Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 44
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 1 Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, Prof. Fiume Fabrizio, libro consigliato L'Italia e le sue storie 1945-2019, John Foot Pag. 41
1 su 44
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

UN PARTITO DI MASSA

I dati sugli iscritti del PCI sono impressionanti. Dopo il 1945 e per buona parte degli anni ’50, il

partito ne contava circa due milioni, nel 1954 toccò ufficialmente il limite massimo di 2.145.327.

La cultura e la pratica dei comunisti trovavano espressione elle Feste dell’Unità, allestite in tutta

Italia, Il 1° maggio era la festa dei lavoratori e il 25 aprile il giorno della Liberazione, così come in

altre occasioni di anniversario, i comunisti scendevano in piazza in massa, per ricordare i loro caduti

I LASCITI DELLA GUERRA: TRIESTE

La guerra fredda e le tensioni nate dalla guerra e dal fascismo continuavano a segnare la vita ai

confini d’Italia. Il territorio contestato di Trieste era stato diviso in zone di occupazione delle potenze

vincitrici, come Berlino e Vienna. Ci furono momenti di forte tensione sul confine, specie

nell’ottobre-novembre 1953, quando Tito alzò la posta e minacciò l’invasione della Jugoslavia

Tito finì per accettare un compromesso e i confini vennero fissati. Trieste ritornò sotto la sovranità

italiana. Si arrivò finalmente all’accordo il 5 ottobre 1954, a Londra, ’assetto tenne e venne

confermato da ulteriori negoziati nel 1975. Trieste fu dichiarata “porto franco”. Finalmente finiva la

guerra anche a Trieste, 1956: IL DISCORSO SEGRETO E L’UNGHERIA

Per quanto riguarda il rapporto tra il PCI e l’Unione Sovietica, il 1956 fu un anno di svolta, con la

rivelazione del discorso segreto in cui Nikita Chruscev denunciava i crimini staliniani

I drammatici fatti di Ungheria di quello stesso anno suscitarono ulteriori turbolenze in tutto il mondo

comunista.

La prima reazione del PCI agli eventi ungheresi, fu un’ortodossa difesa dell’URSS. L’”Unità” scrisse

che “bisogna scegliere: o per la difesa della rivoluzione socialista o per la controrivoluzione bianca,

per la vecchia Ungheria fascista e reazionaria”.

Nell’ottobre 1956 un gruppo di influenti intellettuali comunisti inviò una lettera collettiva al

Comitato centrale del partito: sarebbe poi divenuta nota come “Manifesto dei 101”. Una volta

raccolte le firme, il “Manifesto” fu portato in redazione a l’”Unità”, chiedendone la pubblicazione e

l’apertura di un dibattito all’interno del partito sull’Ungheria. La richiesta fu respinta.

La lettera suscitò subito scalpore e i firmatari vennero accusati di tradimento: alcuni ritrattarono

subito.

I dati ufficiali indicano che nel 1956-57 il PCI perse circa 200.000 iscritti. Molti disertori del PCI

entrarono a far parte della “nuova sinistra” che cominciava allora ad affermarsi e ci fu anche chi

aderì alla destra

L’adesione del Partito Socialista al modello sovietico fu duramente colpita dai drammatici eventi del

1956. L’Ungheria innescò la rottura dei socialisti con il PCI e con lo stalinismo. Pietro Nenni, il loro

leader nel dopoguerra, condannò l’invasione del novembre 1956

IL CUORE D’EUROPA: ALTIERO SPINELLI, L’ITALIA E L’INTEGRAZIONE EUROPEA

L’Europa era stata in guerra due volte nella stessa generazione e in entrambe le guerre l’Italia era

stata in prima linea. Usciti dal conflitto, in molti volevano che ex alleati ed ex nemici di unissero per

evitare un’altra guerra. Non sorprende che l’Italia fosse al centro dell’ideale dell’integrazione

europea. Cruciale per l’intero progetto fu il ruolo di Altiero Spinelli.

