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LA NASCITA DELL’ONU
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La seconda guerra mondiale causa circa cinquanta milioni di vittime e lascia nelle mente
delle persone, un duplice trauma morale: da un lato quello che deriva dalle rivelazioni sui
crimini nazisti e sul genocidio degli ebrei e dall’altro, quello provocato dall’uso della bomba
atomica, arma capace di minaccciare la sopravvivenza dell’intera umanità.
Dal desiderio di rifondare su basi più stabili il sistema delle relazioni internazionali, nasce
l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), fondata per iniziativa americana, in una
Conferenza tenuta a San Francisco fra l’aprile e il giugno del 1945. L’obiettivo è quello di dar
vita ad una organizzazione permanente ed universale, che possa sostituire la vecchia Società
delle Nazioni nel compito di preservare la pace e promuovere il progresso sociale ed
economico di tutti i popoli.
Si ispira ai principi della Carta Atlantica e si basa su due diverse concezioni: l’utopia
democratica wilsoniana e il pensiero di Roosevelt, convinto della necessità di un “direttorio”
delle grandi potenze come unico strumento efficace di governo degli affari mondiali.
L’Assemblea generale degli Stati membri, si riunisce annualmente e può adottare delle
risoluzioni non vincolanti.
Il Consiglio di Sicurezza è l’organo che, in caso di crisi internazionali, ha il potere di prendere
decisioni vincolanti per gli Stati membri e di adottare misure che possono giungere fino
all’intervento armato.
Dal Consiglio economico e sociale dipendono l’Unicef per la tutela dell’infanzia, l’Unesco per
l’istruzione e la cultura e la FAO per l’alimentazione e l’agricoltura.
Un altro organo dell’Onu è la Corte internazionale di giustizia.
Spesso l’Onu si rivela inadatta a prevenire e contenere le crisi.
Inoltre viene aggiunto dall’Onu, un settore penale dedicato ai crimini di guerra. Infatti nel
secondo dopoguerra, ci sono sia il processo di Norimberga (1945-1946) contro i capi nazisti e
sia quello di Tokyo (1948-48) contro i dirigenti giapponesi.
Come obiettivo di rifondazione dei rapporti internazionali, c’è anche quello di dar vita ad un
mercato mondiale in regime di libera concorrenza.
Con gli accordi di Bretton Woods (1944) viene creato il Fondo monetario internazionale e la
Banca Mondiale.
L’accordo generale sulle tariffe e sul commercio (Gatt, 1947) invece, sancisce un
abbassamento dei dazi doganali.
I NUOVI EQUILIBRI MONDIALI
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La guerra segna anche un cambio irreversibile degli equilibri internazionali. L’Europa perde
definitivamente la sua centralità e il suo ruolo mondiale e nascono due nuove superpotenze:
Usa e Urss.
Nel secondo dopoguerra ci sono diverse tensioni tra i due paesi: gli Usa con Truman, non
accettano le richieste di espansione sovietica verso Ovest e Stalin, soprattutto dopo il lancio
della bomba atomica, è diffidente nei confronti degli alleati occidentali.
I contrasti emergono chiaramente già nella conferenza interalleata che si tiene a Potsdam:
Churchill denuncia il comportamento dei sovietici in Europa Orientale, affermando che sul
continente europeo è calata una cortina di ferro.
La conferenza di pace di Parigi del ‘46, è un fallimento e nonostante l’assenza di un accordo
generale, vengono fissati i nuovi confini tra Urss, Polonia e Germania: l’Unione Sovietica
unisce al suo territorio le ex repubbliche baltiche (Estonia, Lituania e Lettonia), parte della
Polonia dell’Est e della Prussia orientale; la Polonia a sua volta, si rifà a ovest a spese della
Germania, portando il suo confine fino ai fiumi Oder e Neisse.
La conferenza di Parigi è l’ultimo atto di collaborazione tra Urss e potenze occidentali.
Gli Stati Uniti si dichiarano pronti a intervenire militarmente in sostegno di quei paesi che si
sentono minacciati dalle nuove mire espansionistiche dell’Urss o dai tentativi rivoluzionari da
Nel 1947 viene esposta la “dottrina” Truman, che mira ad impedire che l’Urss modifichi gli
assetti raggiunti a fine guerra, a suo vantaggio, in Europa e nel resto del mondo.
Le tensioni si accentuano e danno origine a quella contrapposizione tra due blocchi, il blocco
“occidentale” sotto l’egemonia Usa e quello orientale guidato dall’Urss, definita “guerra
fredda”. Il nuovo sistema bipolare che si crea, ha conseguenze anche sul altri paesi del
mondo, soprattutto quelli europei.
Il deterrente nucleare impedisce che la guerra fredda esploda in un vero e proprio conflitto
armato tra le due superpotenze.
RICOSTRUZIONE E RIFORME NELL’EUROPA OCCIDENTALE
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Mentre il controllo sovietico si esercita per lo più con mezzi coercitivi, l’influenza degli Stati
Uniti, assume anche la forma di un'egemonia culturale. Il mito americano sembra incarnare le
speranze e le aspettative di benessere di molti europei costretti a confrontarsi con i problemi
di una difficile ricostruzione.
Dal punto di vista pratico, gli Usa lanciano un programma di aiuti economici all’Europa, detto
piano Marshall, che favorisce la ricostruzione e la ripresa delle economie dell’Europa
occidentale.
