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La nuova società fascista: demografia e razza
Tanto l'Italia fascista quanto la Germania nazista si proposero la formazione di nuove comunità nazionali, basate su tre principi:
- L'esaltazione del gruppo etnico su tutti gli altri popoli
- L'adozione di misure per proteggere la purezza del gruppo etnico
- La necessità di escludere elementi ritenuti incompatibili con la sanità della comunità nazionale
Entrambi i regimi, convinti che la nazione razziale o etnica fosse una sorta di organismo che aveva bisogno di espandersi per prosperare, ritenevano che i popoli fossero divisi in razze inferiori e superiori e che i popoli più forti e più dinamici avessero il diritto di espandersi a spese dei più deboli.
Entrambi nutrivano inoltre una profonda ostilità per i propri vicini:
- Tedeschi -> profonda ostilità per slavi, polacchi, cecoslovacchi e russi
- Italiani -> profonda ostilità per sloveni,
Serbi e croati. Entrambi i regimi erano alimentati dal rancore:
- La Germania provava profondo risentimento per le restrizioni imposte dal trattato di Versailles del 1919;
- L'Italia nutriva la convinzione di essere stata trattata ingiustamente dagli altri vincitori alla Conferenza di pace di Parigi.
Solo diventando grandi potenze l'Italia e la Germania sarebbero state temute e rispettate.
Hannah Arendt, in Le origini del totalitarismo, scrive che i diritti dell'uomo vennero limitati alla comunità etnica principale, e quanti erano al di fuori di essa (o in minoranza al suo interno) assunsero uno status inferiore.
Questo teorema, lampante fin dall'inizio nella Germania nazista, non fu così palese da subito nell'Italia fascista dove, negli anni Venti, a essere presi di mira furono i nemici politici come socialisti, comunisti e democratici. Fin dall'inizio il regime mostrò anche un atteggiamento di disprezzo verso le minoranze slave sul confine.
nordorientale con la Jugoslavia (slavismo). Ma i fascisti cominciarono ad applicare più estesamente politiche di esclusione dalla comunità nazionale con l'imposizione delle leggi razziali solo dopo la creazione dell'impero italiano nel 1936 (colonialismo). L'idea di popolo di entrambi i regimi mirava a forgiare un nuovo tipo di umanità. Entrambi concepirono un massiccio progetto di rifondazione della cultura nazionale che avrebbe coinvolto la medicina, la biologia e le scienze sociali: tutti gli aspetti della tecnologia moderna dovevano essere mobilitati per migliorare la salute della comunità nazionale. A questo scopo, fecero affidamento su esperti del mondo accademico e funzionari statali. Importante, in questa missione di rieducazione sociale, fu l'eliminazione della distinzione tra sfera pubblica e privata.
Demografia
Entrambi i regimi usarono le stesse misure per incoraggiare le famiglie numerose:
- benefici fiscali;
- preferenza
accordata agli uomini sposati negli impieghi statali;
- norme per escludere le donne dal mercato del lavoro;
- contributi per i figli;
- aiuti economici alle coppie sposate.
Sia in Italia che in Germania, però, le donne che occupavano posti di lavoro erano molto numerose. Inoltre, le conseguenze del conflitto mondiale sulla popolazione maschile comportarono, dopo il 1919, un ulteriore aumento della presenza delle donne nel mondo del lavoro: l'espansione del settore dei servizi attirò le donne verso mestieri come quelli di dattilografa, telegrafista, centralinista.
Nei primi anni Trenta, la Germania dovette scendere a patti con la necessità di manodopera femminile, mentre l'Italia era una realtà particolarmente ostile all'occupazione femminile.