L’isoletta di Ventotene, al largo della costa tirrenica tra Lazio e Campania, ospitò uno dei maggiori

centri di confino fascista. Spinelli vi fu internato e su quell’isola, insieme con il compagno

intellettuale antifascista Ernesto Rossi, scrisse il famoso Manifesto di Ventotene - titolo completo

Per un’Europa libera e unita: progetto d’un manifesto. Il testo sarebbe diventato un punto di

riferimento del movimento per l’unione europea

Secondo Spinelli e Rossi, un’Europa libera e unita è premessa necessaria per il potenziamento della

civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto

con la caduta di Mussolini nel luglio 1943, Spinelli, Rossi e altri costituirono il Movimento federalista

europeo. Spinelli sarebbe diventato una figura chiave nella creazione di diverse istituzioni europee

Grazie a personaggi come Spinelli e all’esito contraddittorio della guerra (essendo né vincitrice, né

vinta), l’Italia divenne un paese decisivo nei processi che portarono all’integrazione europea. Fu uno

dei sei fondatori della Comunità economica negli anni ’50: il Senato approvò l’adesione alla

Comunità del carbone e dell’acciaio nel marzo 1952

IL DECOLLO: L’ITALIA NEGLI ANNI DEL BOOM

Lo definirono il miracolo economico, ma per altri era semplicemente “il boom”. Nei primi anni ’50

l’Italia era ancora un paese relativamente povero, ma alla fine del decennio era già partita la grande

trasformazione.

Si continuava a emigrare all’estero in cerca di lavoro, ma i movimenti di maggior rilievo erano

interni, verso le città industrializzate del nord

. Il boom interessò ogni aspetto della vita economica e sociale. Il miracolo rivoluzionò il linguaggio e i

ritmi di vita. La terra rimaneva incolta e la vita urbana divenne la norma. Tra il 1953 e il 1964

nacquero 10.860.000 bambini: i figli del baby-boom. L’Italia degli anni ’60 era irriconoscibile rispetto

a dieci anni prima

Un’offerta illimitata di manodopera a buon mercato e industrie capaci di produrre beni di consumo

economici da vendere su un promettente mercato di famiglie che ancora non avevano il frigorifero,

la televisione, l’auto o la lavatrice

ULTIMO ATTO? LOTTE CONTADINE E RIFORME NEL DOPOGUERRA

Proprio mentre andava scomparendo, il ceto contadino ottenne vittorie senza precedenti in tutto il

paese. Queste conquiste non fecero che accelerare la fine dell’Italia rurale come grande fonte di

impiego

si adottavano tattiche più innovative, come gli scioperi al contrario, lavorando gli incolti o

sistemando le strade in stato di abbandono

A seguito di queste lotte, nell’agosto 1950 la Democrazia cristiana istituì la Cassa per il Mezzogiorno,

un istituto che utilizzava fondi pubblici per creare e favorire lo sviluppo nel Sud. Non tardò a

diventare una fonte di clientele politiche e di corruzione

Gli anni ’50 videro anche la definitiva dispersione dei latifondi meridionali. La terra fu redistribuita

in base a criteri democratici, ma anche con metodi chiaramente mirati a rafforzare l’egemonia

democristiana. L’ESODO: STORIE DELLA GRANDE MIGRAZIONE

Ci fu il boom economico che tra la fine degli anni ’50 e i ’60 dette vita alla seconda grande

migrazione, che in larga misura rimase entro i confini nazionali. Per la prima volta nella storia, l’Italia

era in grado di offrire lavoro alla maggioranza dei suoi cittadini

Gli immigrati disponevano di un’unica arma efficace: il diritto di voto. I partiti politici guardavano con

grande interesse a questo nuovo elettorato fluttuante e non potevano ignorare del tutto le sue

esigenze. Si doveva averne cura, trovargli gli alloggi, dargli un’istruzione

In quegli anni nacquero molti miti sugli immigrati e i loro comportamenti. Imperavano gli stereotipi

e la discriminazione, soprattutto contro i meridionali, che venivano spesso legati a diverse forme di

criminalità. I padroni di casa esponevano cartelli di avvertimento: “non si affitta ai meridionali”

