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CAPITOLO XI: L'ITALIA REPUBBLICANA
L'Italia nel 1945
La situazione dell'Italia a fine seconda guerra mondiale era quella di una nazione materialmente devastata. L'inflazione era aumentata in maniera vertiginosa, circa tre milioni di abitazioni erano state distrutte dai bombardamenti, scuole e altri edifici pubblici erano stati trasformati in dormitori per gli sfollati.
Un serio problema era anche dato da tutti quei partigiani che ora volevano farsi giustizia da soli nei confronti dei fascisti rimasti.
Ma la minaccia più grave veniva dal Mezzogiorno in cui la malavita era dilagata, anche a causa di un primo supporto dato loro dagli stessi Stati Uniti.
L'Italia era un Paese letteralmente diviso in due: al Sud dal '43 si era vissuta la continuità sotto il segno della monarchia sotto l'occupazione alleata, invece al Nord c'era stata l'occupazione tedesca in cui la lotta di liberazione nazionale si era unita a istanze rivoluzionarie.
L'Italia nel contesto internazionale era una nazione sconfitta, dipendente degli aiuti esterni che quindi non era totalmente arbitro del proprio destino. In Italia risolvere i problemi spettava ai partiti di sinistra che si erano imposti alla guida del Cln. Il partito socialista era guidato da Pietro Nenni. Al contrario del psi, che non si era contraddistinto nella lotta al fascismo il PCI traeva forza e credibilità propria dall'aiuto alla guerra antifascista. Fra gli altri partiti l'unico in grado di competere era la Dc. Anche il gruppo dirigente italiano veniva in gran parte dalla Dc, che godeva inoltre dell'appoggio della Chiesa. Per quanto riguarda invece il partito liberale la loro credibilità era stata compromessa dopo vent'anni di dittatura fascista. Quanto ai partiti di destra invece essa appariva politicamente fuori dal gioco politico. Gli elettori di destra si riunivano nei partiti monarchici, come ad esempio l'Uomo qualunque.Il movimento riscosse successi soprattutto presso la piccola e media borghesia del CentroSud. La Cgil nel frattempo, nonostante le fratture interne, riuscì ad ottenere durevoli conquiste come ad esempio il meccanismo a scala mobile dei salari. Una prima occasione di scontro fra i partiti fu la creazione del nuovo governo, inizialmente affidato a un esponente del partito d'azione, Parri, ma che persa la fiducia del partito liberale fu sostituito da Alcide de Gasperi esponente della Dc che costruì un nuovo governo che si fondava però sempre sulla presenza di tutti i partiti del Cln.
La Repubblica e la Costituente
Il governo fissò al 2 giugno la data per l'elezione dell'assemblea Costituente. Si stabilì inoltre che quello stesso giorno i cittadini avrebbero scelto tra monarchia e repubblica. Alle elezioni prevalse nettamente la Repubblica e Umberto II partì per l'esilio in Portogallo. La Dc si affermò come primo partito.
seguito dal partito socialista e da quello comunista. La sinistra risultava quindi rafforzata, ma non capace di diventare maggioritaria. La sinistra vinceva al Centro Nord, ma perdeva consensi nel Mezzogiorno.
Nel partito socialista inoltre si erano declinati due schieramenti: il primo, di Nenni, rimaneva più vicino alle istanze rivoluzionarie e al Pci e puntava all'alleanza tra sinistre italiane e Urss; il secondo, invece di Saragat, si batteva invece per un allontanamento dal Pci e dall'Urss. Nel '47 Saragat abbandonò il Psiup, che riassunse il nome di Psi, e diede vita al Partito socialista dei lavoratori italiani.
In maggio Alcide de Gasperi diede le dimissioni e formò un nuovo governo di solidemocristiani; si chiudeva così la fase di collaborazione tra i tre partiti di massa.
La Costituzione e il trattato di pace: La costituzione, sostenuta da tutti i partiti comprese le opposizioni, entrò in vigore il 1 gennaio del '48. Con essa
si dava vita a un sistema parlamentare, col governo responsabile di fronte alle due Camere, entrambi titolari del potere legislativo. Con la nuova forma di governo i primi destinatari del consenso popolare erano quindi i partiti. Lo scontro più clamoroso si verificò nel '47 per l'articolo 7, in cui si stabiliva che i rapporti con la Chiesa sarebbero stati regolati dai Patti Lateranensi. La proposta sembrava destinata a essere respinta, ma all'ultimo a sorpresa Togliatti, leader comunista, annunciò il voto favorevole del proprio partito. Un altro importante momento per l'Assemblea costituente fu il momento della ratifica dei trattati di pace. L'Italia venne trattata a tutti gli effetti come potenza sconfitta: perse tutte le sue colonie e subì mutilazioni a est a vantaggio della Jugoslavia. A fine della seconda guerra mondiale i partigiani di Tito si resero protagonisti di azioni barbare contro gli italiani presenti nel territorio jugoslavo.sospettati di collaborazionismo col regime nazi-fascista. Migliaia di italiani furono uccisi (foibe) e altre migliaia riuscirono a scappare e a rifugiarsi in Italia. Il dramma jugoslavo riaccese i partiti anticomunisti che ebbero buon gioco nel denunciare la posizione ambigua del Pci e il suo sostanziale allineamento alle posizioni jugoslave. Alla Jugoslavia andavano l'Istria, tranne Trieste e Capodistria che vennero divise in due zone d'influenza come Berlino.
