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Germania, numerosi territori frammentati, che comprendevano aree dall'Austria alla
Danimarca, dalla Sassonia alla Polonia e alla Prussia.
Venuto meno il principio carolingio della successione ereditaria, in Germania si affermò il
principio elettivo: un ristretto gruppo di elettori, titolari di grandi dinastie feudali e territoriali,
sceglieva il successore al trono.
Gli elettori, erano 3 principi ecclesiastici (arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia) e 4 laici
(conte palatino del Reno, duca di Sassonia, margravio di Brandeburgo, re di Boemia).
L'elezione del re di Germania comportava anche il diritto alla corona di re d'Italia, e da lì si
arrivava al diritto di ricevere la corona imperiale, con le sue implicazioni giuridiche e
politiche. Nel Regno di Germania, le città prosperavano economicamente e si svilupparono
associazioni delle categorie di arti e di mestieri, simili alle corporazioni dell'Italia
centro-settentrionale, ma molto più influenti e con un ruolo più significativo nel
contesto urbano nord-europeo, conferendo alla città un carattere più "borghese" rispetto ai
comuni italiani.
Le normative consuetudinarie locali non avevano valore di per sé, ma richiedevano un
riconoscimento ufficiale da parte del re/imperatore o di un signore feudale/territoriale che
agiva sotto il controllo del re/imperatore.
Federico I Barbarossa, pur contrastando l'autonomia dei comuni italiani, riconobbe
formalmente alcune città, come Augusta, Brema e Lubecca, concedendo loro il diritto di
autogovernarsi.
La monarchia germanica, regolata dalla Bolla d'Oro del 1356, divenne fortemente controllata
dalle signorie feudali, dalle istituzioni ecclesiastiche e dal sostegno economico della borghesia
mercantile e artigiana.
Il regno di Francia
La dinastia carolingia lasciò ai successori capetingi un potere giurisdizionale limitato,
concentrato principalmente nelle regioni settentrionali del Regno di Francia, come Parigi e
Orléans.
La monarchia capetingia dovette affrontare le sfide provenienti dai poteri esterni, come
l'Impero e la Chiesa, ma anche il forte potere delle signorie feudali (come Normandia,
Borgogna, Fiandre), politicamente organizzate, giuridicamente caratterizzate da proprie
consuetudini, spesso in competizione con la corona.
Tuttavia, la monarchia riuscì ad accrescersi e consolidarsi grazie a una combinazione di
diplomazia, alleanze matrimoniali e guerre. Un elemento cruciale per il rafforzamento della
monarchia fu l'introduzione del diritto di successione al trono in base al principio ereditario
della primogenitura maschile, che garantì stabilità dinastica e impedì rivalità interne.
I re di Francia miravano a centralizzare il potere nelle loro mani, riducendo l'influenza delle
altre istituzioni, come la nobiltà, il clero, e a rendere la monarchia indipendente dal controllo
di altre forze politiche.
Per raggiungere questo obiettivo la monarchia cercò di coinvolgere nell'esercizio del potere
l’aristocrazia feudale, che aveva un forte potere sul territorio e nelle diverse regioni della
Francia, sviluppando rapporti con le istituzioni civili locali ( i parlamenti, le amministrazioni
locali e le giurisdizioni feudali) e con le loro espressioni normative, cioè le leggi e le
tradizioni locali.
Dal punto di vista giuridico, il Regno di Francia era diviso in due aree principali:
- i "pays de droit coutumier" a nord, dove prevalevano paesi di diritto consuetudinario,
basati sulle consuetudini germaniche.
Il diritto romano non era vincolante, ma era una ratio scritta, cioè un insieme di
principi che i giudici potevano seguire nelle proprie decisioni.
Il diritto cittadino si esprimeva in modi diversi, soprattutto con la scrittura delle
consuetudini (coutumes) e dei privilegi, cioè accordi tra le comunità locali e l'autorità
superiore, come il re.
Nei territori sotto il controllo di signori feudali, queste consuetudini e privilegi
venivano incorporati nelle grandi consuetudini regionali o interregionali, creando un
processo di regionalizzazione che faceva estendere le leggi locali a più ampie aree
geografiche.
- i "pays de droit écrit" a sud, dove c’erano paesi di diritto scritto, in cui il diritto
romano e giustinianeo era applicato come legge scritta.
L'attività normativa di queste città era molto intensa e i risultati molto simili agli
statuti dei comuni dell’Italia settentrionale con cui condividevano l'esperienza della
magistratura consolare.
Dal punto di vista giuridico
In Italia e in Europa con il XII secolo inizia il rinascimento giuridico medievale: un
rinascimento (=una rinascita) avvenuto dopo la pacificazione politica e militare e la ripresa
economica.
A reggere l'impero è una nuova dinastia, quella di Franconia.
Dal punto di vista giuridico le acquisizioni della scuola di Pavia e l'uso delle norme
giustinianee da parte della dinastia feudale dei da Canossa, segnalano la necessità di affiancare
al diritto longobardo-franco un sistema normativo più adatto a una società che si avvia a
diventare più strutturata e articolata, cioè non più basata su un'economia agricola curtense, ma
sul mercato (commercio) e l'artigianato, e che quindi necessita di strumenti
giuridici adatti a tutelare nuove figure negoziali. Già nella seconda metà dell'XI secolo questa
necessità aveva portato alla consapevolezza che la Lex generalis omnium, fosse la lex romana,
perché in grado di integrare il diritto germanico vigente, che non prevedeva regole chiare su
obbligazioni e contratti.
