IL RITORNO DI GIOLITTI
Nel 1920, dopo le dimissioni di NiD, Giovanni GioliD, quasi o6antenne, tornò alla guida del
governo. Il suo programma avanzato includeva la nominaOvità delle azioni per consenOrne
la tassazione e un’imposta straordinaria sui profiD dell’industria bellica. Sebbene queste
proposte preoccupassero i conservatori, speravano che GioliD potesse contenere
l’opposizione socialista a6raverso il compromesso parlamentare.
GioliD mostrò abilità in poliOca estera, risolvendo la quesOone adriaOca con un negoziato dire6o
con la Jugoslavia. Il 12 novembre 1920 fu firmato il tra6ato di Rapallo, con il quale l’Italia
mantenne Trieste, Gorizia e l’Istria, mentre la Jugoslavia o6enne la Dalmazia, salvo Zara, che
rimase italiana. Fiume fu dichiarata ci6à libera. Il tra6ato fu accolto posiOvamente dall’opinione
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pubblica italiana, mentre Gabriele D’Annunzio, che occupava Fiume, fu costre6o a lasciare la ci6à
(fine dei 15 mesi).
Sul fronte interno, GioliD incontrò maggiori difficoltà. Durante il “biennio rosso” (1919-1920),
l’Italia fu teatro di agitazioni operaie e sociali. GioliD liberalizzò il prezzo del pane per risanare il
bilancio, ma i suoi progeD fiscali non furono a6uaO dai governi successivi. Tentò di contenere le
tensioni sociali accogliendo alcune richieste dei lavoratori, ma il contesto poliOco era cambiato: i
liberali non avevano più la stessa forza, i socialisO erano radicalizzaO, i popolari divenuO influenO, e
il potere si era spostato dai parlamenO ai parOO.
Nell’estate del 1920, il confli6o tra operai metalmeccanici e industriali culminò con l’occupazione
delle fabbriche. La Federazione italiana operai metallurgici (Fiom) guidava la protesta, ispirata ai
consigli di fabbrica modellaO sui soviet. Alla fine di agosto, in risposta alla chiusura degli
stabilimenO, 400.000 operai occuparono le fabbriche nel Nord Italia, issando bandiere rosse e
organizzando guardie di vigilanza.
MolO operai vedevano l’occupazione delle fabbriche come l’inizio di una rivoluzione, ma il
movimento non era organizzato per avanzare al di fuori degli stabilimenO. Prevalse quindi una linea
sindacale, sostenuta dai dirigenO della Confederazione Generale del Lavoro (CGL), che riportò il
confli6o su un piano negoziale. GioliD mantenne una posizione neutrale, rifiutando le pressioni
degli industriali per un intervento armato contro gli operai. Si raggiunse così un accordo che
accoglieva molte delle richieste economiche della Fiom e stabiliva una commissione per elaborare
un proge6o di partecipazione sindacale al controllo aziendale. Tu6avia, mentre l’accordo fu una
vi6oria sindacale, lasciò insoddisfa6e le a6ese rivoluzionarie degli operai e irritò gli industriali, che
consideravano questa concessione una sconfi6a. Anche la borghesia, passata la paura di una
rivoluzione, era pronta a reagire per riconquistare terreno.
NASCITA DEL PARTITO COMUNISTA
Le divisioni nel movimento operaio furono accentuate dalle condizioni stabilite dal II Congresso del
Comintern (Internazionale Comunista) per aderire al movimento comunista internazionale. La
corrente maggioritaria del ParOto Socialista Italiano (PSI), guidata da SerraO, rifiutò le condizioni
del Comintern. Di conseguenza, al congresso di Livorno del gennaio 1921, la minoranza di sinistra,
guidata da Amadeo Bordiga, si scisse dal PSI per formare il ParOto Comunista d’Italia. Questo
nuovo parOto, di stampo leninista, nasceva in un momento in cui l’ondata rivoluzionaria europea si
stava esaurendo. L’occupazione delle fabbriche e la scissione di Livorno segnarono la fine del
biennio rosso in Italia. Il movimento operaio, indebolito dalle divisioni interne e dalle crisi
economiche, si trovava vulnerabile. In questo contesto di disillusione e fra6ure sociali, cominciò a
emergere un fenomeno senza precedenO in Europa: l’ascesa del movimento fascista.
CRISI DELL’ITALIA LIBERALE: IL FASCISMO 100
INIZIO DEL FASCISMO
Il confli6o sociale non è disordine ma è effe6o e causa della partecipazione dei gruppi, il passaggio
dalla società liberale alla società di massa. Questo passaggio era già avvenuto in Europa, ma l’Italia
ci arriva in ritardo: e perché in Gran Bretagna e Francia questo passaggio non comporta confliD
sociali? Perché in Italia l’effe6o non è la democraOzzazione ma la reazione?
Periodizzazione del fascismo:
• 1919 – 1921: fascismo come movimento;
• 1922 – 1925: fascismo che si fa Stato;
• 1925 – 1929: cosOtuzione del regime;
• 1929 – 1938: periodo del consenso;
• 1939 – 1943: declino e crollo del regime;
• 1943 – 1945: repubblica sociale italiana, stato fantoccio.