Il tempo delle scelte
Nel '48 si sarebbero svolte le elezioni. La Dc, fortemente favorita, poteva contare sull'appoggio della Chiesa e degli Usa, che nel caso di vittoria dei comunisti minacciava di sospendere il Piano Marshall. Socialisti e comunisti contavano invece sull'appoggio dei lavoratori, ma erano danneggiati dalla loro vicinanza alla politica estera dell'Urss. Le elezioni si risolsero in un successo totale della Dc (48%), socialisti e comunisti, uniti, ottennero solo il
31%. L'insofferenza dei militanti di sinistra per la sconfitta esplose pochi giorni dopo le elezioni quando il segretario comunista Togliatti fu ferito gravemente da un militante di destra. Tornarono le barricate e gli scontri. A causa delle rivolte e della decisione di uno sciopero voluto dalla sinistra, la Dc decise di creare un proprio sindacato la Cisl, staccandosi definitivamente dalla Cgil. Pochi mesi dopo anche i socialdemocratici si sarebbero staccati assieme ai repubblicani dando vita alla Uil. Mentre le sinistre si battevano in un'impopolare battaglia contro il piano Marshall, Einaudi varò una manovra economica con l'obiettivo di raggiungere la parità di bilancio. Nel complesso la linea Einaudi raggiunse gli obiettivi che si era prefissata. Nel '48 inoltre l'Italia prendeva parte assieme ad altre nazioni al Patto atlantico, nonostante l'opposizione dei socialisti e ovviamente anche dei comunisti.
De Gasperi e il centrismo
I cinque anni
post guerra (48/53) furono gli anni del dominio politico del Centro. Nell'agosto del '50 venne istituita una cassa per il Mezzogiorno che sarebbe dovuta a servire per promuovere lo sviluppo economico del Sud attraverso il finanziamento statale per le infrastrutture e l'industrializzazione del territorio. Le sinistre continuarono a condurre una dura opposizione contro De Gasperi. Nonostante la forte ripresa produttiva la disoccupazione rimaneva a livelli alti. I partiti di sinistra reagirono con numerosi scioperi e manifestazioni, d'altro canto il governo intensificò l'uso dei mezzi repressivi. Il ministro degli interni, Scelba, divenne, agli occhi della sinistra, il simbolo di una politica illiberale e repressiva. Subendo continuamente le pressioni della sinistra De Gasperi tentò di rendere inattaccabile la coalizione centrista attraverso una nuova legge elettorale (legge truffa) per cui il 65% dei seggi sarebbe andato alla coalizione che avesseottenuto la metà più uno dei voti. La legge fu approvata nel marzo del '53. Nelle elezioni che si tennero in giugno però la coalizione centrista fu clamorosamente sconfitta. Il premio di maggioranza non scattò e dopo le elezioni la legge fu abrogata. De Gasperi si dimise dopo le elezioni. Intanto nella democrazia cristiana iniziava ad emergere la componente giovane, come ad esempio Fanfani, il cui obiettivo era quello di rafforzare il partito e scollegarlo dai condizionamenti dell'industria privata, collegandolo più strettamente alle imprese di Stato. Ex: Eni con Mattei. Era il segno di una nuova volontà del potere politico di intervenire più decisamente nella gestione dell'economia. Un passaggio importante verso nuovi equilibri fu rappresentato dalle ripercussioni dei fatti d'Ungheria del '56: mentre il Pci approvò l'intervento sovietico, il Psi lo sconfessò. Fu Pietro Nenni a guidare la svolta.autonomista con cui il Psi si rendeva disponibile a una collaborazione con la Dc.
Il miracolo economico
Tra il '58 e il '63 c'è il massimo sviluppo economico italiano. Il Pil progredisce a una velocità di 6.5%.
I fattori del miracolo furono molteplici, ma in particolare la politica del libero scambio, la modesta entità del prelievo fiscale.
La crescita economica si accompagnò a un generale miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Col miracolo economico, l'Italia si lasciava dietro tutta la tradizione rurale tanto spinta durante il ventennio fascista.
Il fenomeno più importante di questo periodo fu il massiccio esodo dei lavoratori dal Sud verso il Nord industrializzato.
Questo massiccio esodo e la difficile integrazione dei lavoratori del Sud nelle città del Nord mise in evidenza l'effettivo divario tra le due parti dello stivale.
In ogni caso la televisione e l'automobile furono il simbolo di questo periodo.
Il centrosinistra e le riforme
L'inizio degli anni '60 segnò l'entrata del Partito socialista nel governo. L'apertura a sinistra fu largamente osteggiata dalla destra economica e da una larga parte della stessa Dc, dello stesso Vaticano e degli stessi Usa.
Nel '60 Tambroni formò comunque un governo monocolore, composto da soli democristiani, ma che aveva l'appoggio esterno fondamentale del Msi.
La tensione esplose quando il Msi fu autorizzato a tenere il suo congresso nazionale a Genova. La decisione provocò manifestazioni contro lo svolgimento del congresso, che portarono lo stesso governo a revocare l'autorizzazione e Tambroni a dimettersi.
Per superare la crisi fu formato un nuovo governo monocolore presieduto da Fanfani. Tutto ciò fu possibile grazie all'astensione al voto di fiducia dei socialisti di Aldo Moro.
Il nuovo programma fu concordato col Psi (ex: scuola media unificata, nazionalizzazione industria).
elettrica). I contrasti nella maggioranza furono però esasperati dai risu