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Capitolo Quarto: Monumenti ai caduti ed espressione del lutto
La ricerca di un senso della Grande Guerra ebbe inizio con la stessa guerra. In città grandi e piccole di ogni angolo d'Europa si ritrovano monumenti ai caduti - sculture, targhe, opere che rammentano il '14-'18 e i sacrifici che comportò. Ma chi o che cosa di questa guerra ci viene chiesto di commemorare non è ben chiaro. Norme culturali e tradizioni religiose differenti veicolano significati diversi. Ovviamente il tema dell'commemorazione varia col variare delle nazionalità. Winter decide di concentrarsi sui monumenti ai caduti in quanto centri focali dei rituali, della retorica e delle cerimonie del lutto, perché quest'aspetto non ha ricevuto particolare attenzione da parte degli studiosi. Questi ultimi invece si sono lasciati attrarre dai monumenti ai caduti in quanto veicoli di ideali politici. Gli storici dell'arte e dell'architettura hanno contribuito molto a.farci comprendere le caratteristiche e le qualità estetiche per questi monumenti in quanto sculture pubbliche, simboli importanti delle glorie nazionali. Però per la generazione passata per il trauma della guerra, questi possedevano un altro significato. Esso era tanto esistenziale quanto politico o artistico, legato ai momenti della perdita individuale e del lutto come anche alle forme artistiche, alle aspirazioni e ai destini nazionali. Questi monumenti erano luoghi in cui le persone manifestavano il proprio dolore sia in forma individuale che in cerimonie collettive. I segni ancora visibili di questo lutto collettivo sono quelle opere collocate nei mercati cittadini, agli incroci, sugli edifici pubblici o nelle loro vicinanze a partire dal 1914. Posseggono un proprio significato, ma ne hanno anche perso una parte e ne hanno acquisiti di nuovi col tempo. I monumenti ai caduti ci aiutano a comprendere maggiormente i modi in cui durante e dopo la Grande Guerra le comunitàPiansero insieme i propri morti. Si collocano in tre luoghi e in tre periodi distinti:
Lungo il fronte interno prima del 1918 -> comprende molto materiale commemorativo • ispirato a immagini eroiche del conflitto;
In chiese e in luoghi pubblici dopo la guerra nel decennio successivo all'armistizio -> • comprende materiale ricco di patriottismo generico e convenzionale, celebrando l'universalità della perdita e le caratteristiche specifiche delle tradizioni politiche ed estetiche nazionali. Questi monumenti sorsero dalla ricerca postbellica di un linguaggio che riaffermasse i valori della comunità per cui i soldati avevano dato la vita;
Nei cimiteri di guerra -> si ritrovano esiti di più ampio respiro e un linguaggio più • universale, che attinge a tradizioni particolari riuscendo talvolta a trascenderle.
1 Il fronte interno, commemorazione e mondo civile in tempo di guerra
Salvaguardia della nazione durante il conflitto. Il primo
conflitto.Periodo bellico. È quella che oggi è la biblioteca francese La contemporaine cominciò come una raccolta di materiali di epoca bellica dalla famiglia Leblanc conservati nel loro appartamento. Sin dall'inizio il loro proposito era quello di farne un museo nazionale. La collezione fu poi consegnata al comune di Parigi e quindi all'università, dove è rimasta sino a oggi all'interno di uno dei suoi dipartimenti.
La maggior parte di queste opere di conservazione erano intraprese da civili (-> da chi era troppo anziano per combattere, dai quanti avevano figli in guerra ed erano decisi a tramandare la dignità e l'onore dello sforzo bellico del proprio paese); erano orientate a esaltare l'impegno bellico, trascurando nei primi tempi le caratteristiche e i costi umani della guerra di trincea. In parte si trattò di un'opera di censura -> in questa si riflettevano tratti dell'alterazione della verità dell'epoca bellica.
