dato il via alla crescente tradizione cremonese.
Da ricordare è poi un ingente flusso di maestranze espatrianti dalla Germania e in particolare dalla Baviera
verso le maggiori città italiane. Tra i tanti artigiani bavaresi ricordiamo Laux Maler che scredita certamente
l’artigiano stereotipato dell’epoca: un costruttore frenetico, assiduo, con un lungo elenco di materiali, molti
strumenti a disposizione e una larga schiera di collaboratori. L’azienda di Maler funzionò molto anche dopo
la morte del capostipite fondatore grazie ad uno stretto legame tra maestranze e intelligenza imprenditoriale
portato avanti dai successori.
Il sistema corporativo nato in epoca medievale con lo scopo di opporsi alla concorrenza esterna, restò in
vigore fino a tutta l’età barocca: tale sistema tipicamente urbano svolgeva imponenti controlli sui prodotti e
sui sistemi di lavorazione; il percorso dell’aspirante artigiano, poi, era piuttosto lungo (6-8 anni) e
necessitava di una serie di abilitazioni prima di potersi concludere nella figura di rispetto dell’epoca. Gli
apprendisti non erano pagati per essere iniziati ai segreti del mestiere. La corporazione, se da una parte
tutelava il maestro artigiano, imponeva diversi oneri tributari necessari al mantenimento del sodalizio tra le
due parti.
I costruttori svevi hanno dato vita di fatto tra XV e XVIII secolo ad un enorme numero di botteghe
disseminate nei vari centri europei (Fussen capitale della specializzazione liutaria), innalzando la qualità di
costruzione di strumenti e soprattutto liuti (Gerle, Maler, Tieffenbrucker).
Lo statuto della più antica corporazione liutaria risale al 18 agosto 1562, per l’appunto nella città di Fussen,
e si compone di 10 articoli. Per quanto riguarda il clavicembalo si ricorda invece la gilda di Anversa del
1557. A Venezia si riscontra invece un particolare caso in cui, nonostante le regole delle corporazioni
vigenti, alcuni artigiani (Bassano - Gritti ) di strumenti a fiato del doge beneficiano di alcuni privilegi
produttivo - economici collaborando con i musicisti eletti dello stesso monarca.
Nel Rinascimento troviamo una spiccata predizione per la misura in quanto proporzione e difatti si credeva
che ogni cosa naturale seguisse precise proporzioni divine. Lo strumentaio non fa che imitare queste
concezioni aggiungendo al suo manufatto queste caratteristiche: sia esso un mobile, un oggetto, un organo.
Egli usa lo stesso calcolo proporzionale utilizzato dagli architetti ma è tutt’altro che uno speculatore teorico.
L’artigiano di strumenti musicali è piuttosto un ”pratico” dotato di un ottimo senso della misura e della
proporzione e solo un imitatore di più imponenti proporzioni. I costruttori certamente non calcolavano
matematicamente le proprie strutture e il risultato era più o meno sempre diverso dal progetto: lo strumento
risente e forse si arricchisce sempre dell’intervento personalizzante del costruttore.
Due sono gli strumenti che più di altri hanno richiesto l’intervento di artisti esterni alla bottega di
costruzione: l’organo e il calvicembalo. Si pensi quindi alle grandi aree lignee perfette per esser decorate o
le grandi strutture contenenti gli elementi di un organo.
3 - IL BAROCCO (1600-1750)
Nel corso del Seicento si verificò una vera e propria rivoluzione del metodo scientifico, a partire almeno dal
momento in cui Galileo mise a punto e divulgò il modello sperimentale gettando le basi per una svolta
radicale nel modo di investigare i fenomeni naturali. E’ evidente che le conquiste scientifiche erano destinate
anche a sortire effetti in campo acustico coniugandosi su costruttori e strumenti. Un altro impulso venne poi
dallo stile della musica dell’epoca che abbandonò completamente la consuetudine polifonica a favore della
monodia accompagnata. Si esaltava dunque la voce solista anche grazie ad un appropriato
accompagnamento di perfezionati strumenti bassi. Rinnovato e l’interesse per la musica strumentale.