LA FINE DELL’ITALIA RURALE

Per secoli la vita familiare e lavorativa della vasta maggioranza degli italiani era stata determinata dai

tempi e dai processi produttivi dell’agricoltura

Nei vent’anni tra il 1951 e il ’71 l’Italia perse 5 milioni di lavoratori agricoli. Nel 1951 il 42% degli

italiani lavorava la terra, nel 1996 si era ridotto al 7%. Se ne andavano i contadini e arrivavano le

macchine: nell’Italia del 1957 c’erano soltanto 57.000 trattori, nel 1980 superavano il milione.

LA FINE DELLA MEZZADRIA

Dopo la guerra, i mezzadri conquistarono consistenti concessioni a seguito di uno sciopero. Nel 1947

ottennero di tenere per sé il 53% del prodotto, per tradizione era il 50 e nel 1964 la quota salì al 58%

senza precedenti. Ma la mezzadria era ormai in agonia. Il sistema mezzadrile non conveniva più né

alle famiglie, né ai proprietari. Con il crollo di quei sistemi molti lasciarono la terra. Nel 1964 fu

approvata una legge che vietava la stipula di nuovi contratti di mezzadria.

LA NOSTALGIA E I MESTIERI DI UNA VOLTA

La scomparsa degli stagionali negli anni del boom lasciò uno scenario magnifico ma desolato in cui

alle grandi aziende bastava ormai una forza lavoro minuscola che riusciva a gestire il ciclo produttivo

grazie alle macchine. SOLDI, SOLDI, SOLDI

Qualcuno fece profitti enormi con il boom. Si affermarono nuovi inventori e imprenditori. Esplodeva

la creatività e crollavano barriere e gerarchie: progettisti, architetti e scrittori collaboravano con

imprenditori e ingegneri.

Come, ad esempio, Giovanni Borghi aprì la sua prima fabbrica fuori Milano nel 1951. La società si

chiamava Ignis e lui fu soprannominato Mister Ignis. La Ignis fabbricava frigoriferi e lavatrici, i beni di

consumo durevoli indispensabili per le case del boom. La Ignis divenne una delle maggiori produttrici

di frigoriferi d’Europa, ad un certo punto ne sfornava 8000 al giorno

FABBRICHE E OPERAI

Le seconda rivoluzione industriale italiana (la prima era stata alla fine dell’800) che creò e

accompagnò il boom fu molto breve: di fatto finì che era appena incominciata. Ma fu un momento di

cambiamenti e sviluppi tumultuosi. Tra gli anni ’50 e ’70 le grandi fabbriche divennero ovunque un

aspetto caratterizzante del paesaggio. La nuova classe operaia diventò la materia prima, in quanto

insieme produttrice e consumatrice di merci

Il lavoro era logorante, il ritmo della giornata lavorativa era marcato dalle sirene, le innumerevoli

ciminiere eruttavano fumo. A fine turno a casa e subito a letto, il giorno dopo tutto si ripeteva di

nuovo. Il lavoro in fabbrica era duro, ripetitivo e spesso pericoloso, ma era anche sicuro e

relativamente ben pagato. Questi operai potevano fare acquisti e dar da mangiare alla famiglia. In

agosto le fabbriche chiudevano e si tornava al paese o si andava in vacanza

Com’era inevitabile, la sindacalizzazione e le dure condizioni di lavoro portarono proteste e richieste

di miglioramento. Scioperi e manifestazioni segnarono la fine degli anni ’50 e i primi ’60 nelle zone

più industrializzate UNA STORIA D’AMORE: GLI ITALIANI E L’AUTO

Prima degli anni ’50 le automobili erano ancora una rarit&

Dettagli
A.A. 2024-2025
44 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher antonio_lamacchia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Fiume Fabrizio.