Sempre grazie al placito di Marturi ci giunge un'altra informazione: nella giurisdizione dei da
Canossa alcuni esperti usavano il Digesto insieme alle altre fonti giustinianee (Codice,
Istituzioni, Novelle), che nell'alto medioevo erano state trattate in modo riassuntivo e
sintetico.
Tra questi esperti c’è il Pepo legis doctor.
- un giurista duecentesco, Denari, ci dice che Pepo aveva cominciato per primo a tenere
lezioni sulle leggi Giustinianee a Bologna
- In una summa (riassunto) del Codex, nota come Iustiniani est in hoc opere,
un’operetta di origine provenzale della seconda metà del 1100, viene attribuita a un
giurista Pepo la spiegazione del contenuto del contratto di mutuo: ciò che da mio
diviene tuo.
- Nella Moralia Regnum del teologo normanno Rodolfo il Nero, un magister Pepo
invocò davanti all’imperatore Enrico IV l’irrogazione della pena di morte per
l’uccisore di un servo, imponendo il primato della legge romana, contro quella
→
longobardo-franca, che prevedeva la semplice composizione pecuniaria Rodolfo
definì questo Pepo come il difensore del Codice e delle Istituzioni di Giustiniano e
buon conoscitore di entrambi.
- altra testimonianza è quella di Pietro Fiorelli, che parla di un Petrus, “chiara luce tra i
bolognesi”, seduto tra vescovi e dotti in un’importante disputa teologica→ si ipotizza
che il vescovo Petrus e il magister Pepo siano la stessa persona
La rivoluzione di Irnerio
Pepo e i suoi seguaci riconoscono l'utilità della compilazione giustinianea per rispondere alle
esigenze del loro tempo; a questo si accompagna un fenomeno molto importante: la
progressiva riemersione dei manoscritti riproducenti il testo completo delle leggi imperiali.
Non si sa con certezza quali siano stati i passaggi di questa ricomparsa della compilazione, ma
è molto probabile che la riforma Gregoriana abbia avuto un ruolo chiave.
Lo scontro tra l'impero e la Chiesa, oltre alla lotta sull'investitura dei vescovi, rifletteva il
problema della convivenza delle due istituzioni universali: entrambe esercitavano la loro
giurisdizione sugli stessi soggetti, i sudditi dell'Impero, che erano anche fedeli cristiani,
creando 2 sistemi normativi distinti sullo stesso territorio.
La riforma Gregoriana coinvolse i migliori intellettuali e i rappresentanti più influenti
dell'Occidente, cercando di sostenere, con argomenti teologici e giuridici, il primato del papa
sull'imperatore.
Il metodo si basava sull'idea medievale che l'autorità e l'antichità degli argomenti utilizzati
rendessero una tesi valida.
A questo scopo vennero esaminate le biblioteche dell'epoca, come quelle dei monasteri
benedettini di Montecassino, di Bobbio; è probabile che proprio dalle grandi biblioteche
monastiche siano riemersi i manoscritti delle singole parti della compilazione Giustinianea.
In sintesi quindi il fenomeno del rinascimento giuridico medievale nasce dall'incontro tra i
libri legales, cioè i libri della legge di Giustiniano, e uomini istruiti in grado di coglierne il
potenziale per risolvere i problemi del tempo.
Questo incontro avvenne già nella seconda metà dell'XI secolo, come dimostrano
testimonianze dell'ambiente giuridico pavese, il placito di Marturi e il misterioso Pepo; ma c'è
una differenza tra questo periodo e quello del XII secolo, legata all'attività di Irnerio: questa
differenza sta nell'approccio scientifico e sistematico con cui Irnerio, soprannominato Lucerna
Iuris, si accosta ai libri della legge, rispetto all'uso più spontaneo e strumentale che i suoi
predecessori fecero delle stesse fonti.
Irnerio ebbe il ruolo di esegeta, di divulgatore e insegnante dello ius civile di Giustiniano. Già
un secolo dopo di lui, nelle università bolognesi circolava il mito del “primus illuminator
scientiae nostrae", cioè di colui che per primo rischiarò la scienza del diritto.
Alcune informazioni ci giungono tramite le praelectiones, cioè le lezioni scolastiche di
Odofredo:
- il passaggio da Bologna dei libri legales
- Irnerio si avvicinò a questi libri, e come un maestro di arti liberali li studiò e iniziò a
insegnarli, rendendo Bologna il centro culla degli studi giuridici
Il nome con cui si sottoscrive è Wernerius.
Le uniche date certe della sua vita derivano da 14 documenti che lo vedono coinvolto in
importanti eventi giudiziari e diplomatici del 1120: 2 placidi in veste di procuratore legale,
11 placidi in qualità di giudice bolognese, la sua presenza a Roma durante l'elezione
dell'antipapa Gregorio VIII e la scomunica per aver sostenuto la legittimità di tale elezione.
Da queste informazioni, si può ipotizzare che sia nato intorno al 1050 e che sia morto intorno
al 1125.
I placidi e le altre testimonianze documentarie confermano il forte legame del giurista con i
territori della contessa Matilde di Canossa, figlia di Beatrice, che presiedette il placito di
Marturi.
È stata confermata una delle più celebri Gloss