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Dialoghi aporetici di Platone
Molti dialoghi invece non hanno soluzione: c'è la pare destruens mentre la partecostruens manca. Questi dialoghi vengono chiamati aporetici (aporia: contraddizione). Non arrivano ad una conclusione, ad esempio l'argomento dell'Eutifrone è che cosa mi è santo ma poi non si arriva ad una definizione (Socrate non la avrebbe data e Platone in questo caso è interessato al dialogo e non alla soluzione).
Nei dialoghi aporetici la soluzione non è scritta, non perché Platone non la dice, ma perché non la scrive e non la esplicita. Non la esplicita così che chi lo legge per apprendere ci arriva con il proprio ragionamento e la può ricavare.
Prologo
- Incontro Socrate con Eutifrone davanti al tribunale (2a-b)
- Socrate accusato di empietà e corruzione dei giovani (2c-3e)
- Eutrifone accusa il padre di omicidio (3e-5a)
- Posizione del problema del dialogo: che cos'è il santo (5a-d)
Leggiamo di Socrate introducendo la
figura di Platone
Socrate parte a bomba introducendo le idee
Pagina 55
Eutifrone chiede perché Socrate non sta nel Liceo dove stava di solito e invece era nel portico reale (dove si discutevano cause importanti, davanti al tribunale). Eutifrone ha una causa importante e chiede se anche Socrate ne ha una.
Pagina 56
Socrate risponde che si tratta di una accusa ed Eutifrone si stupisce. Si può comprendere che i due sono amici perché Eutifrone pensa che Socrate non se sia cercata. Socrate risponde che anche lui non conosce il suo accusatore e dice che potrebbe essere tale Meleto.
Pagina 57
Meleto: giovane, sconosciuto e brutto che fa causa a Socrate (conosciuto esaggio). Fa causa a Socrate e se ne prende le responsabilità quindi bisogna stare attenti a questo giovane perché apparentemente giovane, sa come si corrompono i giovani e chi lo fa. "Deve essere un sapiente" se sa tutte queste cose... usa l'ironia. Si presenta come quello che sa ma in
realtà non vero. Onlesa e si presenta come uno che le sa, è cattivo.Pagina 58
Dicendo che è bello quello che fa Meleto, dice in realtà che è bello quel che fa lui. Attribuisce erroneamente (ma volutamente) a Meleto delle caratteristiche belle che in realtà appartengono a lui. É Meleto che dice di essere interessato che in realtà sta facendo il male dei giovani.
Eutifrone difende Socrate ma è un campanello dall’allarme perché Eutifrone lo prende letteralmente Socrate, non capisce l’ironia e quindi capiamo che non è saggio o sapiente (è imbecille).
In poche righe abbiamo trovato ironia di Socrate, la formazione politica dei giovani, quello che davvero avrebbe fatto Socrate o detto Platone leggendo questo testo e cosa accadrà alla città con la morte ingiusta di Socrate. Meleto si sostiene difensore delle divinità della città contro Socrate.
Pagina 59
Eutifrone invece dice dicapire perché: Socrate sente ogni tanto il demone e lacon è stata male interpretata. Meleto la presenta come una nuova divinità e lafolla abbocca.
Pagina 60
Eutifrone fa l’indovino dice di venir deriso. Eutifrone dice a Socrate chedevono combattere chi va contro di loro. Loro diversi dagli altri (diversi perchésapienti). Eutifrone in realtà è un ciarlatano ma non si ritiene tale. Socrateinvece lo è realmente.
Pagina 61
Socrate non si ritiene sapiente ma dice che gli Ateniesi lo condannano perché loritengono sapiente che vuole rendere sapienti anche gli altri e fanno questo perinvidia o per altri motivi.
Socrate non vuole apparire come i sofisti che si facevano pagare per istruire enon era itinerante. Era un maestro che preparava gli individui alla vita pubblicama non era il suo scopo principale, in realtà a lui interessa la verità. Non siinteressa del consenso vuole solo la verità. Sofisti e Socrate hannodegli aspetti comuni ma al tempo stesso diversi: maestri ma con intenti diversi.
Pagina 62
Eutifrone cerca di rassicurare Socrate dicendo che sarà una cosa da nulla (spoiler: non è vero, Socrate verrà condannato a morte). Chi legge sa il finale e quindi Eutifrone viene visto come non attendibile e falso sapiente (contagio di Socrate).
Eutifrone dice di sapere e invece no, al contrario di Socrate che invece sa e dice di non sapere.
Pagina 63
Eutifrone ha una causa: è lui che accusa. Sta facendo una causa che confermerà la sua follia. Fa causa a suo padre: folle perché?
Fare causa ad un familiare era raro. Ma lui accusa suo padre di omicidio e all'epoca accusavi di omicidio solo se la vittima era legata a te.
Pagina 64
Socrate con ironia lascia intendere che Eutifrone è un coglione perché in realtà sta intentando una causa verso una persona che non è un suo familiare.
