L’ENI E LA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA
Il film documentario come fonte di storia
In principio i film documentari di guerra, considerati delle vere e proprie fonti storiche, erano dell’istituto Luce
prodotti durante la campagna in Africa e in Spagna.
Dal momento in cui il cinema è l'insieme di costruzione narrativa e riproduzione fotografica, anche il più rigoroso dei
prodotti filmici ha la sua finalità narrativa, ciò riduce al minimo la differenza tra documentario e fiction come
documento storico. Il lavoro dello storico deve basarsi sul corretto utilizzo del prodotto audiovisivo. Accertato che
ogni film o documentario è frutto di costruzioni più o meno arbitrarie, per utilizzarli come fonti lo storico deve
allargare il proprio bagaglio di conoscenze e cultura cinematografica.
Data la complessità del testo filmico, non esiste un modello universale per analizzare un film, in quando l’analisi è
insieme descrizione e interpretazione: si deve riuscire a collocarlo nel determinato periodo temporale in cui è stato
prodotto, cercando di capire i significati al di là dei fotogrammi.
Se tutto ciò segue questa semplice metodologia il materiale audiovisivo potrà essere in futuro una grande fonte su
cui ricercare in ambito accademico e non della storia.
Il film documentario industriale
Il rapporto tra cinema e lavoro è molto stretto e lo dimostra anche l’uso del termine stesso del “montaggio”, che
caratterizza sia la catena della fabbrica si all’articolazione del linguaggio filmico.
Dopo la guerra le imprese riscoprono il cinema come mezzo di comunicazione interna ed esterna, come la Snia
Sette canne, un vestito
Viscosa nel 1949 con l’opera affidata a Michelangelo Antonioni aprendo così la “stagione
d’oro” del cinema industriale italiano che si concluderà all’inizio degli anni 70.
Su questa onda le maggiori industrie italiane si dotano di un ufficio di produzione cinematografica che si occupa
dei loro prodotti di propaganda filmica.
Tra gli anni ‘50 e ‘60 assistiamo al picco della produzione cinematografica industriale e vengono istituiti numerosi
premi e festival dedicati a questo genere cinematografico, denominato, successivamente dal critico
cinematografico Mario Verdone “tecnofilm”, il cui fine è istruire sui processi tecnologici e le massa di operai del
settore, costituendo così lo stretto contatto tra il cinema e il lavoro. In alcuni casi però si assiste alla crescita di
questo genere di film diventando, “film di prestigio” a cui si affianca soltanto il nome dell’azienda produttrice.
Negli anni 70 la produzione di tecnofilm decresce, per diversi motivi tra cui la fine del rapporto tra cultura e
impresa; la crisi delle aziende industriali; la nascita delle televisioni commerciali e l’irregolare diffusione nelle sale
cinematografiche. Nascita dell’Ufficio cinema Eni
L’esigenza di costruire un proprio ufficio è legata all’idea di un risparmio economico e per un miglior utilizzo del
materiale cinematografico, che poi organizza per utilizzarlo in vari ambiti.
L’ufficio è composto normalmente da un regista, un operatore cinematografico, due macchine da presa con
cavalletti e cavalletti, una moviola per il montaggio e la proiezione, un furgone con autista e un operaio.
La direzione dell’ufficio viene affidata a Pasquale Ojetti, che lavora per l’Eni dal 1958 al 1981, mentre la produzione
tecnica a una ditta esterna con cui si istaurerà un forte legame collaborativo.
“Panorama delle attività del gruppo”,
Il primo documentario prodotto sotto la direzione Ojetti è e sotto la sua guida
la produzione cinematografica dell’Eni diventa così sistematica, raggiungendo anche livelli di prestigio elevato
grazie anche alla collaborazione con figure altolocate del panorama cinematografico.
Le strategie di comunicazione aziendale
La politica cinematografica dell’Eni rientra nel più ampio progetto di promozione aziendale, iniziato fin dal rilancio
dell’Agip. Nel 1949 la scoperta di un giacimento nei pressi di Cortemaggiore viene presentata alla stampa come
un’opera biblica rilanciando, improvvisamente, l’Italia al pari degli altri paesi europei al livello di produzione
petrolifera. Viene enfatizzato con gli articoli sull’ ”oro nero italiano” l’importanza del petrolio nell’economia
nazionale, che porterà autosufficienza sia di combustibili che di petrolio.
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L’abilità comunicativa di Mattei si rispecchia anche nell’azienda E riesce a guadagnarsi la stima dei dipendenti del
gruppo, capendo l’importanza di ogni dipendente e di investire nella ricerca per progredire a livello industriale, non
esitando a mandare in giro per il mondo i suoi tecnici.
Mattei diventa un potente catalizzatore e la comunicazione è il punto cardine per la sua politica aziendale.
La propaganda aziendale di Mattei riscuote un ampio successo nell’opinione pubblica, portando le persone ad avere
fiducia nell’operato dell’azienda che porterà un paese principalmente dedito all’agricoltura nell’epoca industriale. Il
modello cinematografico dell’era Mattei si distacca dal modello precedente, quello artigianale, diventando modello
capitalistico. Le opere che diventano familiari al pubblico riscuotono un forte successo fidelizzando il popolo
all’azienda.
Un altro sintomo dell’importanza che il presidente dava alla comunicazione è rispecchiato dal fatto che l’intero
ufficio relazioni con il pubblico era capitanato da lui stesso. Anche le opere sociali fanno parte dell’ampio progetto
propagandistico dell’azienda.