A metà degli anni Venti il movimento fascista si impegnò a favore di una campagna di incremento della natalità: nel dicembre 1925, in Italia, venne istituita l'Opera
nazionale maternità e infanzia (Onmi), alloscopo di ridurre il tasso elevato di mortalità infantile e accrescere il tasso di natalità. Il duce fu influenzato dal demografo Corrado Gini, che sosteneva che il numero fosse potenza e che i giovani avessero una naturale tendenza all'espansionismo; sosteneva che non esistesse un numero ottimale di abitanti ed era insensibile al fatto che la densità di popolazione avrebbe prodotto un abbassamento della qualità della vita. In questa visione, le difficoltà avrebbero temprato il popolo. Un anno dopo, nel luglio 1926, Mussolini diede avvio ad una battaglia demografica: - vennero introdotte pene severe per il reato di aborto e per quello di diffusione di informazioni e dispositivi finalizzati al controllo delle nascite; - venne introdotta una tassa sul celibato per contribuire a finanziare l'Onmi e i celibi furono penalizzati nelle assunzioni al pubblico impiego. Una legge del 1928assegnò benefici fiscali alle famiglie numerose (per fruire degli impiegati statali dovevano avere sette figli, tutti gli altri dieci) e il sistema delle promozioni favorì gli uomini sposati con prole. Le norme previdenziali vennero riscritte per escludere le donne dal mercato del lavoro. Nel 1933 venne istituita la "giornata della madre e del fanciullo". Gli aiuti elargiti nei vari programmi, però, erano troppo esigui per poter coprire i costi di una famiglia numerosa. Nel 1934 venne istituito il Fondo nazionale per gli assegni familiari, indennità corrisposta ai soli capifamiglia maschi, con eccezione per le donne vedove, separate o sposate con un disabile. In Germania la politica demografica mescolò incentivi positivi e misure negative in maniera molto più aggressiva che in Italia: - Incentivi positivi: - Nel 1933 venne istituito un programma di prestiti matrimoniali; - Venne avviato un piano di edilizia abitativa, malgrado il qualeperò la domanda continuò ad essere più alta dell'offerta;
Vennero concessi sussidi per l'acquisto di mobili e oggetti domestici a famiglie con quattro o più figli;
I centri per il controllo delle nascite vennero chiusi come in Italia;
Nel 1936 venne istituito un ufficio per combattere l'omosessualità e l'aborto;
Venne istituita l'Organizzazione nazionalsocialista di assistenza (Nsv), equivalente all'Onmifascista, e l'Opera assistenziale della madre e del bambino;
Vennero istituiti centri che offrivano consulenza pediatrica a donne e bambini.
Misure negative, che furono presenti fin dall'inizio della Germania nazista:
La "legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie" del 14 luglio 1933 introduceva la sterilizzazione obbligatoria per i portatori di determinate malattie;
Dal 1935, in base alla "legge per la salvaguardia della salute ereditaria"
del popolo tedesco" o alla "legge sulla salute coniugale", gli aspiranti sposi erano tenuti a presentare un certificato medico di idoneità al matrimonio; - Nel 1938 le restrizioni in materia di divorzio vennero mitigate, introducendo nuove motivazioni quali il rifiuto di procreare o la semplice separazione della coppia per tre anni (cosa impossibile per l'Italia cattolica). La politica razziale Il regime nazista adottò misure per escludere determinati gruppi per motivi razziali dalla nuova "comunità del popolo". Tali misure riguardavano soprattutto gli ebrei, ma si estesero anche a zingari e popoli slavi, ritenuti inferiori sul piano razziale. Dal 1922 fino alla metà degli anni Trenta il regime fascista sembrò rigettare le teorie biologiche razziali che stavano alla base della politica nazista, ma verso la fine degli anni Trenta i due regimi cominciarono a convergere, perlomeno sul piano legislativo, in materia razziale.svolta in entrambi i paesi rappresenta un passo avanti verso il progetto totalitario di rigenerazione della società. Tuttavia, il razzismo fascista non fu una semplice imitazione di quanto accadeva in Germania o il risultato dell'alleanza politica tra i due regimi dopo il 1936, ma un fenomeno più vasto e complesso. Nel 1933 gli ebrei residenti in Germania erano circa 500.000 su una popolazione di 70 milioni: più della metà operava nel settore del commercio, il resto svolgeva l'attività di professionisti o funzionari nel settore privato o pubblico. Il processo di esclusione degli ebrei da qualsiasi partecipazione alla più ampia società tedesca si sviluppò in diverse fasi, dal 1933 allo scoppio della guerra: 1) Prima fase: - La presa di potere da parte dei nazisti il 30 gennaio 1933 diede il via a un'onda di violenze attuata dalle SA contro negozi e grandi magazzini di proprietari ebrei, ma anche contro singoli individui,che culminò nell'organizzazione di un'azione di boicottaggio (fallimentare) di tutte le attività commerciali ebraiche il 1° aprile 1933.