Eutifrone dice (cosa sensata per noi) che lui fa causa a
Prescindere da se la vittima è areante o no. Deve guardare alla giustizia... ma c'è un errore! Non è importante se è mio padre oppure no, ma se ha ucciso o meno. Ad Eutifrone non interessa davvero della giustizia, ma della contaminazione... se vivi con un ingiusto diventi ingiusto anche tu... cazzata. Ad Eutifrone non frega nulla di suo padre o della vittima, ma solo di se stesso.
Pagina 65-66
Eutifrone accusa il padre di aver ucciso un omicida. (Pena per accusa di omicidio: morte). Lo denuncia perché si è arrogato il diritto di uccidere un uomo che andava ucciso dallo stato. Lo criticano perché denunciare il padre non è empio (non santo, non pio). Eutifrone invece dice che lo criticano dicendo che è empio, ma non è così perché i veri empi sono loro che non sanno cosa è il santo.
Pagina 67
Socrate: "Sei sicuro?!"
Eutifrone: Ovviamente
Socrate: Ok, sei esperto del santo, Meleto mi accusa su questo tema
e allora miaiuti tu, vero esperto (ironico)
Pagina 68-69
Socrate dice ok divento tuo discepolo così se dovessero accusarmi direi sono discepolo suo. Eutifrone: ok no problem in caso me la gestisco io in tribunale.
Allora Socrate dice ad Eutifrone di esporgli bene quello di cui dice di essere esperto: il santo e l'empio.
Inizia il dialogo socratico: dimmi cosa è il santo e l'empio (dai delle definizioni). Dimmi che cosa è il santo, così quando vedrò qualcosa saprò se quella è santa oppure no. Dimmi il concetto così imparo ad applicarlo.
- il santo è sempre identico a se stesso, le azioni cambiano ma lui no
- È sempre uguale anche l'empio ed entrambi hanno sempre la stessa idea (forma)
Idea, parola greca.
N.B. (Socrate fa questa domanda ma è un problema di Platone infatti scrive in questi termini la domanda per arrivare ad una risposta platonica e non socratica!)
Slide 28 (idee)
Greco idea - eidos = idea in
Nel linguaggio italiano ha un senso estraneo a quello platonico e viene inteso come concetto, pensiero, rappresentazione mentale, qualcosa legato al piano soggettivo psicologico. Se invece si intende una traduzione di idea come forma troviamo un significato migliore ed esatto. Intendiamo quindi idea (forma) come l'oggetto specifico del pensiero, ciò a cui il pensiero si rivolge, ciò senza cui il pensiero non sarebbe tale. E questa interpretazione è quella platonica. Mentre i sensi necessitano di un corpo, così il pensiero è staccato dal corpo, non ne ha bisogno. Allora Platone sviluppa l'idea della differenza fra anima e corpo (che è già in Socrate) e dell'identificazione dell'uomo con la propria anima. Ma come sono effettivamente le cose? In realtà tutto cambia, il problema del divenire. Io non sono sempre identico a me stesso perché cambio. Ma non cambia solo il corpo, anche la mente! Non esistiamo.
da sempre e non esistiamo per sempre. Cambiamento principale è il passaggio dal non essere all'essere. Cambia anche l'esperienza che sto facendo perché è diversa la cosa o il luogo a cui mi rivolgo (che sono in continuo cambiamento). L'esperienza che faccio del mondo è sempre in divenire. Non puoi avere una conoscenza completa e definitiva di qualcosa che non è completo o definito. Platone dice che ci deve essere però qualcosa che è stabile e non cambia. La conoscenza si fa con la mente/con l'intelletto e non con il corpo. L'oggetto di studio è qualcosa che non fa parte di noi e l'oggetto sono le idee (che non fanno parte dell'intelletto!). Anche se nessuno conosce il bene, questo esiste comunque. L'idea che ho io potrebbe comunque non essere compatibile all'idea in sé. Slide 29 (intelletto vs sensi) 1) intelligibilità: contrapponi l'intelletto ai sensi. Si parla didualismoantropologico (l'uomo è due cose: corpo e anima). Fra corpo e anima c'è il rapporto fra corpo e vestiti. Puoi cambiare i vestiti ma non il corpo. Puoi cambiare corpo ma non anima. Le idee sono contrapposte al sensibile, sono una sfera di realtà sussistente al di sopra del sensibile e oltre ad esso: iperuranio (oltre il cielo. Le idee stanno oltre il limite della tua vista. Non le puoi vedere ma le "acchiappi" con l'intelletto). Cogli le idee solo con l'intelligenza. Si apre anche il dualismo ontologico: fra intellegibile e non. Ovvero fra corporeo ovvero materiale e invece ciò che non è sensibile e quindi immateriale. (Il filosofo non si interessa più del corpo ma vuole la soddisfazione dell'anima che è la conoscenza.) L'anima si realizza quando trova la verità in un oggetto stabile: le idee, si distingue il piano fisico da quello metafisico. Platone la chiama seconda navigazione ed
È la conoscenza intellegibile. Il dualismo antropologico si basa su quello ontologico (perché generale e che riguarda tutti) e determina il dualismo gnoseologico (la possibilità di conoscere).