Quando si tratta di reclamizzare i prodotti aziendali Mattei risulta essere come un profeta della comunicazione di
“Carosello”
oggi, lo vediamo nell’utilizzo degli spot confezionati per la trasmissione della Rai utilizzando gli attuali
testimonial come Niki Lauda o Raffaella Carrà. Applicherà la stessa pratica anche per i film documentari, dove
troviamo ad esempio Vittorio De Sica, egli infatti. non bada a spese e chiede sempre il meglio.
Nelle opere realizzate il ruolo di Mattei non è mai enfatizzato in modo esplicito, ma resta in ombra, tra le righe, sono
i fatti a parlare per lui: le opere realizzate e le migliorie nello stile di vita degli italiani sono da sole eloquenti.
I principali fruitori dei documentari dell’Eni sono principalmente le migliaia di dipendenti delle aziende che
fanno capo all’Eni, ma quando i film entrano nelle sale cinematografiche cittadine il pubblico si massifica e
con l’avvento della “TV” Mattei ne vede subito le potenzialità di apertura del messaggio a milioni di persone.
In fine la ricerca scientifica e le macchine diventano un mito popolare attraverso tutto il periodo del miracolo
economico, e tutto ciò è dovuto anche in parte alla diffusione dei film industriali, dove uno scenario quasi
fantascientifico, votato al benessere delle persone, può diventare concreto all’interno dei laboratori e le fabbriche
dell’Eni. I DOCUMENTARI DELL’ENI DI ENRICO MATTEI (1959-1962)
• Il Gigante di Ravenna: Il documentario illustra le fasi di costruzione dell'impianto petrolchimico Anic di
Ravenna che produce fertilizzanti e gomma sintetica, inaugurato il 27 aprile 1958, i cui lavori iniziarono nel 1956.
• Gela 1959: Pozzi a mare: Il documentario illustra le fasi di preparazione per la trivellazione del primo pozzo
sottomarino realizzato in Europa, mediante la piattaforma "Scarabeo”. Contiene le interviste al sindaco di Gela
Fortunato Vitali e all'onorevole Salvatore Aldisio.
• Questioni d’oggi. Il Marocco (1960): Il documentario mostra i campi di ricerca dell'Eni che operano in
Marocco, in seguito agli accordi tra i due Stati (concessione petrolifera e costruzione di una raffineria). Contiene
l'intervista al Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Finanze e dell'Economia nazionale Abderrahim Bouabid, e
all'ambasciatore italiano Michele Lanza.
• A Gela qualcosa di nuovo (1960): Il film illustra le fasi di preparazione della piattaforma Scarabeo utilizzata
per la perforazione dei pozzi marini. In parallelo si mostra la vita nella cittadina di Gela, che ha subito dei
mutamenti in seguito alla scoperta del petrolio.
• L’italia non è un paese povero: I
Il film è stato prodotto per la Rai in tre episodi. Il primo episodio, dal titolo
fuochi della Val Padana, illustra le fasi di ricerca del metano e la distribuzione del gas alle industrie attraverso i
Due città,
metanodotti. Il secondo episodio è diviso in due parti: che narra di Porto Marghera e Ravenna dove viene
La storia di due alberi,
lavorato il petrolio; e che narra la storia di un ulivo, di cui vivono sette povere famiglie
contadine, e un "albero di Natale", l'attrezzatura che controlla l'uscita del metano e del petrolio da un pozzo. L'ultimo
Appuntamento a Gela,
episodio, narra del matrimonio di un operaio del Nord, che lavora sulla piattaforma
petrolifera che opera nel mare di Gela, con una ragazza siciliana. Il film fu censurato dalla Rai e mandato in onda in
Frammenti di un film
tarda serata nel luglio del 1960 con il titolo di Joris Ivens, in una versione non riconosciuta dal
regista.
• Ritratto di una grande impresa: Il documentario illustra le attività dell'Eni attraverso le aziende che fanno
parte del gruppo: l'Agip Mineraria che ricerca e produce idrocarburi; l’Agip che distribuisce i prodotti del petrolio; la
Snam che cura i trasporti, la meccanica e la progettazione; l'Anic che gestisce l'industria petrolchimica e le
raffinerie; l’Agip nucleare cui è affidata l'attività nel settore dell'atomo.
• Oro nero sul Mar Rosso: Il documentario illustra le attività di ricerca della Cope (Compagnie Orientale des
Pétroles d'Egypte) nel Sinai in Egitto. Si dà risalto alla collaborazione paritaria tra italiani ed egiziani.
• L’isola del petrolio: Il documentario illustra le fasi di costruzione della piattaforma marina dell'Agip Mineraria
"Gatto selvatico". La piattaforma viene costruita dalle maestranze del Nuovo Pignone a Marina di Carrara.
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I DOCUMENTARI DOPO ENRICO MATTEI
• Un villaggio per le vacanze: Il documentario illustra il villaggio per le vacanze dei dipendenti dell'Eni
costruito a Borca di Cadore, sulle Dolomiti, progettato dall'architetto Edoardo Gellner su richiesta di Enrico Mattei, e
la colonia di Cesenatico.
• Ch4 in Lucania: Il documentario racconta della scoperta del metano a Ferrandina, in Lucania, e della
costruzione dello stabilimento dell'Anic.
• Latina: dall’uranio all’energia elettrica: Il documentario illustra le fasi di costruzione
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