Le corporazioni. Le modalità di produzione del periodo barocco ricalcano quelle già descritte nel periodo
rinascimentale. I costruttori barocchi si trovavano incardinati in 3 condizione diverse: nel sistema
corporativo, all’esterno del sistema corporativo in qualità di liberi professionisti, tutelati da un’autorità
politica o religiosa. Un’ulteriore distinzione erano gli strumenti che gli artigiani creavano secondo una
gerarchi d’importanza: al primo posto l’organo, poi strumenti a pizzico e arco e infine fiati. Non sono ancora
ben chiare, in ambito corporativo, le modalità con cui veniva esplicata tramite un’etichetta o un marchio
l’identità del costruttore. Si potrebbe pensare che la rivelazione dell’identità del costruttore possa andare di
pari passo con una raggiunta autonomia rispetto alla corporazione di appartenenza.
Parigi, sotto l’aspetto delle corporazioni, è un caso isolato nella storia in quanto qui alla fine del XI secolo si
determinò una comunità comprensiva di tutti i costruttori di strumenti musicali, senza distinzioni di
tipologia. Questo fenomeno è significativo del numero e della qualità degli strumenti parigini e da questo
momento la posizione sociale dei membri crebbe costantemente.
La famosa corporazione di Fussen non prevedeva un numero massimo di aderenti lutai e infatti ben presto
sopraggiunsero problemi di sovraffollamento. Ecco che la corporazione Fussen nel 1606 approvò un nuovo
statuto con misure restrittive il quale regolerà la fiorente attività per quasi 3 secoli. Il nuovo statuto
prevedeva un “confino” per gli apprendisti a più di 50 miglia dal luogo di formazione:Venezia, Padova,
Firenze, Roma videro di conseguenza insediarsi un numero impressionante di artefici appartenenti alla più
varie categorie artigianali. (per quanto riguarda la liuteria, una casa storica per durata ed eccellenza è quella
dei Tieffenbrucker).
I fiati di Norimberga. A Norimberga le arti e i mestieri si articolavano in tre categorie: quella già accennata
degli “espatrianti”, i liberi professionisti non inquadrati in corporazioni, quella dei mestieri a numero chiuso.
La particolarità di quest’ultima è che comprendeva solo i nati nella città e vietava l’esercizio al di fuori delle
mura. Nel XVI secolo la costruzione di trombe a Norimberga era ancora un’arte libera ma circoscritta a
poche famiglie di artigiani (p.es. Schnitzer). Nel 1625 il mestiere (costruttore di trombe e tromboni) venne
“chiuso” e rilasciato il tanto atteso statuto al fine di evitare le già aspre controversie con altre categorie tra
cui gli orafi. Venne inoltre introdotto un marchio di qualità norimberghese, precisate alcune caratteristiche
costruttive, regolamentata la vendita.
I cordari di Roma. I cordari di Roma sono una’altra grande eccellenza corporativa visto che le loro corde
sono considerate tra le migliori d’Europa fino al XX secolo. La qualità delle corde è associabile, oltre che
alla selettiva scelta degli agnelli da latte, alla qualità di alcuni cordari abruzzesi che nei primi del ‘500 si
trasferirono a Roma innestando la tradizione cordara. Al 1566 risale la prima documentazione al riguardo e
nel 1599 venne definitivamente creata la corporazione.
Liuteria ad arco di Brescia e Cremona. Brescia fu senz’altro la culla dell’arte ad arco italiana visto che il
primo documento risale al 1495. Nonostante la fioritura delle maestranze in questa città ben presto avvenne
il sorpasso da parte della città di Cremona che vantava inizialmente il famoso Andrea Amati e che aveva
contribuito a partire dall’inizio del XVII secolo all’affermazione della liuteria “classica” italiana. In nessuna
parte di Italia fu attiva una corporazione di lutai o di costruttori di strumenti musicali sebbene gli altri
mestieri soffrissero di una più ferrea regolamentazione. Se la vita di Antonio Stradivari (1644-1737) è
testimoniata come ricca, famosa e coronata da contatti con importanti personalità aristocratiche, quella
dell’altrettanto formidabile Giuseppe Guarnieri (prediletto da Paganini) del Gesù pare invece misteriosa e
poco documentata.
Tielke. Notissimo per la sua produzione di strumenti ad arco e pizzico, Joachim Tielke (1641-1719) è forse
il più rappresentativo liutaio di epoca barocca. La sua bottega ospitava collaboratori interni ed esterni, e
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