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Manifesti politici: storie e immagini dell'Italia repubblicana
Per molto tempo i manifesti sono stati per la politica l'unico strumento tramite il quale mostrare, anziché spiegare e raccontare. L'immagine al posto, o al fianco della parola: con la sua maggior forza persuasiva e seduttiva che deriva dal fatto che è più facile credere a quello che si vede.
Ridimensionamento andato di pari passo con l'impoverimento dei linguaggi verbale e iconografico della politica, a sua volta conseguenza di un drastico ridimensionamento della componente ideologica. Dopo gli anni '90 vengono utilizzati per le amministrative, per far conoscere i candidati, e in particolari occasioni, ma il manifesto non è più il principale strumento di comunicazione e confronto politico. Per quasi tutta la prima Repubblica i manifesti sono fatti e attaccati dai militanti, dalla struttura interna del partito, sarà solo dopo che si comincerà a guardare a
professionisti.
ANNI '40: con il ritorno alla democrazia, si pone la questione di come comunicare con gli elettori, di quanto rifarsi ai linguaggi e ai registri visivi del passato, efficaci poiché conosciuti e condivisi ma anche fortemente connotati, o se percorrere strade differenti e alternative.
1945 - Ancora in marcia per la ricostruzione (Corpo Volontari della libertà) (p.23)
CVL: struttura della Resistenza italiana, celebrazione della forza e del ruolo del CVL nella guerra di liberazione: il tema è diventato quello della ricostruzione. Il manifesto candida il CVL che secondo gli accordi si sarebbe dovuto sciogliere a giugno del 1945. Manifesto incentrato sulla forza del colore: bandiera + partigiano in verde/bianco/rosso che imbraccia un fucile. CVL ha nel tricolore il suo elemento identitario e unificante, particolare del fazzoletto rosso, simbolo delle Brigate Garibaldine (composte da partigiani comunisti) Il manifesto rappresenta a livello cromatico lo spirito
Unitario dei governi espressione del CLN, che andrà riducendosi con le prime elezioni. Impressione di trovarsi difronte ad una bozza, caratteri scritti a mano.
1945 - Libertà. 14 luglio 1789 - 14 luglio 1945 (Comitato di liberazione nazionale; Beldì) (p.25)
Uno dei primi manifesti dell'Italia liberata, firmato da Beldì. L'occasione è la festa della fraternità edel popolo. Nel manifesto, legata alla grata della finestra di una prigione sventola il tricolore italiano lacerato e le bandiere dei paesi vincitori della 2GM compongono un lungo festone colorato. Sulla bandiera italiana è riportato lo stemma sabaudo, e il motivo viene spiegato dicendo che gli alleati li hanno costretti a metterlo pena la proibizione del manifesto. L'elemento più evidente è però il rosso cappello frigio in primo piano che, in nome della "libertà" accomuna la Rivoluzione francese alla recente Liberazione dell'Italia.
Il cappello frigio non è un elemento tradizionale dell'iconografia politica italiana. È quindi un simbolo connotato, senza però espliciti richiami ideologici o appartenenze partitiche, adatto al clima di unità che caratterizza questa fase storica del paese.
1945 - Ricostruzione. L'unità e la solidarietà nazionale sono i pilastri della ricostruzione (PCI) (27)
Il manifesto prodotto dalla federazione modenese del PCI in occasione del secondo congresso provinciale dell'ottobre del 1945 documenta la rapidità del processo riorganizzativo dei partiti e l'uso di questo strumento non limitato alle competizioni elettorali o alla comunicazione verso l'esterno, ma utilizzato anche per accompagnare e celebrare la vita interna dei partiti. Il manifesto, non firmato, si segnala inoltre per la netta prevalenza della dimensione visiva e l'uso del colore; due tratti non così comuni nel 1945, soprattutto per una produzione locale.
Ma gli elementi che più colpiscono sono la simbologia e il vocabolario iconografico. L'incudine, le spighe e il libro, simboli delle diverse categorie del lavoro, le quattro massicce colonne che sorreggono l'architrave della ricostruzione e la prospettiva dal basso verso l'alto compongono un insieme monumentale marmoreo, che dimostra la persistenza e la diffusione della lingua visiva del fascismo.1946 - Lavoriamo nella giustizia e nella libertà (DC; D'Ercoli) (p.29)
Il manifesto realizzato per la DC è un esempio di trasformismo e di riproposizione all'interno del nuovo scenario democratico degli stili e dei linguaggi che così bene avevano funzionato durante il fascismo. Il manifesto della DC è infatti l'adattamento di quello realizzato per i Ludi Juveniles del 1942 dalla Casa Editrice d'Arte Boeri. Nel manifesto della DC sparisce ogni riferimento alla guerra: la divisa grigioverde diventa una camicia azzurra, il cinturone.viene cancellato da una fusciacca, il moschetto si trasforma in due simboli del lavoro: una zappa e una vanga. Chiari sono anche gli interventi imposti dalla minaccia comunista: al posto dei papaveri rossi compaiono fiordalisi di un più rassicurante colore azzurro e viene girata la falce, per non evocare il simbolo comunista.1946 - Donne italiane (PCI; Veronesi) (p.31)
Il manifesto prodotto dal PCI per le elezioni amministrative del 1946 è firmato da Veronesi, grafico e designer. Privilegia la dimensione del lavoro. La donna è raffigurata nella duplice veste di contadina e operaia: membro attivo della società e dell'apparato economico e produttivo del paese. Tecnica del fotomontaggio; guarda alle esperienze delle avanguardie sovietiche.
