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FADIl '900 sarà il secolo dei bambini

Questo perché ci si libererà dal capitalismo, dal cristianesimo e dalla guerra. L'infanzia diventa oggetto e soggetto negli stati, si cercherà sempre più di difenderla e mettere al centro l'infanzia (costruendoci la società intorno), di avere una scolarizzazione di massa, combattere la povertà, le discriminazioni ed il lavoro infantile.

Nel '900 ci sono i totalitarismi, che non costruiscono un'infanzia felice ma bensì una di tipo militare ed inquadrata. Ma bisogna anche dire che un progressivo miglioramento della condizione dell'infanzia avviene nell'occidente, se guardiamo ad altri luoghi non avviene ciò, anzi aumenta la discriminazione e la mortalità.

Nel corso del '900 ci sono tre tappe fondamentali che condizionano questo discorso:

  • La Prima Guerra Mondiale - porta alla Carta dei Diritti del Fanciullo del 1924
  • Seconda tappa
  • Terza tappa
fondazionedi Save The Children;- La ne della Seconda Guerra Mondiale —> nasce la NATO nel ’45, ma anche l’odierna Unicef siviene a fondare nel 1946. Fu rmata la Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo nel1959, sulla base della carta del 1924;- La ne della Guerra Fredda —> ci sono due mondi, dove l’infanzia ha una condizione di felicitàe diritti, ed un’altra dove non vi è la stessa condizione. Dal 1989 ci si renderà conto che ladichiarazione del 1959 non basta più e deve essere ampliata e messa in primo piano dagli stati.La Convenzione sui Diritti di Infanzia e Adolescenza del 1989 è il trattato sui Diritti Umani delleNazioni Unite. E’ solo uno lo stato che non ha rati cato questo trattato (gli USA). La violazione deidiritti dei bambini e degli adolescenti non è presente solo nel sud del mondo, ma è anche moltodi uso anche nei paesi del nord. La struttura di questo trattato ha

Delle norme fondamentali, hadei pilastri che reggono tutto l'impianto della convenzione. L'Art. 2 è il principio di nondiscriminazione, ovvero il principio che meglio si lega alla società che vorremmo. Dal '1989 al 2015, ovvero quando sono stati stilati i 17 Obbiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, sono passatiquasi 30 anni ma ancora si ribadisce sempre le stesse cose. Tutte le persone, a prescindere datutto, stanno insieme nella stessa comunità ed è fondamentale la parità dei diritti. Si scegli laparola inclusione, contrapponendola alla parola integrazione, perché si tratta di un processo: idiritti fanno parte di un processo che coinvolge molti settori di una comunità. L'inclusione èsinonimo di rispetto delle diversità umane. Quindi la Dichiarazione del 1989 è un testorivoluzionario perché necessita l'azione da parte degli stati ed anche una trasformazionedell'approccio su

Questo tema da parte della nostra società. Oggi si cerca di tutelare i bambini e gli adolescenti senza però ascoltare i loro bisogni e le loro idee, nonché i loro punti di vista e necessità. Lo stato deve garantire questi diritti che in concreto trasformino la realtà che li circonda. Tutti i diritti elencati in questo trattato devono sempre e comunque essere garantiti a qualsiasi bambino e bambina (tutela di coloro che si trovano all'interno di un certo stato). La loro facoltà di esercitare i loro diritti deve sempre e comunque essere garantita, e l'azione dello stato è fondamentale in questo. Il comitato ONU monitora che questo trattato e gli stati, per vedere che vengano garantiti i diritti fondamentali. Non ci può essere sviluppo sostenibile e inclusione sociale, se non sappiamo quali sono i diritti e non riusciamo a farli rispettare. Dobbiamo chiedere ai bambini e agli adolescenti, bisogna includerli nella discussione.

Gliesperti vanno interpellati no ad un certo punto. In questo preciso momento ciò che manca ai bambini è l'attesa di qualcosa di bello e di divertente. Questo è un aspetto che è fondamentale, sia per i bambini ma anche per gli adulti. Oggi c'è una grandissima concentrazione sulla didattica a distanza, e viene dato molta meno importanza allo stare insieme, al divertimento, alla bellezza... Il Covid per i bambini non è una guerra, non è una situazione dura come una guerra. Questo perdire che anche i bambini hanno un loro punto di vista, e dobbiamo tener conto di quello che pensano e dicono. Un bambino ha le sue teorie, le sue spiegazioni ed ha una sua visione del mondo. Troppe volte gli adulti si dimenticano di questo aspetto. Da una parte, in questa fase storica, abbiamo una serie di elementi che mettono i diritti dei bambini a rischio: la povertà e quindi l'accessibilità ai dispositivi per il FAD, per molti.

bambini di alcune etnie o per disabilità non viene garantita la didattica (non vengono selezionati all’ingresso) e ci sono ancora molti casi di maltrattamento in ambito familiare. Dall’altro lato però possiamo vedere anche dei punti di ripartenza: ridare la parola ai bambini ed ai ragazzi, puntare sulla partecipazione e promuovere la resilienza. Malgrado tutto, questa esperienza, anche in base a come verrà rielaborata, può portare a spazi interessanti. Nell’Art. 3 della Dichiarazione del 1989 si parla di “nel migliore interesse del bambino”: migliore, non superiore o maggiore. Questa convenzione non da la ricetta per qualsiasi situazione, ma ci da gli elementi per interrogare la situazione stessa per trarre il meglio e vederla nel migliore dei modi, lasciando la parola agli stessi bambini (guardando il tutto con le lenti dei diritti). L’infanzia non è un soggetto passivo della storia, infatti le varie

Le discipline dovrebbero tenere conto della loro visione del mondo, attraverso un atteggiamento inter-disciplinare. La politica, ad esempio, potrebbe mettere al centro l'infanzia secondo il tema dei diritti fondamentali, che oggi sembra non essere presente (creando una visione del mondo che non sta né in cielo né in terra).