Periodizzazione specifica della poliOca economica del fascismo:
• 1922-1925: poliOca liberista (si rifà alle esigenze dei gruppi padronali). In questo periodo, la
poliOca economica è liberista, con ampi spazi di libertà per le imprese, con concessioni fa6e
per moOvi legaO a gruppi di interesse specifici;
• 1925-1929: protezionismo e stabilità monetaria. La poliOca economica diventa più
coerente, con una transizione dal liberismo al protezionismo, e successivamente alla
stabilizzazione monetaria. Questa fase è segnata da un tentaOvo di rafforzamento dello
Stato e del controllo sulla finanza e sull'economia;
• 1929-1936: immagine dello “Stato imprenditore/banchiere”. Durante questo periodo, lo
Stato fascista si consolida ulteriormente. Le leggi razziali vengono introdo6e, il regime si
presenta come monarchico e superiore. Lo Stato si appropria progressivamente di parte del
sistema produDvo e bancario, rafforzando il suo controllo sull’economia e sulla società;
• 1936-1943: poliOca autarchica del riarmo. A parOre dalla guerra d'EOopia, il regime fascista
inizia un processo di isolamento economico internazionale, che culmina nell'autarchia, una
poliOca volta a rendere l'Italia indipendente dal commercio estero. Questo periodo coincide
con il riarmo e con l'intensificazione della poliOca totalitaria.
- FASCISMO COME MOVIMENTO
SQUADRISMO E FASCISMO AGRARIO
Il fascismo si era presentato nel 1919 come un movimento ibrido che teneva insieme istanze
socialisteggianO e nazionaliste. Nel 1919 ci sono anche le elezioni, punto di svolta: vi è uno stallo
parlamentare in cui i tre gruppi (liberale, socialista e ca6olico) sono incapaci di dialogare. In questa
situazione, Mussolini comincia ad accentuare una svolta reazionaria nel suo parOto. Pensiamo:
• all’assalto alla sede dell’AvanK!, giornale fascista: è la prima manifestazione dello
squadrismo, ossia una manifestazione di violenza illegale;
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• ai faD di Palazzo d’Accursio a Bologna, durante i quali i fascisO impedirono con la forza
l’insediamento della nuova amministrazione comunale socialista. I socialisO, per un fatale
errore, bombardarono la folla causando decine di morO. Da ciò i fascisO trassero pretesto
per scatenare ritorsioni anO-socialiste.
Il termine “squadrismo” entrò nel linguaggio poliOco italiano nel dopoguerra per descrivere
le azioni di violenza organizzata compiute da squadre paramilitari fasciste contro oppositori
poliOci. Le origini dello squadrismo italiano, come quelle di fenomeni simili in altri paesi
europei (ad esempio, i corpi franchi in Germania e le SA naziste), sono stre6amente legate
all’esperienza della Prima Guerra Mondiale. Questa influenza si notava sia nelle modalità di
organizzazione (spesso guidate da ex ufficiali), sia nei simboli e rituali uOlizzaO. La violenza e
il disprezzo per la vita umana, ereditaO dall’esperienza bellica, erano esibiO con orgoglio
come cara6erisOche dello squadrismo. Tra il 1920 e il 1922, lo squadrismo, con roccaforO
nelle province padane, era visto da molO come disOnto dal fascismo poliOco, che aveva una
base urbana e rappresentava sopra6u6o Mussolini. In una breve fase, le due anime del
fascismo entrarono in contrasto, ma in realtà si tra6ava di due aspeD inseparabili dello
stesso movimento, ciascuno complementare all’altro. Lo squadrismo non va considerato
semplicemente come il braccio armato del fascismo o come strumento della reazione
padronale. Le squadre d’azione cosOtuivano il nucleo del movimento fascista, e ne
custodivano i rituali e i simboli (bandiere, sfilate, canO, parole d’ordine, e il culto dei
caduO). QuesO gruppi erano i portatori dello “spirito rivoluzionario” del fascismo. Tu6avia,
come fenomeno poliOco, lo squadrismo perse rilevanza con la trasformazione del fascismo
in regime. Chi finanzia e fa parte delle squadracce? In parOcolare, ci sono:
• ex ufficiali e soldaO che facevano faOca a reinserirsi nel contesto civile;
• figli della piccola borghesia;
• giovani e giovanissimi che volevano lo6are contro quello che credevano essere il nemico
della patria, non avendo potuto militare nella Grande Guerra.
Il fascismo nel 1920 cambia rapidamente, dimostrandosi sempre più anO-socialista: ciò si spiega
con l’ondata anO-socialista seguita al biennio rosso e alle rivolte contadine delle leghe rosse, che
Mussolini cerca furbamente di assecondare. Da qui un’altra forma di squadrismo, quello che segna
la torsione reazionaria del fascismo: il cosidde6o fascismo agrario. Che cosa è? È il fascismo degli
agrari, ossia dei grandi proprietari terrieri, i quali sono invesOO dalla confli6ualità delle masse
contadine e braccianOne. Essi si erano posO il problema di come resistere, come reagire a
quest’ondata di rivendicazioni che venivano dalle classi lavoratrici, arrivando a pensare anche di
creare un parOto agrario. Il proge6o non va bene, ma cominciano a rendersi conto che il
movimento guidato da Mussolini esercita violenza privata nei confronO dei lavoratori. Dunque, i
grandi agrari cominciano silenziosamente a finanziarlo: servivano soldi per finanziare le camicie
nere, i cui “partecipanO” vengono dalla piccola e media borghesia. CenOnaia di leghe vennero
sciolte e molO dei loro aderenO passarono dall’altra parte con promesse false.
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Solo dopo arriveranno a questa conclusione anche gli industriali in ci6à, che compresero che il
fascismo potesse tenere a bada la classe operaia (es: scioperavano i tramvieri? Me6evano i loro a
guidare i tram, facendo capire che l’Italia funzionava anche contro gli anOnazionalisO).
Quali sono le forme di violenza del fascismo? TuD abbiamo senOto parlare del manganello e
dell’olio di ricino:
• spaccare la testa rappresenta simbolicamente l’uscita delle idee anOnazionali da quella
“testa bacata”;
• l’olio di ricino, come purga, rappresenta l’umiliazione di farsela addosso davanO a tu6a la
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