1946 - Votate per la monarchia (Movimento monarchico; Patellani): la monarchia arrivava alle elezioni screditata. Nel maggio del 1946, 1 mese prima delle elezioni, Vittorio Emanuele III abdicò. La monarchia stava
recuperando consensi, per la paura che la Repubblica favorisse la sinistra, si pensava potesse arginare il comunismo, e per il nuovo re che non aveva avuto ruoli diretti di coinvolgimento con il fascismo. Il principale manifesto a favore della monarchia è un inconsueto ritratto della famiglia reale. Sono soprattutto la disposizione e le espressioni a conferirle un significato particolare; si tratta di una foto del genere familiare, intimo, apparentemente non studiata; mancanza di ogni elemento o simbolo regale, e la presenza di un orsacchiotto. Più che la famiglia reale sembra una normale famiglia borghese. Questo manifesto è un'eccezione, perché è una fotografia, di solito i manifesti sono disegnati, dovevano avere un certo impatto e le foto non erano a colori. Fu una campagna breve quella a favore della monarchia, che investì poco e tardi. L'intento della fotografia è evidente: presentare una monarchia dal volto familiare.Umano, nel tentativo di ricomporre la frattura che si è creata con gran parte degli italiani. 1946 - Via la monarchia! (PCI) (p.35)
Mentre la campagna elettorale per l'Assemblea Costituente vede i partiti competere tra loro per la conquista del maggior numero di voti, quella per il referendum è spesso condotta congiuntamente dalle forze repubblicane, che organizzano comizi e iniziative comuni. Non tutti i partiti sono coinvolti allo stesso modo nelle 2 votazioni. L'impegno propagandistico della DC per la repubblica è inferiore a quello per il voto alla Costituente. Per PCI, PSI, PRI e altre forze schierate per la repubblica l'esito del referendum è invece altrettanto importante. I vertici del partito e Togliatti, ritengono che anche la propaganda, al pari dell'arte, debba innanzitutto essere popolare e accessibile, pena perdere la sua comprensibilità e il venir meno della sua funzione politica e sociale. Stile narrativo fortemente emotivo.
Toni tragici (parte alta) e toni grotteschi (parte bassa). Da una parte la caricatura dei due reali che se ne vanno, valigia e corona in mano, dall'altra l'aspettrale figura che li scaccia, evidenziata dai teschi alle sue spalle (raffigurazione macabra, rimanda ai morti della 2GM, si accusa la monarchia che è stata complice del fascismo). Un insieme drammatico, accentuato dalla predominanza del colore sanguigno che cola sul manifesto.
1946 - Lavoratrici, lavoratori, lavoratori della terra, votate per il PSI, per la Repubblica (PSI) (36-37)
Il manifesto con il quale il Partito socialista abbina i due appuntamenti elettorali fa parte di una serie di tre soggetti, caratterizzati dall'immagine fotografica di una persona in primo piano. Caratterizzandosi per l'intensità e la forza dei primi piani, accentuate dall'uso del bianco e nero, che conferisce alla comunicazione un forte realismo. Lavoratori e lavoratrici dell'industria, ritratti con le fabbriche alle spalle.
e statistiche sullo sport e sull'istruzione, mentre il resto del manifesto è dedicato alle immagini di persone comuni che praticano sport, studiano e lavorano. Le immagini sono accompagnate da brevi slogan che sottolineano l'importanza dello sport, dell'istruzione e del lavoro per la popolazione. Il manifesto del Fronte democratico popolare si presenta come un programma elettorale che si rivolge direttamente alle persone comuni, cercando di creare un legame emotivo e di identificazione con il partito.grafici a supporto di quanto affermato negli slogan, programmi e spiegazioni da leggere e capire. Tale impostazione, tenderà a mutare e anche il FDP adotterà toni forti e registri emotivi, attaccando gli avversari trasformati in nemici.1948 - Per l'avvenire dei vostri figli votate per la Democrazia cristiana (DC; Dudovich) (p.41)
Il manifesto prodotto dalla DC per le lezioni del 1948 è firmato da Dudovich. È considerato uno dei padri del cartellonismo pubblicitario italiano. La scelta della DC di ricorrere a una firma così autorevole rivela una grande attenzione alla dimensione visiva della propaganda elettorale. Scudo crociato. Rappresentazione della donna forte, statuaria, quasi virile, priva di ogni elemento femminile o seduttivo, relegata al ruolo di madre, sposa, protettrice della famiglia che era stata imposta dal fascismo. Ricerca di un linguaggio popolare e conosciuto alla maggior parte degli elettori sia per quanto riguarda la concezione
ni. La donna velata rappresenta la figura materna, simbolo di dolcezza, protezione e amore. Il figlio in braccio e l'altro attaccato al grembo sottolineano la fertilità e la capacità di dare vita. L'iconografia religiosa delle madonne con bambini è un tema ricorrente nell'arte, che rappresenta la sacralità della maternità e la devozione verso la figura della madre.