soprattutto nella stampa, le cui deformazioni parevano assurde e pericolose agli occhi dei soldati. La commemorazione della guerra in questa maniera disinformata costituì una vera e propria propaganda, che effettivamente rientrava nelle intenzioni di molti. Ovviamente questa propaganda non si soffermava sugli aspetti più tragici della guerra -> mutilati, morti, vedove, orfani, e, in generale, comunità in lutto. Dopo il conflitto il carattere di queste collezioni fu violentemente criticato dal pacifista Friedrich, che nel 1924 istituì un Museo contro la guerra -> comprendeva una raccolta di documenti e foto raccapriccianti, mettendo così in mostra ciò che le raccolte patriottiche avevano omesso. Anche se il monumento di Friedrich alle vittime di guerra era più crudo e veritiero rispetto alle raccolte di orientamento bellicista, l'uno e le altre fiorirono nel solco di schieramenti politici preesistenti. Commemorare era un gesto politico.Diconseguenza i monumenti ai caduti si fecero portatori di messaggi politici sin dai primigiorni di guerra. Monumenti ai caduti e cultura popolare. Ciascun paese sviluppò un proprio linguaggio celebrativo, ma alcuni tratti risultarono universali -> ES la tendenza a collocare i soldati del 1914-1918 nella lunga storia delle virtù guerriere. La celebrazione dei comandanti dell'esercito o della marina fu uno dei modi in cui vennero esaltate le tradizioni militari nazionali. In alcuni paesi, però, si ricorse a un linguaggio più egualitario per proclamare le virtù dello spirito di guerra -> ES in Australia questo onore simbolico di legame col passato non ricadde sulle spalle di generali e ammiragli, ma sulle spalle di soldati o marinaisemplici; in Francia furono sia soldati semplici che militari d'alto grado a celebrare la tradizione militare gallica. Durante il conflitto vennero smerciate a livello di massa figurine commemorative. Sia al livello di
celebrazione nazionale che di ornamento domestico, ciascun paese adottò formedistintive di commemorazione. ES fenomeno tedesco dei "cimeli chiodati", posti a ornamento di sculture, targhe, oggetti domestici come tavoli, ecc; erano l'ideale per attività e cerimonie patriottiche all'interno di scuole, gruppi e associazioni giovanili. Erano descritti sia come contrassegni bellici che come cimeli di guerra. La figura o l'immagine da celebrare era contornata di chiodi -> il soggetto scelto più di frequente era la croce di ferro, ma anche sagome di sommergibili, spade, ecc. Le cerimonie nelle quali questi cimeli venivano creati o esibiti permettevano ai cittadini di ogni fede di mostrare il proprio attaccamento alla causa. C'era chi pagava permettere i chiodi con un'offerta alle associazioni di assistenza al fronte; altri introducevano i ragazzini al sacrificio in guerra tramite declamazioni poetiche -> in queste ultime sievocavaripetutamente l'immagine della purificazione attraverso lo spargimento di sangue con un esplicito medievalismo. Questi materiali e le cerimonie relative arrivarono poi a far da cornice agli elenchi dei caduti. Questo rappresenta uno degli esempi della fase iniziale dell'arte commemorativa, in cui la glorificazione del sacrificio veniva espressa con un linguaggio arcaico, cantando di eroismo, di cavalieri e di battaglie idealizzate.Monumenti ai caduti dopo il 1918: metafora e allegoria in luogo pubblico
Il linguaggio arcaico citato precedentemente presenta però un problema - è troppo irreale, troppo patriottico e soprattutto poco sensibile al senso di desolazione portato dalla perdita. Per questo motivo nacquero altre forme di arte commemorativa sia durante il conflitto che dopo. Si trattò di oggetti e rituali rivolti non ad esprimere incitamento, ma cordoglio rimandando direttamente all'esperienza del lutto. I due modi di intendere la guerra,
cioè da un lato come fatto edificante e dall'altro come fatto tragico e doloroso, sono presenti in quasi tutta l'arte monumentale del dopoguerra. Dopo il 1918 sia le comunità religiose che quelle laiche si presero il compito di organizzare delle commemorazioni. L'arte monumentale che ne derivò offrì un punto di riferimento per le cerimonie di pubblico cordoglio iniziate nel decennio successivo all'armistizio. Ovviamente i linguaggi, le icone e le immagini adottate variavano a seconda dello stile artistico, del credo religioso e dell'orientamento politico, e a seconda dei mezzi economici a disposizione. Di conseguenza alcuni progetti dovettero essere accantonati, ridimensionati o ridisegnati in base alle possibilità dei donatori. Commemorare dunque fu una questione economica -> per scultori, artisti, burocrati, gente del clero e popolazione comune si trattava di concordare un progetto e portarlo a esecuzione. Il giro d'affariDelle commemorazioni. Tavernier, nel film La vita e nient'altro, mostra come la commistione di sacro e profano sia particolarmente evidente nella storia delle commemorazioni pubbliche dopo la Grande Guerra. Il mondo dei suoi personaggi ruota attorno a queste attività celebrative -> ciò si rifa molto alla realtà. Il primo gruppo di attori recita la parte di funzionari pubblici, personaggi eminenti cui era stato assegnato il compito spesso fastidioso di redigere progetti, incontrare gli artisti, sovrintendere all'acquisto del terreno e infine alla costruzione o collocazione del monumento. Ma c'era anche chi aveva ragioni personali per investire tanto tempo in queste imprese: gente che aveva perso un figlio, un fratello o un'altra persona cara. Nelle cittadine di provincia a occuparsi della costruzione di questi monumenti in genere era il sindaco -> tra problemi di natura artistica, politica e finanziaria, collaborando con tanta gente del posto.
Importanti per la costruzione erano anche denaro e interessi degli imprenditori e degli artigiani locali. Per alcuni progetti i costi venivano suddivisi tra