Il processo di ricostruzione, si accompagna a una forte spinta verso le riforme sociali. Il caso
più importante è quello della Gran Bretagna, dove nel ‘45-51 i laburisti attuano un vasto
programma di riforme sociali, che segnano la nascita del Welfare State (letteralmente “Stato
del benessere”).
L’URSS E L’EUROPA ORIENTALE
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I sovietici non accettano il piano Marshall, convinti che l’aiuto promesso, sia un mezzo per
affermare l’egemonia americana all’interno della propria area di influenza ed impongono di
fare lo stesso ai paesi dell’Europa orientale. Anche i comunisti dell’Occidente si mobilitano
contro il piano.
Per coordinare l’azione dei partiti “fratelli”, Stalin forma nel 1947 il Cominform (Ufficio
d’informazione dei partiti comunisti): una sorta di nuova Terza Internazionale.
Nella seconda metà degli anni ‘40, il modello politico ed economico sovietico, viene imposto
a tutti gli stati (le cosiddette democrazie popolari), sotto il controllo del regime, che si
trasformano in “satelliti” dell’Urss. Il meccanismo viene sperimentato prima in Polonia e
Germania orientale, poi anche in Ungheria, Romania, Albania e Bulgaria.
Un caso a parte è quello della Cecoslovacchia. Il governo è guidato dal leader comunista
Gottwald e si fonda sull’alleanza tra i partiti di sinistra. La coalizione entra in crisi quando c’è
da decidere sull’accettazione degli aiuti del piano Marshall, sostenuta dalla maggioranza dei
socialisti e delle forze borghesi, ma ostentata dai comunisti.
I comunisti lanciano una violenta campagna contro le altre forze politiche, per imporre il loro
punto di vista, costringendo così il presidente della Repubblica Benes, ad affidare il potere ad
un nuovo governo guidato dai comunisti. Nel 1948, la Cecoslovacchia diventa una
democrazia popolare.
Un’eccezione è la Jugoslavia comunista di Tito, che diventa autonoma dal regime sovietico a
partire dal ‘48.
In politica estera sperimenta l’equidistanza fra i due blocchi e un nuovo corso in politica
economica, volto alla ricerca di un difficile equilibrio tra statizzazione e autonomia gestionale
delle imprese.
Sul piano dell’organizzazione politica invece, la Jugoslavia non si differenzia da quello delle
altre democrazie popolari.
L’esperienza jugoslava, suscita l’interessa del mondo occidentale, perchè rappresenta in
quegli anni l’unica ribellione seria al dominio sovietico nell’Europa orientale.
Dopo la fine della guerra, la Germania è divisa in quattro zone (americana, francese,
britannica e sovietica); la capitale Berlino, situata all’interno dell’area sovietica, è a sua volta
divisa in quattro zone.
Stati Uniti e Gran Bretagna, avviano nel 1947, l’integrazione delle loro zone. Stalin risponde
con il blocco di Berlino (giugno 1948), cioè chiudendo gli accessi alla città e impedendo così i
rifornimenti. Ma gli americani organizzano un gigantesco ponte aereo per rifornire la città,
finché nel maggio del ‘49, i sovietici tolgono il blocco.
Nello stesso anno nasce la Repubblica federale tedesca, con capitale a Bonn e l’Urss risponde
con la creazione della Repubblica democratica tedesca, con capitale a Pankow (un sobborgo
di Berlino).
Nell’aprile del ‘49, viene firmato a Washington il Patto atlantico, un’alleanza difensiva tra i
paesi dell’Europa occidentale, gli Stati Uniti e il Canada. Il patto prevede anche la nascita
della Nato.
Nel 1955 anche la Germania federale, entra a far parte del Patto atlantico. In seguito
all’adesione tedesca, i sovietici reagiscono, stringendo con i paesi satelliti un’alleanza, il
Patto di Varsavia (1955), che prevede anch’essa un’organizzazione militare integrata.
RIVOLUZIONE IN CINA, GUERRA IN COREA
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La vittoria dei comunisti di Mao Zedong sui nazionalisti di Chang Kai-shek e la fondazione
della repubblica popolare cinese l’1 ottobre del 1949, segnano la rinascita della Cina come
Stato indipendente.
L’Urss stipula subito col nuovo regime, un nuovo trattato di amicizia e mutua assistenza. Ma
la dirigenza sovietica guarda con qualche preoccupazione all’emergere di una nuova potenza,
capace di contestare all’Urss il suo ruolo di Stato-guida e di proporsi come modello di società
comunista. Al momento però, la nascita del nuovo regime in Cina, viene visto come un
allargamento del “campo socialista”.
La nuova repubblica comunista procede subito a misure radicali: nazionalizzazione di banchi
e di grandi e medie industrie e distribuzione della terra fra i contadini.
Nel 1950, in seguito all’invasione della Corea del Sud, da parte della Corea del Nord
comunista, guidata da Kim II Sung e appoggiata dai sovietici, si manifesta la
contrapposizione tra i due blocchi.
Gli americani intervengono a favore della Corea del Sud, mentre i cinesi a favore di quella del
Nord.
La crisi coreana si conclude nel 1953, con il ritorno alla situazione precedente alla guerra.
Una volta finita la guerra, gli americani si dedicano ad una politica di riarmo e a un
rafforzamento dei loro legami, con gli alleati europei ed asiatici.
IL GIAPPONE: DA NEMICO AD ALLEATO
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La vittoria dei comunisti in Cina e la guerra in Corea, rendono sempre più e