La reazione negativa, sul piano interno e internazionale, a questa diffusa illegalità indusse Hitler a richiamare le SA all'ordine. Da questo momento, ebbe inizio un processo di formalizzazione legale della discriminazione che durò due anni.
Nel marzo 1933, a seguito di proteste degli avvocati di Berlino contro la presenza degli ebrei nella professione, venne fissato un limite al numero dei giuristi israeliti. Ci furono epurazioni e licenziamenti anche in altre organizzazioni professionali: dipendenti pubblici, insegnanti e docenti universitari, medici.
2) Seconda fase (nell'estate e nell'autunno del 1935):
Ci fu un'altra ondata di violenze delle SA, che precedette la legislazione.
Il 15 settembre 1935, al congresso del Partito nazista, Hitler annunciò le leggi di Norimberga:
“Legge sulla cittadinanza del Reich” -> rese l’appartenenza alla razza ariana un requisito fondamentale per l’ammissione alla comunità nazionale.
“Legge per la protezione del sangue e onore dei tedeschi” -> proibì il matrimonio tra ebrei e ariani.
Le leggi vennero applicate a chi aveva tre o quattro nonni ebrei (un tedesco con un solo nonno ebreo o che non professava la religione ebraica era considerato ariano).
Le leggi di Norimberga ebbero due conseguenze: l’antisemitismo si trasferì negli uffici, nei quartieri e nella vita privata e gli ebrei non poterono più riscuotere i loro crediti.
Dopo il 1935 i nazisti si resero però conto che i dati strettamente biologici non bastavano per determinare l’identità ebraica e si posero la necessità di trovare una mentalità e un carattere ebraici.
La campagna contro l’influenza ebraica venne delegata alle università, agli
dei Cristalli, fu la deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento e di sterminio. Questo periodo buio della storia è stato segnato da atrocità e violenze inimmaginabili. Gli istituti culturali di nuova creazione, come i musei e le biblioteche, svolgono un ruolo fondamentale nel preservare la memoria di questi eventi tragici. Attraverso mostre, documenti storici e testimonianze, essi ci permettono di comprendere e riflettere su ciò che è accaduto. La polizia e le SS, invece, furono gli esecutori delle politiche razziali del regime nazista. Sotto il comando di Heinrich Himmler, le SS si resero responsabili di numerosi crimini contro l'umanità, tra cui arresti, torture e omicidi di massa. La Notte dei Cristalli, avvenuta il 9-10 novembre 1938, fu un'escalation di violenza contro gli ebrei tedeschi. Sinagoghe, negozi e abitazioni vennero distrutti e saccheggiati, mentre molti ebrei furono arrestati e deportati. Infine, la deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento e di sterminio rappresentò l'apice della persecuzione nazista. Milioni di persone furono sottoposte a lavori forzati, maltrattamenti e uccisioni sistematiche. È fondamentale ricordare e studiare questi eventi per evitare che si ripetano. Gli istituti culturali, la polizia e le SS sono parte integrante di questa memoria collettiva, che ci spinge a lottare per la giustizia e la dignità di ogni individuo.