Ancora oggi gli USA non hanno ratificato la convenzione del 1989, in quanto sono convinti di avere un sistema normativo interno in grado di proteggere i diritti umani meglio di qualunque altro trattato, ma anche perché aderire ad un trattato internazionale fa sì che il paese venga monitorato da un'organizzazione esterna al paese stesso (e questo non fa piacere). Il non far parte del trattato non significa che tutte le norme contenute nel trattato non valgano per gli USA, anzi molte di queste sono norme che valgono per tutti gli stati a prescindere.

Molti adulti non li vedono neanche i bambini, non prestano neanche attenzione a loro. Fanno fatica a capire i bambini.

Perché li pensano come chiusi in un loro mondo fantasioso, e quindi si dovrebbe ascoltarli ma non con troppa attenzione. Dobbiamo accompagnare i bambini e l'adolescenza a concepire che un diritto si esige, non è un capriccio: questo lo devono capire i bambini ma anche gli adulti. Dobbiamo impegnarci per cambiare le cose.

Appunti presi a lezione. Pensiamo ad Auschwitz, cosa ne avrei fatto io del campo di concentramento quando non c'era la guerra? Il contenuto della ne della Seconda Guerra Mondiale era molto caotico. Coloro che volevano che fosse un luogo di memoria erano i sopravvissuti, che ritenevano essenziale il ricordo di ciò che è successo, per formare le nuove generazioni e non far riaccadere ciò che è successo.

I persecutori che avevano perso la guerra non avevano nessuna intenzione e non vedevano con interesse l'elemento del ricordo, ne avevano quasi paura e preferivano venisse dimenticata, intesa come passata e priva di significato.

Interesse nel raccontarla. I colpevoli erano andati in galera quindi possiamo fare a meno di questo luogo. Che tipo di organizzazione nasce intorno ad Auschwitz? Subito dopo il 1945 viene usato dalle persone che tornano dalla guerra e non trovano più la loro casa. La Polonia è uno degli stati conquistati dal nazismo e dove vengono costruiti i campi di sterminio (per eliminare quei soggetti che erano ritenuti pericolosi). La Germania prima aveva adottato la politica dei campi di concentramento (solo in Germania) e solo dal '42 di sterminio (in Polonia). Venivano sterminati in particolare modo gli ebrei, gli zingari e anche altre categorie. Prima di parlare del luogo della memoria (essenziale oggi per ricordarci che ciò non deve accadere più), dobbiamo studiare la storia. Auschwitz nel '46 quando viene istituito il museo, non viene identificato come il luogo dello sterminio degli ebrei, bensì sia assodato ciò già in quegli anni.

Probabilmente perché volevano prendere le distanze da ciò che era accaduto, e non avrebbe giovato all'immagine della nazione. Un conto è ciò che è avvenuto a livello storico, e un conto è ciò che è comodo e utile raccontare di ciò che è successo. La Polonia non ha alcuna intenzione di legare la sua figura di nazione che rinasce dalla Seconda Guerra Mondiale, al luogo dello sterminio degli ebrei. Inoltre vi era anche il razzismo e l'antisemitismo, non è che nulla la guerra finisce anche ciò: la classica frase "eh ma se la sono cercata". I motivi dello sterminio erano appoggiati da molte persone. Pensiamo al fatto che la Polonia era anche nel blocco sovietico, quindi sotto la dittatura comunista. Quando finisce la Seconda Guerra Mondiale, Auschwitz viene liberato non dagli americani (come si vede nel film "La vita è bella" di Benigni, un po' perché doveva concorrere.agli Oscar e quindi voleva spingere sugli americani e un po' perché nel nostro immaginario la liberazione la fanno gli americani) ma dai russi e quindi dall'Unione Sovietica. Bisogna ricordarci ed essere capaci di riconoscere i falsi storici, che nel contesto di Benigni non importa ma nella storia si. La Seconda Guerra Mondiale viene vinta tanto dagli Stati Uniti quanto dall'Unione Sovietica. I quali vanno a braccetto per sconfiggere il nazismo, ma subito dopo la relazione diviene tesa in quanto hanno due sistemi economici opposti: capitalismo (proprietà privata, imprenditore, l'uomo che si deve costruire da solo...) e il socialismo (redistribuzione delle ricchezze a tutti i cittadini per l'uguaglianza, quindi non può esistere la proprietà privata perché è lo stato che fa la ripartizione delle cose). Queste due visioni contrapposte esplodono dopo la guerra, nasce quindi la Guerra Fredda: la tensione tra USA e Unione Sovietica.o in altri modi: attraverso la propaganda, la guerra economica, la guerra cibernetica e così via. In questo tipo di guerra, le armi utilizzate sono principalmente strategie di comunicazione e azioni non violente, ma altrettanto efficaci nel raggiungere gli obiettivi desiderati.
Dettagli
A.A. 2018-2019
54 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilariabrandolini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei processi comunicativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bravi Luca.